back to top
Home Blog Pagina 509

Rum: componenti, distillazione, invecchiamento

La tradizione della produzione di rum affonda le sue radici nei secoli passati, con i primi opifici per la fabbricazione della canna da zucchero che si insediarono ai Caraibi intorno al XVII secolo. I mari dei Caraibi, popolati da marinai e pirati, hanno contribuito alla diffusione e alla popolarità del rum. Il distillato era distribuito all’equipaggio delle navi britanniche come un prezioso rimedio durante le lunghe traversate in mare.

Il romantico canto piratesco “Quindici uomini sulla cassa del morto yo-ho-ho, e una bottiglia di rum!” immortalato nel romanzo “L’isola del tesoro” di Stevenson nel 1883, riflette l’associazione intramontabile tra il rum e il mondo marinaro.

Il rum divenne ben presto popolare nelle colonie americane, dove un gran numero di schiavi vennero deportati per lavorare nelle piantagioni di canne da zucchero. Anche se il whisky ha gradualmente preso il sopravvento, i cocktail a base di rum come il Daiquiri, il Cuba Libre, il Mojito e lo Zombie hanno resistito alla prova del tempo, continuando ad essere apprezzati da molti.

Il rum è prodotto dalla melassa, un liquido denso e scuro derivato dalla lavorazione della canna da zucchero. Il è il principale componente della melassa, ma impurità presenti nei succhi zuccherini contribuiscono al gusto caratteristico del rum.

Durante il processo di fermentazione della melassa, condotto con lieviti selezionati o naturali, lo zucchero si trasforma in e . La velocità e la durata della fermentazione influenzano la gradazione alcolica finale, che si situa solitamente tra il 5% e il 9%.

La fase successiva è la , che può avvenire a ciclo discontinuo o continuo. La distillazione a ciclo discontinuo, tradizionalmente riservata alla produzione di rum di alta qualità, prevede il riscaldamento della cotta in recipienti di rame per far evaporare l’alcol, che viene quindi condensato e purificato. Il distillato finale può raggiungere una concentrazione di alcol fino all’85% in volume.

L’arte del distillatore richiede quindi attenzione e maestria per ottenere un rum di alta qualità che rispecchi la tradizione e la di questa bevanda leggendaria.La distillazione del rum è un processo artigianale che richiede grande attenzione e abilità da parte del distillatore. Durante la produzione, il primo e l’ultimo frazione del distillato vengono scartati in quanto contengono sostanze indesiderate e potenzialmente velenose. La parte iniziale, denominata “teste”, contiene i composti più volatili come acetaldeide e altri acetati, mentre la parte finale, chiamata “code”, contiene composti poco volatili con valori organolettici scarsi o sgradevoli.

Distillazione a ciclo continuo


Un metodo moderno di distillazione ampiamente utilizzato è la distillazione a ciclo continuo, che sfrutta una colonna di distillazione per estrarre continuamente l’alcol. Questo sistema permette di separare automaticamente le “teste” e le “code” grazie a piatti posti a diverse altezze e temperature, garantendo la purezza del distillato.

Invecchiamento

Dopo la distillazione, il rum viene posto in botti di rovere o quercia americana per l’invecchiamento. Durante questo processo, il distillato assorbe aromi dal legno e rilascia parte dell’alcol attraverso la porosità della botte. Questo contribuisce a stabilizzare il distillato, eliminando le componenti più volatili e conferendo al rum una maggiore corposità e un aroma più complesso.

Dopo l’invecchiamento, ogni botte di rum presenta caratteristiche uniche. Per garantire una costanza di qualità, i produttori mescolano quantità diverse di rum provenienti da diverse annate, gradazioni e tipi di botte.

A seconda della durata della fermentazione, del processo di distillazione e dell’invecchiamento, è possibile ottenere diverse categorie di rum, tra cui rum bianco, oro, scuro, invecchiato, speziato e overproof. Alcuni produttori aggiungono essenze di frutta per ottenere un rum aromatizzato, che risulta particolarmente apprezzato dal pubblico.

Addolcitori delle acque: resine scambiatrici di ioni

Come risolvere i problemi legati alla durezza dell’ con gli addolcitori

Molti territori ricevono acqua dalla rete idrica con una concentrazione elevata di ioni di e , che determinano la cosiddetta “durezza dell’acqua”. Questo problema può portare a formazioni di incrostazioni calcaree dannose per caldaie e tubazioni, con conseguenti sprechi energetici e possibili rischi per la sicurezza.

La tecnologia degli addolcitori d’acqua nel

L’addolcimento dell’acqua dura è stato inizialmente trattato chimicamente con il metodo della calcinazione inventato da Thomas Clark negli anni ’30 dell’Ottocento. Tuttavia, la svolta tecnologica è stata rappresentata dallo scambio ionico scoperto nel 1850 da Harry Stephen Meysey Thompson e John Thomas Way. Questo processo si basa sull’utilizzo di resine scambiatrici di ioni, che hanno rivoluzionato il settore degli addolcitori d’acqua.

L’importanza delle resine scambiatrici di ioni

Le resine scambiatrici di ioni sono costituite da una matrice polimerica che intrappola ioni in grado di scambiarsi con quelli presenti nell’acqua. Queste resine vengono utilizzate negli addolcitori d’acqua per ridurre la durezza dell’acqua, apportando numerosi vantaggi sia nelle industrie che nelle abitazioni con problemi di durezza dell’acqua.

Gli addolcitori d’acqua sono dispositivi progettati per ridurre la durezza dell’acqua sfruttando le resine scambiatrici di ioni. Queste apparecchiature sono ampiamente utilizzate in ambito industriale e domestico, offrendo benefici significativi a chi vive in zone con acque particolarmente dure.

In conclusione, gli addolcitori d’acqua rivestono un ruolo fondamentale nel risolvere i problemi legati alla durezza dell’acqua, garantendo una migliore qualità dell’acqua utilizzata nelle attività quotidiane.

Acqua Dolce vs Acqua Dura: Effetti Sul Sapone e Suggerimenti Utili

L’uso del sapone in presenza di acqua dolce può risultare in mani scivolose e difficoltà nel rimuovere la schiuma dagli indumenti. Questo fenomeno è spiegato dalla composizione di molti saponi contenenti stearato di sodio, un sale solubile in acqua.

