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Pangeos, la città galleggiante a forma di tartaruga: come 60.000 persone verrebbero ospitate dal terayacht in mezzo al mare, eludendo i problemi della terraferma

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Siete pronti per la follia galleggiante più epica del secolo? Immaginate una "città galleggiante" da capogiro, lunga 550 metri e larga 610 – più grossa del Colosseo, accidenti! – che ospiterà fino a 60.000 persone in un "terayacht" nomade, autoalimentato e senza rotta fissa. Derivato da Pangea, questo colosso unirà il mondo moderno in stile tartaruga gigante, con hotel, negozi, parchi e persino piste di atterraggio, tutto grazie a pannelli solari e onde che fanno da carburante. #Pangeos

Ma ecco l’assurdità: per costruire questo mostro marino, serve un "terashipyard" enorme, un cantiere da 180 km per 200 km da scavare nel fondale, circondato da dighe, e costerà 8 miliardi di dollari. L’Arabia Saudita, con i suoi progetti folli come Neom, è il prescelto – perché chi altro se non loro per queste pazzie da ricchi? – e se i fondi arrivassero, i lavori partirebbero nel 2033 per almeno 8 anni. Niente meno che una diga da aprire per lanciare la "tartaruga" in mare!

A differenza delle solite barche, questa non ha forma a V ma somiglia davvero a una tartaruga, con pinne che catturano dalle onde per muoversi senza . Il tetto sarà coperto di pannelli solari e 9 motori elettrici da 16.800 cavalli ciascuno, viaggiando a soli 5 nodi (poco più di 9 km/h) – una piattaforma lenta e autosufficiente che fluttua come un villaggio nomade.

Al suo interno? Una metropoli vera e propria, con negozi, hotel, resort, parchi, porti per barche, droni e appartamenti per 60.000 persone – come una città italiana intera su acqua! Vi chiederete: e se affonda? Niente panico, il principio di Archimede tiene tutto a galla grazie a 30.000 compartimenti stagni, stile portaerei, per evitare disastri anche con falle.

Certo, non è roba da poco: 8 miliardi di dollari per realizzarla, e Lazzarini scommette sul crowdfunding con NFT per finanziarla. Potete già "acquistare" stanze o appartamenti nel metaverso – sì, prima nel digitale, poi magari sul serio. Chissà se questa bolla milionaria resisterà alle onde reali!

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Quando il colore verde veniva usato per uccidere: la diffusione del verde di Scheele in Europa da parte di artisti e industriali

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Scandalo velenoso dal passato: "Verde di Scheele", il colore che uccideva in stile smeraldo! Immaginate un mondo dove il verde non è vita, ma morte: inventato nel 1775 da un chimico svedese, questo pigmento abbagliante, carico di arsenico, ha infestato tutto, dai vestiti ai dolci, causando avvelenamenti a frotte. Perfino Napoleone potrebbe essere crepato per colpa di carta da parati tossica! #VeleniDelPassato #ScheeleGreen #TossicoAF

Preparatevi a un tuffo nel mondo folle della ottocentesca, dove il "verde di Scheele", una poltiglia letale a base di arsenito di , era il must-have per chiunque volesse un po’ di scintillio smeraldo nelle loro vite – peccato che portasse dritto alla tomba. Creato dal geniaccio svedese Carl Wilhelm Scheele, questo colore vivace si diffuse come una pestilenza in Europa e oltre, finendo su pareti, giocattoli e persino copertine di libri, oggi catalogati nel Poison Book Project. Ma ehi, chi se ne curava? Era economico e bello, anche se significava respirare gas mortali ogni giorno.

Poi arriva il "verde di Schweinfurt", praticamente il cugino bastardo e ancora più velenoso, spacciato dalla Wilhelm Dye and White Lead Company nel 1814. Con la sua formula di acetato arsenito di rame, ha tinto di verde tutto ciò che trovava: tessuti, saponette, decori per dolci – sì, avete letto bene, dolci! – ignorando bellamente che l’arsenico, già usato per derattizzare le fogne parigine (da qui il nome "verde di Parigi"), poteva far fuori la gente con un’esposizione prolungata. Insomma, un vero disastro made in Germany, che ha girato il mondo per mezzo secolo mentre i tappezzieri cadevano come mosche.

