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Il piano di Trump per rendere Gaza la “Riviera del Medio Oriente” possiede precedenti storici.

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L’idea proposta di trasferire circa 2 milioni di arabi palestinesi dalla Striscia di verso paesi limitrofi, come Giordania ed Egitto, per sviluppare una "Riviera del Medio Oriente" turistica, è priva di precisi antecedenti storici ma richiama alla mente episodi di deportazione ed esodo forzato. Sebbene ci siano similitudini, le differenze rispetto ai casi storici, come i trasferimenti imposti tra Grecia e Turchia dopo la Prima Guerra Mondiale o l’esodo degli italiani dall’Istria nel Secondo dopoguerra, sono sostanziali. Nel corso dei secoli, il trasferimento forzato di popolazioni è stato una "soluzione" a conflitti, una pratica controversa e vietata dal diritto internazionale, in particolare dalla Quarta Convenzione di Ginevra del 1949.

Aspetti Giuridici e Geopolitici

La proposta solleva interrogativi reale scopo di un piano simile. Sebbene il contesto geopolitico odierno sia diverso dai precedenti, l’iniziativa presenta analogie con storici tentativi di creare soluzioni attraverso il trasferimento forzato, con implicazioni complesse e potenzialmente problematiche.

Il Trattato di Losanna del 1923

Il Trattato di Losanna del 1923 ridefinì i confini della Turchia dopo la Prima Guerra Mondiale, prevedendo uno "scambio forzato" di popolazioni, cioè greci ortodossi dalla Turchia e musulmani dalla Grecia. Presentato come una soluzione diplomatica, il provvedimento costrinse migliaia di persone ad abbandonare le proprie case e comunità, ricercando una nuova identità in un contesto spesso ostile. spostamento, sebbene parte di un accordo internazionale, si rivelò una tragedia umanitaria che ha lasciato una profonda cicatrice nella memoria collettiva.

L’Esodo degli Italiani dall’Istria

Un esempio più recente di esodo forzato riguarda gli italiani che lasciarono l’Istria, Fiume e Dalmazia dopo la Seconda Guerra Mondiale. Migliaia di famiglie affrontarono l’alternativa tra restare sotto il controllo della Jugoslavia di Tito, rischiando molestie e discriminazioni, o abbandonare tutto per ricominciare altrove. Questo trauma, spesso descritto come un capitolo doloroso e poco raccontato della italiana, ha avuto un impatto duraturo sulle generazioni successive.

Tentativi Ottomani di Spostamento di Popolazioni

Anche nel XIX secolo si effettuò l’uso di spostamenti forzati come strumento politico. Ahmed Midhat Pasha, statista ottomano, propose di allontanare i musulmani dai territori bulgari recentemente indipendenti, sostituendoli con cristiani bulgari rimasti sotto il dominio ottomano. Sebbene non sia mai stato attuato, questo tentativo riflette l’illusione che trasferimenti forzati possano risolvere i conflitti, una convinzione che ha portato a nuovi traumi e tensioni piuttosto che a soluzioni pacifiche.

Fonti

  • Nationalism and Ethnic Conflict, Brown, MIT Press Ltd, 2001
  • Population exchange in the historical process and bursa, K. ARI, Tradotto da A. ERGÜL, 2020
  • Analysis of turkish-greek population exchange in the context of greek and turkish foreign policy, METINTAŞ, 2018
  • Storia Contemporanea, Sabbatucci-Vidotto, Laterza, 2019
  • Corriere della Sera
  • New York Times

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Come funziona e cosa può succedere a noi

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Il recente caso di spionaggio via WhatsApp che ha colpito alcuni giornalisti italiani ha portato alla ribalta i rischi connessi all’uso di strumenti di spyware avanzati come Graphite, software sviluppato dall’azienda israeliana Paragon Solutions. tipo di attacco, noto come zero-click, è particolarmente insidioso poiché non richiede alcuna interazione da parte della vittima, il che rende difficile da prevenire. Una volta installato, il malware consente l’accesso totale a messaggi, foto, video e contatti degli utenti, oltre a permettere di trasformare il dispositivo in un microfono ambientale per ascoltare conversazioni da remoto. Nonostante l’azienda abbia rescisso il contratto con il governo italiano, la protezione da tali attacchi informatici rimane una sfida complessa.