Formazione di Sali Insolubili in Acqua Dura

Quando lo ione stearato interagisce con gli ioni calcio e magnesio presenti nell’acqua dura, si formano rispettivamente lo stearato di calcio e di magnesio, entrambi scarsamente solubili. Questi sali precipitano creando una sostanza cerosa facilmente rimovibile durante il risciacquo.

Quando mancano tali ioni, non si forma alcun sale insolubile e lo stearato si lega alla pelle o ai capelli, rendendo il risciacquo più complesso. Questo può portare a capelli dall’aspetto grasso e meno voluminosi.

Consigli Utili per Ottimizzare l’Uso del Sapone

Per affrontare questa situazione, si consiglia di ridurre la quantità di sapone utilizzata normalmente, che non solo comporta un risparmio ma riduce anche l’inquinamento ambientale.

Effetti Dannosi dell’Acqua Dura e Soluzioni

L’acqua dura non solo richiede una maggiore quantità di sapone, ma lascia residui di stearato di calcio e magnesio sulla pelle, capelli e indumenti. Di conseguenza, spesso si ricorre a idratanti per la pelle, balsami per i capelli e ammorbidenti per i tessuti.

Rischi e Soluzioni per l’Acqua Dura

Inoltre, la presenza di stearato di calcio e magnesio in acqua dura può portare a residui visibili su bicchieri, stoviglie, lavandini e vasche da bagno.

L’uso di acqua dolce non solo prolunga la durata di caldaie, scaldabagni e lavatrici, ma riduce i consumi energetici e elimina la necessità di prodotti anticalcare.

In conclusione, comprendere l’interazione tra sapone e acqua dura può aiutare a ottimizzare l’uso del sapone, ridurre gli sprechi e preservare la salute della pelle, dei capelli e degli indumenti.

Sport drinks: classificazione, composizione

L’importanza degli sport drinks per il recupero fisico

Le bevande sportive sono progettate per aiutare a ripristinare i fluidi e gli elettroliti persi durante l’attività fisica intensa. Durante l’esercizio fisico, il corpo vive uno stress che porta a diverse risposte metaboliche, ventilatorie e cardiovascolari.

Risposta metabolica e regolazione termica

Durante l’esercizio fisico, avviene la scissione dell’ATP in ADP e fosfato, producendo energia. Questo processo richiede un maggiore apporto di ossigeno, aumentando la ventilazione polmonare. Inoltre, il corpo può utilizzare sistemi metabolici anaerobici, producendo acido lattico, o aerobici per sintetizzare nuovamente l’ATP.

Durante questi processi, gran parte dell’energia prodotta viene rilasciata sotto forma di calore, portando il corpo a reagire con la produzione di sudore per regolare la temperatura corporea. L’eccessiva sudorazione comporta la perdita di elettroliti come il sodio e il potassio, fondamentali per mantenere l’omeostasi, i processi metabolici, la contrazione muscolare e la funzionalità del sistema nervoso.

Origine e classificazione degli sport drinks

Gli sport drinks hanno origine negli anni ’60, quando un assistente allenatore dell’Università della Florida ha notato problemi di calore durante gli allenamenti degli atleti. Da qui è nata la necessità di sviluppare bevande capaci di reintegrare liquidi, elettroliti e persi durante l’attività fisica.

Le bevande sportive sono classificate in base alla loro tonicità e al contenuto di nutrienti. Esistono tre tipi principali di sport drinks:

– Isotonici: contengono fluidi, elettroliti e carboidrati in percentuali bilanciate (6-8%);
– Ipotonici: offrono fluidi, elettroliti e bassi livelli di carboidrati;
– Ipertonici: presentano un alto contenuto di carboidrati.

Importanza della tonicità nelle soluzioni

La tonicità indica la pressione osmotica di una soluzione rispetto a un’altra attraverso una membrana semipermeabile. Questa proprietà dipende dalla presenza dei soluti impermeabili, che influenzano la pressione osmotica. Le soluzioni isotoniche, ipotoniche e ipertoniche differiscono nella concentrazione dei soluti presenti e possono influenzare il recupero dopo l’esercizio fisico.L’importanza della composizione delle soluzioni ipertoniche è sottolineata dalla presenza di una maggiore concentrazione di soluti impermeabili rispetto alla soluzione sull’altra faccia della membrana.

Bevande per gli atleti

Le bevande isotoniche sono apprezzate dagli atleti in quanto rimpiazzano rapidamente i liquidi persi durante l’attività fisica e forniscono il giusto apporto di carboidrati. Le bevande ipotoniche, invece, sono preferite da coloro che hanno bisogno di reintegrare i liquidi senza necessariamente assumere carboidrati. Infine, le bevande ipertoniche sono consigliate per coloro che necessitano di carboidrati, fornendo un elevato apporto energetico, e possono essere consumate insieme alle bevande isotoniche per mantenere un adeguato equilibrio di liquidi.

Composizione degli sport drinks

Gli sport drinks contengono una varietà di elettroliti, tra cui sodio, potassio, , , cloruro, bicarbonato di sodio, solfato e fosfato, la cui quantità può variare a seconda del produttore.

Secondo studi recenti, un’assunzione eccessiva di liquidi durante sforzi prolungati come una maratona potrebbe essere dannosa, come dimostrato dalla tragica morte di un’atleta durante la maratona di Boston nel 2002 a causa di iponatriemia, una condizione causata da un’abbondante assunzione di rispetto ai sali. Si consiglia di prestare attenzione alla quantità di liquidi ingerita durante l’attività fisica.

Per lungo si è creduto che bere prima di avvertire la sete fosse la prassi corretta, ma recenti studi suggeriscono che la sete è un indicatore affidabile del fabbisogno di liquidi del corpo. Per quanto riguarda l’integrazione di sali minerali durante uno sforzo prolungato come una corsa di due ore, diversi nutrizionisti concordano sul fatto che di solito non è necessario assumere integratori salini, ma è sempre consigliabile consultare un medico per determinare le quantità appropriate di liquidi da assumere in base alle esigenze individuali.