E gli effetti? Oh, che spasso: nel 1839, il chimico tedesco Leopold Gmelin ha suonato l’allarme, gridando che la carta da parati verde liberava esalazioni di arsenico quando marciva, ma chi l’ha ascoltato? Lavoratori e artigiani si ammalavano, ma l’epoca era troppo occupata a brillare. Peggio ancora, potrebbe aver spedito all’altro mondo il povero Napoleone: tracce di arsenico nei suoi capelli suggeriscono che la sua stanza umida a Sant’Elena, con quella carta parati avvelenata, lo abbia lentamente fatto fuori. Un imperatore schiantato da un colore? Che ironia da quattro soldi.

Alla fine, solo nel 1933, dopo anni di sospetti – grazie al microbiologo italiano Bartolomeo Gosio e al chimico inglese Frederick Challenger – è stato identificato il killer: la trimetilarsina, un gas tossico da quel pigmento marcio. Comunque, se c’è una lezione qui, è che il mondo della bellezza può essere una trappola mortale – chissà quanti "esperti" di oggi stanno ancora giocando con il fuoco. Che debacle storica!

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I video vengono editati con l’IA di Meta: la rivoluzione dell’intelligenza artificiale al comando, spiegata nei dettagli

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Meta AI sconvolge il mondo del editing: preparatevi a dire addio alle vecchie videocamere! Con una mossa che fa impazzire i creator, Meta lancia un tool rivoluzionario per trasformare video in capolavori al volo. Ma attenzione, questa roba potrebbe fare impazzire Hollywood: l’IA che modifica clip da 10 secondi con “prompt” preimpostati è già realtà, e se sei in USA o in altri paesi fortunati, puoi giocarci subito. #MetaAI #EditingVideo #IntelligenzaArtificiale

Nel bel mezzo del caos tech, Meta ha appena droppato una bomba: il loro AI ora editinga video come se niente fosse, lasciando gli utenti a creare roba da sballo con facilità sospetta. Basta caricare un clip di massimo 10 secondi e scegliere tra oltre 50 “prompt” preconfezionati per cambiare tutto, dal look ai personaggi, trasformando una noiosa giornata in un trip da videogioco o fumetto retrò. Peccato per noi italiani, esclusi dalla festa come al solito.

E come funziona questa magia? Meta ha pescato dai suoi laboratori super segreti, mescolando IA generativa per far rimodellare video in un battito di ciglia. Pensate: ispirato a sistemi come Movie Gen e Gen. del cinema, questo tool prende i vostri comandi testuali e li trasforma in realtà, rendendo chiunque un "regista" senza dover sudare su editing . È user-friendly al massimo, con confronti immediati tra originale e versione AI-alterata, e condivisione diretta su Facebook o Instagram per spargere il virus creativo.

Ma ecco il colpo basso: Meta mira a "democratizzare" la creazione video, collaborando con creator per rendere tutto accessibile, anche ai novellini. Dietro le quinte, è un’evoluzione da quando nel 2022 hanno lanciato Make-A-Scene, passando per modelli di che ora mettono effetti sonori e scene personalizzate alla portata di tutti. Peccato che, in un mondo dove Big Tech domina, questa roba potrebbe rubare il ai veri artisti – o no? Comunque, preparatevi, perché l’IA è qui per stravolgere tutto.

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Acari della polvere sotto esame: cosa sono, come le allergie vengono scatenate e le difese da adottare per contrastarli

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Attenzione, mondo! Quei fastidiosi acari della polvere non sono solo invisibili parassiti che infestano il tuo letto, ma veri e propri schifosi divoratori della tua pelle morta, e indovina un po’? Non è la polvere a farti starnutire, ma le loro puzzolenti cagate! Se hai mai sbottato con un "Sono allergico alla polvere", beh, sei nella schiera degli ignari, perché questi micro-mostri stanno letteralmente prosperando nei tuoi lenzuola mentre dormi. Preparati a uno scoop virale che ti farà controllare due volte il tuo materasso – e magari dare un a quelle tende polverose! #PuliziaEstrema

