Età di un assassino: clinica forense, fosfatasi alcalina

Individuare l’età di un criminale attraverso la fosfatasi alcalina: un nuovo traguardo per la clinica forense

Nell’ambito delle indagini criminali, scoprire l’età di un presunto assassino è di fondamentale importanza per i detective. La chimica clinica forense ha introdotto un nuovo metodo per determinare se le tracce ematiche sul luogo del crimine appartengono a un minore o a un adulto.

Fino ad oggi, l’analisi del DNA è stato il principale strumento per individuare un assassino, poiché il DNA contiene le informazioni genetiche di un individuo. Tuttavia, questo metodo diventa inefficace se il sangue dell’aggressore non è sospettato, a meno di eseguire un’analisi approfondita per identificare il soggetto o un parente stretto.

Per supportare le indagini, la conoscenza dell’età del presunto assassino può rivelarsi estremamente utile per restringere il campo delle persone coinvolte. Il Prof. Jan Halámek dell’Università di Albany, New York, ha condotto studi per sviluppare un test rapido in grado di fornire indicazioni sull’età e di misurare le tracce ematiche presenti sul luogo del crimine.

La fosfatasi alcalina, un enzima appartenente alla classe delle idrolasi, è stata al centro dell’attenzione dei ricercatori. Questo enzima è presente in vari tessuti del corpo umano, come fegato, ossa, reni e intestino, e la sua concentrazione è rilevabile nelle ossa e nelle cellule epatiche.

Uno dei principali vantaggi nell’utilizzo della fosfatasi alcalina per determinare l’età risiede nel fatto che i livelli di questo enzima raggiungono il picco durante la crescita delle ossa e diminuiscono a 17 anni per le donne e a 18 per gli uomini.

Per condurre la ricerca, i ricercatori hanno simulato il sangue umano utilizzando campioni di siero e hanno determinato la concentrazione di fosfatasi alcalina mediante la reazione tra acqua e paranitrofenilfosfato, che produce il paranitrofenolo e l’acido fosforico come prodotti di reazione.

Il paranitrofenolo, un composto color giallo, è stato quantitativamente determinato utilizzando la spettroscopia visibile e U.V. Maggiore è la concentrazione di fosfatasi alcalina, maggiore è la velocità di conversione del paranitrofenilfosfato in paranitrofenolo, generando una variazione di colore.

I risultati mostrano un’affidabilità del 99% nel differenziare un ragazzo da un uomo e del 100% nel distinguere una ragazza da una donna. Questi risultati sono stati ottenuti anche quando il campione è rimasto sulla scena del crimine per 48 ore.

È importante sottolineare che i risultati ottenuti non sono stati basati su sangue umano, pertanto ulteriori ricerche verranno condotte su un campione più ampio utilizzando sangue umano. Questo consentirà di valutare se i risultati possono distinguere i soggetti non solo per età, ma anche per sesso ed etnia, considerando che i livelli di fosfatasi alcalina nel sangue possono variare anche a causa di malattie ossee o abuso di alcol.

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