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Cosa succede a TikTok? Lo stop è confermato dagli Stati Uniti, ma Trump prende la palla.

Il destino di TikTok negli Stati Uniti è soggetto a nuove tensioni legali e geopolitiche. La Corte Suprema statunitense ha confermato l’obbligo per ByteDance, la società cinese proprietaria della piattaforma, di vendere il servizio a un’entità non legata al governo cinese. Questo requisito si è reso necessario per affrontare le crescenti preoccupazioni riguardo alle pratiche di raccolta dei dati e alle relazioni della piattaforma con un potenziale avversario straniero.

La Corte ha respinto il ricorso di ByteDance, che sosteneva che il blocco violasse il primo emendamento della Costituzione americana, che tutela la libertà di espressione. Questa decisione potrebbe avere ripercussioni significative per milioni di utenti e per le delicate relazioni tra gli Stati Uniti e la Cina. Intanto, molti utenti americani stanno migrando verso piattaforme alternative, come l’app cinese REDnote, che sta guadagnando popolarità.

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La cronologia del caso

La questione riguardante TikTok non è nuova. Già nel 2021 durante la prima amministrazione Trump, erano stati tentati divieti, ma senza esito. Sotto la presidenza Biden, il governo ha adottato misure restrittive, inclusa l’interdizione ai dipendenti federali di utilizzare TikTok sui dispositivi di lavoro. Recentemente, il Congresso ha approvato una legge che imponeva a ByteDance di cedere TikTok a un compratore approvato entro il 19 gennaio 2025, dopo aver esteso le tempistiche iniziali da sei a nove mesi.

ByteDance ha contestato la legge, sostenendo che interferisce con il primo emendamento. Nonostante abbia ottenuto risultati positivi in contesti legali statali, la società ha subito perdite importanti in cause federali, dove le corti hanno ritenuto prioritarie le preoccupazioni di sicurezza nazionale.

Le motivazioni del governo americano

Le critiche nei confronti di TikTok si concentrano sull’asserito legame tra ByteDance e il governo cinese. Politici americani temono che la piattaforma possa riservarsi il diritto di raccogliere dati sensibili o di diffondere contenuti manipolatori che potrebbero influenzare l’opinione pubblica. Queste apprensioni risultano amplificate dal controllo che il governo cinese esercita sulle sue aziende.

Nonostante le smentite di ByteDance riguardo la condivisione di dati con Pechino e l’assenza di evidenze dirette, le incertezze permangono. Inoltre, recenti eventi, come le elezioni in Romania annullate per sospetti di interferenze attraverso TikTok, hanno ulteriormente messo in luce i rischi di manipolazione dei contenuti. Anche l’Unione Europea, il Regno Unito e il Canada hanno adottato restrizioni simili, evidenziando un fenomeno globale contro cui TikTok si trova a dover combattere.

L’impatto e le conseguenze di un eventuale ban a TikTok negli USA

Con 170 milioni di utenti, gli Stati Uniti rappresentano il mercato più vasto per TikTok. La piattaforma è diventata una risorsa fondamentale, fungendo da canale informativo, strumenti di marketing e fonte di reddito per numerosi creatori di contenuti. Un potenziale divieto comporterebbe ripercussioni economiche significative, non solo per i singoli creatori, ma anche per l’intero ecosistema digitale.

Tecnologicamente parlando, un bando comporterebbe la rimozione di TikTok dagli store Apple e Google, rendendo impossibile la registrazione per nuovi utenti, sebbene l’utilizzo di VPN potrebbe facilmente eludere tali restrizioni, come già avvenuto in altri Paesi dove TikTok è vietato ma continua a essere accessibile.

Il ruolo di possibili acquirenti e il futuro della piattaforma

Recenti speculazioni hanno sollevato la possibilità che figure imprenditoriali di rilievo possano essere interessate all’acquisizione della piattaforma. Tali indiscrezioni non hanno tuttavia trovato conferma. Qualunque sia il soggetto interessato, il contesto geopolitico complesso e le relazioni tesi tra Stati Uniti e Cina rendono la situazione tutt’altro che semplice.

In attesa di sviluppi, la decisione della Corte Suprema resta in vigore, rimettendo la questione nelle mani della politica.

Fonte Verificata

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