Allergie alimentari, immunoglobuline E

Malattie allergiche: un problema crescente

L’aumento delle allergie, specialmente nei bambini, è un fenomeno in rapida crescita nel mondo occidentale e, seppur in misura minore, anche nei paesi in via di sviluppo. Le cause alla base di questa tendenza suscitano ancora vivaci dibattiti tra gli esperti.

Diffuse forme di allergia

Tra le varie forme di allergia diffuse, rientrano il raffreddore da fieno, l’asma allergica e le reazioni allergiche a sostanze come il pelo degli animali, le punture di insetti, gli acari, il lattice, i farmaci e alcuni alimenti.

Allergie alimentari

Le allergie alimentari sono scatenate dalla reazione patologica del sistema immunitario verso specifiche sostanze presenti negli alimenti. Il Regolamento (UE) 1169/2011, in vigore dal dicembre 2014, impone l’indicazione chiara degli ingredienti allergenici nelle etichette alimentari.

Differenza tra allergia e intolleranza alimentare

Spesso si confonde l’allergia con l’intolleranza alimentare: la prima coinvolge il sistema immunitario, mentre la seconda riguarda il metabolismo. Un esempio di intolleranza è quella al lattosio, causata dalla carenza dell’enzima lattasi necessario per metabolizzarlo.

Gravità delle allergie alimentari

Le risposte allergiche alle sostanze alimentari possono variare da lievi a potenzialmente letali in caso di anafilassi, una reazione grave che richiede cure mediche immediate.

Meccanismo delle allergie alimentari

Le allergie alimentari sono scatenate dalla reazione del sistema immunitario contro specifiche proteine presenti negli alimenti come uova, crostacei, frutta secca, pesci, frumento e soia.

Ruolo delle immunoglobuline E

Nel processo allergico, i macrofagi catturano l’allergene, attivando i linfociti B per produrre anticorpi specifici chiamati immunoglobuline E (IgE) contro quell’allergene.

Reazione nei mastociti

Le IgE si attaccano ai mastociti, cellule del sistema immunitario presenti nei tessuti, che, una volta sensibilizzati, rilasciano sostanze durante la reazione allergica, portando a sintomi che vanno da lievi a gravi.Le allergie alimentari sono reazioni avverse del sistema immunitario a determinati cibi o componenti alimentari. Le manifestazioni allergiche sono causate dal rilascio di mediatori chimici come l’. Nelle persone affette da allergie, i mastociti rilasciano istamina e altre sostanze chimiche che scatenano una serie di sintomi quali prurito, naso che cola, tosse e difficoltà respiratorie. In casi più gravi, si può verificare l’anafilassi, una reazione allergica grave e potenzialmente letale. Questo evento è raro ma richiede un intervento medico immediato.

Manifestazioni allergiche

Le manifestazioni da allergia alimentare si verificano solo dopo la seconda assunzione del cibo allergenico, mentre nella prima si può non riscontrare nessun sintomo. I sintomi possono comparire entro due ore dall’assunzione del cibo, attraverso ingestione, contatto cutaneo o inalazione di allergeni presenti nell’aria. Le reazioni allergiche possono coinvolgere la pelle, le vie respiratorie, il tratto gastrointestinale e il sistema cardiovascolare, con possibili conseguenze per la salute.

Anafilassi e fattori di rischio

L’anafilassi è un’urgenza medica che può verificarsi in caso di reazioni allergiche gravi. Diversi fattori possono influenzare la gravità dell’anafilassi, come l’esercizio fisico, il , l’, la quantità e il modo in cui il cibo allergenico viene consumato. È essenziale essere consapevoli di questi fattori di rischio per prevenire e gestire al meglio le reazioni allergiche.

Gestione delle allergie alimentari

Le persone con allergie alimentari dovrebbero essere consapevoli dei cibi che contengono allergeni specifici e evitare il loro consumo. È importante leggere attentamente le etichette degli alimenti e informarsi sulle possibili fonti nascoste di allergeni. Per esempio, chi è allergico alla frutta secca deve fare attenzione a non consumare cibi che potrebbero contenere tracce di frutta secca, come alcuni insaccati.

Le allergie alimentari possono essere ereditarie e di solito vengono diagnosticate nei primi anni di vita. È fondamentale consultare un medico specializzato per una corretta diagnosi e per definire un piano di gestione personalizzato per evitare le reazioni allergiche e affrontare eventuali emergenze in modo adeguato.

Vodka: storia, ottenimento, cocktail

La Storia della Vodka

La storia della vodka è avvolta nel mistero di antichi rituali di fermentazione da cui ha origine. Una delle prime bevande menzionate è l’idromele, conosciuto come “bevanda degli dei”, prodotto dalla fermentazione del nell’antichità. La fermentazione alcolica è un processo chimico che trasforma gli zuccheri in etilico e attraverso l’azione di lieviti, funghi e batteri.

Origini Contese

Le origini della vodka sono fonte di controversia tra Russia e Polonia. La produzione documentata più antica risale al IX secolo in Russia, mentre la Polonia rivendica una tradizione che risalirebbe al VIII secolo. Tuttavia, sembra che le prime distillazioni polacche fossero più simili al brandy derivato dal vino. Nel XIV secolo, la vodka diventò la bevanda nazionale russa e rimase diffusa principalmente nell’Europa dell’Est.

L’Evolvere della Produzione

In passato, la produzione della vodka era piuttosto rudimentale, con metodi di approssimativi che producevano distillati impuri. È stato solo alla fine del XVIII secolo, grazie al di Dmitri Mendeleev, considerato il padre della chimica, che le regole produttive furono codificate per garantire standard qualitativi costanti. L’introduzione degli alambicchi continui e miglioramenti nelle tecniche di distillazione hanno portato alla produzione di vodka più pura e raffinata.

Il Processo di Ottenimento

La vodka può essere prodotta da una varietà di sostanze fermentabili, ma la versione moderna utilizza principalmente il grano. Dopo la fermentazione e la distillazione con l’aggiunta di acqua, la vodka ha generalmente una gradazione alcolica di circa il 40% in volume. Un singolo “shot” di vodka contiene circa 20 ml di alcol puro.

