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Contratti telefonici e firma con codice OTP: ecco perché dovresti fare sempre molta attenzione è stato spiegato

Attenzione ! La firma OTP per telefonici può essere una trappola legale. Secondo Altroconsumo, molti firmano senza leggere e rischiano grosso. Ecco come evitare fregature. #firmaOTP #contratti #consumatori #truffe

Spesso si sottovalutano i rischi dei contratti telefonici firmati tramite codice OTP: una firma digitale che ha valore legale ma che spesso viene sottoscritta senza aver letto attentamente le condizioni. Molti consumatori non sono pienamente consapevoli delle implicazioni legali di un’operazione che ormai è diventata molto comune: la firma di contratti tramite codice OTP. A puntare l’attenzione su questo tema, di cui si parla molto poco, è Altroconsumo. Commento: Ecco un altro modo per fregare i consumatori distratti!

Vi sarà sicuramente capitato che qualche operatore telefonico vi proponga un’offerta, magari per le vostre bollette di luce o gas, che sembra vantaggiosa e, accettando, vi propone di firmare in questo modo il contratto. La firma OTP (One Time Password), che avviene tramite l’inserimento di un codice temporaneo ricevuto via SMS, ha lo stesso valore legale di una firma autografa. Tuttavia, il rischio che si corre è che, senza una corretta lettura del contratto, si accettano condizioni che non erano state valutate con attenzione. Commento: Perché perdere a leggere quando puoi firmare e pentirtene dopo?

L’unico modo per annullare un contratto firmato in questo modo è esercitare il diritto di recesso entro 14 giorni dalla sottoscrizione. Ma succede esattamente quando si firma con OTP e come proteggersi? Vediamo insieme cosa ha sottolineato Altroconsumo.

Cos’è la firma OTP e come funziona

La firma con OTP è una forma di firma elettronica avanzata, che sfrutta un codice temporaneo inviato al tuo telefono o via email. Questo codice ha una durata limitata, il che ne garantisce la sicurezza e la protezione contro le . Quando accetti una proposta telefonica, l’operatore ti invia un link al contratto che, una volta cliccato, ti consente di leggerlo e, infine, di firmarlo con l’inserimento del codice OTP.

In passato, le offerte telefoniche erano vincolanti solo se, dopo la telefonata, l’operatore inviava una copia scritta del contratto, e il consumatore aveva la possibilità di rifiutarla. Con la firma OTP, però, questa garanzia viene meno. Firmare il contratto al telefono tramite OTP significa accettarlo immediatamente, senza le stesse tutele previste dalla legge per i contratti telefonici tradizionali. Insomma, la firma digitale rende il contratto subito valido, anche se non hai avuto il tempo di riflettere e leggere tutte le clausole. Commento: Addio tempo di riflessione, benvenuta fregatura istantanea!

Come avviene la firma con OTP

Quando l’operatore ti invia il link al contratto, questo è spesso lungo e complesso, con molte pagine da leggere. Una volta cliccato sul link, dovrai confermare di aver letto il contratto, ma pochi consumatori prendono realmente il tempo per farlo. Dopo di che, inserisci il codice OTP che ricevi via SMS per completare la firma digitale. Questo passaggio, che avviene rapidamente, rende il contratto legalmente valido. Altroconsumo sottolinea che, in alcuni casi, la procedura potrebbe richiedere due codici OTP (uno via SMS e uno via email), il che complica ulteriormente la consapevolezza dei consumatori sui rischi legati alla firma. Inoltre, non c’è registrazione della telefonata che esponga chiaramente le condizioni economiche, il che rende ancora più difficile contestare il contratto in un secondo momento. Commento: Due OTP per il prezzo di uno, che affare!

