L’importanza della dose nelle sostanze tossiche: esempi e considerazioni
L’antica massima “è la dose che fa il veleno” è stata diffusamente condivisa nel corso dei secoli. Persino Paracelso, medico e alchimista del Rinascimento, affermava che “tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto”.
La comprensione che la tossicità di una sostanza dipenda dalla quantità assunta è essenziale. Ad esempio, mentre una carenza di acqua può portare a problemi come la disidratazione, un eccesso può causare iponatriemia, un pericoloso squilibrio elettrolitico.
Similmente, la carenza o l’eccesso di vitamina D può provocare gravi problemi di salute, come il rachitismo o la calcificazione eccessiva dei tessuti. Questi esempi evidenziano come sia fondamentale rispettare le dosi raccomandate per evitare danni.
Un esempio concreto è la Digitalis purpurea, utilizzata da secoli nella cura dei scompensi cardiaci. Gli estratti di questa pianta contengono sostanze come la digossina e la digitossina, che agiscono sul cuore. Tuttavia, se assunte in dosi eccessive, queste sostanze possono risultare tossiche, causando sintomi come nausea, confusione e gravi aritmie cardiache.
E’ fondamentale sfatare il mito per cui le sostanze naturali sono prive di rischi, mentre quelle prodotte in laboratorio sono tossiche. In realtà, sia le sostanze naturali che quelle sintetiche possono essere dannose se assunte in dosi eccessive. La quantità è ciò che conta, e rispettare le dosi raccomandate è essenziale per evitare problemi di tossicità.