*La Diffusione della Vodka*

Fino agli anni ’50, la vodka era principalmente diffusa nei paesi di origine ed era considerata la bevanda dei lavoratori in Russia. Durante la guerra fredda, ostacoli politici limitarono la sua presenza nel mondo occidentale. Tuttavia, emerse sul grande schermo quando James Bond, nel film Casino Royale, ordinò un famoso cocktail Vesper Martini, con vodka come ingrediente principale, diventando una sorta di ambasciatore involontario della vodka.

Il Ruolo nei Cocktail

Negli ultimi decenni, la vodka è diventata un ingrediente chiave in molti cocktail popolari, come il Bloody Mary, lo Screwdriver, il Cosmopolitan, e il Long Island Iced Tea. Oltre ai cocktail classici, le versioni alla frutta come limone, pesca, fragola e melone sono diventate particolarmente popolari tra i consumatori più giovani.

Gel per capelli: composizione, meccanismo di azione

La Scienza Dietro ai Gel per Capelli: Come Funzionano e Quali Sono i loro Componenti

I gel per capelli sono prodotti ampiamente utilizzati per fissare i capelli in modo duraturo, garantendo una tenuta superiore rispetto alla lacca tradizionale. Sebbene siano diventati un must tra i giovani, un curioso parallelo storico può essere tracciato fino all’antico Egitto, dove, da analisi sulle mummie, è emerso che i capelli venivano fissati utilizzando grassi per ottenere un effetto simile.

Il Funzionamento dei Gel per Capelli

Un gel è essenzialmente una dispersione colloidale di particelle di varie dimensioni, che si muovono tra nanometri e micrometri, all’interno di un mezzo liquido. Nei gel per capelli, queste particelle solide, spesso di natura polimerica, si organizzano come una rete all’interno del liquido, creando una consistenza gelatinosa.

Al contrario di ciò che possa sembrare, i gel appaiono solidi ma, una volta applicati e “attivati” dalla temperatura corporea, diventano fluidi e si distribuiscono facilmente sui capelli.

Quando il gel viene applicato, i polimeri contenuti si aderiscono alla superficie dei capelli, permettendo loro di attaccarsi l’un l’altro e formare ciuffi ben definiti.

Composizione dei Gel per Capelli

I gel per capelli sono composti principalmente da acqua, che costituisce il componente principale, polimeri, emulsionanti, e modificatori della viscosità, come il polimero carbomer derivato dall’acido acrilico.

Inoltre, sono presenti anche profumi, conservanti, emollienti e altri additivi che conferiscono idratazione, brillantezza e protezione dai raggi UV ai capelli.

Studio dei Polimeri

L’elemento chiave dei gel sono i polimeri, che determinano la tenuta, la lucentezza e la rimovibilità del prodotto. Tra i polimeri più comuni troviamo il PVP (poli-N-vinil-2-pirrolidone), che forma un film protettivo sui capelli, consentendo di modellarli a piacimento. Tuttavia, il PVP è sensibile all’umidità, assorbendo rapidamente acqua e rendendo i capelli opachi e crespi in condizioni di elevata umidità.

Attualmente, la ricerca si concentra su polimeri che garantiscono una tenuta duratura, resistente all’umidità e che mantengono le proprietà del gel indipendentemente dal clima. Inoltre, si cerca di sviluppare polimeri che conferiscano lucentezza ai capelli e che siano facilmente rimovibili con il lavaggio.

In conclusione, i gel per capelli sono prodotti complessi il cui funzionamento si basa sulla scienza dei polimeri e dei colloidali, offrendo un modo efficace per mantenere in ordine i capelli per lungo tempo, con una formula che viene costantemente migliorata per soddisfare le esigenze dei consumatori moderni.

I diversi tipi di polimeri nei gel per capelli

Nei gel per capelli è possibile trovare diversi tipi di polimeri che conferiscono caratteristiche diverse al prodotto e influenzano la tenuta e il look dei capelli. Vediamo di seguito alcuni esempi:

Polivinilacetato (PVA)

Il PVA è un polimero resistente all’umidità ma che non offre una forte tenuta ai capelli, rimanendo flessibile in ambienti asciutti.

Copolimero PVP/PVA

Il copolimero PVP/PVA rappresenta un compromesso tra le proprietà dei due polimeri presi singolarmente, offrendo una combinazione unica di caratteristiche.

Polimeri cationici

I polimeri cationici neutralizzano le cariche negative presenti sulla superficie del capello grazie alla loro carica positiva. Tra questi, il polyquaternium è particolarmente conosciuto per la sua capacità di formare film trasparenti, ridurre l’elettricità statica e conferire morbidezza ai capelli.

Poliquaternium-4 e Poliquaternium-11

Il Poliquaternium-4 forma un film persistente e resistente all’umidità, mentre il Poliquaternium-11 è un copolimero che offre una buona resistenza all’umidità e una tenuta intermedia.

Altri polimeri e additivi

Oltre ai polimeri sopra elencati, esistono molte altre combinazioni di polimeri e additivi utilizzati nei gel per capelli, sia quelli già presenti sul mercato che quelli ancora in fase di sviluppo nei laboratori.

Questi ingredienti contribuiscono a conferire alle formulazioni dei gel per capelli le caratteristiche desiderate, garantendo una tenuta ottimale e uno stile duraturo. Se sei interessato a saperne di più sulla chimica dei polimeri utilizzati nei prodotti per capelli, dai un’occhiata a [chimica.today](https://chimica.today/).

Prosecco: composizione, vinificazione, metodo Charmat

Il Meraviglioso Mondo del Prosecco: Origini e Varie Tipologie

Il Prosecco è un rinomato vino italiano che ha la sua zona di produzione situata in cinque province del Veneto (Treviso, Venezia, Vicenza, Padova, Belluno) e in quattro province del Friuli Venezia Giulia (Gorizia, Pordenone, Trieste, Udine).

Le denominazioni più conosciute del Prosecco includono il DOC di Conegliano e Valdobbiadene e il DOC del Montello e dei Colli Asolani.

Le varietà di Prosecco presenti nella regione della DOC di Conegliano e Valdobbiadene comprendono il Prosecco Tondo e il Prosecco Lungo. Queste varietà si distinguono per differenze morfologiche nei grappoli e negli acini.

