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Età di un assassino: clinica forense, fosfatasi alcalina

Il ruolo della fosfatasi alcalina nell’analisi forense dell’età dei criminali

La chimica clinica forense ha aperto nuove prospettive nel determinare l’età di un individuo coinvolto in un reato, sfruttando la fosfatasi alcalina come marker biologico. Questo enzima, presente in diversi tessuti umani, offre la possibilità di distinguere tra minori e adulti in base alla sua concentrazione.

L’importanza dell’età nel contesto investigativo

Determinare l’età di un presunto criminale può fornire informazioni cruciali per le indagini, consentendo di restringere il campo dei sospettati. Il Prof. Jan Halámek dell’Università di Albany ha condotto studi pionieristici per sviluppare un test rapido basato sulla fosfatasi alcalina, in grado di analizzare le tracce ematiche trovate sul luogo del crimine e stimare l’età del soggetto.

Il ruolo della fosfatasi alcalina nell’analisi dell’età

La fosfatasi alcalina, appartenente alla classe delle idrolasi, mostra livelli che aumentano durante la crescita ossea, raggiungendo il picco intorno ai 17-18 anni per le donne e gli uomini. Questa caratteristica la rende un indicatore affidabile per differenziare minori da adulti.

Metodologia della ricerca

Utilizzando campioni di siero simili al sangue umano, i ricercatori hanno valutato la concentrazione di fosfatasi alcalina tramite reazioni chimiche, che producono un composto color giallo (paranitrofenolo). Questa analisi è stata condotta con spettroscopia visibile e U.V., mostrando come la variazione di colore sia proporzionale alla concentrazione di fosfatasi alcalina nel campione.

Affidabilità dei risultati

I risultati preliminari hanno rivelato un’accuratezza del 99% nel distinguere ragazzi da uomini e del 100% nel differenziare ragazze da donne, anche dopo 48 ore dal ritrovamento del campione sulla scena del crimine. È necessario sottolineare che ulteriori ricerche su campioni di sangue umano saranno condotte per confermare la validità dei risultati, considerando le possibili influenze di patologie o abitudini sulle concentrazioni di fosfatasi alcalina.

Conclusioni e prospettive future

L’impiego della fosfatasi alcalina come indicatore di età nei casi forensi rappresenta un importante passo avanti nella ricerca criminologica. Fornendo strumenti più sofisticati per identificare gli aggressori, questa metodologia potrebbe contribuire significativamente alla risoluzione dei casi più complessi. Tuttavia, ulteriori approfondimenti e validazioni sono necessari per garantire la piena affidabilità di questo metodo e la sua potenziale estensione per distinguere non solo per età, ma anche per sesso e etnia negli individui coinvolti in atti criminali.

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