Cos’è lo spyware Graphite di Paragon Solutions

Graphite rientra in un’ampia categoria di spyware commercializzati per attività di intelligence e sicurezza nazionale, frequentemente venduti a governi e agenzie governative. Secondo fonti del settore, Paragon vanta almeno 35 clienti governativi in democratici, escludendo nazioni in sono stati documentati abusi di tali strumenti. La somiglianza tra Graphite e Pegasus, un altro spyware progettato per infiltrarsi nei telefoni di giornalisti e attivisti, è evidente anche nelle tecniche utilizzate per sfruttare vulnerabilità nei sistemi operativi e nelle applicazioni di messaggistica come WhatsApp e Signal.

Gli attacchi zero-click, che non richiedono azioni da parte dell’utente, si avvalgono di vulnerabilità nel software del dispositivo per installarsi automaticamente. Ad esempio, un difetto nel sistema di gestione dei messaggi potrebbe consentire l’invio di dati malevoli in grado di eseguire codice dannoso non appena ricevuti. Queste vulnerabilità, note come zero-day, rappresentano falle di sicurezza non ancora corrette dai produttori, rendendo i dispositivi vulnerabili a sfruttamenti immediati da parte di attaccanti. Sebbene tali attacchi siano complessi e solitamente mirati, possono interessare anche utenti comuni.

Come sapere se WhatsApp è vittima di uno spyware

Per determinare se WhatsApp potrebbe essere oggetto di spionaggio, si possono considerare alcuni segnali, anche se la loro presenza non garantisce un attacco in :

  • Rumori o notifiche insoliti: vibrazioni senza notifiche possono suggerire un’irregolarità nel sistema.
  • Aumento della temperatura: un surriscaldamento del dispositivo indicare un uso eccessivo delle risorse da parte di app spia.
  • Rallentamenti nell’uso di WhatsApp: un’app meno reattiva potrebbe segnalare l’esecuzione di software non autorizzato in background.
  • Scaricamento rapido della batteria: una batteria che si scarica senza un uso intensivo può essere sintomo di un’app in esecuzione.

Per proteggersi da potenziali attacchi spyware su WhatsApp, è fondamentale adottare alcune misure di sicurezza:

  • Mantenere aggiornati il sistema operativo e le applicazioni.
  • Attivare la verifica in due passaggi su WhatsApp e controllare periodicamente i dispositivi collegati per eventuali accessi sospetti.
  • Evitate di connettervi a reti Wi-Fi pubbliche non protette.
  • Scaricare app solo da fonti ufficiali e disinstallare le applicazioni non utilizzate.

Sebbene tali misure possano non garantire una protezione totale contro attacchi sofisticati come quelli recentemente denunciati, risultano comunque utili per incrementare la sicurezza personale.

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Disperso in Alaska un aereo con 10 persone a bordo, in corso le ricerche: cosa si sa sul volo

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Un piccolo velivolo commerciale Cessna 208B Gran Caravan EX risulta disperso da giovedì 7 febbraio 2025. A si trovavano 10 , tra cui 9 passeggeri e un pilota, mentre il velivolo era in da Unalakleet a Nome, nella regione nord-occidentale dell’Alaska, Stati Uniti. L’Alaska Department of Public Safety è stato allertato della scomparsa del volo, operato dalla Bering Air, alle 16:00 locali (le 2 del mattino in Italia), e ha emesso un dispaccio ufficiale.

Operazioni di ricerca

Le operazioni di ricerca del velivolo e delle persone a bordo sono attualmente in e coinvolgono i Vigili del Fuoco, la Guardia Costiera e l’Air Force. Tuttavia, le condizioni meteorologiche avverse e la scarsa visibilità stanno complicando gli sforzi. Non ci sono al momento ipotesi su ciò che possa essere accaduto al velivolo.

Incidenti recenti

Questa scomparsa segna il terzo incidente aereo negli Stati Uniti in pochi giorni. Il 29 gennaio, un disastro aereo a Washington ha causato la morte di 67 persone, mentre un altro aereo è precipitato a Philadelphia il 1° febbraio, con un bilancio di 7 vittime.

