L’arabinosio è un monosaccaride aldopentoso presente in abbondanza negli idrolizzati lignocellulosici derivati da produzioni agricole o forestali. A differenza di altri zuccheri che si trovano principalmente nella forma D, l’L-arabinosio è più comune e si trova in natura come componente di biopolimeri come l’emicellulosa e la pectina, presente in tutti gli organismi, dai batteri alle piante agli animali.
Arabinosio: struttura, proprietà, funzioni
Struttura
Con formula C5H10O5, l’L-arabinosio è composto da cinque atomi di carbonio e contiene il gruppo funzionale aldeidico -CHO. Può esistere sia in forma lineare che ciclica attraverso una reazione di semiacetilizzazione intramolecolare che forma un semiacetale stabile. La forma ciclica si ottiene tramite la reazione tra il gruppo aldeidico -CHO e il gruppo alcolico -OH.
Proprietà
L’L-arabinosio si trova in piccole quantità in diversi alimenti, soprattutto in alimenti fermentati come miso, salsa di soia e whisky. Ha un sapore simile al saccarosio, con una dolcezza pari alla metà di quest’ultimo. L’arabinosio ha un effetto inibitorio sulla sucrasi intestinale e riduce l’aumento del glucosio nel sangue dopo l’assunzione di saccarosio.
Funzioni
Nei batteri, l’arabinosio è coinvolto nella via dei pentoso fosfati come xilulosio-5-fosfato, attraverso una serie di conversioni enzimatiche. La prima fase coinvolge l’isomerizzazione dell’arabinosio in ribulosio da parte dell’AraA. Nella fase successiva, il ribulosio viene fosforilato in ribuloso-5-fosfato dalla chinasi AraB. Infine, la ribulosio-5-fosfato 4-epimerasi AraD converte il ribuloso-5-fosfato in xilulosio-5-fosfato. L’arabinosio viene utilizzato anche come fonte di carbonio per la produzione di acidi organici e di amminoacidi come L-glutammato, lisina, arginina, ornitina e putrescina.
Leva di primo, secondo e terzo genere
Il principio della leva, associato alla famosa frase di Archimede “Datemi una leva e vi solleverò il mondo”, rappresenta un concetto fondamentale nella fisica. La leva è una macchina semplice composta da due bracci che ruotano attorno a un fulcro, applicando forze motrici per superare forze resistenti.
Funzionamento della leva
I componenti principali di una leva sono il fulcro e i bracci della leva. Il fulcro rappresenta il punto di rotazione dei bracci, mentre i due bracci sono utilizzati per applicare la potenza e la resistenza. I bracci sono comunemente identificati come braccio-potenza e braccio-resistenza, con lunghezze diverse che influenzano l’equilibrio delle forze.
Il braccio-potenza è il punto in cui viene applicata la forza per contrastare la resistenza, mentre il braccio-resistenza indica la distanza tra il fulcro e il punto di applicazione della resistenza.
Tipologie di leve
Le leve vengono classificate in tre categorie in base alla posizione del fulcro e dei punti di applicazione delle forze:
# Leve di primo genere
Queste leve presentano il fulcro tra la forza motrice e la forza resistente. Possono essere vantaggiose, svantaggiose o indifferenti a seconda delle proporzioni delle forze applicate. Le leve di primo genere sono comuni in strumenti come forbici e tenaglie.
# Leve di secondo genere
In questo tipo di leve, il fulcro è un’estremità e la potenza viene applicata sull’altra estremità per superare la resistenza. Poiché il braccio-potenza è sempre maggiore del braccio-resistenza, le leve di secondo genere sono sempre vantaggiose. Esempi di questo tipo di leve includono il remo e lo schiaccianoci.
# Leve di terzo genere
Nelle leve di terzo genere, la forza motrice agisce tra il fulcro e la forza resistente. Queste leve sono caratterizzate dal braccio-resistenza più lungo del braccio-potenza, risultando sempre svantaggiose. La pinzetta e il prendi ghiaccio sono esempi di leve di terzo genere.
In conclusione, l’uso delle leve rappresenta un principio chiave nell’ingegneria e nella meccanica, consentendo di amplificare la forza applicata per superare le resistenze.