Eh sì, amici miei, l’acaro della polvere non è solo un arachnide minuscolo da 250 a 420 micron – le femmine sono le regine delle dimensioni, più grandi dei maschi – ma un vero e proprio leccaculo della tua desquamazione cutanea. Questi predatori domestici si ingozzano di ,5 grammi di pelle morta che perdi ogni giorno, trasformando il tuo comodo letto in un banchetto umido e caldo. Con l’umidità sopra il 50%, i tuoi materassi, cuscini, tappeti e tende diventano veri e propri paradisi per la loro riproduzione, rendendo ogni casa un incubo allergico.

Ma c’è di più in questa squallida: gli acari hanno una relazione simbiotica con le muffe, che sbriciolano la tua pelle morta per renderla un pasto più facile. In cambio, le spore delle muffe viaggiano nelle feci degli acari, diffondendosi come un’epidemia invisibile. E non illuderti, non è l’acaro stesso a scatenare l’inferno – sono le proteine nei loro escrementi o nei loro corpi marci, come Der p 1 e Der f 1 dalle specie Dermatophagoides pteronyssinus e farinae, che ti fanno venire rinite, congiuntivite o persino asma se sei sfortunato.

Per combattere questi invadenti bastardi, prendi esempio dall’Istituto Superiore di Sanità: abbassa l’umidità sotto il 50% con deumidificatori o aria condizionata, copri materassi e cuscini con fodere antiacaro, e lava lenzuola a 50-60°C per sterminarli. Usa aspirapolveri con filtri HEPA e panni umidi per non alzare la polvere, e sbarazzati di tappeti e tende che accumulano sporcizia – perché, diamine, è ora di ribellarsi a questi parassiti domestici!

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Il Boeing 787 Dreamliner era stato messo in discussione da tre ingegneri in India prima dell’incidente aereo

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Schianto orrendo: Boeing Dreamliner si schianta in India, mietendo centinaia di vittime! Un Boeing 787-8, quel "miracolo" della che dovrebbe volare senza problemi, è precipitato come una pietra su un quartiere residenziale in India, uccidendo almeno 290 persone tra passeggeri e innocenti a terra. Con 242 anime a bordo del volo AI171 di Air India, diretto a Londra, l’aereo ha perso il controllo dopo solo un minuto dal decollo e si è schiantato dopo 5 minuti da Ahmedabad. Boeing? Il suo titolo in Borsa è già crollato dell’8%, e chissenefrega dei comunicati aziendali che non chiariscono un accidente. #DisastroAereo #AirCrash

Ma andiamo al sodo: questo Boeing 787-8 Dreamliner, uno dei giocattolini più "moderni" di Boeing, è fatto per il 50% di compositi tipo , che lo rendono più leggero e risparmioso di carburante – fino al 25% in meno, secondo quanto riportato dalla stessa Boeing. Peccato che, con un range di 13.620 km e comfort da VIP come finestrini enormi, ora è solo un mucchio di rottami. L’aereo in questione, lungo 56,72 metri e con una capienza di 252 passeggeri, era stato inaugurato nel 2016 negli USA, e ora fa parlare di sé per i motivi sbagliati.

E non dimentichiamoci delle grane: negli ultimi 5 anni, tre ingegneri si sono fatti avanti con denunce pesanti su anomalie nella costruzione di questo Dreamliner, specialmente sulla fusoliera. L’ex ingegnere Sam Salehpour ha sparato a zero, dicendo che la saldatura delle componenti cilindriche potrebbe danneggiare i , con il rischio di gravi guasti strutturali. Prima di lui, John Barnett nel 2019 ha gridato che i componenti erano di qualità schifosa, e Richard Cuevas nel 2023 ha aggiunto critiche sui processi di assemblaggio. Boeing li ha smentiti con i soliti test, ma dopo i disastri del 737 Max che hanno ammazzato centinaia di persone, chi ci crede più?