L’ultimo contatto con il Cessna 208B è avvenuto alle 15:16 locali (le 1:16 del mattino in Italia), mentre si trovava a 12 miglia (circa 20 km) al largo della costa di Norton Sound, una baia del Mare di Bering. La posizione attuale del velivolo non è nota, e Bering Air sta collaborando con le autorità per fornire ogni informazione utile.

Cessna C208 Gran Caravan EX

I dati disponibili voli del Cessna 208B possono essere consultati tramite FlightRadar24. Al momento dell’ultimo contatto, l’aereo stava volando da circa 40 minuti, su un volo previsto della durata di 68 minuti, a un’altitudine di circa 1600 metri e una velocità di 218 km/h. Negli ultimi minuti del volo, il velivolo ha mostrato una diminuzione dell’altitudine e della velocità, partendo da un quota di circa 2300 metri e una velocità di 270 km/h.

dati volo disperso alaska

Le indagini continuano, e ulteriori dettagli saranno resi disponibili man mano che le autorità riceveranno nuove informazioni.

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L’origine delle scosse a Santorini non è legata al vulcano, analisi geologica in corso

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Negli ultimi giorni, i terremoti avvenuti nell’area di Santorini hanno suscitato preoccupazioni riguardo a un possibile rischio di eruzione vulcanica. Le prime sono state registrate sabato febbraio, con una magnitudo di 5.0. In risposta a questi eventi, molti residenti hanno lasciato l’isola tramite voli e traghetti. Per tutelare la popolazione dai potenziali pericoli, come crolli o frane, le autorità hanno deciso di chiudere le scuole. È importante chiarire che questi terremoti non sono direttamente provocati dal , ma risultano invece da movimenti di faglie tettoniche attive nella regione del Mar Egeo. Attualmente, non ci sono segni di un’eruzione imminente.

Cosa sta provocando i terremoti a Santorini

Non tutti i terremoti nelle zone vulcaniche sono riconducibili all’attività vulcanica stessa. Santorini si trova nella zona di subduzione della placca tettonica Africana sotto quella Eurasiatica, fenomeno che genera una significativa quantità di energia accumulata lungo le faglie tettoniche, tra cui quelle della fossa ellenica e del sistema di faglie dell’Egeo meridionale. I recenti eventi sismici sono quindi di origine tettonica, provocati dall’accumulo di sforzo lungo le placche, anziché da movimenti magmatici.

La nascita dell’isola di Santorini

La storia di Santorini inizia circa 2 milioni di anni fa con l’attività vulcanica nel sistema vulcanico dell’arco egeo meridionale. Questa è direttamente correlata alla subduzione della placca Africana, che porta alla formazione di magma attraverso la fusione parziale del mantello terrestre. Santorini non è un vulcano “semplice”, ma un complesso vulcanico caratterizzato da diverse fasi eruttive. La sua attuale forma a mezzaluna circonda una caldera, una depressione creata dal collasso del suolo in seguito a eruzioni catastrofiche.

L’eruzione minoica e le eruzioni antiche

L’eruzione più nota è quella definita eruzione minoica, avvenuta circa 3.600 anni fa. Questo evento, con un indice di esplosività vulcanica (VEI) di 6 o 7, fu una delle eruzioni più devastanti, espellendo tra 30 e 60 km³ di materiale piroclastico, con promozione di cenere fino a 36 km di altezza, causando anche tsunami in tutto il Mediterraneo orientale. Le conseguenze furono disastrose, con la sepoltura della città preistorica di Akrotiri. Alcuni studiosi suggeriscono che questa eruzione possa avere ispirato il mito di Atlantide.

In aggiunta, circa 520.000 anni fa avvenne un’importante super-eruzione sottomarina, nota come eruzione dell’Archaeos Tuff. Questa eruzione fu dieci volte più potente di quella recente di Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, con flussi piroclastici che si dispersero fino a 70 km dal cratere, depositando strati vulcanici spessi fino a 150 metri fondale marino.

Dopo l’eruzione minoica, il vulcano di Santorini ha continuato a manifestarsi. Le eruzioni più recenti hanno originato le isole di Nea Kameni e Palea Kameni, nel centro della caldera. L’ultima eruzione significativa risale al 1950. Oggi, l’area è attentamente monitorata da reti sismiche e geodetiche, con un’attività vulcanica di bassa intensità e senza segni di eruzione imminente.