Mannosio: sintesi, funzioni, usi
Mannosio: il Monosaccaride con Diverse Applicazioni
Il mannosio è un monosaccaride aldoesoso che può essere ottenuto nel corpo umano dal glucosio di cui è un epimero relativamente al carbonio 2. A differenza del glucosio, il mannosio presenta una distribuzione spaziale dei sostituenti all’atomo di carbonio 2 diversa. Questa differenza è evidenziata nella proiezione di Fischer aperta dei due monosaccaridi.
Il mannosio ha formula C6H12O6, e può trovarsi sia sotto forma piranosica, costituita da un anello a sei termini, che furanosica, costituita da un anello a cinque termini. È presente come metabolita nell’Escherichia coli e si trova in piccole quantità in frutti come arance, mele e pesche, nonché nel plasma dei mammiferi.
Gli studi sul metabolismo degli zuccheri si concentrano principalmente sul glucosio per il suo ruolo centrale nella generazione, conservazione e regolazione dell’energia, oltre che per le sue implicazioni nel diabete e nell’obesità. Altri esosi come il mannosio e il galattosio ricevono meno attenzione, ma possono essere convertiti in glucosio per il catabolismo o essere utilizzati per la biosintesi dei glicani.
Sintesi del Mannosio
Il mannosio può essere ottenuto dall’ossidazione del mannitolo o dalla trasformazione di Lobry de Bruyn–Van Ekenstein, che avviene per catalisi acida o basica. Ad esempio, in presenza di NaOH, il D-glucosio si trasforma in una miscela di D-fruttosio e D-mannosio.
Funzioni del Mannosio
Il mannosio è un componente importante dei polisaccaridi e delle glicoproteine. Trova ampia applicazione nell’industria alimentare, farmaceutica e avicola, dove è utilizzato come fonte di integratori alimentari e materiale di partenza per la sintesi di farmaci. Nel metabolismo umano, il mannosio ha un ruolo cruciale nella glicosilazione delle molecole e in diversi processi cellulari. Studi recenti suggeriscono che l’assunzione di D-mannosio potrebbe contribuire alla prevenzione o alla cura delle infezioni delle vie urinarie.
Fonti di Mannosio
Il D-mannosio si trova in vari tipi di frutta e verdura, tra cui mirtilli, mele, arance, pesche, broccoli e fagiolini. L’inclusione di questi alimenti nella dieta può contribuire all’assunzione di mannosio e ai potenziali benefici ad esso correlati.
Ramnosio: struttura, usi
Ramnosio: una molecola chiral dal potenziale benefico per la cura della pelle
Il ramnosio, classificato come metilpentoso o 6-desossiesoso, è uno zucchero con formula C6H12O5. Essendo una molecola chirale a causa di un carbonio asimmetrico, esiste in forma L, diversamente da molte altre molecole naturali che si trovano in forma D.
Presente in varie piante e prodotto da microalghe, il ramnosio è parte di complessi polisaccaridici come la pectina e può essere trovato in batteri come elemento comune della parete cellulare. In particolare, nella forma L, svolge un ruolo significativo in molti batteri patogeni.
Le proprietà e gli utilizzi del ramnosio
Il ramnosio è coinvolto in reazioni chimiche e viene impiegato come materiale di partenza nella sintesi di composti organici. Un’applicazione interessante riguarda i ramnolipidi biotensioattivi, che contengono ramnosio come parte zuccherina legata ad acidi grassi β-idrossilati. Questi tensioattivi sono utilizzati in diversi settori industriali come detergenti, solubilizzanti ed emulsionanti.
Aggiunti alle formulazioni per la cura della pelle, i ramnolipidi agiscono da emulsionanti e possiedono proprietà antirughe. Il ramnosio può contribuire a migliorare la produzione di collagene ed elastina, oltre a favorire il turnover cellulare. Questo effetto potenzialmente benefico sulla pelle rende il ramnosio un ingrediente interessante per prodotti anti-invecchiamento.
In conclusione, il ramnosio non solo riveste un ruolo importante in ambito biologico, ma anche in applicazioni industriali e cosmetiche, grazie alle sue proprietà e ai suoi effetti sulla pelle. La sua presenza in molecole come i ramnolipidi apre nuove prospettive per l’utilizzo di questo zucchero in settori diversi, sfruttandone appieno il potenziale benefico.
