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Quali quiz di Geopop vengono proposti?

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Nel mondo esistono migliaia di vulcani, alcuni dei quali sono noti per le loro violente eruzioni. Questa proposta è rivolta a chi desidera testare le proprie conoscenze attraverso un basato su quattro immagini di vulcani. Il compito consiste nell’identificare il nome del vulcano presentato in ciascuna immagine e nel collocarlo correttamente su una mappa, indicando la sua posizione geografica esatta.

  • Identificare il nome del vulcano raffigurato nell’immagine;
  • Collocarlo correttamente su una mappa, indicando la posizione geografica esatta.

È consigliabile scorrere lentamente la pagina, poiché subito dopo il quiz si troveranno le soluzioni con il nome del vulcano e la sua corretta collocazione geografica.

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Soluzioni del quiz:

Il primo vulcano è il Kilimangiaro, un imponente stratovulcano quiescente in Tanzania, celebre per essere la montagna più alta dell’Africa e la più grande montagna isolata al mondo, non associata a catene montuose. Segue il Monte Fuji, un vulcano iconico del Giappone, noto per la sua simmetria perfetta che lo rende un nazionale.

In terza posizione troviamo l’Etna, situato in Sicilia, riconosciuto per essere il vulcano attivo più alto d’Europa. L’ultimo vulcano è il Mount St. Helens, situato nello di Washington, USA, tristemente noto per la devastante eruzione del 1980.

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Per comprendere il motivo per il quale nel mondo esistono così tanti vulcani, è disponibile un video ad hoc sull’argomento:

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Il falso del dipinto Sansone e Dalila di Rubens è scoperto dall’intelligenza artificiale

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e esposto alla National Gallery di Londra. Credit: Peter Paul Rubens, via Wikimedia Commons

Un dipinto esposto alla National Gallery di Londra, Sansone e Dalila, attribuito a Peter Paul Rubens, è attualmente sotto inchiesta per presunta non autenticità. L’opera, datata 1609, è stata sottoposta a un’ nel 2021 condotta dall’azienda Art Recognition, utilizzando tecniche di intelligenza e reti neurali per valutare la veridicità del dipinto. I risultati indicano una probabilità superiore al 91% che l’opera in questione sia un falso.

Analisi attraverso intelligenza artificiale

Art Recognition ha impiegato diverse tecnologie, tra cui una Convolutional Neural Network (CNN) e un Vision Transformer with Shifted Windows (SWIN), per esaminare le specifiche della pennellata e i tratti caratteristici dell’artista. Il processo prevede la scansione dell’opera, suddividendola in “patch” e calcolando per ciascuna una percentuale di probabilità di falsità. Caterina Popovici, cofondatrice di Art Recognition, ha riferito che, nel caso specifico di Sansone e Dalila, la percentuale di probabilità di falsità supera il 91%. Non è attualmente noto se esista ancora un originale di quest’opera e in caso affermativo, dove possa trovarsi.

Dubbi sull’autenticità di Sansone e Dalila

L’opera ritrae Sansone addormentato con la testa sulle ginocchia di Dalila, evocando un episodio biblico in cui l’eroe è tradito. Da tempo, esperti di Rubens sostengono che il dipinto acquisito dalla National Gallery sia in realtà una copia di un originale commissionato da Nicolaas Rockox. Si che l’originale sia scomparso dopo la morte di Rockox nel 1640, portando l’opera ad essere attribuita a Rubens durante un’analisi nel 1929. Le discrepanze nei colori e nei dettagli rispetto a versioni ufficiali del dipinto hanno alimentato i sospetti sulla sua autenticità.

Dal ritrovamento di documenti nel 1960, si è scoperto che Ludwig Burchard, il ricercatore che ha attribuito l’opera a Rubens, era a conoscenza delle incertezze riguardo ad altre opere a lui assegnate. Tuttavia, non sono emerse certezze definitive riguardo a Sansone e Dalila, che ha fatto parte delle opere trattate da Christie’s prima di approdare alla National Gallery. La decisione di analizzare il dipinto utilizzando un sistema di intelligenza artificiale ha rivelato risultati che suscitano nuovi interrogativi sull’attribuzione del capolavoro.