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Il 536 d.C. considerato il peggior anno della storia in cui vivere

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Un evento climatico e sociale di proporzioni storiche segnò il 536 Dopo Cristo, considerato dagli medievali l’annus horribilis della storia. Durante questo anno, un’imponente eruzione vulcanica scatenò una serie di eventi catastrofici che segnarono un periodo buio per le popolazioni dell’epoca.

Le Cause Naturali

Si ipotizza che un grande , probabilmente situato in Islanda o in Centro America, abbia eruttato, rilasciando ceneri e aerosol nell’atmosfera. Questo fenomeno climaticamente disruptive portò a un significativo abbassamento delle temperature, oscurando il sole nell’emisfero settentrionale per un periodo di 18 mesi. Le conseguenze furono devastanti: le colture fallirono, generando carestie documentate negli Annali gaelici dell’Ulster con l’annotazione "Mancanza di pane nell’anno 536".

Testimonianze Storiche

Lo storico bizantino Procopio di Cesarea descrisse il clima di quell’anno come caratterizzato da un "sole oscuro". Cassiodoro, statista romano, aggiunse che il sole appariva bluastro e "tutto sembra un’eclissi senza fine". Queste descrizioni, unite ad recenti delle carote di ghiaccio e degli anelli degli alberi, confermano che il 536 fu uno degli anni più freddi degli ultimi millenni, con temperature estive inferiori di circa ,5 °C e 2,5 °C rispetto ai valori consueti.

Conseguenze Catastrofiche

Il periodo dal 536 al 546 d.C. vide ulteriori eruzioni vulcaniche che complicarono ulteriormente una situazione già drammatica, aggravata da conflitti e guerre. Nel 541, l’Impero Bizantino affrontò la Peste di Giustiniano, causata dal batterio Yersinia pestis, che sterminò circa 50 milioni di persone, decimando la popolazione dell’Impero Romano d’. Questo crollo demografico contribuì a una crisi economica e sociale significativa, ma segnò anche la transizione dall’Antichità al Medioevo. Michael McCormick, storico dell’Università di Harvard, ha osservato che ci sarebbero voluti diversi decenni prima che il mondo mostrasse segni di ripresa, fino al 640 d.C.

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Le componenti principali dell’esplosione e il suo funzionamento

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La Bomba Zar rappresenta l’arma termonucleare più potente mai costruita, con un’esplosione che ha sprigionato circa 50 megatoni di potenza. Progettata dall’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda da un team di fisici, la bomba all’idrogeno, conosciuta con il nome in codice Big Ivan, fu testata una sola volta a potenza dimezzata il 30 ottobre 1961 sopra la baia di Mitjušicha. Fortunatamente, non venne mai impiegata contro obiettivi reali, né civili né militari. L’interesse per il approfondisce la comprensione della tecnologia nucleare.

Meccanismo di funzionamento

Dopo essersi sganciata, la Bomba Zar è in grado di esplodere in meno di 0, microsecondi. All’interno della porzione sferica, avviene una reazione di fissione nucleare, generando altissime pressioni che trasformano la matrice di polistirene in plasma. processo comprime la porzione cilindrica, dando inizio alla fusione nucleare e al rilascio istantaneo di un’immensa quantità di energia.

Dettagli tecnici dell’ordigno

All’interno della sfera si trova una sfera di plutonio, dove avviene l’innesco della reazione di fissione nucleare che produce temperature di circa 100 milioni di °C, accompagnate dall’emissione di raggi X e gamma. Questi raggi trasformano la matrice in polistirene in plasma. Inoltre, il cilindro, costituito da un cilindro cavo di uranio con idruro di litio e plutonio, compresso dal plasma, innescando la fissione dell’uranio e del plutonio e avviando così la fusione nucleare. Questo meccanismo ha portato alla creazione di un fungo nucleare alto 67 km, un’altezza sette volte superiore a quella dell’Everest.

Contesto storico

L’intenzione dell’Unione Sovietica di sviluppare un’arma di così alta potenza riflette le tensioni della Guerra Fredda e la corsa agli armamenti nucleari. Per maggiori dettagli su questo argomento, è disponibile un video realizzato ad hoc sul tema.