Acido glucuronico: proprietà, struttura
L’importanza dell’acido glucuronico nella biochimica
L’acido glucuronico è un componente fondamentale dei polisaccaridi strutturali conosciuti come glicosaminoglicani, che includono l’acido ialuronico e altri polisaccaridi presenti nel tessuto connettivo. Questo acido uronico, derivato dal glucosio, viene prodotto nel fegato umano e in quello di molti altri animali, e fu inizialmente identificato nelle urine.
Ruolo e presenza dell’acido glucuronico nell’organismo
L’acido glucuronico si trova in diverse sostanze, tra cui gomme come la gomma arabica, lo xantano e il kombucha. Essenziale per il metabolismo di microrganismi, piante e animali, il suo nome deriva dall’unione delle parole greche per ‘mosto’ e ‘urina’.
Detossificazione e metabolismo dell’acido glucuronico
L’acido glucuronico è coinvolto nella detossificazione di composti estranei e nel rimodellamento della matrice extracellulare. Una delle sue importanti funzioni è la glucuronidazione epatica, un processo in cui i composti xenobiotici sono coniugati con l’acido glucuronico attraverso specifici enzimi. Questa reazione chimica favorisce l’escrezione urinaria di tali composti, essenziale per il loro completo smaltimento dall’organismo.
Struttura e stereoisomeri dell’acido glucuronico
L’acido glucuronico, derivato dal glucosio, presenta due stereoisomeri D e L a seconda della configurazione in C-5. La sua struttura ciclica comprende forme furanosiche e piranosiche che contribuiscono alla sua versatilità biochimica.
Proprietà e funzione dell’acido glucuronico nel corpo
Altamente solubile in acqua, l’acido glucuronico può legarsi a sostanze tossiche come ormoni e farmaci facilitandone il trasporto nel corpo. Questo processo di glucuronidazione rende le sostanze idrofile e più facilmente eliminabili attraverso l’urina, contribuendo così alla depurazione dell’organismo.
Applicazioni e distribuzione dell’acido glucuronico
Utilizzato per rendere molte sostanze più idrofile e solubili in acqua, l’acido UDP-glucuronico svolge un ruolo fondamentale nella depurazione delle tossine dal corpo umano e animale. Si trova diffusamente in piante e animali, partecipando alla costituzione di varie strutture mucopolisaccaridiche.
In conclusione, l’acido glucuronico riveste un’importanza significativa nel metabolismo e nella detossificazione del corpo, garantendo il corretto smaltimento di composti estranei e tossine. La sua capacità di favorire la solubilità e l’eliminazione di sostanze nocive lo rende un elemento cruciale per il mantenimento dell’equilibrio biochimico dell’organismo.
Mioglobina: struttura, funzioni
Il ruolo della mioglobina nella funzione muscolare
La mioglobina è una proteina globulare che contiene il gruppo eme ed è presente nelle cellule muscolari del cuore e del muscolo scheletrico. Questa emoproteina svolge un ruolo fondamentale nel trasporto di ossigeno all’interno delle cellule muscolari durante periodi di intensa attività metabolica. È composta da una singola catena polipeptidica di 154 amminoacidi ed è in grado di legarsi all’ossigeno in modo reversibile.
Struttura della mioglobina
La struttura della mioglobina è complessa e include una catena polipeptidica formata da otto α-eliche, all’interno delle quali si trova il gruppo eme. Quest’ultimo è in grado di legare diversi ligandi, tra cui l’ossigeno, il monossido di carbonio e l’ossido nitrico. La presenza di un gruppo eme tra due residui di istidina svolge un ruolo cruciale nella funzione della mioglobina.
La mioglobina svolge diverse funzioni cruciali nel corpo umano:
– Fornire ossigeno ai muscoli durante l’attività fisica e favorirne il rilascio ai mitocondri.
– Regolare le concentrazioni di ossigeno all’interno delle cellule muscolari e agire come riserva di ossigeno.
– Diffondere l’ossigeno all’interno dei tessuti.
– Partecipare alla decomposizione dell’ossido nitrico in nitrato, migliorando così la respirazione mitocondriale.
– Interagire con gli acidi grassi per rimuovere le specie reattive dell’ossigeno, svolgendo un ruolo chiave nelle condizioni metabolicamente importanti con elevato fabbisogno energetico.
La mioglobina rappresenta, quindi, un elemento essenziale per il corretto funzionamento muscolare e per il trasporto di ossigeno all’interno del corpo umano. La sua struttura complessa e le sue molteplici funzioni la rendono una molecola di grande importanza nell’ambito della biochimica e della fisiologia umana.