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L’aereo a Toronto si ribalta e tutti i passeggeri si salvano dall’incidente: le ipotesi

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Hanno avuto inizio le indagini ufficiali sull’incidente aereo a , verificatosi il 17 febbraio, quando un aereo Bombardier CRJ-900 in partenza da Minneapolis, operato da Endeavor Airlines, sussidiaria di Delta Airlines, si è ribaltato e incendiato durante l’atterraggio all’aeroporto internazionale Pearson. Fortunatamente, tutte le 80 persone a bordo sono state salvate, mentre i feriti ammontano a 18, di cui 3 in condizioni gravi. Le autorità hanno recuperato la scatola nera per analizzare i dati e ricostruire la causa e la dinamica dell’incidente. Un’ possibile riguarda la presenza di un microburst, una raffica di aria fredda discendente.

Dinamica dell’incidente

Osservando le riprese dell’atterraggio, si nota che l’aereo ha toccato terra in modo brusco, con un profilo orizzontale anziché inclinato. Questo suggerisce che non sia effettuata la manovra di flare, fondamentale per ridurre la velocità verticale prima del contatto con la pista. L’aereo ha toccato il suolo ad alta velocità, inclinato verso destra, e l’ala ha toccato terra, trascinandosi sulla pista per circa 3 secondi prima di ribaltarsi. Un atterraggio non simmetrico aver concentrato l’impatto su un solo carrello, destabilizzando l’assetto del velivolo.

Cause dell’atterraggio brusco

Le motivazioni alla base dell’atterraggio violento sono ancora oggetto di indagine. Un errore di manovra del pilota non può essere escluso, ma risulta improbabile data la procedura standard. Una possibilità concreta è che i piloti abbiano incontrato difficoltà a causa di improvvise raffiche di vento discendenti, note come microburst. Queste correnti, che si formano in presenza di nubi temporalesche, possono creare condizioni di atterraggio avverse, spingendo l’aereo verso il basso in maniera repentina e generando venti laterali capaci di destabilizzare il velivolo.

microburst
Dinamica di un microburst ed effetti su un atterraggio aereo. Credit: NOAA

Il rapporto meteorologico METAR parla di raffiche fino a 35 nodi, ossia 65 km/h, confermando che le condizioni erano al limite ma comunque entro i parametri operativi per l’atterraggio. Pertanto, un microburst potrebbe aver contribuito ai problemi di stabilità in fase di discesa.

Esito positivo dell’incidente

Nonostante la gravità dell’incidente, nessuna vittima è stata registrata. La fusoliera del velivolo ha resistito bene all’impatto, evidenziando la buona costruzione dell’aereo. Inoltre, il tempestivo intervento dei Vigili del Fuoco e la gestione delle operazioni di evacuazione da parte del personale di bordo hanno giocato un ruolo cruciale nel prevenire il peggio.

Procedure d’indagine in corso

Le indagini per l’incidente sono coordinate dalle autorità canadesi e statunitensi, con l’obiettivo di stabilire cause e dinamiche per adottare misure preventive future. Un rapporto preliminare sarà presentato entro un mese, integrando i dati raccolti dalla scatola nera, incluse le registrazioni audio della cabina di pilotaggio e le testimonianze dei piloti. Questo rapporto preliminare potrebbe fornire chiarimenti sull’incidente, con un rapporto ufficiale previsto entro un anno.

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Celle a combustibile alimentate da etanolo diretto.

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Le celle a combustibile ad etanolo diretto (DEFC), acronimo di Direct Ethanol Fuel Cell, rappresentano una valida alternativa alle celle a combustibile con membrana a scambio protonico. Questa tecnologia si distingue per la maggiore densità energetica dell’etanolo, che supera quella dell’idrogeno, rendendola una promettente fonte di .

Caratteristiche delle celle a combustibile ad etanolo diretto

Le celle a combustibile ad etanolo diretto sono dispositivi elettrochimici progettati per convertire direttamente l’ chimica contenuta nell’etanolo in energia elettrica. Questa energia elettrica può essere impiegata per alimentare dispositivi elettronici portatili, come telefoni cellulari e computer portatili.

Con l’accelerare dello sviluppo tecnologico contemporaneo, è aumentata la domanda di dispositivi elettronici portatili che richiedono un’alimentazione di alta potenza e una lunga durata. Di conseguenza, emerge la necessità di fonti di energia che soddisfino queste esigenze. Le celle a combustibile ad etanolo diretto hanno ricevuto notevole attenzione poiché si presentano come opzioni più valide rispetto alle celle a combustibile a membrana elettrolitica polimerica alimentate a idrogeno, grazie alla loro configurazione compatta e al funzionamento efficiente.