Certo, problemi tecnici negli aerei sono roba comune, tipo quelle avarie del 2011 e 2019 su modelli simili che fortunatamente non fecero danni seri. Ma qui, con un incidente che potrebbe essere colpa di piloti idioti o chissà cos’altro, le autorità USA dovranno ficcare il naso per bene. Non che Boeing ne uscirà pulita, eh – queste storie di whistleblower puzzano di coperture aziendali. Intanto, il Dreamliner che ha superato il miliardo di passeggeri resta un simbolo di lusso… o di incubo?

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Intelligenza artificiale e plagio: Midjourney trascinata in tribunale da Disney per grave violazione del copyright

Esplosione in tribunale: Disney e NBCUniversal dichiarano guerra all’AI ladra di Midjourney, accusandola di rubare spudoratamente personaggi iconici come Darth Vader per far quattrini! Questa causa è la bomba che potrebbe far saltare i confini della creatività digitale. #AIPlagio #DisneyVsAI #CopyrightChaos #HollywoodScandalo

Preparatevi, gente: i giganti del cinema Disney e NBCUniversal hanno deciso di non girarci intorno e hanno sferrato un attacco frontale contro Midjourney, accusandola di una violazione di copyright su scala massiccia e senza scrupoli. Secondo la denuncia presentata in un tribunale californiano, questa piattaforma AI permette a chiunque di generare immagini ad alta definizione di icone come Darth Vader e gli eroi Marvel con un semplice comando, bypassando autorizzazioni e buon senso. È puro caos creativo, con l’AI che si comporta come un pirata mascherato da all’avanguardia.

Al cuore di questa rissa digitale c’è la capacità di Midjourney di replicare stili e personaggi protetti su vasta scala, trasformando l’ispirazione in un vero e proprio furto industriale. I legali di Disney e NBCUniversal non le mandano a dire: questa roba favorisce la "pirateria creativa" sotto copertura, e chi se ne frega delle regole! Come dichiarato da Horacio Gutierrez, Chief Legal Officer di Disney: "La nostra proprietà intellettuale è frutto di decenni di investimenti, creatività e . Crediamo nel positivo dell’AI, ma la pirateria rimane pirateria, anche se automatizzata."

Ma l’AI di Midjourney non sa distinguere tra un omaggio e un plagio bello e buono. Basta digitare un prompt come “Darth Vader che combatte nella foresta sotto la neve” e boom, in pochi secondi spuntano immagini da professionisti, tutte basate su opere coperte da copyright. Disney e NBCUniversal bollano Midjourney come "il parassita del copyright per eccellenza", una piattaforma che lucra sul sudore altrui senza versare un centesimo, calpestando le del mondo creativo.

Questa causa legale è già destinata a diventare leggendaria: per la prima volta, due colossi di Hollywood trascinano in tribunale una società di AI generativa, e non è una coincidenza. Da tempo, il settore AI è sotto accusa per aver addestrato modelli su contenuti protetti senza chiedere permesso. Come segnalato da Gary Marcus e Reid Southen su IEEE Spectrum a gennaio 2024, tool come Midjourney e DALL-E 3 producono facilmente "output plagiati" ispirati a franchise da Super Mario a Iron Man. Ora, Disney e Universal vogliono rimettere i paletti, non solo per i loro portafogli, ma per difendere il di migliaia di artisti. Come ha tuonato Kim Harris, vicepresidente e legale di NBCUniversal: "Vogliamo proteggere chi ci intrattiene e ci ispira ogni giorno."

Il processo potrebbe durare anni, ma le ripercussioni andranno oltre Hollywood, mettendo alla prova fino a che punto l’AI può giocare a fare Dio senza pestare i piedi ai diritti veri. È una battaglia epica che potrebbe riscrivere le regole del gioco digitale.

