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Cosa viene analizzato nel cervello durante la depressione? La depressione esaminata dal punto di vista biochimico

La depressione è un disturbo psichico contraddistinto da una deviazione dell’umore che si manifesta tramite stati di tristezza intensa, insoddisfazione, mancanza di piacere e pensieri negativi su sé stessi e sulla propria vita. Si differenzia dalla semplice tristezza, che è una reazione adattiva a situazioni di stress. La depressione, invece, rappresenta una condizione patologica in cui le risposte emotive negative diventano gravi, persistenti e invalidanti.

Numerose ricerche hanno dimostrato che la depressione è associata a rilevanti alterazioni cerebrali e nella regolazione di neurotrasmettitori come serotonina, dopamina e noradrenalina. Inoltre, fattori quali stress e infiammazione cronica possono contribuire a questa condizione, che si definisce patologica quando l’umore disforico e i pensieri negativi si protraggono per settimane o anni, accompagnati da disturbi comportamentali, del sonno, dell’appetito, dell’energia e della libido.

DISCLAIMER: Le informazioni contenute in questo articolo sono puramente a scopo divulgativo e non costituiscono diagnosi né prescrizioni. È fondamentale rivolgersi sempre al proprio medico curante per problemi di salute.

Cosa succede nel cervello quando compare la depressione

Studi di imaging neurologico hanno rivelato differenze tra individui con depressione e soggetti sani. Nei pazienti depressi, si osserva spesso una riduzione del volume di aree cerebrali significative, come l’ippocampo e parti del lobo frontale. La diminuzione della massa ippocampale è correlata a deficit nella memoria e nella regolazione emotiva, evidenziando una vita emotiva caratterizzata da un umore depresso e da scarsa motivazione.

Le regioni prefrontali, coinvolte nella pianificazione e nel controllo cognitivo, presentano una ridotta attivazione durante compiti esecutivi, suggerendo una compromissione dei meccanismi che regolano le emozioni. Questo porta a una minore capacità di affrontare situazioni che, normalmente, potrebbero sembrare insormontabili.

Disfunzioni sono state osservate anche nella corteccia cingolata e nell’amigdala, entrambi essenziali nella gestione delle emozioni. La ricerca indica un’iperattività dell’amigdala, che risponde eccessivamente a stimoli negativi, contribuendo a una visione pessimistica della realtà. Inoltre, l’iperattività del nucleo subgenuale della corteccia cingolata è stata correlata con la gravità dei sintomi depressivi, portando all’uso di tecniche di neuromodulazione come la stimolazione cerebrale profonda per ripristinare l’equilibrio delle reti neurali disfunzionali.

Le disfunzioni nei circuiti neurali caratteristiche della depressione

Ricerche recenti hanno messo in evidenza che la depressione non è solo il risultato di alterazioni isolate in singole aree cerebrali, ma anche di disfunzioni nelle connessioni tra queste aree. Maggiore attivazione di un network cerebrale implica più connessioni e una facilitazione dell’attivazione futura, simile alla crescita delle radici di una pianta. In pazienti depressi, l’iperattivazione del Default Mode Network, che si occupa di processi di auto-riflessione, contribuisce a una tendenza al rimuginio e alla concentrazione su pensieri negativi.

Allo stesso tempo, la comunicazione tra il Default Mode Network e le reti di controllo cognitivo, come il fronto-parietale, risulta compromessa, con impatti negativi sulla regolazione delle emozioni.

Pensieri negativi depressione

Neurotrasmettitori e plasticità sinaptica

Da decenni, la “teoria delle monoammine” offre una spiegazione del ruolo di serotonina, noradrenalina e dopamina nella depressione. Anche se non si può attribuire a un semplice squilibrio di tali neurotrasmettitori la complessità del disturbo, studi recenti evidenziano che le terapie antidepressivi possono influire non solo sui neurotrasmettitori ma anche sulla plasticità sinaptica e sulla neurogenesi, ovvero la formazione di nuovi neuroni. La promozione della neurogenesi nell’ippocampo potrebbe rappresentare un meccanismo attraverso il quale gli antidepressivi attenuano i sintomi.

La serotonina è particolarmente considerata nella lotta contro la depressione. Una scarsa trasmissione serotoninergica è correlata a una ridotta regolazione delle emozioni e a una maggiore propensione ad emozioni negative. Gli antidepressivi della classe degli inibitori della ricaptazione della serotonina mirano ad aumentare la disponibilità di serotonina tra i neuroni, facilitando così la trasmissione nervosa e migliorando il tono dell’umore.

La noradrenalina, importante per l’attenzione e la risposta allo stress, se attivata cronicamente, può generare irritabilità, ansia e difficoltà di concentrazione, sintomi spesso osservati nei soggetti depressi.

Infine, la dopamina, associata al piacere e alla motivazione, risulta ridotta nella depressione, correlata a sintomi di anedonia e mancanza di motivazione. Questi tre sistemi lavorano in interazione complessa: l’attività della serotonina influenza la dopamina, mentre la noradrenalina modula entrambe.

Stress, infiammazione e risposta immunitaria

Un ulteriore elemento significativo riguarda la risposta allo stress. L’asse ipotalamo-ipofisi-surrene è responsabile della produzione di cortisolo, l’ormone dello stress, che se attivato in modo cronico può avere effetti nocivi sul cervello. Un’eccessiva produzione di cortisolo è associata a danni neuronali e a una diminuzione della plasticità sinaptica, in particolare nell’ippocampo.

Recenti studi hanno evidenziato anche una componente infiammatoria in alcuni pazienti depressi. La presenza di citochine proinfiammatorie suggerisce che l’attivazione del sistema immunitario possa interferire con il normale funzionamento cerebrale, contribuendo alla patogenesi della depressione.

Fonti:

Drevets, W. C. (2000). Functional anatomical abnormalities in limbic and prefrontal cortical structures in major depression.
Mayberg, H. S. (2003). Modulating dysfunctional limbic-cortical circuits in depression: Towards development of brain-based algorithms for diagnosis and optimized treatment.
Mayberg, H. S., et al. (2005). Deep brain stimulation for treatment-resistant depression.
Schmaal, L., et al. (2017). Cortical abnormalities in adults and adolescents with major depression based on brain scans from 20 cohorts worldwide in the ENIGMA Major Depressive Disorder Working Group.
Duman, R. S. & Aghajanian, G. K. (2012). Synaptic dysfunction in depression: Potential therapeutic targets.
McEwen, B. S. (2004). Protection and damage from acute and chronic stress: Allostasis and allostatic overload and relevance to the pathophysiology of psychiatric disorders.
Miller, A. H. & Raison, C. L. (2016). The role of inflammation in depression: From evolutionary imperative to modern treatment target.
Sheline, Y. I., et al. (2009). The default mode network and self-referential processes in depression.
Nestler, E. J., & Carlezon, W. A. (2006). The mesolimbic dopamine reward circuit in depression.

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