Composizione del Prosecco:

La composizione chimica media del succo d’uva di Prosecco include:
1. Zuccheri (glucosio e fruttosio) 150-240 g/L
2. pH = 3.1-3.4
3. Acidità totale 7-9 g/L
4. Acido malico 3.5-4 g/L
5. 4-4.5 g/L
6. Azoto prontamente assimilabile 150-210 mg/L

Il Prosecco è noto per la presenza di sostanze aromatiche nelle uve, che variano a seconda della varietà. Il Prosecco Tondo, ad esempio, contiene una maggiore quantità di composti aromatici come il linalolo, il geraniolo e il nerolo, conferendogli un profilo aromatico distintivo. Al contrario, il Prosecco Lungo ha un contenuto meno pronunciato di sostanze aromatiche.

Per la produzione del Prosecco, è essenziale estrarre i mosti e chiarificarli prima di avviare la alcolica con lieviti selezionati.

Vinificazione:

Una volta ottenuto il vino, è necessario stabilizzarlo sia dal punto di vista chimico-fisico che biologico attraverso un processo di chiarificazione utilizzando caseinato di potassio e bentonite per eliminare e catechine e garantire la qualità del prodotto finale.

Produzione del Prosecco: dal processo di fermentazione alla stabilizzazione

La produzione del Prosecco è un processo complesso e articolato che richiede tecnologia e competenze specializzate. Dopo la fase di fermentazione del mosto d’uva, si passa alla fase di chiarifica. Durante questa fase, sono impiegati coadiuvanti come il bitartrato di potassio che favorisce la precipitazione di eventuali residui presenti nel vino.

Successivamente, il vino viene sottoposto a refrigerazione a -4°C per alcuni giorni per favorire la precipitazione. In aggiunta, si procede con la filtrazione e la conservazione del vino a una temperatura di 8-10°C per preservarne le caratteristiche organolettiche.

Metodo Charmat

Il Prosecco viene sottoposto al metodo Charmat per ottenere le caratteristiche bollicine. Questo processo prevede una rifermentazione in autoclave a temperatura controllata, al fine di mantenere la CO2 disciolta nel vino e garantire l’effervescenza tipica dello spumante.

Durante la rifermentazione, si aggiunge una dose calibrata di zucchero e lievito attivo per avviare nuovamente la fermentazione. Si controlla la pressione all’interno dell’autoclave, mantenendola intorno a 5 atm per circa 10 giorni a una temperatura di 14-16°C. Una volta raggiunta la pressione desiderata, si blocca la fermentazione a -4°C per la stabilizzazione tartarica.

Il Prosecco nel mondo

Il Prosecco è uno dei italiani più celebri a livello internazionale, rappresentando un’eccellenza dell’enologia italiana. È consigliato in abbinamento a piatti di pesce o crostacei, oltre ad essere apprezzato come aperitivo o per la di cocktail iconici come Rossini, Cosmopolitan, e il famoso Bellini a base di prosecco e polpa di pesca bianca.

In conclusione, il Prosecco è un prodotto che incarna l’arte e la tradizione vinicola italiana, apprezzato in tutto il mondo per la sua qualità e versatilità.

Aloe vera: rimedio per le scottature

Benefici dell’Aloe Vera per il Trattamento dell’Eritema Solare

Origini e Proprietà Curative dell’Aloe Vera

L’Aloe Vera è una pianta succulenta appartenente alla famiglia delle Aloeaceae, originaria della penisola arabica e ampiamente coltivata in aree calde e secche. Le sue proprietà benefiche sono conosciute sin dai tempi antichi, e la pianta è stata utilizzata per secoli in varie culture come l’antico Egitto, la Grecia, l’India, il Messico, il Giappone e la Cina. Citata anche nella Bibbia, l’Aloe Vera è stata celebrata per le sue straordinarie capacità curative.

Nel 1959, lo statunitense Bill Coats iniziò a studiare scientificamente le potenzialità dell’Aloe Vera, sviluppando un processo per stabilizzare la polpa della pianta e preservarne le proprietà senza incorrere in processi ossidativi o fermentativi. Il governo americano in seguito riconobbe ufficialmente le proprietà curative della pianta, in particolare nel trattamento delle ustioni.

Composizione dell’Aloe Vera e Benefici

L’Aloe Vera è commercializzata in varie forme come lozioni, gel e spray, e la sua composizione comprende una vasta gamma di componenti, tra cui vitamine, , minerali, zuccheri, antrachinoni, acidi grassi, amminoacidi e . Questa ricca composizione conferisce alla pianta proprietà lenitive, idratanti, antinfiammatorie e rigenerative.

Trattamento dell’Eritema Solare con l’Aloe Vera

L’eritema solare, causato da un’eccessiva esposizione ai raggi UV, può manifestarsi con arrossamento, sensibilità cutanea e bollicine piene di siero. In caso di danni alla pelle, è essenziale intervenire prontamente. Oltre alle terapie convenzionali, l’Aloe Vera si è dimostrata efficace nel lenire l’irritazione cutanea, accelerare il processo di guarigione e idratare la pelle danneggiata.

Conclusioni

L’Aloe Vera rappresenta una valida opzione naturale per il trattamento dell’eritema solare e di altri problemi cutanei legati all’esposizione al sole. Le sue proprietà curative e la sua composizione ricca la rendono un alleato prezioso per la salute della pelle, offrendo benefici senza gli effetti collaterali spesso associati ai farmaci convenzionali.

I benefici dell’Aloe Vera per la cura della pelle dopo l’esposizione ai raggi solari

In natura esistono diversi componenti con proprietà benefiche, tra cui le saponine, gli steroli e l’acido salicilico. Questi elementi agiscono in sinergia per offrire effetti curativi, come ad esempio nella cicatrizzazione delle ferite, proprietà immunostimolanti, antinfiammatorie, depurative, nutrienti e remineralizzanti, lenitive, coagulanti, antimicrobiche, antidolorifiche e per la cura della pelle, capelli e denti.

Trattamento della pelle danneggiata dal sole con Aloe Vera

L’Aloe Vera è uno dei rimedi più noti per trattare la pelle danneggiata dal sole. Grazie alle sue proprietà astringenti, l’applicazione di gel di Aloe Vera può immediatamente raffreddare, ridurre il dolore e il gonfiore causati dalle scottature solari, limitandone i danni permanenti dovuti ai raggi UV. Mescolato con un olio come l’olio di cocco o di avocado, l’Aloe Vera mantiene la pelle idratata e previene la disidratazione.

