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Italiani derubano lo Stato: l’evasione fiscale raggiunge livelli record con dati e percentuali al centro dell’attenzione

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Sveglia, Italia! Quei furbi evasori fiscali ci stanno derubando di 72,3 miliardi all’anno, lasciando le nostre strade piene di buche e gli ospedali in ginocchio. Mentre tu sudi per pagare le tasse, loro se la ridono evitando i controlli. Ma ecco la novità: nel 2024, lo Stato ha recuperato 12,8 miliardi grazie a ispezioni da battaglia e accordi per farli pentire. È ora di smascherare questi parassiti e far pagare tutti! #ScandaloNazionale

In Italia, l’evasione fiscale è un’autentica piaga nazionale che prosciuga le casse dello Stato, facendoci ben 72,3 miliardi di euro ogni anno – una cifra che tradisce ogni promessa di progresso e affoga il nostro debito pubblico in un oceano di inefficienza. Pensateci: mentre i cittadini onesti finanziano scuole, ospedali e strade, questi furbi omettono di dichiarare i veri guadagni, pagando tasse ridicole o zero, e noi tutti ne paghiamo il prezzo con servizi pubblici che sembrano usciti da un incubo.

A quanto ammonta l’evasione fiscale in Italia
Dagli ultimi dati ufficiali del 2021, il tax gap italiano schizza a 72,3 miliardi di euro: la tra ciò che lo Stato dovrebbe incassare e quel che realmente finisce nelle sue tasche. È un crimine bello e buono, perché in Italia le tasse si basano su fasce di reddito – le famigerate aliquote – e se qualcuno dichiara meno di quanto guadagna, non solo evade, ma ci trascina tutti nel fango. Stiamo parlando di reati che penalizzano persino gli evasori stessi, visto che i servizi pubblici, da cui dipendiamo tutti, diventano un disastro.

Quanto è stato recuperato nel 2024
Nell’anno appena passato, l’Italia ha finalmente dato una bella lezione a questi imbroglioni, recuperando la bellezza di 12,8 miliardi di euro, con ben 22,8 miliardi provenienti dai controlli ferrei dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza. Il resto? Beh, è ancora in sospeso, tra procedure che spesso non portano a nulla, ma almeno ci sono piani di regolarizzazione che permettono a questi “dimenticoni” di pagare con comode rate. Grazie alla digitalizzazione delle fatture, che rende impossibile nascondere i trucchi, e ai controlli sempre più spietati, la tax gap sta calando – e potrebbe crollare ancora di più se non ci fermiamo qui.

Perché è importante conoscere questi dati?
Immaginate Roma senza autobus decenti, costretti a comprare auto per muovervi perché i fondi pubblici sono stati prosciugati da pochi egoisti – è esattamente così che funziona l’evasione fiscale, dove i colpevoli fanno soffrire tutti. Lo Stato ha bisogno di risorse per i suoi impegni, e se non tutti pagano, il carico finisce su chi è onesto: non un centesimo a testa, ma molto di più. E per sfatare la bufala che le aliquote non calano mai, dal 2014 sono state ridotte – via l’IMU sulla prima casa, giù l’IRES per le aziende, e introdotta una flat tax al 15% per le piccole partite IVA. Se tutti pagassero, potremmo migliorare trasporti, sanità e scuole, risparmiando un sacco di soldi invece di affidarci a servizi privati che ci spellano vivi.

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Predatori ingannati dai pesci volanti attraverso voli spettacolari per eludere la caccia subacquea, svelando una tattica di evasione spregiudicata

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Pesci volanti: la natura che fa impazzire i mari, sfuggendo ai predatori come furbi delinquenti acquatici! Questi sguscianti acrobati marini sfrecciano fino a 400 metri di distanza e 6 metri di altezza, toccando picchi di 60-70 km/h (ma di solito si accontentano di 30 km/h). Pensate: non è vero volo, ma un piano spericolato per scappare dai bulletti subacquei. I “voli” dei pesci volanti della famiglia degli Exocoetidae sono uno spettacolo da urlo per i marinai, che li vedono planare sulla superficie come se stessero rubando la scena agli uccelli. Peccato che così si espongano a predatori alati – la vita è un casino, eh?