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Trump annuncia tregua tra Stati Uniti e Cina con accordo su terre rare, dazi e studenti da approfondire

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Bombshell: Trump e Cina si stringono la mano sui dazi, ma è solo un’illusione di pace? Dopo mesi di caos globale, l’ex-miliardario presidente annuncia un accordo che riporta i dazi al 55% su merci cinesi e al 10% su quelle USA, con Pechino che sospende il blocco delle e Washington che apre le porte agli studenti cinesi. Ma i mercati fremono: è davvero la fine della guerra o un bluff del "re dei dazi"? #DaziUSA #CinaTrump #EconomiaInCrisi #TrumpVsXi

In un colpo di scena che fa tremare i mercati mondiali, Donald Trump ha rivendicato una tregua con la Cina sui dazi, dopo una guerra commerciale che ha messo in ginocchio l’economia globale. Secondo le prime voci di un accordo vago e fumoso, i dazi tornerebbero al 55% per le merci cinesi importate negli Stati Uniti e al 10% per quelle americane dirette in Cina. Pechino metterebbe fine al divieto di esportare terre rare verso gli USA, mentre Washington faciliterebbe l’ingresso degli studenti cinesi nelle sue università. Insomma, Trump si vanta di aver sistemato tutto con un colpo di telefono, ma sapete come è lui: grandi promesse, pochi dettagli concreti.

Come ha chiarito un funzionario USA con un ghigno, questi dazi al 55% non sono una novità improvvisa: è la somma di un 10% base che Trump ha sparato contro tutti i paesi, più un 20% extra perché Cina, Messico e Canada non fermano il traffico di fentanyl, e un bel 25% ereditato dal suo primo mandato e mantenuto da Biden. Diciamolo chiaro: è un casino tariffario che odora di vendetta politica, e se non state attenti, finirà per costarvi di più al supermercato.

Lo scetticismo dei mercati sta mandando in tilt Wall Street, nonostante l’ottimismo da palcoscenico di Trump. L’accordo è nato da incontri segreti a Londra tra il Segretario del Tesoro Scott Bessent e il vice premier cinese He Lifeng, dopo una chiacchierata tra Trump e Xi Jinping. Il vice ministro del Commercio cinese ha confermato "in linea di principio" l’intesa, ma i mercati? Sono scettici come un teen con i genitori. Se va in porto, riporta tutto allo status quo pre-Liberation Day del aprile, quando Trump dichiarò guerra al mondo. E come se non bastasse, la Banca Mondiale ha tagliato le previsioni di crescita per il 2025, confermando che nessuno crede davvero a questa pace. Bessent, in udienza al Congresso, ha dichiarato: "Se la Cina rispetterà la sua parte dell’accordo commerciale iniziale definito a Ginevra, allora il riequilibrio delle due più grandi economie del mondo è possibile", ma suona più come una minaccia che una promessa.

A cosa mira Trump: terre rare e chip al centro della discussione, e qui le cose si scaldano sul serio. Gli USA, in piena euforia economica, non possono permettersi una battaglia infinita con la Cina, che sta giocando duro puntando alle terre rare – quei 17 essenziali per smartphone, auto elettriche e armi. Con Pechino che controlla l’80-90% della globale, un blocco delle esportazioni potrebbe affossare l’Occidente. Trump blabla con i suoi proclami da duro, ma alla fine, gli States sono costretti a negoziare per evitare una recessione epica. Diciamo pure che senza questa tregua, l’America rischierebbe di ritrovarsi senza i suoi gadget preferiti, e nessuno vuole un Trump arrabbiato senza il suo iPhone.

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Guantanamo: Gli USA mantengono il controllo nonostante controversie su diritti umani e sforzi per chiuderlo

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Trump sta scatenando l’inferno con la sua mossa da cowboy: trasferire 9000 immigrati irregolari, tra cui 800 europei, dritti al famigerato Guantanamo, quel buco nero dei diritti umani a Cuba che fa impallidire pure gli horror movie! L’ICE, l’agenzia federale che sembra uscita da un thriller distopico, è in prima linea in questa stretta sull’immigrazione. E per gli italiani? Il Ministro Tajani giura che "non c’è mai stato un pericolo per gli italiani". #GuantanamoChaos #TrumpImmigrazione #DirittiUmaniInPericolo

Questa bomba politica sta facendo esplodere i social e le redazioni, con Donald Trump che raddoppia la sua linea dura sull’immigrazione, spedendo migliaia di irregolari nel carcere di Guantanamo, noto per le sue violazioni dei diritti umani che sfidano le Convenzioni di Ginevra. Costruito nella base USA a Cuba, questo campo è l’incubo preferito di ogni detenuto, specialmente da quando, post-11 settembre, l’amministrazione Bush ci ha scaricato prigionieri accusati di terrorismo da Afghanistan, Pakistan e Iraq.