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Enormi “isole” antichissime si nascondono nel mantello terrestre: il nuovo studio

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L’andamento delle onde sismiche evidenzia in rosso le due “isole” di materiale caldo e antico nel terrestre. Credit: Ritsema et al., 2011

Nel mantello terrestre, a una profondità di circa 2000 km in prossimità del confine con il nucleo, si trovano due grandi “isole” di materiale conosciute come LLSPV (Large Low Seismic Velocity Provinces) o “Grandi Province a Bassa Velocità Sismica”. Una si trova sotto l’Africa e l’altra sotto l’Oceano Pacifico. Queste masse rocciose sono più calde e antiche rispetto ai materiali circostanti e, secondo un nuovo studio condotto dall’Università di Utrecht, hanno un’età di almeno mezzo miliardo di anni. La scoperta è stata effettuata analizzando il comportamento delle onde sismiche generate dai terremoti, che subiscono variazioni in base ai tipi di materiali attraversati. Queste regioni non partecipano ai movimenti che animano il mantello terrestre, mantenendo il loro in modo isolato. Tale scoperta è cruciale per comprendere la non omogeneità del mantello terrestre e la possibile origine dell’attività vulcanica in diverse aree.

La scoperta delle Grandi Province a Bassa Velocità Sismica nel mantello terrestre

Le LLSPV sono state individuate negli anni ’90. Il coautore dello studio, Arwen Deuss, sottolinea come all’epoca non vi fosse chiarezza sulla loro natura e durata. Attorno a queste massicce formazioni ci sono resti di placche litosferiche che nel corso del si sono sprofondati nel mantello in corrispondenza delle fosse oceaniche attraverso il processo di subduzione. Tali resti possiedono caratteristiche differenziate rispetto alle LLSPV, risultando più freddi e recenti. Le LLSPV, invece, seguono un meccanismo di isolamento che consente loro di trattenere calore per milioni di anni, il che è singolare considerando che il mantello terrestre si comporta come un fluido soggetto a moti convettivi a causa delle variazioni di temperatura.

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Le differenze di temperatura e granulometria tra le placche in subduzione e le LLSPV. Credit: Utrecht University

Il nuovo studio sulle LLSPV della Terra

Le Grandi Province a Bassa Velocità Sismica sono denominate in modo perché quando le onde sismiche le attraversano, rallentano a causa della loro temperatura elevata. Tuttavia, il nuovo studio ha messo in evidenza come lo smorzamento delle onde sismiche in queste aree sia inferiore rispetto a quello osservato presso i resti delle placche litosferiche sprofondate. Ciò è in controtendenza rispetto a quanto ci si aspetterebbe, poiché con temperature alte ci si aspetta uno smorzamento elevato. Gli autori della ricerca hanno analizzato le dimensioni granularity dei minerali costituenti le LLSPV: mentre le placche soggette a subduzione presentano granuli più piccoli, le LLSPV sono formate da granuli significativamente più grandi, il che riduce lo smorzamento. Questa caratteristica suggerisce che questi materiali abbiano richiesto un lungo periodo di tempo per svilupparsi e indicherebbe quindi l’antichità delle LLSPV. Inoltre, tali masse sono rigidissime e non partecipano ai moti convettivi del mantello.

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Velocità e smorzamento delle onde sismiche in corrispondenza delle LLSPV. Credit: Utrecht University

L’importanza dello studio sulle LLSPV

Sebbene tali fenomeni possano apparire distanti, le LLSPV potrebbero contribuire all’attività vulcanica di zone lontane dai margini delle placche litosferiche. I ricercatori ipotizzano che da queste masse possano risalire verso la superficie “pennacchi” di materiale caldo, similmente a quanto accade nei vulcani delle Hawaii. La dimensione delle LLSPV offre un nuovo punto di vista mantello terrestre, evidenziando la sua complessità e disomogeneità, in contrasto con le concezioni passate.

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WhatsApp permette a ChatGPT di leggere le immagini e capire i vocali, come funziona

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è disponibile su WhatsApp dal mese di dicembre, consentendo agli utenti di interagire con l’intelligenza artificiale di OpenAI tramite l’app di messaggistica di Meta, senza la necessità di installare applicazioni aggiuntive. Un recente aggiornamento ha introdotto funzionalità avanzate: l’intelligenza artificiale ora interpretare immagini e comprendere messaggi vocali. Gli utenti possono, pertanto, scattare una foto di un cartello in una lingua straniera e ricevere una traduzione, oppure effettuare una registrazione vocale con una domanda per ricevere una risposta testuale.