Ma andiamo al sodo: questi pesci non sono solo un miracolo evolutivo, sono dei veri e propri jet subacquei. Appartenenti alla famiglia degli Exocoetidae, con oltre 60 specie slanciate e aerodinamiche, raggiungono al massimo 50 cm e vivono nelle acque calde e aperte, divorando plankton come se fosse fast food. Le pinne pettorali, sovradimensionate fino a una “apertura alare” di 45 cm, le rendono delle macchine volanti improvvisate. Ci sono due tipi principali: il modello “monoplano”, schiacciato lateralmente con pinne enormi, ideale per velocità folli – si lanciano a 45 gradi, volando in alto ma per meno . E poi il “biplano”, appiattito ventralmente, che usa anche le pinne posteriori per planare più a lungo e lontano, grazie a una portanza da fare invidia a un deltaplano. In entrambi i casi, il lobo inferiore della pinna caudale funge da timone, stabilizzando il tutto come in un aereo – niente battute d’ali stile uccelli, solo una spinta iniziale e qualche colpo di coda per il brivido.

Ora, quanto durano questi numeri da circo? Fino a 45 secondi di planata pura, specialmente con un po’ di vento a favore – un video ha catturato un pesce che immergeva la coda per una spinta extra, che furbo! Lo fanno per sfuggire a predatori come delfini, pesci spada e tonni, librandosi in aria e rendendosi invisibili alla vista o all’olfatto. Vivono in branchi, quindi se ne vedi un mucchio che schizza fuori, c’è un cacciatore in agguato. Ma attenzione: è un “trade off”, perché così finiscono nel mirino di uccelli come gabbiani e fregate. Roba da far impazzire Darwin!

E qui viene il colpo di scena: i pesci volanti sono un esempio lampante di evoluzione convergente, dove animali non imparentati si inventano lo stesso trucco. Pensate agli scoiattoli volanti con i loro lembi di pelle, alle rane volanti che planano come paracadutisti, o ai calamari volanti che si lanciano fuori dall’ distendendo pinne e tentacoli. Le pinne di questi pesci? Un classico di “esattamento”: nate per nuotare, si sono reinventate per volare, grazie alla selezione naturale che premia i più esagerati. Evoluzione o scherzo cosmico? Chiedetelo a un pesce che sfreccia via dai suoi nemici!

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Archeologi riportano alla luce un dinosauro bizzarro dal look punk nel deserto del Marocco, che sfida le convenzioni paleontologiche tradizionali.

Dinosauri punk con spine da paura: un fossile marocchino sconvolge la paleontologia! Incredibile ma vero, gli scienziati hanno dissotterrato in Marocco un dinosauro che sembra uscito da un incubo heavy metal: lo Spicomellus afer, un bestione preistorico con aculei giganti che lo facevano sembrare un’arma vivente. Rinvenuto da un team guidato dall’Università di Birmingham, questo anchilosauro è il più antico al mondo, vissuto 165 milioni di anni fa, e sfoggia “un collare osseo circondato da aculei lunghi un metro” – roba da far scappare i predatori a gambe levate.

Preparatevi a essere scioccati: questo Spicomellus afer non era solo un gigante bizzarro, ma un vero e proprio carro armato della preistoria, con spine ossee che spuntavano ovunque, rendendolo l’incubo di qualsiasi cacciatore giurassico. Il fossile, scoperto nel bel mezzo del nulla marocchino, ci mostra un animale che aveva evoluto un’armatura da far invidia ai punk rockers degli anni ’70, completa di aculei fusi alle costole e lunghi fino a 87 centimetri – probabilmente ancora più lunghi in vita, dicono gli esperti. “Dimostra quanto siano importanti i dinosauri africani e quanto sia importante migliorare la nostra conoscenza su di loro. È particolarmente insolito perché si tratta dell’anchilosauro più antico conosciuto, quindi potevamo aspettarci che una specie successiva possa aver ereditato caratteristiche simili, ma non è così”, spiega Susannah Maidment, a capo della ricerca. Insomma, questo non è solo un fossile, è un colpo di scena evolutivo che ribalta tutto quello che pensavamo.