Potenzialità e sfide

L’etanolo è un biocombustibile prodotto principalmente attraverso la fermentazione di zuccheri e amidi derivati da coltivazioni agricole, come canna da zucchero, mais, patate e manioca. Recenti ricerche hanno cercato di individuare metodi di produzione sostenibile dell’etanolo utilizzando prodotti di scarto agricoli, evitando il consumo di risorse destinate alla produzione alimentare.

Le celle a combustibile ad alcol diretto (DAFC) si basano sull’ossidazione elettrochimica simultanea del combustibile all’anodo e sulla riduzione dell’ossidante al catodo. Negli ultimi due decenni, la ricerca si è concentrata su due tecnologie principali: celle a combustibile a membrana a scambio protonico (PEM), utilizzate in ambienti acidi, e celle a combustibile a membrana a scambio anionico (AEM), attive in elettroliti alcalini con trasmissione di ioni idrossilici.

Le celle a combustibile commerciali disponibili oggi utilizzano idrogeno come combustibile e ossigeno dall’aria come ossidante, richiedendo impianti complessi non ideali per dispositivi portatili. Al contrario, l’uso di combustibili liquidi a e ambiente rappresenta un’opzione promettente per l’energia portatile, grazie alla sua capacità di funzionare a pressioni ambientali e alla facilità di stoccaggio.

Gli alcoli, in particolare, si sono dimostrati interessanti come potenziali combustibili liquidi per le celle a combustibile, poiché possono essere facilmente ossidati e presentano potenziali di riduzione comparabili a quelli dell’idrogeno. Tra questi, le celle a combustibile ad etanolo diretto e quelle a metanolo diretto differiscono per il modo in cui l’etanolo viene ossidato, limitando l’ del dispositivo e la gestione della produzione energetica.

Un aspetto limitante delle celle a combustibile ad etanolo diretto è la permeabilità delle membrane agli alcoli, il cui fenomeno, noto come fuel crossover, influisce negativamente sulle prestazioni, riducendo la capacità di generazione di energia. Ulteriori sfide emergono dall’inefficienza della conversione dell’etanolo in composti a valore energetico elevato e dalla complessità nella progettazione dei sistemi.

Tuttavia, nonostante le complicazioni, le celle a combustibile ad etanolo diretto stanno guadagnando attenzione nel campo delle energie alternative, grazie ai progressi nella tecnologia delle membrane e nella gestione degli elettrocatalizzatori.

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Come è nato e quali caratteristiche ha il genere più popolare

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La musica pop rappresenta una celebrazione di un che ha radici profonde nella cultura musicale globale. Originariamente parte della popular music, la musica pop si è evoluta attraverso decenni di cambiamenti sociali e tecnici, dando vita a un fenomeno che ha influenzato non solo la musica, ma anche stili di vita e tendenze. Da artisti storici come i Beatles e Michael Jackson a figure iconiche come Madonna e Britney Spears, il pop ha saputo diventare un elemento di riferimento nel panorama musicale mondiale.

La nascita della musica pop

Il pop è un genere complesso da definire, in quanto condivide con altri stili musicali come il folk, il rock, l’elettronica e l’hip hop. Le sue origini risalgono ai primi decenni del ‘900, quando la musica cominciò a ricevere influenze da generi come il folk, il blues e il rock ‘n’ roll. Artisti come Robert Johnson e Woody Guthrie, insieme a icone del rock come Elvis Presley e Chuck Berry, hanno posto le fondamenta per quello che sarebbe diventato il pop moderno.

suonatore di banjo

La fusione di questi stili ha conferito alla musica pop caratteristiche peculiari: melodia orecchiabile, linguaggio semplice e ritmi facilmente memorabili. Questa semplicità ha reso la musica pop accessibile, diffondendosi rapidamente tramite e televisione. Con l’avvento dei Beatles, la musica pop ha iniziato a trascendere il mero genere musicale, divenendo un fenomeno culturale di massa, caratterizzato da canzoni melodiche e tematiche leggere.

beatles

L’evoluzione del pop negli anni ’60 e ’80

Negli anni ’60, la pop music si espande, conquistando un pubblico sempre più giovane anche grazie alle radio portatili. Questo decennio rappresenta una fase di grande sperimentazione e l’influenza di canali come MTV negli anni ’80 segna un nuova era. L’importanza dei videoclip aumenta, e artisti come Michael Jackson, Madonna e Prince combinano suoni innovativi con performances visive di grande impatto. Durante questo periodo, anche i fenomeni della dance pop e del funk pop iniziano a prendere piede grazie a Whitney Houston e Janet Jackson.

