Ossidanti nelle titolazioni ossidimetriche

Ruolo degli Agenti Ossidanti nelle Titolazioni Ossidimetriche

Le titolazioni ossidimetriche sono una delle tecniche analitiche di tipo volumetrico basate sulla reazione di ossidoriduzione. Gli agenti ossidanti vengono impiegati in queste titolazioni con l’obiettivo di reagire con l’analita in modo quantitativo.

Agenti Ossidanti comuni

I principali agenti ossidanti utilizzati nelle titolazioni ossidimetriche includono , , , e . Questi agenti devono soddisfare determinati requisiti come un elevato potenziale normale di riduzione, stabilità e capacità di reagire in modo quantitativo con l’analita.

Permanganato: un Esempio

Il permanganato ha un potenziale standard di riduzione di 1.51 V e viene spesso utilizzato per analizzare il ferro(II) in via permanganometrica. Non essendo uno standard primario, viene solitamente standardizzato con ossalato di sodio o ossido di arsenico(III).

Altre sostanze analizzate

Il ferro(III) viene preventivamente ridotto a ferro(II) con il riduttore di Jones prima dell’analisi. Altre specie chimiche che possono essere determinate tramite titolazioni ossidimetriche includono l’acido ossalico, l’acqua ossigenata e l’acido nitroso o nitriti.

Iodio: un altro Agente Ossidante

L’iodio è un altro agente ossidante comune utilizzato nelle titolazioni ossidimetriche. La sua reazione di riduzione ha un potenziale di 0.536 V ed è alla base della iodimetria e della iodometria, due tecniche analitiche che si basano su questa reazione.

Conclusioni

Gli agenti ossidanti svolgono un ruolo fondamentale nelle titolazioni ossidimetriche, permettendo di quantificare con precisione la presenza di determinate specie chimiche attraverso reazioni di ossidoriduzione. La scelta dell’agente ossidante appropriato e la corretta standardizzazione sono cruciali per ottenere risultati accurati in queste analisi.

Chimica Analitica: Tecniche di Iodimetria e Iodometria

Nella chimica analitica, le tecniche di iodimetria e iodometria sono comunemente utilizzate per determinare la concentrazione di diverse specie chimiche attraverso reazioni redox che coinvolgono lo iodio. In entrambi i casi, si sfrutta la capacità dello iodio di agire come ossidante e riducente, a seconda del contesto.

Iodimetria:

Nella iodimetria, si titola direttamente una sostanza riducente con lo iodio. Ad esempio, nell’analisi iodometrica, un analita ossidante viene aggiunto a un eccesso di ione ioduro per generare iodio che viene poi titolato con una soluzione standard di tiosolfato. Questa tecnica permette la determinazione di specie chimiche come idrazina e formaldeide.

Iodometria:

Nell’iodometria, invece, si determinano specie chimiche utilizzando lo iodio come agente ossidante. Ad esempio, alogeni, acqua ossigenata e acido nitroso possono essere determinati tramite questa tecnica. Inoltre, la bromatometria può essere impiegata per la determinazione di sostanze come acido arsenico, idrazina, idrossilammina e ferrocianuro.

Bromatometria:

Nella bromatometria, si utilizza il bromato di potassio come agente ossidante, che viene ridotto a bromuro secondo la semireazione: BrO3− + 6 H+ + 6 e− → Br− + 3 H2O. Questa tecnica è efficace nella determinazione di numerosi riducenti, come appunto l’acido arsenico, l’idrazina, l’idrossilammina e il ferrocianuro.

Bicromatometria:

Nella bicromatometria, il bicromato di potassio viene impiegato come agente ossidante per determinare diverse sostanze, come il ferro (II) e nella misurazione del COD. Questo metodo richiede l’uso di un indicatore con un potenziale intermedio tra le semireazioni di riduzione coinvolte, come la difenilammina o la difenilbenzidina.

In conclusione, le tecniche di iodimetria, iodometria, bromatometria e bicromatometria sono strumenti importanti nella chimica analitica per la determinazione precisa della concentrazione di varie specie chimiche in una soluzione.

Titolazioni Cerimetriche: Principi e Applicazioni

Nelle analisi chimiche, le titolazioni cerimetriche svolgono un ruolo significativo nella determinazione di varie sostanze tramite reazioni redox che coinvolgono il cerio nei suoi stati di ossidazione. Una delle reazioni fondamentali coinvolge l’ossidazione dell’etanolo a acido etanoico utilizzando bicromato di potassio:

2 Cr2O72- + 3 CH3CH2OH + 16 H+ → 4 Cr3+ + 3 CH3COOH + 11 H2O

Per determinare l’eccesso di bicromato di potassio, viene aggiunta una soluzione di ioduro di potassio, dove lo ioduro viene ossidato a iodio secondo la reazione:

2 Cr2O72- + 6 I + 14 H+ → 2 Cr3+ + 3 I2 + 7 H2O

Successivamente, lo iodio viene titolato con una soluzione di tiosolfato di sodio per formare tetrationato:

I2 + 2 S2O32- → 2 I + S4O62-

Ruolo del Solfato di Cerio (IV)

Nelle titolazioni cerimetriche, il cerio in stato di ossidazione +4 si riduce a +3 tramite la semireazione:

Ce4+ + 1 e → Ce3+

Il potenziale di riduzione di questa semireazione dipende dal tipo di acido presente. Ad esempio, in acido perclorico ha un valore di 7 V, in acido cloridrico 47 V, in acido nitrico 61 V, e in acido solforico 44 V.

Le titolazioni con cerio (IV) sono utilizzate per determinare sostanze riducenti incolori, poiché anche una leggera eccessiva presenza di cerio (IV) dopo il punto equivalente produce una colorazione gialla evidente.

Applicazioni della Cerimetria

Tra le applicazioni più comuni della cerimetria, si include la determinazione di nitriti tramite una retrotitolazione. In questo caso, un eccesso di solfato di cerio (IV) 0.1 M viene aggiunto alla soluzione di nitriti, avviando la seguente reazione:

2 Ce4+ + NO2 + → 2 Ce3+ + NO3 + 2 H+

Per determinare l’eccesso di solfato di cerio (IV) in questa reazione, si utilizza una soluzione standard di ferro (II), evidenziando l’importanza e la versatilità delle titolazioni cerimetriche nelle analisi chimiche di laboratorio.

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