Napalm: risvolti devastanti nella storia dei conflitti armati

Il napalm è una sostanza altamente infiammabile e incendiaria, utilizzata come arma durante i conflitti militari. Durante la Seconda Guerra mondiale, le forze statunitensi usarono per la prima volta il napalm che uccise più giapponesi delle bombe atomiche per incenerire 64 città giapponesi. Il primo bombardamento su Tokyo fu il cosiddetto Doolittle raid, condotto il 18 aprile 1942 da sedici North American B-25 Mitchell.

effetti incendiario

Negli anni successivi nuovi bombardieri lanciarono sul Tokyo la nuova e potente arma con l’intento di distruggere gli impianti industriali e provocare il cedimento morale che portò a perdite infrastrutturali in oltre il 50% dell’area abitata e un numero di morti, secondo i dati ufficiali di 72.489 morti.

Una bomba incendiaria al napalm rilasciata da un aereo può causare danni su un’area di 2.500 metri quadrati e può causare gravi ustioni alla pelle e al corpo, asfissia, perdita di coscienza, morte nonché tempeste di vento che si autoalimentano fino a 70 miglia all’ora e generare temperature da 800-1200°C . A parte il calore e le fiamme, il napalm deossigena anche l’aria disponibile molto rapidamente producendo grandi quantità di monossido di carbonio.

guerra in Vietnam

Da allora quest’arma micidiale è stata usata in altri conflitti bellici tra cui la guerra del Vietnam. L’8 giugno 1972 dopo un bombardamento al napalm su Trang Bang, un villaggio a circa 40 chilometri dalla capitale Saigon i bambini sopravvissuti scappavano terrorizzati. Questo triste evento fu ripreso la un giovane fotografo immortalò la scena con una foto, per la quale vinse lo stesso anno il Premio Pulitzer, che rimane ancora oggi nella memoria contro ogni tipo di guerra. 

Per i suoi effetti il napalm è stato vietato per l’uso contro obiettivi civili o contro obiettivi militari in aree civili dalla Convenzione su certe armi convenzionali (Certain Conventional Weapons – CCW), adottata nel 1980 ed entrata in vigore nel 1983.

Composizione del napalm

Il napalm è una miscela  di sostanze chimiche progettate per creare un liquido altamente infiammabile e gelatinoso. Inizialmente l’agente addensante era una combinazione di acido naftenico e  acido palmitico che portava al nome commerciale “na-palm” ma più genericamente noto come miscela di gel combustibile per bombe incendiarie.

La composizione chimica può variare ma, quella più comune comprende sali di alluminio, polistirene e benzene. Le armi incendiarie erano state utilizzate con scarso successo anche nel corso della prima Guerra Mondiale con poco successo, perché bruciavano troppo velocemente.

palmitato di alluminio

Il chimico statunitense Louis Frederick Fieser scoprì che l’aggiunta di un agente addensante al combustibile portava a una combustione più lenta ed inoltre la miscela  tendeva  ad aderire alle superfici. Una formulazione per l’agente addensante utilizzava una miscela di naftenato e palmitato di alluminio.

Una versione più moderna è il napalm B che, oltre a essere più sicuro nella manipolazione e nello stoccaggio, ha un tempo di combustione che può durare fino a dieci minuti rispetto alla versione tradizionale che bruciava per 15-30 secondi. Esso contiene il 21% di benzene, il 33% di benzina e il 44% di polistirene e suoi derivati.

Una miscela ancora più efficace può comprendere metalli molto reattivi come sodio e potassio, oppure materiali piroforici come fosforo bianco P4 o trietilalluminio  Al(CH2CH3)3.

Danni del napalm

La reazione di combustione dei componenti di questa arma micidiale è altamente esotermica e provoca ustioni profonde. Il napalm sganciato dagli aerei darà anche un’ esplosione che può causare le tipiche lesioni che possono causare emorragie interne o esterne, traumi e pneumotorace.

Dalla combustione incompleta del napalm si ottiene monossido di carbonio che ha una elevata tossicità  a causa della reazione con l’emoglobina con formazione della carbossiemoglobina all’interno dei globuli rossi e può portare alla morte.

Dalla combustione completa si ottiene il biossido di carbonio con concentrazioni vicine al 20%.  Nell’uomo una concertazione maggiore del 10% porta a un aumento della frequenza respiratoria, tachicardia, aritmie cardiache e alterazione della coscienza mentre una concentrazione del 15% risulta letale.

 

 

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