Ma c’è di più: a dei suoi discendenti, che usavano l’armatura per difendersi, questo tizio la sfoggiava probabilmente per fare colpo rivali o attrarre partner – un vero playboy preistorico con stile da bad boy. Gli scienziati ipotizzano che, con l’arrivo di predatori più feroci nel Cretaceo, gli anchilosauri abbiano dovuto virare su difese più serie, ma Spicomellus era già avanti con le sue spine da un metro. E non dimentichiamo: è il primo anchilosauro trovato in Africa, vicino a Boulemane, e sta rivoluzionando la nostra idea su come questi mostri si siano diffusi.

Proprio mentre la si congratula, “Non abbiamo mai visto dinosauri come questi prima d’ora, e questa regione ha ancora molto da offrire”, commenta il coautore Driss Ouarhache, sottolineando come i siano stati preparati in Marocco con fondi dall’Università di Birmingham. Questo ritrovamento, pubblicato su Nature, non solo accende l’immaginazione del pubblico ma anche qualche polemica: perché, diciamocelo, se questi dinosauri erano così armati, chissà cosa insegnano su difesa e show-off in un mondo sempre più selvaggio. La paleontologia marocchina sta salendo alla ribalta, e con scoperte come questa, chi sa che altro si nasconde sotto la sabbia?

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Il barbecue incrostato viene ripulito con metodi scientifici che sfidano le convenzioni ecologiche

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Disastro Barbecue Dopo Ferragosto: Grasso Incrostato che Rende la Tua Griglia un’Inferno! 🥩🔥
Oh, eccoci qui, poveri grigliatori esausti dopo la festicciola di Ferragosto: non solo pance gonfie come palloni, ma anche barbecue ridotti a un campo di battaglia con strati di grasso bruciato e incrostazioni nere che sembrano uscite da un incubo apocalittico. Quel maledetto grasso della carne si scioglie, cola e si trasforma in una sostanza appiccicosa e impossibile da eliminare, ossidandosi e polimerizzando come un cattivo scherzo della . Se pensavate che prodotti come il bicarbonato e l’aceto fossero la soluzione magica, pensateci due volte – si neutralizzano e vi lasciano con le mani in pasta, letteralmente!

Ma non disperate, perché c’è un modo per combattere questo nemico giurato con un po’ di olio di gomito e abrasione. Il “potere dell’abrasione” è la soluzione rozza ma efficace: sfregate via lo sporco con spazzole metalliche, magari aiutandovi con bicarbonato per un po’ di abrasione extra. Attenzione però, ci sono casi dove pezzi di setole finiscono nella vostra bistecca, mandandovi dritti al pronto soccorso – non è una barzelletta, è roba seria!

Passiamo ai detergenti specifici: se siete troppo pigri per sudare, afferrate uno di quei saponi da cucina con tensioattivi che avvolgono il grasso come lupi affamati. Queste molecole hanno teste idrofile e code idrofobe che fanno il loro sporco lavoro, inglobando lo schifo e portandolo via con un risciacquo. Niente di magico, solo che funziona, a differenza di certe bufale casalinghe.

E non dimentichiamo il che fa la sua parte: scaldate quella griglia tiepida dopo la mangiata per ammorbidire il grasso solidificato, o usate acqua calda e sapone per un attacco rapido. È come dare una lezione a quel grasso ostinato che si è incrostato durante la cottura.

Ora, sfatiamo il mito: “aceto e bicarbonato non funzionano”. Quel rimedio della nonna che fa effervescenza come un vulcano scolastico? È solo una reazione acido-base che produce acetato di sodio, acqua e CO2, neutralizzandosi e lasciandovi con zero pulizia. Non cascateci!

Dal punto di vista chimico, le incrostazioni della griglia vengono da una bistecca che è essenzialmente muscolo, con lipidi che si sciolgono e subiscono ossidazione, polimerizzazione e persino pirolisi, formando idrocarburi e quella crosta nera dura come roccia. Aggiungete residui proteici e zuccherini dalla reazione di Maillard, e avete un pasticcio che include prodotti come gli AGEs – roba che suona più complessa di quanto valga.