Gruppo eme: strutture
Ruolo delle proteine contenenti gruppo eme
Tra le proteine più comuni che contengono il gruppo eme, come l’emoglobina e la mioglobina, si trovano il gruppo non prostetico. L’eme, un gruppo molecolare non proteico, è unito alla parte proteica della molecola, definendo il gruppo di appartenenza della proteina. Questi gruppi protesici svolgono diverse funzioni, come il trasferimento di elettroni, il trasporto e l’immagazzinamento dell’ossigeno, la catalisi, il rilevamento dei gas e la regolazione genica.
Struttura del gruppo eme
L’eme è una porfirina costituita da quattro anelli pirrolici disposti ad anello. Esistono diverse forme di eme con diverse catene laterali legate ai carboni 3, 8 e 18. Al centro del macrociclo si trova il ferro con numero di ossidazione +2. Tra i gruppi eme comuni ci sono l’eme A, B e C.
Eme A
L’eme A è fondamentale per la respirazione in molti organismi, come batteri, piante e animali. È il gruppo del citocromo a nell’enzima terminale della catena respiratoria, dove l’ossigeno viene ridotto ad acqua con la conservazione dell’energia rilasciata. Scoperto nel 1951, è derivato dall’eme B ed è meno abbondante in natura.
Eme B
L’eme B è il più comune ed è presente nell’emoglobina, nella mioglobina e nelle perossidasi. È legato alla matrice proteica con un legame di coordinazione tra il ferro e un’amminoacido.
Eme C
L’eme C ha diverse caratteristiche rispetto all’eme A e B, e svolge funzioni specifiche all’interno delle proteine che lo contengono.Ruolo e caratteristiche dell’eme C nella biochimica
L’eme C si differenzia dall’eme B per la presenza di legami covalenti di tioetere al posto delle catene viniliche. Questi legami, formati da residui di cisteina, rendono l’eme C strettamente legato all’apoproteina, impedendone la facile dissociazione. Le proteine che legano l’eme C sono fondamentali come citocromi c, agendo come vettori di elettroni nella fotosintesi e respirazione.
Funzioni del gruppo eme
Il gruppo eme svolge un ruolo cruciale nello spostamento degli elettroni tra le proteine durante la respirazione mitocondriale o nel trasporto e immagazzinamento dell’ossigeno come nelle globine. Questo gruppo prostetico è essenziale per gli organismi aerobici e partecipa a una vasta gamma di processi biologici.
Ruolo dell’eme nel sistema cardiovascolare
Nel sistema cardiovascolare, l’eme contribuisce allo scambio di gas, alla produzione di energia mitocondriale, alla difesa antiossidante e alla trasduzione del segnale. Oltre al suo coinvolgimento nel trasporto dell’ossigeno, l’eme è indispensabile per numerosi enzimi cardiaci, inclusi i complessi della catena di trasporto degli elettroni mitocondriali e proteine antiossidanti come la perossidasi e la catalasi.
Serpentino: diffusione, proprietà, usi
Il Serpentino: Minerali dalle Origini Misteriose
Il serpentino è un gruppo di minerali rari che condividono proprietà fisiche e origini affascinanti. Si tratta di un particolare fillosilicato che si forma dalle reazioni metamorfiche idrotermali che coinvolgono peridotite, dunite e altre rocce ultrafemiche.
La Formazione del Serpentino
Le rocce ultrafemiche sono rare in superficie ma abbondanti nei confini tra la base della crosta oceanica e il mantello superiore. Si formano principalmente ai margini delle placche tettoniche, dove una placca oceanica si subduce nel mantello. In questo contesto, il metamorfismo idrotermale prende vita grazie all’acqua marina che penetra nelle rocce e nei sedimenti della lastra oceanica.
Composizione e Struttura del Serpentino
La composizione del serpentino varia e può essere rappresentata dalla formula (X)2-3(Y)2O5(OH)4, dove X può rappresentare elementi come magnesio, ferro, nichel, alluminio, zinco o manganese, mentre Y può essere silicio, alluminio o ferro.