Meccanismo d’azione dell’Aloe Vera contro le scottature solari

Nonostante il meccanismo d’azione non sia completamente chiaro, l’applicazione di Aloe Vera sulla pelle danneggiata genera una proteina antiossidante chiamata metallotioneina. Questa proteina aiuta a distruggere i , protegge la e favorisce la rigenerazione dei tessuti, contrastando i danni causati dai liberi.

Validazione scientifica delle proprietà dell’Aloe Vera

Gli antichi benefici attribuiti all’Aloe Vera trovano conferma anche in studi scientifici. L’efficacia di questa pianta non è solo dovuta ai suoi singoli costituenti, ma soprattutto al sinergismo tra di essi. Gli studi dimostrano che le molteplici proprietà dell’Aloe Vera sono frutto di questa combinazione unica offerta dalla natura.

In conclusione, l’Aloe Vera rappresenta un prezioso alleato nella cura della pelle danneggiata dal sole, grazie alle sue proprietà lenitive, rigeneranti e antiossidanti. Utilizzare il gel di Aloe Vera può contribuire a ridurre l’infiammazione, accelerare il processo di guarigione e proteggere la pelle dai danni causati dai raggi solari.

Protezione solare: composizione, fattore di protezione

L’importanza dell’utilizzo di una protezione solare in climi caldi e durante le ore più intense della giornata per prevenire eritemi e scottature è fondamentale per mantenere la salute della pelle.

Durante il 7500 a.C., i pastori egiziani e i cacciatori della valle del Nilo utilizzavano l’olio ricavato dai semi di ricino per proteggere la pelle dall’esposizione solare. Nel corso dei secoli, sono stati impiegati vari prodotti naturali per questo scopo. Solo nel 1928 sono stati sviluppati i primi prodotti solari sintetici, con l’obiettivo di offrire una protezione efficace.

Negli anni successivi, diversi chimici si sono dedicati alla ricerca di formulazioni migliori. Nel 1944, un aviatore statunitense convertitosi in chimico creò un prodotto chiamato Red Vet Pet per proteggere i soldati esposti al sole, anche se la sua efficacia era limitata.

Fu solo nel 1946 che il chimico svizzero Franz Greiter sviluppò la prima protezione solare efficace chiamata Gletscher Crème e introdusse il concetto di fattore di protezione solare (SPF), che è diventato uno standard globale per valutare l’efficacia delle creme solari.

Fattore di Protezione Solare

Il fattore di protezione solare indica la frazione delle radiazioni ultraviolette che raggiungono la pelle. Ad esempio, un SPF 15 significa che solo /15 delle radiazioni raggiunge la pelle. Moltiplicando il SPF per il tempo di esposizione, è possibile determinare la durata di protezione effettiva.

Classificazione delle Radiazioni UV

Le radiazioni ultraviolette sono classificate in tre categorie in base alla loro lunghezza d’onda e all’:
– UVA (315-399 nm): con minore energia e solo il 5% filtrato
– UVB (280-314 nm): maggiore energia, parzialmente assorbito dallo strato di ozono
– UVC (100-279 nm): completamente assorbito dallo strato di ozono

Proprietà delle Protezioni Solari

Un buon protettore solare deve garantire diversi requisiti:
– Protezione efficace dalle radiazioni
– Prevenzione delle scottature
– Resistenza al sudore e all’
– Stabilità alla luce
– Mantenimento dell’efficacia anche dopo diverse ore dall’applicazione.

La dell’Abbronzatura e dei Filtri Solari

L’esposizione ai raggi solari può portare a un’abbronzatura della pelle, risultato del rilascio di melanina da parte dei melanociti per proteggere il derma dai raggi ultravioletti. Tuttavia, è fondamentale proteggere la pelle dall’eccessiva esposizione ai raggi solari, evitando le ore più intense e applicando regolarmente una protezione solare.

Componenti dell’Abbronzatura

Le protezioni solari contengono sia sostanze organiche che inorganiche. Tra le sostanze inorganiche più comuni troviamo il biossido di e l’ossido di zinco, che assorbono e dissipano la radiazione ultravioletta. Le moderne formulazioni delle creme solari combinano questi ingredienti con componenti idratanti ed antiossidanti per proteggere, idratare ed evitare danni alla pelle.

Composizione delle Creme Solari

Le creme solari protettive contengono una vasta gamma di componenti, tra cui:

1.

Acido Ialuronico

: idratante per la pelle.
2.

Glicerolo

: mantiene l’elasticità della pelle.
3.

Ectoina

: protegge le cellule cutanee dalle radiazioni.
4.

Ceramidi

: regolano l’idratazione epidermica.
5.

Nicotinammide

: contrasta l’immunosoppressione e i tumori cutanei.
6.

Oli

: ammorbidiscono e nutrono la pelle.
7.

Pantenolo

: idratante e lenitivo per la pelle.
8.

Estratto di Tè Verde

: antiossidante.
9.

Squalene

: emolliente e nutriente per la pelle.
10.

Magnesio Ascorbilfosfato

: combatte l’iperpigmentazione e agisce come antiossidante.
11.

Vitamina E

: potente antiossidante contro lo stress ossidativo.
12.

Vitamina F

: stimola la rigenerazione delle cellule cutanee.

Assicurarsi di scegliere una protezione solare in base al proprio tipo di pelle, al tempo di esposizione e alla qualità del prodotto è essenziale per una corretta protezione.

Quindi, godetevi le vacanze estive proteggendo la vostra pelle in modo efficace e sicuro! Buon divertimento al sole!

Gin: storia, composizione

Il Gin: , Composizione e Curiosità

Il gin è una bevanda alcolica che ha le sue origini nei Paesi Bassi nel 1600 grazie al medico e farmacista olandese Franciscus Sylvius. La prima chiamata Jenever era composta da di grano e bacche di ginepro, utilizzata per curare i soldati olandesi malati di febbre nelle Indie Orientali.