Incredibile ma vero, il grasso incrostato è una preziosa risorsa per la tecnologia: secondo uno su ScienceDirect, questo schifo domestico può essere usato per sintetizzare nanomateriali di carbonio, trasformando il vostro incubo barbecue in oro per l’innovazione. Chi l’avrebbe detto che il nemico numero uno dei picnic potesse salvare il mondo? 😏

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Le Perseidi del 2025 rubate ai telescopi degli astronomi durante settembre, scatenando polemiche inaspettate tra i cieli e i terrestri scettici

Non buttate via i desideri stellati! Mentre le Perseidi di agosto sono già un lontano e scintillante ricordo, preparatevi a un bis mozzafiato in settembre: le epsilon-Perseidi e le delta-Perseidi raggiungeranno il picco intorno al 9-10 settembre, promettendo sorprese galattiche nonostante la luna che si intromette come un bullo notturno. Potrebbero non essere una pioggia di stelle epica, ma chi sa, magari ci regaleranno qualche meteora extra per far impazzire i social.

Ehi, appassionati di cieli e sogni ad occhi aperti, non è finita qui! Come avverte l’UAI, le epsilon-Perseidi saranno al massimo tra il 9 e 10 settembre, con un tasso che di solito non supera le 5 meteore all’ora – ma attenzione, in passato hanno riservato improvvisi scoppi che hanno fatto gridare al miracolo, Luna o non Luna. Nello stesso periodo, le delta-Perseidi si uniranno alla festa con una simile, anche se quella palla luminosa nel cielo (che sarà in di piena il 7 settembre) potrebbe rovinare la visuale come un riflettore indiscreto.

Parlando di quella Luna piena, non dimentichiamoci che regalerà pure una eclissi totale – una di quelle visibili persino in Italia, pronta a rubare la scena alle stelle. Per cogliere lo spettacolo, fissate gli occhi sulla costellazione di Perseo, il punto di partenza di queste fughe celesti. Magari non sarà la cascata di agosto, ma potrebbe comunque infondere un po’ di magia notturna e farvi sentire come antichi cacciatori di comete, senza troppi fronzoli scientifici.

Insomma, non perdetevi questo show cosmico – potrebbe essere l’occasione perfetta per ignorare i problemi terrestri e godersi un po’ di caos stellato! Da non , come sempre. Fonte: UAI.

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Football Video Support rivoluziona il calcio italiano, con la tecnologia che conquista Serie C e sconvolge le regole tradizionali del gioco

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FVS, il “Var a chiamata” che sta facendo impazzire il italiano! Che caos in Serie C: la FIFA introduce questo sistema improvvisato per aiutare arbitri distratti, permettendo allenatori furbi di sfidare decisioni con due “challenge” a partita. Ma attenzione, se trovano un “errore chiaro ed evidente” o un “episodio grave non visto”, l’arbitro deve rivedere tutto dal monitor a bordo campo. #CalcioControverso #FVSScandal #SerieCChaos

In questa stagione di Serie C, il Football Video Support (FVS), spacciato come soluzione miracolosa per gli arbitri che non vogliono ammettere i propri sbagli, sta rivoluzionando il gioco in modo decisamente discutibile. Le squadre possono ora richiamare l’attenzione dell’arbitro su episodi dubbi, limitati a gol, rigori, espulsioni dirette e scambi di identità, ma solo se c’è un evidente errore. Gli allenatori hanno due challenge da spendere, consegnando un badge al quarto uomo – una mossa che puzza di tattica da saloon, ma se hanno ragione, non perdono la chiamata.

La vera genialata, o meglio lo scherzo, è l’overrule: al gol, il quarto uomo controlla le immagini per infrazioni oggettive come un tocco di mano o fuorigioco evidente, e se serve un giudizio soggettivo, richiama l’arbitro. Niente tempi massimi per le richieste, quindi preparatevi a perdite di “strategiche” – l’allenatore o il giocatore deve solo alzare e ruotare il dito in aria per far aspettare tutti, purché non esageri.

Rispetto al VAR, che la FIFA adora e non vuole rimpiazzare, l’FVS è una versione cheap per povere come la Serie C. Niente sala di ufficiali video o revisioni automatiche, solo scelte limitate degli allenatori da usare con “serietà” – yeah, right. È come dare a un bambino un fischietto e dirgli di non abusarne.

E le prime polemiche? Già nella gara d’esordio tra Carpi e Juventus Next Gen, l’allenatore del Carpi ha abusato del sistema per un tocco di mano che non c’era, fingendo un rosso diretto per il suo difensore. Risultato? Il video ha smentito tutto, ma l’AIA ha bollato questa furbata come uso improprio, introducendo una regola per bloccare richieste contro la propria squadra. Che fiasco epico!