Diffusione Mondiale
I tre principali minerali del gruppo del serpentino sono il crisotilo, l’antigorite e la lizardite. Mentre il crisotilo è diffuso in luoghi come Quebec e gli Urali, l’antigorite prende il nome dalla Valle Antigorio in Piemonte ed è abbondante in Sudafrica. La lizardite si trova in vari paesi europei come Gran Bretagna, Germania, Polonia, Italia e Spagna, oltre che in nazioni extraeuropee come Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Sudafrica.
Proprietà Fisiche
Il serpentino si presenta tipicamente con una texture cerosa e varie tonalità di verde, ma può anche assumere colori come giallo, nero e bianco. La sua durezza, misurata sulla scala di Mohs, varia da 3 a 6, mentre il suo peso specifico oscilla tra 2.5 e 2.6. Grazie alla sua resistenza al calore, il serpentino è un ottimo materiale isolante.
Utilizzi e Applicazioni
Le varietà fibrose di serpentino, come il crisotilo, sono state utilizzate per la produzione di amianto (asbesto), ma l’uso di quest’ultimo è stato limitato a causa delle sue proprietà cancerogene. Altre varietà di serpentino di pregio trovano applicazione nel settore della gioielleria come pietre semipreziose o nel campo della scultura.
Elastina: proprietà
L’importanza dell’elastina nei tessuti del corpo umano
L’elastina è una proteina fondamentale per la flessibilità e la resilienza di molti tessuti del corpo umano. Questa proteina straordinariamente flessibile permette alla pelle di allungarsi, ai vasi sanguigni di espandersi e contrarsi, e ai polmoni di gonfiarsi e contrarsi durante la respirazione. Presente in organi come l’aorta, i vasi sanguigni principali, i polmoni, i legamenti elastici, i tendini e il cuore, l’elastina svolge un ruolo cruciale nel mantenere le giuste pressioni nei sistemi cardiovascolare e polmonare.
Tropoelastina: la proteina che permette la resilienza
La tropoelastina, una proteina della matrice extracellulare, è legata alla superficie cellulare e si aggrega per consentire la formazione delle fibre elastiche. Caratterizzata da una struttura che alterna regioni idrofobiche a regioni di reticolazione idrofila, la tropoelastina è composta principalmente da amminoacidi non polari come glicina, valina, prolina e alanina, insieme a lisina. È cruciale per la formazione dei legami incrociati della desmosina, che rendono l’elastina insolubile.
Il processo di elastogenesi e il suo ruolo nella formazione delle fibre elastiche
Durante l’elastogenesi, le proteine leganti l’elastina si associano ai monomeri della tropoelastina per formare complessi che successivamente si depositano sulla superficie cellulare. Le fibre elastiche si formano grazie a componenti come LOX, fibrillina, MAGP e altre molecole che fungono da impalcatura per l’elastina.
Fotoinvecchiamento e perdita di elasticità cutanea
Il fotoinvecchiamento, causato principalmente dalle radiazioni UV, porta alla perdita di elasticità cutanea e alla formazione di elastosi solare, un accumulo di materiale elastotico nel derma. Questo processo comporta la degradazione delle fibre elastiche e la loro riassemblaggio in una struttura diversa.
Cosmetici e prevenzione dell’invecchiamento cutaneo
Per contrastare la perdita di elasticità cutanea e prevenire i danni causati dai raggi UV, l’uso di filtri solari è fondamentale. Inoltre, l’industria cosmetica ha sviluppato prodotti mirati a stimolare la sostituzione delle fibre elastiche cutanee, contribuendo a mantenere la pelle elastica e giovane.
In conclusione, l’elastina svolge un ruolo cruciale nella salute e nel benessere dei tessuti del corpo umano, garantendo loro flessibilità e resistenza. Proteggere e stimolare la produzione di elastina attraverso una corretta cura della pelle può contribuire a mantenere un aspetto giovane e sano nel tempo.
Vitamina C (acido ascorbico): fonti, funzioni
Benefici e Funzioni dell’Acido Ascorbico
La vitamina C, conosciuta anche come acido ascorbico, è una vitamina idrosolubile che si trova in diversi alimenti e che è stata sintetizzata per la prima volta nel 1933. Questa vitamina è essenziale per il nostro organismo e svolge numerose funzioni vitali.