Ripercorriamo la sporca : Guantanamo nasce nel 1903 dopo la Guerra ispano-americana, quando gli USA si sono impadroniti di un pezzo di Cuba grazie all’emendamento Platt del presidente McKinley. Risultato? Una base militare americana su suolo comunista, perfetta per le operazioni "extras", dove il carcere ha ospitato torture e abusi denunciati dall’ONU. Ora, con la proposta di Trump, potrebbero arrivare 9000 nuovi "ospiti", rovesciando anni di chiacchiere su rimpatri e chiusure.

Parlando di , Guantanamo è un labirinto di celle minuscole – tipo ,44 metri per lato – divise in sei aree con circa 40 gabbie ciascuna, più un Camp Delta che fa sembrare Alcatraz una spa. I prigionieri possono pregare 20 minuti per volta, fino a cinque volte al giorno, con una clinica e una biblioteca che suonano come una beffa rispetto alle torture come il waterboarding e la privazione del sonno.

E le violazioni? Un vero schifo: qui, i detenuti non sono né imputati normali né prigionieri di guerra, finendo in una zona grigia dove l’"extraordinary rendition" permette interrogatori brutali in prigioni segrete. Gli USA hanno persino pubblicato foto di prigionieri inginocchiati e ammanettati come monito globale, una mossa che grida ipocrisia.

Non che qualcuno ci abbia provato a chiudere questo casino: Obama, nel suo primo mandato, ha firmato un ordine esecutivo per sbatterlo giù, spinto da rapporti tesi con Cuba e scandali sui diritti umani. Peccato che il Senato l’abbia bloccato, lasciando Guantanamo operativa e pronta per il prossimo dramma trumpiano.

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Perché il voto online con SPID rimane ostacolato, nonostante il 30% di partecipazione già evidente sui social?

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Votare nel 2025? Ancora con carta e matita? Che fiasco epico! I referendum italiani dell’8-9 giugno hanno visto un misero 30% di affluenza, con astensionismo da record mentre i social esplodevano di meme, e indignazione. Sembra che l’Italia intera fosse in modalità "arrabbiata online", ma ai seggi? Crickets. Ma se siamo più attivi online che nei seggi, perché non si vota direttamente sul web?

Ehi, pensateci: se votare da casa fosse la norma, magari più gente si degnerebbe di partecipare invece di limitarsi a scrollare indignati. Ma non fatevi illusioni, la risposta è un casino burocratico e di sicurezza. L’Estonia l’ha fatto dal 2005, con oltre la metà degli elettori che nel 2023 ha cliccato comodamente dal divano usando la carta d’identità digitale – puoi addirittura rivotare, vale l’ultimo tap. Sembra il paradiso, ma c’è un enorme MA: il 40% dei cittadini non si fida, perché internazionali hanno scoperto che un attacco hacker è possibile, anche se finora non è successo. Insomma, la democrazia è come un rapporto: se non ti fidi, è finita.

E la Svizzera? Ci hanno provato per gli espatriati, con quasi la metà che ha votato online in certi cantoni. Funziona? Beh, sì, ma non ha magicamente aumentato l’affluenza – chi non votava prima, continua a ignorare tutto. Alcuni sistemi sono stati bloccati dopo test che hanno rivelato buchi di sicurezza grandi come il Cervino. Poi c’è la Francia, che aveva dato il via libera per i cittadini all’estero, ma nel 2017 hanno fatto retromarcia per paura di hackeraggi – troppo rischioso in un mondo di spie digitali.

Negli USA, dove tutto è high-tech, hanno testato il voto online solo per militari e disabili, come in West Virginia con la piattaforma Voatz. Risultato? Ritirata in fretta dopo che gli esperti hanno trovato problemi seri di sicurezza e tracciabilità. Persino in un paese ossessionato dalla digitalizzazione, nessuno si fida abbastanza per le elezioni federali – che ironia!