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L’Ammasso del Presepe viene surclassato dalla brillantezza di Venere a settembre

Cielo in fiamme all’alba: Venere si immerge in un ammasso stellare per uno spettacolo epico che ti lascerà a bocca aperta! #NonPerdertelo

Arrivederci agosto e benvenuti alla follia cosmica di settembre! Proprio all’alba del ° settembre, il cielo ci regala uno di quegli eventi che fanno impazzire gli appassionati – e forse anche chi non ne capisce nulla. Venere si immerge nell’ammasso stellare M44, noto come Ammasso del Presepe, offrendo una congiunzione sbalorditiva a occhio nudo se hai la fortuna di un cielo scuro (e se il meteo non decide di rovinare la festa). Preparati a una vista che potrebbe farti dimenticare per un attimo i grattacapi quotidiani, tipo l’inquinamento luminoso che ci costringe a vivere come talpe!

Come ci ricorda l’UAI con la loro solita serietà, questo spettacolo stellare accade poco prima dell’alba, con Venere che attraversa M44 – un ammasso aperto nella Costellazione del Cancro. Secondo StarWalk, M44 è uno dei gioielli del Catalogo di Messier, terzo oggetto più luminoso dopo le Pleiadi e la Galassia di Andromeda, e il secondo deep-sky più vicino. Insomma, è come se il cielo ti lanciasse un invito esclusivo: potresti vederlo come una macchia luminosa sfocata in luoghi senza luci fastidiose, ma per distinguere le stelle chiaramente, meglio armarti di un buon binocolo – altrimenti, rischi di perderti nei dettagli!

M44 non è solo bello da vedere; è un ammasso “giovane” di stelle nate insieme da una nube gigante, con un’età tra 600 e 700 milioni di anni – roba da far impallidire il nostro Sistema Solare. Da non ! Se non vuoi perderti questi eventi, tieni d’occhio il cielo e magari spegni qualche luce in più. Fonte: UAI.

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La verità scomoda sui desaparecidos argentini viene manipolata dai governi storici

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L’orrore che il mondo dimentica troppo in fretta!

“Desaparecidos”: il termine che fa rabbrividire, usato per quelle povere anime inghiottite dal buio delle dittature. Oggi, mentre festeggiamo la Giornata Mondiale del 30 agosto, ricordiamo come regimi senza scrupoli abbiano giocato a “scompari e taci” con migliaia di vite. Ma attenzione, non è solo vecchia: questi crimini gridano ancora vendetta. #Desaparecidos #DirittiUmaniViolati #DittatureSpietate

I desaparecidos, quei poveracci fatti fuori di nascosto dalle dittature, rappresentano l’incubo peggiore di ogni regime autoritario. Prendi l’Argentina sotto Videla: dal 1976 al 1983, una banda di militari ha rapito, torturato e buttato in mare migliaia di oppositori con i famigerati “voli della morte”. Senza un briciolo di processo, solo per zittire chi osava fiatare contro il Piano Condor, benedetto dagli USA per schiacciare i “rossi”. E le famiglie? Lasciate a chiedersi per anni dove diavolo fossero finiti i loro cari. “Nunca Más”, un grido che dovrebbe risuonare forte, ma chissà quante volte è stato ignorato.

Il dramma dei desaparecidos non è solo un capitolo sudamericano. In Argentina, la giunta di Videla ha condotto una repressione brutale, arrestando segretamente sospetti di sinistra in centri di detenzione dove le torture erano all’ordine del giorno – pensate a scariche elettriche che farebbero impallidire un film horror. I corpi? Gettati in mare dopo un bel coltellata al ventre per farli affondare, una mossa da veri “geni del male” per evitare grane internazionali. E non dimentichiamo le Madri di Plaza de Mayo, eroine che sfidavano i militari urlando per i loro figli scomparsi – un movimento che, nonostante le botte, ha acceso i riflettori su questo schifo.