Come difendersi? Il diritto di recesso

La buona notizia è che, se realizzi di aver firmato un contratto che non volevi sottoscrivere, puoi sempre esercitare il diritto di recesso entro 14 giorni dalla firma, grazie alla normativa sui contratti a distanza. Altroconsumo consiglia di fare attenzione prima di inserire qualsiasi codice ricevuto via SMS: se non sei sicuro delle condizioni o desideri un po’ di tempo per valutare l’offerta, rifiuta la firma immediata e chiedi una copia scritta del contratto. Commento: Meglio prevenire che curare, soprattutto con queste firme-truffa!

Per approfondire l’argomento sulla fonte originale

Argento Idrossidato: La Scoperta delle Sue Proprietà e Metodi di Preparazione

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L’idrossido di argento, con formula AgOH, è un composto che affascina per la sua instabilità e la scarsa permanenza in forma pura. Quando esposto all’aria o alla luce, tende a decomporsi rapidamente in ossido di argento (Ag₂O), sollevando interrogativi sulla sua utilità. Un elemento chiave di questa instabilità risiede nell’ di legame Ag-O, che si attesta a soli 213 kJ/mol, un valore notevolmente inferiore rispetto ad altri idrossidi metallici.

Stabilità e Utilizzo dell’Ossido d’Argento

A differenza dell’idrossido di argento, l’ossido d’argento è un materiale molto più stabile, con un aspetto distintivo di colore marrone scuro e una struttura cristallina. La sua applicazione prevalente si trova nelle batterie all’argento, dove funge da materiale catodico grazie alla sua solidità chimica. La dell’idrossido di argento è rappresentata dalla reazione:

AgOH → Ag₂O + H₂O

Comportamento Colloidale e Formazione delle Bande

Si osserva che quando l’idrossido di sodio si disperde in un mezzo colloidale contenente nitrato d’argento, si genera una banda bianca di idrossido di argento che rapidamente si trasforma in un precipitate scuro di ossido d’argento. Questo comportamento insolito si evidenzia nella propagazione di una singola banda, la cui larghezza aumenta nel , allontanandosi dal fenomeno dell’anello di Liesegang in cui si formano più bande concentriche. Nei sistemi chimici, la precipitazione dell’idrossido di argento è seguita dalla trasformazione in ossido di argento più stabile, evidenziando un pattern di propagazione caratteristico, dove la diffusione degli ioni gioca un ruolo cruciale nel processo di formazione dei precipitati.

Fonte Verificata

Svelato il mistero del pepe di Sichuan

L’idrossi-α- (HAS) è un affascinante che sta catturando l’attenzione della comunità scientifica. Con la sua formula C16H25NO2, questo insaturo è un’amide derivata da un acido grasso, caratterizzata da una lunga catena idrocarburica che presenta doppi legami cis. La sua struttura unica, comprendente una catena alchilica con doppi legami coniugati, un gruppo ammidico e un gruppo ossidrilico, conferisce a questo composto una reattività e un’affinità singolari con i recettori sensoriali della bocca. La sua azione sui canali ionici meccanosensibili, diversamente dalla capsaicina del peperoncino, offre un profilo sensoriale del tutto particolare.

Origine dell’idrossi-α-sanshool

L’idrossi-α-sanshool è presente in natura in alcune piante della famiglia delle Rutaceae, dai cui frutti si ottiene il celebre pepe del Sichuan, utilizzato storicamente in Giappone non solo come spezia ma anche come medicina tradizionale. Queste piante, che prosperano nelle regioni montuose dell’Asia orientale e meridionale, note per la loro crescita in ambienti soleggiati e ben drenati, rispondendo a molteplici usi culinari, medicinali e aromatici. In particolare, l’idrossi-α-sanshool si concentra nei semi e nella buccia di varie specie del genere Zanthoxylum, come Zanthoxylum piperitum e Zanthoxylum bungeanum.