Ma perché implementare il voto elettronico è così un incubo? Semplice: dev’essere sicuro come una fortezza, ma oggi è più simile a un colabrodo. Immaginate un hacker che manipola voti da un server, o un malware sul vostro PC che cambia tutto senza che ve ne accorgete. E non dimentichiamo l’anonimato: nel voto cartaceo è chiaro e verificabile, ma online? O mantieni il segreto e non puoi controllare, o tracci tutto e saluti la privacy. Come direbbero a Napoli, è ‘na tarantell! E poi, chi garantisce che non vi stiano alle spalle a dettare il voto, magari con 50 euro in tasca? "Avviene anche nella votazione ai seggi" – voi direte; ma almeno lì c’è la tendina per fingere privacy.

In Italia, siamo lontani anni luce: il voto online è illegale per ora, e per cambiarlo serve una riforma costituzionale, un’infrastruttura high-tech affidabile, e una carta d’identità digitale per tutti. Ma ecco la fregata: oltre 13 milioni di italiani hanno competenze digitali da asino, quindi mandarli online a votare significherebbe escludere i più deboli – bello schifo per una democrazia, no? Insomma, il voto online è un’idea allettante, ma per ora la cara vecchia scheda di carta resta l’unica cosa che non si bugga. Magari un giorno ci arriveremo, ma per ora, che pacco!

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242 passeggeri coinvolti in un fatale schianto aereo in India subito dopo il decollo.

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Orrore nei cieli: Un Boeing 787-8 Dreamliner della Air India si schianta in una zona residenziale di Ahmedabad solo 5 minuti dopo il decollo, con 242 persone a bordo che urlavano verso il destino! virali mostrano fiamme infernali e fumo nero che inghiottono palazzi, mentre l’aereo era diretto a Londra Gatwick. Cos’è successo a questo colosso dei cieli? #AirIndia #India #Boeing

In un caos apocalittico che sta facendo impazzire i social, il volo AI171 della Air India si è schiantato al suolo oggi, giovedì 12 giugno 2025, alle ore 13:38 locali (10:08 in Italia), trasformando una tranquilla area vicino all’aeroporto di Ahmedabad in un inferno di metallo contorto e fumo. Con 230 passeggeri e 12 membri dell’equipaggio intrappolati in questo incubo volante, le immagini drammatiche diffuse online rivelano parti del velivolo, un Boeing 787-8 Dreamliner, che si abbattono su edifici come un brutto scherzo del destino.

Il presidente di Air India, in un momento di falsa compostezza, ha confermato l’orrore con parole che suonano come una scusa preconfezionata: "Con profondo cordoglio confermo che il volo Air India 171 in servizio tra Ahmedabad e Londra Gatwick è stato coinvolto in un tragico incidente. I nostri pensieri e le nostre più sentite condoglianze vanno alle famiglie e ai cari di tutte le persone colpite da questo evento devastante". Intanto, il Directorate General of Civil Aviation indiano ci informa che al comando c’erano il capitano Sumeet Sabharwal – un veterano con 8200 ore di volo, tipo un supereroe che però ha fallito – e il primo ufficiale Clive Kundar.

Al momento, nessuno sa quanti feriti o vittime ci siano in questo macello aereo, con dettagli scarsi come l’aria in cabina durante la caduta. Secondo FlightRadar24, il Boeing aveva raggiunto i 320 km/h a una quota di soli 190 metri prima di piombare giù vicino a un edificio in , scatenando un incendio che ha prodotto colonne di fumo nero visibili da chilometri – roba da far tremare i palazzi vicini.

Sul posto, polizia, vigili del fuoco e soccorsi medici si sono come in un film d’azione, chiudendo strade e provando a domare il pandemonio. Le cause? Mistero totale, visto che l’impatto è avvenuto a meno di km dalla pista – un fallimento che puzza di incompetenza o peggio. Restate sintonizzati, perché questo casino non è ancora finito.