Storia del Gin

Il gin ha rapidamente conquistato il mercato britannico, tanto che alla fine del 1600, con il divieto di importare distillati stranieri, iniziò a essere prodotto in grandi quantità utilizzando i cereali disponibili. La ricetta originale è stata modificata aggiungendo altre erbe e spezie per conferire il caratteristico sapore e aroma che lo contraddistingue.

Difatti, il gin divenne così popolare in Gran Bretagna che veniva dato agli operai come parte del loro salario, causando un aumento dell’alcolismo popolare. Successivamente, si diffuse negli Stati Uniti durante il proibizionismo, dove era prodotto artigianalmente.

Composizione del Gin

Il gin è composto principalmente da bacche di ginepro di colore blu-verde e semi di coriandolo. Oltre a questi ingredienti base, possono essere presenti altri elementi che conferiscono aroma e sapore, come scorza d’arancia, bergamotto, limone, radici di giglio, cannella, coriandolo, e molti altri. La variazione degli ingredienti dipende dal produttore e dalle condizioni degli oli essenziali delle piante utilizzate.

Alcuni nel Gin

Le bacche di ginepro contengono diversi terpeni, come l’α-, con effetti broncodilatatori. Altri composti presenti nel gin includono il β-mircene, il p-cimene, il stabinene, l’acetato di bornile e il 1,4-terpineolo, ciascuno con le proprie caratteristiche e profumi distintivi.

Il Linalolo nel Gin

I semi di coriandolo comunemente utilizzati nel gin contengono principalmente il linalolo, un composto dall’aroma dolce e delicato, insieme all’acetato di geranile, un estere monoterpenico che conferisce profumo di rosa. Questi ingredienti, insieme ad altri, contribuiscono a definire il profilo aromatico di ogni marca di gin.

In conclusione, il gin è una bevanda dal lungo e affascinante percorso storico, caratterizzata da una ricca varietà di ingredienti che conferiscono un gusto unico e distintivo. I produttori di gin custodiscono gelosamente le loro ricette per creare un prodotto di successo, apprezzato dai consumatori di tutto il mondo.

Macchie e scioglimacchia: proprietà, meccanismo di azione

Sconfiggere le Macchie: Una Guida alla Rimozione Efficace

Le macchie su un abito possono essere una vera seccatura, in quanto rimuoverle può essere una sfida. Fortunatamente, la chimica ci offre una vasta gamma di soluzioni con molecole presenti negli smacchiatori e nei detersivi.

Tipologie di Macchie

Le macchie possono essere classificate in diversi tipi: enzimatiche, ossidabili, grasse e contenenti particolato. Ecco alcuni esempi:

Enzimatiche:

Sangue, Uova, Erba

Ossidabili:

Tè, Caffè, Vino Rosso

Grasse:

Burro, Olio, Olio del Motore

Particolato:

Argilla, Fango, Terreno

Le macchie enzimatiche possono essere trattate con specifici , quelle ossidabili con agenti , le macchie grasse con tensioattivi e le macchie contenenti particolato vanno prima seccate e poi rimosse con agenti complessanti.

Smacchiatori: Soluzioni Versatili

Gli smacchiatori sono solitamente una miscela di agenti diversi in grado di sciogliere vari tipi di macchie. Possono essere aggiunti al lavaggio o usati come pretrattamento direttamente sulla macchia. Questi prodotti possono essere spray, liquidi o in polvere, ma il loro obiettivo è comune: eliminare le macchie in modo efficace.

Proprietà degli Smacchiatori

Un buon smacchiatore deve rimuovere la macchia senza danneggiare il tessuto. È consigliabile testare il prodotto in una piccola area non visibile per verificare eventuali effetti indesiderati. Ad esempio, uno smacchiatore ossidante con candeggina potrebbe intensificare il colore delle macchie di ruggine, mentre l’uso di calda potrebbe fissare le macchie di sangue.

Le macchie enzimatiche sono principalmente composte da proteine, quindi gli smacchiatori per questo tipo di macchie dovrebbero contenere enzimi in grado di rompere i legami peptidici. Le proteasi sono enzimi che svolgono questa funzione, riducendo le molecole proteiche in componenti più solubili.

Lo stesso principio si applica alle macchie grasse, dove le lipasi sono gli enzimi ideali per idrolizzare i grassi, trasformandoli in glicerolo e acidi grassi.

In conclusione, con la giusta conoscenza dei tipi di macchie e degli smacchiatori più adatti, potrai affrontare con successo qualsiasi macchia ostinata sul tuo abbigliamento.L’importanza del processo di lipolisi nello smacchiare le macchie colorate

Le macchie colorate, come quelle provenienti da tè, caffè e vino rosso, sono considerate macchie ossidabili. Pertanto, negli smacchiatori è fondamentale avere agenti sbiancanti come il perossido di idrogeno, che si trova sotto forma di (Na2CO3 · 3/2 H2O2), il quale rilascia H2O2 al contatto con l’acqua. Tuttavia, a temperature inferiori a 40°C, il perossido di idrogeno diventa inefficace, pertanto viene aggiunta la tetracetiletilendiammina (TAED) che reagisce con il perossido di idrogeno per produrre acido peracetico, un perossido organico con maggior potere ossidante rispetto al perossido di idrogeno.

Meccanismo di azione degli smacchiatori

Gli oli e i grassi, sebbene possano essere rimossi enzimaticamente, vengono trattati con i tensioattivi, caratterizzati dalla presenza nella molecola di due gruppi: uno idrofobo e uno idrofilo. Questi agenti formano emulsioni in cui le molecole del sapone racchiudono le particelle di sporco nelle micelle, aggregati di molecole in fase colloidale. Grazie a questa azione, lo sporco grasso si discioglie e viene disperso in acqua, facilitando la rimozione completa dello sporco.

Particolato e addolcimento dell’acqua durante i lavaggi

Per le macchie di particolato, i composti presenti negli smacchiatori contribuiscono ad addolcire l’acqua durante i lavaggi, rimuovendo prevalentemente ioni metallici positivi come Ca²⁺ e Mg²⁺ dall’acqua agendo da complessanti. Poiché le macchie di particolato sono costituite da ioni calcio, l’azione degli smacchiatori aiuta a rimuovere tali ioni, eliminando efficacemente le macchie.