Utilizzo delle nuove funzioni di ChatGPT su WhatsApp

Per iniziare a utilizzare ChatGPT su WhatsApp, è sufficiente avviare una chat con il 1-800-242-8478, accessibile attraverso questo link per consentire l’apertura dell’applicazione. Inizialmente, l’interazione era limitata a messaggi di testo, ma ora è possibile inviare anche immagini e note vocali, rendendo le risposte più personalizzate. Questo aggiornamento sfrutta le capacità multimodali di ChatGPT, che includono l’elaborazione di vari tipi di input, come immagini e audio. Sebbene le risposte siano sempre in forma scritta, il chatbot è in grado di riconoscere il contenuto delle immagini e di trascrivere e comprendere i messaggi vocali.

Queste nuove funzionalità offrono opportunità di utilizzo interessanti. Ad esempio, è possibile fotografare un insetto, una pianta o un oggetto e chiedere informazioni al chatbot, oppure inviare un’immagine degli ingredienti disponibili in frigorifero per ricevere suggerimenti pasti. Inoltre, l’invio di messaggi vocali consente di prendere appunti in modo rapido, registrando un’idea e lasciare che ChatGPT la contestualizzi.

Immagine Come far analizzare immagini e vocali a ChatGPT su WhatsApp.

Possibile integrazione futura degli account ChatGPT su WhatsApp

Il servizio di ChatGPT su WhatsApp potrebbe diventare ancora più versatile con la futura possibilità di collegare gli account ChatGPT all’app di messaggistica. Questo permetterebbe di sincronizzare le conversazioni tra WhatsApp e altre piattaforme in è disponibile l’intelligenza artificiale, come la versione Web e l’app ufficiale del chatbot, utilizzabile sia su dispositivi mobili che desktop. Al momento, non si hanno informazioni sui tempi di attuazione di questa funzione.

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Il piano di Trump per Gaza sulla “Riviera del Medio Oriente” è considerato difficile da realizzare

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Credit: D. Myles Cullen

Negli ultimi giorni, la proposta riguardante la Striscia di Gaza ha suscitato un ampio dibattito a livello internazionale. Il Presidente degli Stati Uniti ha suggerito la possibilità di prendere il controllo dell’area e di espellere circa due milioni di palestinesi che vi risiedono, trasformandola in una “ del Oriente”. Tale proposta ha sollevato interrogativi significativi, non solo per quanto riguarda il diritto internazionale, in quanto violerebbe la Quarta Convenzione di Ginevra, ma anche per la sua fattibilità pratica. Questa convenzione, entrata in vigore nel 1950, vieta esplicitamente il trasferimento forzato di popolazioni da un territorio occupato. La decisione di interrompere le attività di U.S.A.I.D. e richiamare gli aiuti statunitensi ha ulteriormente complicato la situazione.

Dall’Arabia Saudita all’Europa: le reazioni

La reazione della comunità internazionale è stata ampia e variata. Paesi come Francia, Germania, Regno Unito e diverse nazioni arabe, tra cui Egitto, Giordania, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, hanno espresso forte dissenso nei confronti dell’idea, evidenziando i rischi di destabilizzazione per l’intera regione. Tuttavia, Israele ha preso una posizione diversa, sostenendo la proposta americana. Il primo ministro ha accolto favorevolmente l’idea, descrivendola come “straordinaria”, mentre il ministro della Difesa ha avviato piani per la “partenza volontaria” dei palestinesi da Gaza. D’altra parte, l’organizzazione Hamas ha invitato la popolazione a opporsi attivamente al progetto.

