Avorio: controversie e alternative sostenibili

L’avorio è stato considerato un materiale prezioso per la sua bellezza, lucentezza e facilità di lavorazione e la sua domanda è stata alimentata per i suoi utilizzi in diverse culture per scopi artistici, ornamentali e funzionali e il suo commercio ha una lunga storia che risale a migliaia di anni.

Nell’antichità era ampiamente utilizzato nella creazione di oggetti di lusso come sculture, intarsi, gioielli e manufatti decorativi. L’arte dell’intaglio raggiunse il suo apice in molte civiltà, come l’antico Egitto, la Grecia classica e l’Impero romano.

antiche incisioni

Durante il periodo coloniale, il commercio si intensificò con l’espansione europea in Africa. Gli elefanti africani erano particolarmente ricercati per le loro zanne di dimensioni maggiori rispetto a quelle degli elefanti asiatici. Questo ha portato alla caccia e al bracconaggio su larga scala, mettendo a rischio le popolazioni di elefanti africani.

I mammiferi terrestri che producono avorio lavorabile sono, oltre all’elefante, l’ippopotamo, il cinghiale e il facocero mentre i mammiferi marini sono trichechi, leoni marini, capodogli e narvali.
Tuttavia la maggior parte di tutto l’avorio raccolto proviene di gran lunga dalle zanne di elefante ciascuna delle quali può pesare fino a 90 kg.

Bando del commercio di avorio

Nel corso del XX secolo, la domanda globale di avorio ha raggiunto livelli allarmanti. La crescente richiesta da parte di mercati internazionali, in particolare l’Asia, ha portato a una massiccia uccisione di elefanti per il loro avorio. La caccia illegale, la perdita di habitat e la mancanza di misure di conservazione efficaci hanno avuto un impatto devastante sulle popolazioni di elefanti africani e asiatici.

Negli ultimi decenni, la comunità internazionale ha riconosciuto l’urgente necessità di proteggere gli elefanti e ha adottato misure per regolamentare il commercio di avorio. Prima del divieto del commercio di avorio del 1989, la popolazione di elefanti africani era scesa da 1,3 milioni a 609.000 in soli 10 anni.

Nel 1989, la Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie Minacciate di Estinzione (CITES) ha bandito il commercio internazionale di avorio, vietando l’esportazione e l’importazione di avorio grezzo e di oggetti di avorio lavorato.

Tuttavia, nonostante le misure di regolamentazione, il bracconaggio di elefanti e il traffico illegale continuano a rappresentare una minaccia per la sopravvivenza della specie. Organizzazioni e governi di tutto il mondo stanno lavorando per combattere il bracconaggio, promuovere la conservazione degli elefanti e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di preservare queste magnifiche creature e i loro habitat.

Data la preoccupazione per la conservazione degli elefanti e il divieto o la restrizione del commercio di avorio naturale, sono state sviluppate diverse alternative sostenibili per soddisfare la domanda di prodotti simili all’avorio.

Composizione dell’avorio

Le zanne di elefante sono materiali biologici composti da dentina in cui sono presenti fibre di collagene mineralizzato disposte in modo simile a quelle delle ossa lamellari e funzionano come ossa o corna.

antiche palle di biliardo

L’avorio dell’elefante è un materiale non isotropo con complesse strutture tridimensionali e una rete di porosità. La combinazione di queste proprietà conferisce all’avorio le sue qualità così desiderabili da intagliatori, pianisti, artisti e giocatori di biliardo.

La  composizione è simile a quella dei denti di molti altri mammiferi. Esso è un materiale costituito dalla dentina che è un materiale composito costituito da fibre di collagene di tipo I, che è la principale proteina presente nella dentina e costituisce circa il 90% della matrice organica, mineralizzate con idrossiapatite.
Il collagene di tipo I appartiene alla classe di collageni fibrillari, caratterizzati da una lunga tripla elica ininterrotta di catena polipeptidica

L’idrossiapatite è un minerale in cui è presente il gruppo fosfato che, unitamente alla fluorapatite e alla cloroapatite, fa parte delle apatiti.
In termini di % in volume il 45% della dentina è costituito dal minerale idrossiapatite, il 33%  da materiale organico e il 22% da acqua.

La formula dell’idrossiapatite è Ca5(PO4)3(OH) anche se spesso viene indicata come Ca10(PO4)6(OH)2 in quanto la cella elementare del cristallo è costituita da due molecole. Tuttavia la composizione può variare a seconda della specie animale di cui proviene

Alternative all’avorio

Per lungo tempo gruppi di scienziati si sono impegnati per ottenere un materiale che potesse avere caratteristiche simili all’avorio avvalendosi di avanzate tecniche strumentali per poter comprendere appieno la complessa struttura del materiale naturale. Sono quindi emerse diverse metodologie per ottenere un materiale composito che avesse caratteristiche simili  utilizzando, in prevalenza le resine.

Uno dei metodi prevede l’uso di una resina dimetacrilica allo stato liquido, nella quale si incorporano fini particelle di fosfato di calcio. A seguito di esposizione a un laser ultravioletto, le molecole nella resina polimerizzano per formare catene lunghe e rigide, risultando in un materiale solido con particelle di fosfato di calcio intrappolate all’interno.

tagua

Un’alternativa sostenibile che non danneggia la fauna selvatica proviene dalla Phytelephas aequatorialis , comunemente nota come palma d’avorio ecuadoriana o tagua che si trova principalmente nelle regioni tropicali dell’America Latina. L’utilizzo delle noci di questa pianta risalgono al  1880

Sebbene questa pianta può impiegare fino a 15 anni per maturare, una volta arrivata a questo stadio può continuare a produrre avorio vegetale fino a 100 anni.

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