Sinner e il suo sensore GPS: il bad boy del tennis diventa una macchina imbattibile?
Sta facendo impazzire i fan e gli hater: Jannik Sinner, il numero uno del mondo, ha sfoggiato un sensore GPS sotto la maglia nera durante la sua partita d’esordio agli Internazionali d’Italia 2025, vinta contro l’argentino Mariano Navone. Non è un trucco da spia o un gadget da fighetto, ma un dispositivo che monitora ogni suo respiro, ogni scatto e ogni sudata goccia – come se non bastasse la sua reputazione post-squalifica per Clostebol. #SinnerShock #TennisTech #DopingReturn
Se vi chiedete cosa diavolo sia quel coso sulla schiena di Sinner, ecco la bomba: non è un cerotto o un supporto per la posture, ma un GPS con cardiofrequenzimetro che traccia frequenza cardiaca, chilometri percorsi, intensità degli sforzi e persino la sua posizione in campo in tempo reale. Per un tennista già al top come lui, fresco di tre mesi di stop per quella storia di doping (ora archiviata), è l’arma segreta per diventare una "macchina perfetta". Il suo staff, capitanato dal preparatore atletico Marco Panichi, sta spingendo la tecnologia al limite, trasformando il tennis in un ring di cyborg.
Il GPS che Sinner indossa non è Robocop, ma funziona come uno: una fascia aderente sulla schiena che non intralcia i colpi, usata di solito in sport come calcio o ciclismo per monitorare distanza, velocità e battiti. L’ATP e la WTA l’hanno appena autorizzato nei match ufficiali, e Sinner è tra i primi a sfruttare questa novità per dominare il campo con un pressing da fondo che lo fa sembrare un predatore. Immaginate: mentre rincorre palline angolate o scatta verso la rete, questo aggeggio registra tutto, fornendo dati d’oro al suo team per analizzare resistenza, esplosività e tempi di recupero.
Dopo la squalifica, Sinner ha approfittato della pausa per un training da atleta di elite, pompando muscoli nelle braccia, gambe e schiena bassa – e ora il GPS verifica se il "motore" gira come nuovo. Come ha spiegato il cardiologo Daniele Andreini al Corriere della Sera, "Il dispositivo lo usa in particolare chi corre e ciclismo per monitorare la frequenza cardiaca durante lo sforzo, le oscillazioni, il picco che si raggiunge nell’ottica di migliorare le performance conoscendo la soglia anaerobica entro la quale bisogna allenarsi per raggiungere determinate prestazioni." Questo significa tenere d’occhio i momenti critici, come scatti per palline corte o passanti angolati, per evitare crampi e cali di concentrazione.
Nel tennis d’élite, la tecnologia non è più un optional: è il futuro, e Sinner sta guidando la carica. Con questi dati, il suo team può ottimizzare ogni mossa, assicurandosi che non entri in zona anaerobica – dove il corpo produce acido lattico e la fatica diventa un incubo. Come un vecchio detto sportivo ci ricorda, "la potenza è nulla senza controllo". Ora, con quel sensore sulla schiena, Sinner non è solo un campione: è un robot con un tocco di polemica.