Biosintesi

L’idrossi-α-sanshool nasce dall’unione di un acil-CoA grasso insaturo e di un’ammina alifatica, tipicamente derivata da un amminoacido. La molecola precursore dell’acido grasso insaturo è l’acetil-CoA, che gioca un ruolo cruciale nel metabolismo cellulare. Attraverso un complesso processo biosintetico che coinvolge l’azione di enzimi specifici, come l’acetil-CoA carbossilasi e l’acido grasso sintasi, si generano acidi grassi a partire da molecole di acetil-CoA. L’ammina derivante dalla l-valina poi reagisce con l’acil-CoA grasso insaturo, portando alla formazione di idrossi-α-sanshool, un processo che potrebbe avere implicazioni interessanti in diversi ambiti scientifici.

Fonte Verificata

Ciclovoltammetria: fondamenta e concetti di base.

La , conosciuta anche come , è una tecnica fondamentale nel campo dell’elettrochimica, utilizzata per misurare la corrente generata in una cella elettrochimica quando il potenziale supera il valore previsto dall’equazione di Nernst. Questa metodologia consente di analizzare le proprietà redox di diverse specie chimiche, apportando importanti informazioni sui trasferimenti di elettroni durante le reazioni di ossidazione e riduzione.

Funzionamento della ciclovoltammetria

Durante la ciclovoltammetria, il potenziale dell’elettrodo di lavoro viene variato linearmente tra valori iniziali e finali, con misurazioni della corrente nel . Ciò genera un voltammogramma, un grafico che riporta la corrente in funzione del potenziale applicato. La tecnica trova applicazione in analitica, scienza dei materiali ed elettrochimica, contribuendo allo sviluppo e alla caratterizzazione di materiali elettrochimici.

Componenti della celula elettrochimica

Il sistema per la ciclovoltammetria include una cella elettrochimica dove la neutralità elettrica è mantenuta attraverso il movimento di ioni in soluzione. A tal fine, è fondamentale utilizzare un solvente appropriato, stabile agli ambienti di ossidazione e riduzione e capace di dissolvere completamente l’analita e un elettrolita di supporto, così da facilitare il flusso di corrente. Il dispositivo elettrochimico agisce sia come fonte di tensione che come strumento di misurazione, sfruttando un sistema a tre elettrodi composto dall’elettrodo di lavoro, il controelettrodo e l’elettrodo di riferimento.

Analisi del voltammogramma

Il voltammogramma è cruciale per ottenere informazioni relative al comportamento elettrochimico del sistema, incluse correnti di picco e potenziali. L’analisi di questi dati è realizzabile attraverso modelli matematici, come l’equazione di Randles–Ševčík, che correlano la corrente di picco alla concentrazione delle specie elettroattive. L’andamento della corrente durante la variazione del potenziale permette di ottenere preziose indicazioni riguardo ai meccanismi di reazione e alla cinetica delle specie chimiche coinvolte.

La ciclovoltammetria, con il suo approccio dettagliato e scientifico, si presenta come uno strumento essenziale per l’analisi e lo studio delle proprietà chimiche ed elettrochimiche in vari ambiti applicativi.

Fonte Verificata

Rivoluzionaria nuova comprensione della reazione di Horner-Wadsworth-Emmons suscitano interesse nella comunità scientifica.

La reazione di Horner-Wadsworth-Emmons (HWE) rappresenta un’innovativa svolta nella , consentendo l’ di e chetoni. Questo metodo incredibilmente efficace sfrutta carbanioni fosfonati stabilizzati per favorire la formazione di alcheni nella configurazione (E). La reazione si distingue per la sua semplicità e versatilità, rendendola uno strumento fondamentale nella sintesi stereoselettiva degli alcheni.

Meccanismo della reazione di Horner-Wadsworth-Emmons

Il processo inizia con la deprotonazione del carbonio α del fosfonato attraverso una base forte come litio diisopropilammide (LDA) o idruro di sodio (NaH), formando un carbanione stabilizzato. In seguito, il carbanione attacca il gruppo carbonilico di aldeidi o chetoni, generando un intermedio β-idrossifosfonato. L’ultima fase della reazione prevede l’eliminazione del gruppo fosfonato, con conseguente formazione del doppio legame in configurazione (E), accompagnata dalla di un innocuo acido fosfonico come sottoprodotto.