Le difficoltà nella realizzazione del piano di per Gaza

La proposta di espulsione degli arabi palestinesi dalla Striscia di Gaza presenta notevoli sfide pratiche. Trasferire circa due milioni di persone richiederebbe una complessa organizzazione logistica e la disponibilità di risorse considerevoli. I paesi limitrofi, come Egitto e Giordania, hanno manifestato la loro opposizione ad accogliere ulteriori rifugiati. Inoltre, la gestione della situazione richiederebbe l’impiego di un numero elevato di soldati statunitensi, contraddicendo le promesse di riduzione della presenza militare americana in Medio Oriente. La trasformazione di Gaza in un hub turistico necessiterebbe anche di massicci investimenti per la ricostruzione delle infrastrutture, già gravemente danneggiate da conflitti. La proposta comporterebbe quindi un elevato rischio di crisi umanitaria, con potenziali sfide legate alla gestione delle proprietà abbandonate e al trasporto delle persone e dei loro beni.

La visione di Trump e del suo entourage per la Striscia di Gaza come una destinazione turistica non è inedita. Il progetto, che prevede la creazione di resort e investimenti internazionali, si basa sull’idea che, dopo un lungo periodo di lavori di sgombero e ricostruzione, Gaza potrebbe attrarre cittadini da tutto il . Tuttavia, la realizzazione di un simile progetto è ostacolata dalla necessità di stabilità politica e militare, difficilmente raggiungibile nel contesto attuale.

Le politiche nazionaliste e le scelte unilaterali di Trump e Netanyahu, in passato, hanno enfatizzato la sovranità statale e la sicurezza nazionale, come dimostrato dall’appoggio di Trump alla gerarchizzazione di Gerusalemme come capitale di Israele nel 2017 e alle promesse di un “Piano del Secolo” del 2020. Nonostante il fermo rifiuto di tali piani da parte della Palestina e della comunità internazionale, queste posizioni hanno avuto un impatto sulla percezione di Trump come alleato di Israele. La proposta di espulsione degli arabi palestinesi da Gaza si inserisce in un contesto più ampio di controllo territoriale e sicurezza rigorosa, che continua a influenzare la situazione nel conflitto israelo-palestinese.

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Incidenti aerei nel mondo, analisi sui Paesi con il maggior numero di casi

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Negli ultimi mesi si è assistito a un crescente dibattito sugli aerei, determinando un’impressione errata di un aumento di tali eventi. Tuttavia, i dati storici evidenziano una tendenza in diminuzione nel di incidenti. Secondo le informazioni fornite da ICAO, nel 2023 si sono registrati in media ,87 incidenti per ogni milione di partenze, la parte dei quali non fatali e connesse a turbolenze. Per mettere in prospettiva, gli incidenti stradali si verificano con una frequenza quattro volte superiore, confermando così che l’ rimane uno dei mezzi di trasporto più sicuri.

I Paesi con più incidenti aerei: la classifica

Partendo da questa premessa, è rilevante esaminare i Paesi in cui si sono verificati il maggior numero di incidenti aerei. L’analisi si basa sul report annuale dell’Aviation Safety Network, che considera solo aerei con più di 14 posti. Nel 2023, i dati rivelano i seguenti risultati:

– Stati Uniti: 70 incidenti, con la maggior parte di essi concentrati sulla costa orientale del Paese, e solo circa il 3% degli eventi risultano fatali.
– Canada: 19 incidenti
– Giappone: 10 incidenti
– Sudan del Sud: 9 incidenti

Per quanto riguarda l’Italia, il Paese non ha registrato incidenti con feriti per velivoli con più di 14 passeggeri durante questo periodo.

Quali sono le fasi di volo in cui si registrano più incidenti aerei

Un ulteriore elemento di interesse è rappresentato dalle fasi di volo in cui si verificano maggiormente gli incidenti. Come illustrato, la fase di volo più critica si verifica lungo il percorso, principalmente a causa delle turbolenze. Subito dopo, la fase di atterraggio è considerata altrettanto significativa, come dimostrato dal tragico incidente aereo in Corea del Sud del 29 dicembre 2024. Le fasi di salita e avvicinamento alla pista presentano invece un numero di incidenti minore rispetto alle altre fasi.

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La chimica dietro la “fiamma invisibile”: autocombustione o trucco ottico?

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Quando si osserva un oggetto prendere fuoco senza una visibile, si verifica spesso una reazione di sorpresa. fenomeno, noto come “fiamma “, ha una spiegazione scientifica che coinvolge le caratteristiche del carburante e il tipo di fiamma generata.

