La Storia del Curaro e la sua Trasformazione da Veleno a Farmaco
Il curaro è un estratto proveniente da piante del bacino dell’Orinoco, utilizzato dagli indigeni per avvelenare le proprie frecce ed eliminare prede in pochi minuti. Il veleno, noto anche come urari o woorari, era estratto dalla radice o dal fusto del Chondrodendron tomentosum.
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Il Principale Alcaloide: Cloruro di Tubocurarina
Il principale alcaloide responsabile dell’azione letale del curaro è il cloruro di tubocurarina, isolato per la prima volta in forma cristallina nel 1897 dal chimico inglese Harold King. La struttura della tubocurarina, determinata nel 1970, è un derivato della benzilisochinolina, un composto eterociclico aromatico che costituisce la base di molti alcaloidi.
La Trasformazione da Veleno a Farmaco
La tubocurarina, a basse dosi, inibisce la contrazione muscolare competendo con l’acetilcolina a livello dei recettori nervosi. Nel 1942, i medici Griffith e Johnson introdussero con successo la tubocurarina nell’anestesia clinica presso l’ospedale omeopatico di Montreal.
Questo successo clinico ha suscitato l’interesse dei ricercatori, tra cui il biochimico svizzero Daniel Bovet, che ha ipotizzato che l’attività curarizzante fosse legata alla presenza di due gruppi ammonio quaternari in una molecola dalle dimensioni della tubocurarina.
Dalla Ricerca alla Sintesi dei Curari
Gli studi dell’Istituto Pasteur di Parigi e dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma hanno condotto alla sintesi di numerosi composti basati su questo modello, come la gallamina e la succinilcolina, che hanno confermato l’ipotesi di Bovet. A partire dagli anni ’50, sono stati sviluppati prodotti con due gruppi ammonici quaternari separati, utilizzati con successo nell’anestesia moderna.
Da un potente veleno naturale, grazie agli sforzi di molti scienziati, il curaro si è trasformato in un farmaco vitale che ha rivoluzionato il campo dell’anestesia.