Condizioni di reazione

La reazione di Horner-Wadsworth-Emmons offre una straordinaria flessibilità, permettendo l’uso di una vasta gamma di solventi e basi, e aprendo a infinite possibilità nella pianificazione sintetica. Le condizioni di reazione possono essere ottimizzate in base ai materiali di partenza e alle specifiche esigenze del processo, rendendo questa reazione non solo versatile ma anche altamente adattabile a vari scenari chimici.

La reazione ha guadagnato popolarità grazie alla sua selettività posizionale e alla facilità di separazione dei , che possono essere alcheni mono, di, tri o tetrasostituiti, rendendola una risorsa inestimabile per i chimici organici. A fronte di una reattività diversificata, consente anche reazioni successivamente complesse, tra cui idrolisi e addizioni elettrofile. Le applicazioni della reazione di Horner-Wadsworth-Emmons sono sempre più riconosciute, facendola risaltare nel panorama della chimica organica moderna.

Fonte

La guerra tra pane bianco e pane integrale si scatena: chi vince nella battaglia delle farine?

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Pane Bianco Vs. Integrale: La Battaglia dei Pani che Fa Infiammare i Social #PaneBianco #PaneIntegrale #NutriScandalo

"Il pane bianco contiene circa 3,8 di fibre ogni 100 grammi, mentre il pane integrale ne apporta circa 6,5". La questione è semplice quanto scottante: bianco o integrale? Le differenze non si fermano all’apparenza, ma si allungano fino a metterci di fronte a scelte nutrizionali che potrebbero cambiare il volto del nostro piatto. E non stiamo parlando solo di calorie, ma di salute, fibra e di un ipotetico "dieta del pane" che divide le massaie moderne.

Pane Bianco, quel classico che magari ci ricordiamo di aver consumato per anni senza pensarci troppo. Ma attenzione! "Il germe macinato della farina integrale contiene vitamine, e grassi insaturi" che, pur facendolo deperire più in fretta, lo collocano sul piedistallo della salute. E perché? Perché le linee guida del CREA ci spronano a dire addio al bianco raffinato e di dare il benvenuto all’integrale, non solo per il numero di calorie (che per la cronaca è 268 per il pane bianco contro 224 per quello integrale), ma soprattutto per la "sazietà" che quella fibra extra può offrirci.

Parlando di nutrizione, se sia meglio un panino o quattro crostini è materia da discutere nei salotti di esperti e chef, ma una è certa: "il rischio di malattie cardiovascolari diminuisce" se ci si affida al potere protettivo dei cereali integrali. E non solo: un aiuto nell’assorbire il cattivo e una marcia in più contro malattie che nessuno vorrebbe avere.

Ma dopo tutte queste informazioni pesanti, c’è un’avvertenza da considerare: non demonizziamo il pane bianco! Certo, secondo i dettami del CREA si preferisce il consumo di cereali integrali, ma alla fin fine "non è il singolo alimento a fare la differenza, bensì l’intera alimentazione". Quindi, mangiare un panino bianco ogni tanto non ci condannerà all’inferno gastronomico—magari solo a una punizione nel regno delle diete!

Chiudiamo, anche se non stiamo davvero chiudendo, perché quando si parla di pane, le polemiche non si esauriscono mai. Insomma, preparatevi a essere catturati dalla sfida del pane!

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Cani robot invadono il mercato italiano mentre i veri amici a quattro zampe si affannano per sopravvivere

🔔 Torino si trasforma in un parco giochi high-tech! Da giugno 2025 aprirà un negozio solo per cani robotici: la follia della robotica è servita! 🐶🔥 Prezzi da capogiro, da .000 a 100.000 euro!