michael jackson

Il pop degli anni ’90 e 2000

Il decennio degli anni ’90 segna un ulteriore ampliamento del panorama pop, con boy band e girl band come i Backstreet Boys e le Spice Girls che dominano la scena. Generi dal mondo latino come il reggaeton guadagnano visibilità grazie a artisti come Shakira e Ricky Martin. Il teen pop esplode con figure del calibro di Britney Spears mentre il pop-rock vede l’ascesa di Alanis Morissette e Green Day. Negli anni 2000, il pop si evolve ulteriormente, incorporando influenze più elettroniche e urban attraverso artisti come Beyoncé, Rihanna e Justin Timberlake.

Caratteristiche distintive della musica pop

Il genere pop si distingue per l’utilizzo di melodie semplici e strutture musicali immediate, con canzoni generalmente brevi. Queste presentano un’alternanza di strofa e ritornello, progettato per risultare facilmente memorizzabile. I ritmi ballabili e l’accompagnamento strumentale semplice sono elementi chiave nel rendere la musica pop accessibile e coinvolgente, mentre i testi affrontano spesso temi universali come l’amore, avvicinando il genere alle esperienze quotidiane del pubblico.

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Da opere reali a simbolo di integrazione

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La progettazione dei ponti rappresentati sul retro delle banconote in euro, introdotte nel 2002, non si basa su strutture esistenti ma su concepite successivamente. Creati nel 2011 a Spijkenisse, nei Paesi Bassi, dal designer olandese Robin Stam nell’ambito del progetto Europonti (The Bridges of Europe), questi ponti immaginari simboleggiano la connessione e l’unità tra gli Stati membri dell’Unione Europea. Rappresentando ponti ispirati a diversi stili architettonici, l’Unione Europea ha evitato di favorire un singolo Paese, mantenendo un messaggio di apertura e cooperazione tra i popoli europei. Gli elementi grafici, presenti sia sul fronte che sul retro delle banconote, aspirano a evocare lo spirito di europea, con un focus sull’architettura come simbolo di evoluzione storica.

Le tipologie architettoniche di ponte raffigurate nelle banconote in euro

Le banconote in euro, pur rappresentando strutture non , hanno tutte credibili e realizzabili, con opere esemplificate già presenti in Europa e nel mondo. Ciascuna tipologia di ponte segna periodi architettonici distintivi:

– Banconota da 5 euro: architettura classica (IV sec. a.C. – IV sec. d.C.)
– Banconota da 10 euro: architettura romanica (XI-XII sec.)
– Banconota da 20 euro: architettura gotica (XIII-XIV sec.)
– Banconota da 50 euro: architettura rinascimentale (XV – XVI sec.)
– Banconota da 100 euro: architettura barocca e rococò (XVII-XVIII sec.)
– Banconota da 200 euro: architettura ottocentesca (XIX sec.)
– Banconota da 500 euro: architettura novecentesca (XX sec.)

banconote euro Credit: Robert Kalina, CC BY–SA 3.0, via Wikimedia Commons.

L’architettura classica, romanica e gotica sulle prime banconote utilizza costruzioni in muratura con archi, evidenziando l’evoluzione delle tecniche costruttive. Le rappresentazioni rinascimentali e barocche mostrano ponti ad arco con geometrie più innovative, mentre le ultime banconote esprimono stili architettonici contemporanei, predominati da strutture in acciaio. Tuttavia, nessuna banconota presenta un ponte sospeso, nonostante l’uso diffuso di questa tipologia nel mondo.

Gli Europonti di Spijkenisse nei Paesi Bassi

Nel 2011, in Olanda, è avviato un progetto per realizzare le strutture illustrate sulle banconote, culminato nella costruzione di diversi ponti e passerelle pedonali a Spijkenisse, il cui design richiama le rappresentazioni artistiche delle banconote stesse. Riconosciuto come Europonti o The Bridges of Europe, il progetto è stato completato nel 2013 e rappresenta artisticamente il concetto strutturale delle banconote, sebbene con scelte costruttive pratiche differenti, come l’uso del calcestruzzo armato.

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Scoperta di una strana anomalia radioattiva nell’Oceano Pacifico, che potrebbe essere dovuta a eventi cosmici: le ipotesi

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Credits: NASA.