Gli agenti complessanti non solo hanno la funzione di addolcire l’acqua, ma anche rafforzano il potere lavante dei tensioattivi, migliorano il processo di rimozione dello sporco e impediscono al sporco rimosso di redepositarsi sulla biancheria o sulle superfici.

In passato, il fosfato di sodio (Na3PO4) veniva utilizzato per questo scopo, ma data la sua tossicità per l’ambiente, oggi vengono impiegati composti più ecologici ed efficaci per preservare sia la pulizia che l’ambiente circostante.L’impatto ambientale del fosfato, principale causa dell’eutrofizzazione, ha portato alla sua sostituzione con alternative come il carbonato di sodio e i policarbossilati, che formano coppie ioniche con l’anione carbonato o bicarbonato. Altri sostituti includono le zeoliti, silicati di alluminio cristallini con pori che possono incorporare ioni calcio e .

Tuttavia, nonostante la presenza di zeolite in molti detersivi “biologici”, questa sostanza insolubile può provocare problemi agli scarichi e alle fosse biologiche, alterando anche il pH del terreno e danneggiando la flora naturale.

Per quanto riguarda la rimozione delle macchie, esistono vari prodotti specifici per diversi tipi di macchie come ruggine, sangue, vino rosso, inchiostro, grasso, colla e altro. Anche se seguendo le istruzioni si ottengono ottimi risultati, l’acquisto di tutti questi prodotti specifici può essere costoso e poco pratico.

Piercing: metalli e leghe, storia, consigli

Il fenomeno del piercing ha preso piede dagli anni ’70 e ’80 negli ambienti punk e underground, per poi diffondersi rapidamente in tutto il mondo. Tuttavia, va sottolineato che le origini di questa pratica risalgono all’antichità.

Origini del Piercing

Il piercing ha radici antichissime che si perdono nella . Ad esempio, gli antichi Egizi consideravano il piercing all’ombelico come simbolo di regalità, mentre i centurioni romani praticavano il piercing ai capezzoli per simboleggiare il coraggio. Ancora prima, i primi navigatori optavano per il piercing al lobo dell’orecchio.

Durante il regno di Elisabetta I, l’orecchino divenne un status symbol maschile e fu indossato da figure illustri come Shakespeare e Sir Francis Drake.

Materiali per il Piercing

I materiali utilizzati per i piercing nel corso della storia includono oro, ossidiana, vetro vulcanico e osso.

.

Acciaio chirurgico

: Un materiale resistente ma contenente nichel, che può causare allergie.

2.

Argento sterling

: Lega composta per il 92,5% da argento e il resto da altri metalli che possono causare irritazioni.

3.

Niobio

: Metallo anallergico che tende a non ossidarsi, ideale per chi soffre di allergie. Può essere modellato facilmente ed è tollerato dalla maggior parte delle persone.

Riscaldando o anodizzando la superficie del niobio, è possibile ottenere un’ossidazione che garantisce una maggiore resistenza alla corrosione e una variazione di colori.

4.

: Metallo resistente che non si ossida, è leggero e anallergico. Anche il titanio può essere anodizzato, anche se nel tempo la colorazione può svanire.

5.

Oro

: Utilizzato in leghe prive di nichel, l’oro è un metallo morbido spesso usato per i gioielli, anche se può essere troppo tenero per alcune applicazioni.

Conclusioni

Il piercing, benché di antiche origini, continua ad essere una pratica diffusa e popolare. La scelta del materiale per i gioielli da piercing è fondamentale per evitare reazioni allergiche o complicazioni. Tra i materiali più sicuri e popolari vi sono il niobio e il titanio, che garantiscono resistenza, anallergicità e durabilità nel tempo. Optare per materiali di qualità è essenziale per mantenere la salute e la bellezza dei piercing nel lungo termine.Come scegliere il miglior materiale per il tuo piercing
Quando si tratta di scegliere il materiale per il proprio piercing, è importante tenere conto di diversi fattori che vanno oltre l’aspetto estetico. La salute della tua pelle e la prevenzione di reazioni allergiche o irritazioni sono fondamentali per una corretta guarigione del piercing e per evitare problemi futuri.

Materiali da evitare per il tuo piercing
Alcuni metalli e leghe possono causare irritazioni o reazioni allergiche, compromettendo la salute e l’estetica del tuo piercing. Tra i materiali da evitare possiamo citare l’ottone, il bronzo, il cadmio, il cromo e soprattutto il nichel.
Il nichel è un metallo ampiamente usato nelle leghe metalliche per conferire durezza e resistenza, ma oltre il 10% delle è allergico ad esso. Indossare gioielli contenenti nichel può portare a sensibilizzazioni cutanee che provocano dermatiti ed eczemi.

Materiali consigliati per il tuo piercing
Per evitare problemi di allergie o irritazioni, è consigliabile optare per materiali di alta qualità e biocompatibili. Alcune opzioni che offrono una maggiore sicurezza sono:

Acciaio chirurgico: è uno dei materiali più utilizzati per i piercing grazie alla sua resistenza e durabilità. È importante assicurarsi che si tratti di acciaio chirurgico di alta qualità per evitare eventuali reazioni cutanee.

Titano: il titano è noto per la sua biocompatibilità e resistenza alla corrosione. È una scelta ideale per chi ha pelli sensibili o è soggetto a reazioni allergiche.

: sebbene sia un metallo costoso, il platino è particolarmente inerte e non provoca allergie. È una scelta di lusso che garantisce la massima sicurezza per il tuo piercing.

Materiali placcati in oro: per chi vuole bilanciare costo ed estetica, i materiali placcati in oro possono essere una soluzione valida. Assicurati che lo spessore del placcaggio sia sufficiente per garantire durata e sicurezza.

Prima di scegliere il materiale per il tuo piercing, assicurati di consultare un professionista esperto che possa consigliarti sulla migliore opzione in base alle tue esigenze e al tipo di piercing che desideri fare.

Infine, ricorda che la corretta sterilizzazione del piercing è fondamentale per prevenire infezioni. Assicurati che il materiale del piercing sia autoclavabile e in grado di resistere alle alte temperature necessarie per la sterilizzazione. Con la giusta cura e la scelta dei materiali adatti, potrai godere del tuo piercing in modo sicuro e senza rischi per la tua salute.

è in caricamento