A partire da giugno 2025, Torino si prepara a diventare la capitale italiana della robotica con un negozio esclusivamente dedicato ai cani robotici. “Sarà un laboratorio vivente, dove curiosi, appassionati e professionisti potranno osservare da vicino, testare e acquistare le più recenti meraviglie della robotica.” Ma la vera domanda è: chi ha bisogno di un cane reale quando puoi averne uno che costa quasi come una macchina usata?

Il geniale piano è di Simone Immordino, l’amministratore delegato di Robogest e Deri, deciso a trasformare la città in un polo d’avanguardia della tecnologia. In questo tempio dell’innovazione, i robot saranno i protagonisti, dotati di che li rendono più straordinari e, probabilmente, più utili dei nostri fedeli amici a quattro zampe. Tra i modelli esposti, ci saranno cani capaci di riconoscere comandi vocali, pattugliare e anche lavorare in condizioni complesse. E non è tutto: anche ragni meccanici e robot umanoidi si uniranno alla festa, tutti con software super intelligenti, tutti made in Piemonte.

Ma parliamo di prezzi, perché l’innovazione ha un costo. I modelli più ridotti, per scopi ludici, partono da 2.000 euro. “I modelli più sofisticati, invece, raggiungono i 100.000 euro e equipaggiati per compiti di sorveglianza, sicurezza, rilevamento di incendi e molto altro.” Un investimento per chi desidera un ‘cane’ che non abbaia mai e ‘riporta’ solo i dati!

La parte hardware è fornita dagli esperti cinesi di Deep Robotics, mentre il software intelligente è opera dei fiorenti sviluppatori torinesi di Deri. Immordino è chiaro: “Il negozio sarà anche uno divulgativo”, un hub educativo per promuovere la cultura della robotica in città. Se l’idea di vedere cani robotici passeggiare tra le strade di Torino vi fa ridere o rabbrividire, sappiate che potrebbe diventare realtà in un batter d’occhio. Insomma, preparatevi a un futuro in cui i cani robotici non solo vi accompagneranno, ma potrebbero anche lavorare al posto vostro.

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Il mitico cavo Tyrrhenian Link smascherato: si scopre che le perdite di energia sono del 56,5%

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"Le perdite di arriverebbero statisticamente allo scandaloso valore del 56,5%!" Dopo questa affermazione choc su un megaprogetto energetico, il Tyrrhenian Link, la verità è ben diversa. In gioco ci miliardi e soprattutto la credibilità di chi snocciola statistiche senza un briciolo di fondamento. # # #

L’idea che il Tyrrhenian Link, un cavo sottomarino che collegherà Sicilia, Sardegna e penisola italiana, abbia perdite energetiche da capogiro è mera disinformazione. A differenza delle linee in corrente alternata (HVAC), il sistema HVDC del Tyrrhenian Link promette un’efficienza senza precedenti. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, le perdite in corrente continua si attestano attorno al 3%, un dato che fa sorridere rispetto al 7% delle linee alternative. E chiaro, in questo caotico mondo dell’informazione, che da un 56,5% di perdite a una stima realistica tra il 4,5% e il 6% la differenza è abissale.

Un altro mito da sfatare è la leggenda che il Tyrrhenian Link voglia "rubare l’energia prodotta in Sardegna". Niente di più falso! Il progetto mira a rinforzare la rete elettrica dell’isola, integrando fonti di energia rinnovabile come il vento e il sole. Attualmente, la Sardegna è schiacciata da una rete obsoleta e instabile che ingabbia la sua potenza energetica. Ennesima bufala per chi teme un’invasione energetica da oltre mare!

E non basta: le inquietudini sul potenziale impatto ambientale del progetto, con minacce di "devastare la costa sarda da Terra Mala a Selargius", sono esagerazioni da film horror. Il cavo si installerà con tecniche innovative come la Trivellazione Orizzontale Controllata (TOC), che evita scavi devastanti. Dall’uso di queste tecnologie avanzate alla collaborazione con enti locali, il progetto è stato ottimizzato per ridurre al minimo i danni. Gli scettici affermano che i lavori rischiano di danneggiare le aree agricole, ma i veri dati dicono altro.