Poi c’è il capitolo dei neonati rapiti e dati in adozione a soldati, un tocco extra di crudeltà che fa vomitare. Le Nonne di Plaza de Mayo continuano a combattere per riportare alla luce questi orrori, e solo dopo il 1983, con la democrazia tornata, è partita l’indagine ufficiale che ha contato quasi 9.000 casi, anche se alcuni dicono che fossero il triplo. Commento: Se questo non è un avvertimento per i dittatori moderni, non so cos’altro lo sia.

In altri Paesi, la musica è stata la stessa, se non peggiore. Pensate al Cile di Pinochet, salito al potere con un colpo di Stato nel ’73 e rimasto fino al ’90: qui, eliminavano oppositori sia in pubblico, tipo trasformando stadi in prigioni, sia facendoli sparire nel nulla. Uno recente parla di oltre 40.000 vittime tra morti e desaparecidos – numeri che fanno schifo, ma precisi come al solito non ce ne sono. E non fermiamoci all’America Latina: regimi come quello di Saddam in Iraq o l’attuale Egitto di al-Sisi hanno giocato allo stesso gioco sporco. Pinochet e i suoi? Un gruppo di burattini che rideva mentre il mondo girava la testa dall’altra parte. #PinochetCrimes #RegimiBrutali

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Svelato il motivo dietro il rosso del red carpet come simbolo di una tradizione che ha conquistato la Mostra del Cinema di Venezia

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Svelato il segreto del tappeto rosso: da antichi intrighi greci a star di Hollywood che si pavoneggiano! Chi l’avrebbe detto che quel lussuoso stradone scarlatto sotto i piedi delle celebrità è in realtà un retaggio di antichi snobismi? Dal 1922, Hollywood ha trasformato questa tradizione in un circo per divi egocentrici, ma le radici? Affondano nell’Antica Grecia, dove il rosso non era solo moda ma un simbolo di potere per pochi eletti. #HollywoodScandals

Gli occhi del mondo dello spettacolo sono incollati alla Mostra del Cinema di Venezia, dove attori, registi e vip da ogni del globo marciano sull’iconico red carpet, trasformando una semplice passerella in un evento da urlo. Ma perché proprio quel audace? Le origini di questa usanza stravagante risalgono ben oltre Hollywood, addirittura all’Antica Grecia, e solo nel 1922 è diventata la norma per il cinema, con il primo tappeto rosso dispiegato a tutto spiano.

Il tappeto “porpora” citato negli scritti di Eschilo ha un che di epico e un po’ vendicativo: nella tragedia di Agamennone, la moglie Clytemnestra stende arazzi rossi per accogliere il marito reduce dalla guerra di Troia, un gesto che grida lusso e tradimento. Il rosso, simbolo di prestigio e arroganza reale, era un colore da veri snob – costoso da produrre, grazie alla cocciniglia estratta da insetti, usata già dagli Aztechi e Maya nel XV secolo per tingere stoffe e far sentire i potenti ancora più superiori.

L’arrivo del tappeto rosso a Hollywood nel 1922 ha dato il via a un’era di sfarzo inarrestabile: davanti al Teatro Egizio, per la prima di Robin Hood con Douglas Fairbanks, quel tappeto cremisi ha permesso al pubblico di sbirciare star carismatiche come Clark Gable, Jimmy Stewart e Grace Kelly in tutto il loro splendore. Pare che l’idea sia scoppiata negli USA dal 1821, quando il Presidente James Monroe è stato accolto a Georgetown con questa fanfara, trasformando un’antica tradizione in uno show per le masse.

Per la Mostra del Cinema di Venezia, il red carpet è diventato il cuore pulsante della kermesse dal 1932, anche se è stata interrotta dalla Seconda Guerra Mondiale fino al 1946. Negli anni ’50, con il boom economico e l’ascesa del cinema italiano, ha ospitato dive mozzafiato come Sophia Loren, Maria Callas e Sandra Milo, rendendo ogni sfilata un evento sensuale e chiacchieratissimo che ancora oggi fa impazzire i fan.