Proprietà Antiossidanti e Ruolo nella Salute
La vitamina C agisce come potente antiossidante nel corpo, combattendo i radicali liberi e riducendo lo stress ossidativo. Questo nutriente è coinvolto nella crescita e nella riparazione dei tessuti, nell’idrossilazione degli amminoacidi prolina e lisina per la formazione di collagene, nella guarigione delle ferite e nella produzione di neurotrasmettitori come norepinefrina ed epinefrina. Inoltre, la vitamina C è essenziale per la sintesi dell’elastina e il corretto funzionamento del sistema immunitario.
Carenza di Vitamina C e lo Scorbutico
La mancanza di vitamina C nel corpo può portare a gravi conseguenze, tra cui lo scorbutico. Questa condizione può causare problemi come ridotta guarigione delle ferite, sanguinamento capillare, formazione ossea difettosa, anemia e, in casi estremi, persino la morte. Storicamente, lo scorbutico ha colpito molte persone durante le esplorazioni marittime tra il 1500 e il 1800, decimando diverse flotte, tra cui quella di Magellano.
Fonti Alimentari di Vitamina C
L’acido ascorbico è presente in alimenti come agrumi, pomodori, patate, peperoni rossi e verdi, kiwi, broccoli, fragole, cavolini di Bruxelles e melone. Anche se non è naturalmente presente nei cereali, viene spesso aggiunto a cereali da colazione fortificati. È importante notare che il contenuto di vitamina C negli alimenti può diminuire con la conservazione prolungata e la cottura, poiché l’acido ascorbico è termolabile. Tuttavia, molti alimenti ricchi di vitamina C sono consumati crudi per preservarne le proprietà benefiche.
In conclusione, la vitamina C svolge un ruolo cruciale nel mantenimento della nostra salute e nel prevenire carenze nutrizionali che potrebbero portare a gravi conseguenze per il nostro organismo. Assicurarsi di consumare una dieta varia e ricca di alimenti contenenti vitamina C può contribuire a mantenere un buono stato di salute generale.
Vitamina D: proprietà, fonti alimentari
Benefici e fonti della vitamina D
La vitamina D è una vitamina liposolubile presente in due forme distintive: D2 (ergocalciferolo) presente nelle piante e D3 (colecalciferolo) presente nei tessuti animali. Entrambe fanno parte dei secosteroidi, tipi di steroidi con un anello aperto, differenziandosi principalmente per la catena laterale. Mentre la D2 possiede un doppio legame tra il carbonio 22 e 23 e un gruppo metilico legato al carbonio 24, la D3 ha caratteristiche diverse.
Proprietà principali della vitamina D
La vitamina D svolge un ruolo fondamentale nell’assorbimento del calcio nell’intestino e nella regolazione delle concentrazioni sieriche di calcio e fosfato per favorire la corretta mineralizzazione ossea e prevenire condizioni come la tetania ipocalcemica. Inoltre, supporta la crescita e il rimodellamento osseo, contribuendo alla prevenzione di patologie legate all’indebolimento delle ossa.
Fonti alimentari di vitamina D
Alcuni alimenti ricchi di vitamina D includono l’olio di fegato di merluzzo, pesci come salmone, sgombro, aringa e sardine, latticini, uova, fegato e verdure a foglia verde. Inoltre, la vitamina D è aggiunta a diversi alimenti come latte artificiale, cereali per la colazione e creme spalmabili, e può essere assunta anche tramite integratori alimentari.
Produzione endogena e metabolismo della vitamina D
La vitamina D può essere sintetizzata dall’organismo tramite l’esposizione alla luce solare. La reazione inizia con il 7-deidrocolesterolo che, convertito in colecalciferolo nella pelle, passa poi al fegato dove diviene calcidiolo. Successivamente, il calcidiolo viene attivato nei reni trasformandosi in calcitriolo, la forma biologicamente attiva della vitamina D che favorisce l’assorbimento del calcio nell’intestino.
Storia e scoperta della vitamina D
Il rachitismo, una malattia diffusa nell’infanzia, fu alla base delle prime ricerche sulla vitamina D. Solo nel 1890 si ipotizzò che la mancanza di luce solare potesse essere correlata al rachitismo. Negli anni ’20, Elmer McCollum e Marguerite Davis identificarono nei pesci grassi un fattore chiamato vitamina D. Successivamente, Ian Heilbron e Adolf Windaus scoprirono che la vitamina D è costituita da diversi composti steroidei. La ricerca sulla vitamina D ha portato poi a metodi per arricchire gli alimenti con questa vitamina, come dimostrato da Harry Steenbock.