Insomma, mentre il mondo si agita intorno alla grande operazione del Tyrrhenian Link, c’è una lezione da apprendere: non tutto ciò che è scritto è oro. Manteniamo la giusta dose di scetticismo e attenzione, ma ancor più, seguiamo le reali innovazioni energetiche con gli occhi ben aperti.

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Le borse crollano dopo che Trump annuncia dazi, la follia economica esplode

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Le borse in picchiata e è nel mirino! L’ex presidente americano ha scatenato un caos globale con i suoi , facendo tremare le economie di tutto il mondo. Mentre i mercati affondano, gli investitori si affrettano a vendere le loro azioni. Scopri perché! # #Trump #Dazi

Negli ultimi giorni, il mondo finanziario è entrato nel panico: "le borse mondiali sono scese e le azioni delle aziende hanno perso valore" a causa della guerra dei dazi lanciata da Donald Trump. Queste misure protezionistiche colpiscono non solo gli Stati Uniti, ma anche paesi come Italia, Cina e Unione Europea, trasformando le vite di milioni in una roulette russa economica. Gli investitori, inquieti per l’aumento previsto dei prezzi e la possibile diminuzione delle vendite, hanno iniziato a svendere in massa. Un vero e proprio effetto domino che ha trascinato con sé anche mercati apparentemente in salute!

"Quando il valore delle azioni scende, significa che anche il valore dell’azienda in quel momento scende." Ma attenzione! I giornali parlano di miliardi "bruciati", quando in realtà chi non ha venduto le proprie azioni non ha subito alcuna perdita reale. Solo chi si arrende alla tentazione della vendita rischia di vedere il proprio investimento disintegrarsi. Nonostante gli allarmismi, il vero gioco in borsa è saper aspettare e diversificare. "Ogni titoli ha una storia", e non tutte le aziende soffriranno come in un film horror!

Le strategie di sopravvivenza finanziaria non mancano: diversificare, investire a lungo termine e approfittare dei ribassi, magari facendo shopping nel mercato azionario. Nonostante la discesa, storicamente, un recupero è sempre dietro l’angolo. Ma attenzione: le incognite geopolitiche sono una realtà inquietante. La paura di un’eventuale recessione aleggia come una nuvola nera e, anche se storicamente i mercati si riprendono dai crolli, questa volta il rischio è palpabile!

In sintesi, mentre i trader si contendono i propri investimenti in un clima di tensione, le decisioni future sui dazi continueranno a influenzare le borse. Essere proattivi, informarsi e forse lasciarsi guidare da esperti potrebbe essere la strategia vincente per navigare questo mare tempestoso. Ma chi avrà il coraggio di mantenere il sangue freddo quando il gioco si fa duro? La battaglia delle borse è solo all’inizio!

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MDMA: il corpo umano stravolto dagli effetti e dai rischi dell’ecstasy

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MDMA: la “droga da party” che trasforma le feste in un cocktail esplosivo di euforia e rischi mortali! 🎉💊 Scopri come questa sostanza, amata nei rave e nei concerti, agisce sul cervello e presenta i suoi effetti su corpo e mente, con un occhio ai pericoli! #MDMA

“MDMA, Molly o Ecstasy: la ‘droga da party’ per eccellenza.” Questo, cari lettori, è il biglietto da visita di una delle sostanze più chiacchierate e controverse del momento. Una creazione dell’abilità di Anton Köllisch nel 1912, l’MDMA si cela dietro la facciata di un innocuo composto ematostatico, ma presto finisce per diventare la regina delle notti briose a Boston, New York e oltre.