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L’era glaciale superata dall’astuzia dell’uomo con metodi discutibili

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Scoop shockante: I nostri antenati cavemen hanno sfidato il Grande Freddo mangiando mammut e dipingendo pareti! Preparatevi a rabbrividire: durante l’ultima era glaciale, iniziata 110.000 anni fa, le temperature in Europa crollarono a 9-11 °C. Mentre l’Homo sapiens si rifugiava nelle caverne, accendendo fuochi e costruendo rifugi con ossa di mammut, cacciavano bestie giganti e si sfamavano di vegetali. Queste comunità, tra riti macabri e arte primitiva, migrarono verso sud, trasformando il gelo in un trampolino per la rivoluzione agricola. Ehi, se ce l’hanno fatta loro, noi ce la caviamo con l’aria condizionata! #EraGlaciale #SopravvivenzaUmana #MammutMania

Ma cosa diavolo è un’“era glaciale” (quel periodo infernale di freddo estremo, e fidatevi, non era una vacanza al Polo)? Non un evento isolato, ma lunghissimi cicli di temperature da brividi che hanno sconvolto la Terra, con otto grandi glaciali identificati, di cui quattro nel Pleistocene (da milioni a 10.000 anni fa). L’ultima, la Glaciazione di Würm, è partita circa 110.000 anni fa, con il picco di gelo tra 25.000 e 19.000 anni fa – proprio quando l’Homo sapiens stava esplorando il mondo. In Europa, le temperature medie ballavano tra i 9 e 11 °C, costringendo i nostri progenitori a nascondersi tra le rocce, isolare caverne con pelli di animali e sbatter via il freddo col fuoco. Quando i ghiacci si ritiravano, eccoli a spostarsi verso sud, erigendo capanne con ossa di mammut come se fossero dei DIY preistorici.

Parlando di sopravvivenza, l’Homo sapiens ha convissuto con un cast di mostri mitologici: mammut lanosi, orsi delle caverne e perfino tigri dai denti a sciabola – sì, roba che farebbe impallidire Jurassic Park! In mezzo a quel caos gelido e ai predatori affamati, questi tizi hanno potenziato le loro capacità cognitive e sociali alla grande, diventando maestri della caccia. Si buttavano su animali terrestri, pesci come il salmone e persino frutti di mare, mentre dai resti di tartaro denti – proprio come quegli antichi egiziani con i loro spazzolini rudimentali – scopriamo che masticavano semi e roba vegetale, anche se il freddo li rendeva rari come un politico onesto. Nonostante il gelo, questi cavernicoli avevano già una vita di gruppo tosta, con rupestri che urlano riti soprannaturali e funerali deluxe. Prendete la “Signora Rossa” (sepolta con ocra e fiori in Spagna – un tocco di classe per i morti, eh?), che mostra famiglie complete, uomini, donne e bimbi, con indizi di danze e musica tribali. Diciamocelo, erano già più organizzati di certi governi moderni!

E le migrazioni? Beh, i geni della “Signora Rossa” (prova vivente di viaggi epici, collegati a popolazioni in Belgio) rivelano spostamenti intensi tra 47.000 e 28.000 anni fa, prima che il freddo li bloccasse. Queste tribù si arrangiavano con tende fatte di ossa giganti e pelli, stile tepee nativi americani, e le donne erano vere VIP per la sopravvivenza – tanto che si ipotizzano “scambi” tra per tenere alta la natalità (un po’ spinti, non credete?). L’ultima era glaciale non era solo un incubo di neve: è stata una vera “palestra evolutiva” (quel posto dove l’Homo sapiens ha imparato a cooperare e innovare, trasformando disastri in vittorie). Quando i ghiacci se ne andarono, l’umanità era pronta per il colpo grosso: l’agricoltura. I nostri antenati non solo hanno resistito, ma hanno “sfruttato” l’occasione (girando le avversità a loro favore, rinforzando organizzazione, rituali e trucchi di sopravvivenza – un masterclass evolutiva, se ci pensate!).

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L’istruzione in Italia è trascurata con investimenti inferiori rispetto alla media europea, dall’inizio del millennio

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Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara fa scalpore al Meeting di Rimini 2025, affermando che l’Italia non è indietro altri in Europa per la spesa pubblica in istruzione e che, rispetto al PIL, «il finanziamento statale non è assolutamente inferiore a quello di tanti altri Paesi europei, penso che in rapporto al PIL sia persino superiore alla Germania. È il finanziamento privato che invece è drammaticamente inferiore». Ma i dati Eurostat e ISTAT lo smentiscono clamorosamente: l’Italia spende solo il 3,9% del PIL per l’istruzione, contro una UE del 4,7% e la Germania al 4,7% o 4,5%. Scandaloso? La verità è che siamo tra gli ultimi in Europa, con investimenti in picchiata da anni. #IstruzioneInCrisi #ItaliaUltima #EurostatFatti