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La Libia ha realizzato il più grande acquedotto artificiale del mondo con il Great Man-Made River, suscitando dibattiti inaspettati sul suo impatto globale

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Sapete cosa è successo in Libia con il cosiddetto "Grande Fiume Artificiale"? Quel mega-progetto di Gheddafi, che lui pomposamente definiva "l’ottava meraviglia del mondo", avrebbe dovuto trasformare il deserto in un paradiso idrico, ma è finito in un disastro epico grazie a guerre e interferenze straniere! Con 25 miliardi di dollari buttati via – un affare rispetto alla desalinizzazione, dicono – ora il paese è a secco al 70%.

Il Great Man-Made River (GMMR) è il più vasto acquedotto al mondo, un colosso nato per pompare acqua dolce dal Sahara alle coste della Libia, ideale per case, fattorie e fabbriche. Tutto iniziò negli anni ’50 con la caccia al che scoprì queste riserve sotterranee, e con Gheddafi al potere dal 1969, il regime decise di ignorare la desalinizzazione costosissima per questo sogno ambizioso, spendendo solo una frazione del prezzo.

Ecco i dettagli di questo mostro ingegneristico: una rete di 51.080 tubi in calcestruzzo post-teso, ognuno lungo 7,5 metri, con un diametro di 4 metri e un peso di 72 tonnellate. Hanno scavato 21.750.000 metri cubi di terra per le trincee, usato milione di metri cubi di calcestruzzo, e creato un sistema lungo .820 chilometri con oltre 1.300 pozzi – molti profondi più di 500 metri – per muovere fino a 6.500.000 metri cubi di acqua dolce. Roba da far impallidire le solite opere pubbliche!

Ma gli ostacoli? Oh, che pasticcio! Iniziato nel 1989 per sfamare le città costiere, il GMMR è stato sabotato dalla guerra civile del 2011, lasciando il progetto al 70% e una fabbrica di tubi a Brega distrutta da un attacco aereo della NATO. L’instabilità che ne è seguita ha rovinato la manutenzione, con pozzi smantellati nel 2019 e un altro attacco nel 2020 che ha lasciato a secco oltre 2 milioni di persone. Gli ora gridano che la crisi idrica è realtà, e il gioiello di Gheddafi è ormai un relitto che urla per alternative. Che fiasco!

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Viene svelato il motivo per cui i capi bianchi vengono fatti ingiallire e le strategie per prevenirlo, con un tocco di controversia inattesa

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Avete mai notato i vostri bei vestiti di cotone che diventano gialli come i denti di un fumatore incallito? Colpa dell’ossigeno traditore nell’aria e di quelle dannate buste di plastica che le aziende ci rifilano senza ritegno! È un complotto tessile che vi fa sembrare sempre più trasandati, ma la sta smascherando la verità.

Preparatevi a un’esplosione di rivelazioni scioccanti: l’ingiallimento che trasforma le vostre maglie preferite in reliquie inguardabili è causato da una reazione tra le fibre di cellulosa del cotone – estratto dalle piante Gossypium – e l’ossigeno atmosferico, che ossida tutto come un bullo chimico. Questo processo trasforma i ossidrilici in carbonilici, rubandovi il bianco immacolato e lasciando un’ombra giallastra che fa invidia solo ai vecchi giornali.

Ma c’è di più, e non è roba da poco: un secondo colpevole, l’ingiallimento fenolico, arriva dai contaminanti esterni come molecole fenoliche nel BHT (butilidrossitoluene), quell’antiossidante che le buste di plastica usano per "proteggere" i tessuti, ma che in realtà reagisce con l’aria per sporcare tutto di giallo. Queste reagiscono con ossidi di azoto presenti nell’aria, formando nuovi composti (come il nitrobenzene) che colorano di giallo il cotone. Mentre l’ colpisce direttamente le fibre, questi intrusi esterni si limitano a depositarsi e rovinare la festa.

Per non parlare della prevenzione, che è un vero schiaffo alle aziende che vi vendono illusioni di eterno bianco: limitate l’esposizione alla luce solare e all’umidità, o trattate i tessuti con composti acidi come l’acido acetico o l’acido citrico. Studi dalla Louisiana State University confermano che questi trucchi neutralizzano il pH, rendendo impossibile ai composti giallastri di rovinare il vostro guardaroba. Insomma, non fatevi ingannare – prendete il controllo prima che i vostri vestiti protestino!

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