Un prenotato viaggio nel mondo dei rave, dove quest’anima chimica si manifesta prevalentemente in colorate pasticche o , pronte ad essere ingurgitate, fumate, o addirittura iniettate. Una volta nel sistema, “l’MDMA stimola la di tre neurotrasmettitori: la dopamina, legata al piacere, la serotonina alla felicità e noradrenalina all’eccitazione.” Una pozione magica capace di infondere una profonda connessione con gli altri, creando un’atmosfera di gioia e lealtà sociale pura.

Ma attenzione! Dopo il trip di euforia e colori scintillanti, il risveglio è da incubo. Gli effetti di questo viaggio sensoriale subiscono un’inversione di tendenza, portando a carenze chimiche nel cervello e a un prezzo emotivo da pagare. “Il nostro cervello subirà degli squilibri” che possono trasformare giorni di felicità in un’eterna caduta nel baratro della tristezza, dell’apatia e – chi avrebbe mai potuto pensarlo? – del tanto temuto "smascellamento".

I pericoli non si fermano qui, perché tra gli effetti collaterali, l’ipertermia è una minaccia concreta, capace di trasformare una serata di divertimento in una questione di vita o di morte. “Questa condizione può capitare a chiunque, anche a persone in perfetta salute.” L’allerta è alta e i rischi cardiovascolari, tra cui epatite fulminante, non vanno sottovalutati.

Ma non tutto è perduto! La scienza guarda all’MDMA anche da un altro punto di vista. Gli esperti stanno esplorando il suo potenziale terapeutico, soprattutto per lidi psichiatrici. L’MDMA, somministrato in contesti controllati e vigilati, si sta rivelando una luce in fondo al tunnel per i pazienti con disturbo post traumatico da stress. “Questo uso è ancora in fase sperimentale”, ma chi ha detto che i party non portano prima o poi a qualche buona notizia?

In un mondo dove gli eccessi si mescolano a scoperte rivoluzionarie, l’MDMA continua a far parlare di sé. Riuscirà mai a stabilire un equilibrio tra euforia e rischio? Una è certa, la festa è solo all’inizio!

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Il suolo dei Campi Flegrei smette di sollevarsi, i terremoti si affievoliscono mentre il dramma sismico si avvicina

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Nuovi sussulti dai Campi Flegrei: tra e scosse lievi, il mistero continua! 🌋 "28 terremoti di lieve intensità" ma la paura è sempre in agguato! La terra trema, ma l’INGV rassicura: "Nessuna evoluzione imminente". Rimanete sintonizzati! # # #Bradisismo

Il bollettino settimanale diramato dall’Osservatorio Vesuviano dell’INGV il 8 aprile 2025 ha gettato nuova luce sulla situazione calda dei Campi Flegrei. Dopo un periodo di sollevamento rapidi, ora siamo a circa "20 millimetri al mese", una frenata rispetto ai "30 millimetri al mese" registrati nei mesi precedenti, ma sempre più del duplice aumento di clima inquietante attorno a queste terre vulcaniche.

Rassicurante, no? Ma la lista di "28 terremoti di lieve intensità" fa sfuggire un brivido. Rispetto ai 33 dell’ondata passata, pare che le scosse – di magnitudo tra 0.0 e .0 – stiano respingendo l’idea di un imminente catastrofismo. La geochimica non mente e la temperatura alle fumarole di Pisciarelli si stabilizza attorno ai 96 °C, senza drastici cambiamenti. Quindi, se pensavate che fosse un assaggio di apocalisse, preparatevi a rimanere delusi.

Ma attenzione! Non tutto è sotto controllo: la rete di monitoraggio GNSS continua a seguire il comportamento curioso del suolo, che, "dopo la forte scossa di magnitudo 4.6 del 13 marzo", ha visto un sollevamento cumulativo di "25,5 cm da gennaio dello scorso anno." Incredibile, no? Sorprendentemente, la velocità di risalita si era gonfiata fino a "30 millimetri al mese" prima del terremoto. Un gioco di tensione sismica che può mantenere tutti con il fiato sospeso.