Ebbene, i numeri freddi di Eurostat e ISTAT per il 2023 inchiodano l’Italia: mentre il governo vanta miracoli, la realtà è che spendiamo appena il 3,9% del PIL in istruzione, ben al di sotto della media UE al 4,7%. Questo significa circa 82,9 miliardi su un PIL di .128 miliardi, piazzandoci in coda tra i 27 Paesi UE, superati solo da Romania (3,3%) e Irlanda (2,8%). Non esattamente il campione d’Europa che ci dipingono, eh?

Passando all’andamento storico, dal 2000 a oggi la spesa per l’istruzione è stata un’altalena in picchiata: diminuita costantemente dal 2010, con un breve rialzo tra il 2018 e 2020, e nel 2023 ferma al 6,5% della spesa pubblica totale, lontana dal quasi 9% del 2000. Persino con il calo demografico, la spesa per studente rispetto al PIL pro capite è scesa dal 23% al sotto del 20%, e per l’università dal 20% al 15% – non per tagli, ma perché gli studenti sono aumentati.

Certo, c’è un lato positivo: per la scuola primaria, l’Italia eccelle con investimenti tra i più alti in Europa, al 25% del PIL pro capite nel 2021. Ma per secondaria e universitaria? Disastro puro: spendiamo solo 7.200 euro per studente universitario, la metà della Germania (16.300 euro), e meno della Francia (12.500 euro) o Spagna (10.500 euro). Insomma, un sistema zoppo che ci fa sfigurare nel confronto europeo.

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Incidenti stradali nel 2024 attribuiti allo smartphone secondo i dati Istat

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Attenzione, guidatori distratti: il tuo è un’arma letale sulle strade italiane! Nel 2024, con 475 incidenti e 8 vittime al giorno, la mania per i messaggi e le notifiche ha causato un vero bagno di sangue, soprattutto tra maschi spericolati e giovani incoscienti. Dati Istat alla mano: 3.030 morti e 233.853 feriti, dove gli uomini rappresentano l’80% delle vittime, spesso per la loro propensione al rischio e alla guida da cowboy. #SmartphoneAssassino #IncidentiStradali #GuidaDistratta

Ecco i fatti crudi: nel 2024, l’Italia ha contato 173.364 incidenti stradali, con il 40% delle vittime su auto, il 30% su moto e il 15% tra pedoni, quei “poveri innocenti” che finiscono sotto ruote per colpa di qualcun altro. Donne? Solo il 20% delle vittime, e di solito da passeggeri, non da piloti – forse perché i maschi sono troppo occupati a giocare ai duri. La causa numero uno? La guida distratta, con 35.371 incidenti (quasi il 16% del totale), e indovinate un po’? Colpa dello smartphone, che ci fa chattare, scorrere feed o litigare al telefono come idioti.

Ma quanto è grave? Secondo vari studi, il 30% dei guidatori europei usa il cellulare abitualmente, in Australia sfiora il 60%, e negli USA è al 50%. Uno del Virginia Tech Transportation Institute rivela che l’8% degli incidenti è dovuto proprio a questo: distrazione fisica, visiva o cognitiva – anche con auricolari, una chiacchierata può farti saltare la testa e mandarti contro un muro. L’Organizzazione Mondiale della Sanità non ci va leggera: usare il telefono quadruplica il rischio di schianto, riduce i tempi di del 30% e ti fa guidare come un ubriaco emotivo.

Ora, dove è peggio? In città, con il 70% degli incidenti totali, la distrazione causa solo il 13%, ma sulle strade extraurbane sale al 22% – perché a 110 km/h, un secondo di eyeballing telefono significa 30 metri bendati. Risultato? Il 50% delle morti avviene fuori città, nonostante siano solo il 30% degli incidenti. E non fatevi illusioni: i numeri stanno calando dal 2010 (meno 25% di morti), ma i casi di veicoli isolati che sbandano per colpa del telefono sono saliti al 42,3% – più nelle nostre mani, più disastri inevitabili. Insomma, spegni quel dannato aggeggio o preparati a pagare il conto!

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