Fiamma invisibile e gel igienizzante

Un esempio comune di fiamma invisibile si riscontra nell’uso del gel igienizzante per le mani, che frequentemente contiene alcol etilico in concentrazioni superiori al 60%. Alcuni prodotti riportano, ad esempio, il 62% di alcol etilico in massa. Avvicinando il gel a una fonte di calore, come un accendino o un fiammifero, l’alcol in esso contenuto reagisce con l’ossigeno presente nell’aria, dando origine a anidride carbonica e vapore acqueo, mentre libera energia sotto forma di calore e luce. In determinate condizioni di luce o prospettiva, tale fiamma apparire quasi invisibile.

Natura chimica dell’alcol etilico

La scarsa visibilità della fiamma è attribuibile alla composizione chimica dell’alcol etilico. Quando brucia, l’etanolo produce una fiamma relativamente fredda e di colore bluastro, che risulta difficile da vedere in presenza di luce ambientale intensa o su determinati sfondi. La diminuzione dell’intensità della fiamma durante il consumo dell’alcol accentua ulteriormente questa difficoltà visiva, contribuendo a creare l’illusione di una combustione spontanea.

Interazione con materiali infiammabili

Se un pezzo di carta viene avvicinato a questa fiamma invisibile, inizierà a bruciare. Se non si è consapevoli della presenza della fiamma, si potrebbe erroneamente ritenere che si tratti di autocombustione, un processo in una sostanza prende fuoco senza una fonte esterna di innesco. Nel caso in questione, si tratta invece di un’interazione reale con una fiamma esistente, ma poco visibile.

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Come viene riconosciuto questo smishing e come ci si difende

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Recentemente, la Polizia Postale ha lanciato un avviso riguardo a una truffa in , che avviene tramite SMS o email, e che simula un falso aggiornamento del profilo INPS. Questa truffa si presenta sotto forma di un messaggio che invita gli utenti ad aggiornare il proprio profilo presso l’INPS per evitare la sospensione di pagamenti e servizi. Si tratta di un raggiro informatico, noto come phishing, dove i truffatori tentano di ottenere dati sensibili degli utenti, sfruttando il nome di un ente ufficiale come l’INPS (Istituto Nazionale di Previdenza Sociale) per apparire più credibili. I messaggi spesso contengono link che, una volta cliccati, conducono a siti falsi progettati per raccogliere informazioni riservate.

Meccanismo della truffa

Le modalità di attacco possono variare, ma l’obiettivo rimane identico: ottenere dati personali. I truffatori, sfruttando la senso di urgenza, inviano messaggi via SMS, email o app di messaggistica, esortando le vittime a cliccare su un link. link porta a un sito web che replica l’aspetto di quello ufficiale dell’INPS, ma creato appositamente per raccogliere informazioni personali.

Se la vittima inserisce i dati richiesti sito fraudolento, il truffatore ha accesso diretto alle informazioni, che possono essere utilizzate in modo illecito. La Polizia Postale ha sottolineato che le vittime, nella speranza di ricevere rimborsi o informazioni su contributi, possono involontariamente rivelare la propria identità ai criminali informatici.

Misure di protezione

Per tutelarsi dalla truffa del profilo INPS da aggiornare, è fondamentale ricordare che l’INPS non richiede mai dati sensibili attraverso canali non ufficiali come email, SMS o messaggi. Qualora si riceva una richiesta di questo tipo, accompagnata da un senso di urgenza, è altamente probabile che si tratti di una comunicazione truffaldina.

Per verificare l’autenticità del proprio profilo, è consigliabile visitare direttamente il portale INPS, eseguendo il login tramite SPID, CIE o altre modalità disponibili. In caso di ricezione di messaggi sospetti, la migliore pratica è ignorarli, evitando di cliccare link o scaricare allegati.

Nel caso si sospetti di essere stati coinvolti nella truffa, si raccomanda di segnalare l’accaduto alle autorità competenti senza indugi. In Italia, il CERT-AGID, Computer Emergency Response Team della Pubblica Amministrazione, è responsabile del monitoraggio delle minacce informatiche e delle misure di prevenzione ai danni. È possibile inviare segnalazioni al CERT-AGID all’indirizzo e-mail [email protected] oppure alla Polizia Postale.

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