E non dimentichiamo la sismicità e la stabilità della CO2! I terremoti, per carità, calati a "28 eventi", ma la magnitudo massima nuovamente superior è il campanello d’allarme: si raggiunge M2.0 contro M1.3 della settimana precedente. E si sa, ogni piccola scossa potrebbe essere la chiave per un grande cambiamento.

In questa giostra, l’area di Pisciarelli è un macabro teatro di stabilità apparente. Tutti i parametri di riferimento rimangono in hangar geologico e sembrano assomigliare a un film di paura che non decolla. "L’INGV continua comunque a monitorare con attenzione la zona," ci avverte il bollettino, come se non fossimo già abbastanza all’erta.

In breve, la situazione attuale potrebbe sembrare sotto controllo, ma il magma sotto i nostri piedi continua a borbottare. Se pensate che il dramma dei Campi Flegrei sia una faccenda tranquilla, beh, state chiaramente ignorando quanto può essere instabile la realtà sotto terra. E mentre aspettiamo il prossimo aggiornamento, restate alla larga da quei "lieve intensi" terremoti che ricorda che la natura ha sempre l’ultima parola!

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È stato rivelato cos’è il massetto, a cosa serve e quali sono le sue principali caratteristiche da un articolo su Geopop

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🚨🔥 Il : il segreto nascosto sotto i nostri piedi che fa tremare le fondamenta delle case! Scoprite come questa miscela di cemento e sabbia, con un pizzico di acqua, sta rivoluzionando il mondo delle costruzioni. #massetto #costruzioni #pavimenti

Il massetto, lo strato che ci fa camminare sicuri nelle nostre case, è una vera e propria superstar dell’edilizia. Composto da cemento e sabbia, legati dall’acqua, è l’eroe silenzioso che garantisce una superficie perfettamente livellata per la nostra pavimentazione. La tecnica di miscelazione, lavorazione e stesa dell’impasto è cruciale, perché senza di essa, addio pavimenti lisci!

A il massetto? Ottima domanda, cari lettori! Questo strato, spesso tra i 4 e gli 8 centimetri, è il supporto su cui poggiano le nostre amate piastrelle. Viene costruito sopra uno strato di sottofondo, che a volte viene confuso con il massetto stesso. Ma attenzione, il sottofondo è il precursore del massetto, ospita impianti elettrici e idraulici, e riduce il gap per raggiungere il livello finale del pavimento. Senza dimenticare il suo ruolo chiave nell’isolamento termico e acustico, perché chi vuole una casa rumorosa o fredda, vero?

Il massetto diventa poi la superficie su cui si distribuiscono i carichi dalla pavimentazione verso gli strati sottostanti. E qui entra in gioco la qualità del cemento: mentre il sottofondo è più leggero, il massetto deve essere robusto. Se avete un riscaldamento a pavimento, il massetto è il suo miglior amico. E se pensate a un parcheggio, il massetto deve essere super performante, magari con una rete metallica per rinforzarlo. A volte, sottofondo e massetto si fondono in un unico strato, ma le loro restano comunque distinte.

Principali tipologie di massetto e materiali: Qui si fa interessante! Abbiamo i classici massetti fatti in cantiere con cemento, sabbia e acqua, ma la tecnologia ci ha regalato i massetti autolivellanti, con additivi chimici che li rendono fluidi come l’acqua, riducendo il manuale. E per chi ama la praticità, ci sono i massetti a secco, venduti in lastre, senza bisogno di acqua per la posa. E non dimentichiamo i massetti preconfezionati o predosati: il primo è dosato e miscelato automaticamente, il secondo arriva con dosi già stabilite. Insomma, il massetto è diventato il re della modernità edile! Commento: chi l’avrebbe mai detto che il pavimento di casa nostra fosse così complesso e affascinante?

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