Un team di ricercatori tedeschi e australiani ha un misterioso accumulo di berillio-10, un isotopo radioattivo del berillio, in due zone dell’Oceano Pacifico. Questa anomalia derivare da spiegazioni di natura geologica, climatica o astrofisica, legata a cosmici risalenti a circa 10 milioni di anni fa.

La scoperta dell’anomalia radioattiva: l’accumulo di berillio-10

Lo studio, sulla rivista Nature communications, evidenzia come l’anomalia sia stata riscontrata in campioni prelevati dal fondale oceanico nel nord e al centro dell’Oceano Pacifico, databili a circa 10 milioni di anni fa. In questi campioni, la concentrazione di berillio-10 risulta essere doppia rispetto a quanto atteso. Le cause più plausibili, secondo i ricercatori, potrebbero essere di natura terrestre, come una variazione delle correnti oceaniche, oppure di origine astrofisica, a causa di un aumento dei raggi cosmici provocato dall’esplosione di una supernova. Il berillio-10 è generato dall’interazione dei raggi cosmici con l’ossigeno e l’azoto atmosferico. Per determinare la causa specifica, i ricercatori intendono analizzare ulteriori campioni e sollecitare altri gruppi di ricerca a condurre studi approfonditi.

Le possibili spiegazioni dell’accumulo di berillio-10 nell’Oceano Pacifico

L’articolo discute due principali spiegazioni per l’accumulo osservato di berillio-10. La prima riguarda un cambiamento significativo delle correnti oceaniche vicino all’Antartide avvenuto tra 10 e 12 milioni di anni fa, il quale potrebbe aver portato a una distribuzione non uniforme del berillio-10 e a un accumulo nella zona dell’Oceano Pacifico. La seconda spiegazione è di natura astrofisica. Gli scienziati ipotizzano che circa 10 milioni di anni fa una stella di massa superiore alle 8 masse solari possa essere esplosa come supernova, generando un gran numero di raggi cosmici. Se l’esplosione fosse avvenuta sufficientemente vicina alla Terra, il flusso di raggi cosmici in aumento avrebbe potuto causare un incremento nella produzione di berillio-10 attraverso la sua interazione con l’atmosfera.

Un’altra spiegazione astrofisica suggerisce che il nostro Sistema Solare avrebbe attraversato una nube interstellare di gas denso e freddo, modificando l’eliospira, la regione influenzata dal Sole che protegge il pianeta dai raggi cosmici esterni. La diminuzione di questa protezione potrebbe aver portato a un aumento dei raggi cosmici e, di conseguenza, a un incremento della produzione di berillio-10 nell’atmosfera.

Con un approfondimento delle cause dell’anomalia, si potrebbe contribuire a ricostruire eventi significativi della del nostro pianeta.

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Il nuovo bollettino INGV sui Campi Flegrei è stato pubblicato: ecco cosa riporta

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Credit: .

Il 18 febbraio 2025, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha un nuovo bollettino settimanale riguardante i Campi , in un contesto caratterizzato da uno sciame sismico che ha comportato scosse di terremoto di magnitudo fino a 3.9, avvertite anche a Napoli. Il documento riporta i risultati dei monitoraggi effettuati negli ultimi sette giorni, evidenziando eventuali criticità. Si nota un incremento del numero di terremoti, tuttavia non sono stati riscontrati parametri che possano indicare un’imminente eruzione. Come affermato nel bollettino:

Sulla base dell’attuale quadro dell’attività vulcanica sopra delineato, non si evidenziano elementi tali da suggerire significative evoluzioni a breve termine.

Attività sismica

Dal 10 al 16 febbraio 2025, nell’area flegrea sono stati registrati 335 terremoti con magnitudo superiore a 0.0. La maggior parte delle scosse non è stata avvertita dalla popolazione, ma solo dagli strumenti. Alcuni eventi sismici hanno raggiunto magnitudo significativa, come quelli di magnitudo 3.9 del 16 febbraio, verificatisi alle ore 14:30 e alle 23:19.

Deformazione del suolo

Nel periodo che va dalla metà di aprile a luglio 2024, il sollevamento bradisismico ha registrato valori di circa 20 millimetri al mese, diminuendo successivamente a un valore circa dimezzato. Negli ultimi giorni precedenti allo sciame sismico, si è osservato un sollevamento compreso tra 0,5 e centimetro, ma sarà necessario attendere le prossime settimane per determinare se questa tendenza si stabilizzerà.

Geochimica delle fumarole

Un ulteriore aspetto analizzato nel bollettino riguarda la geochimica delle fumarole, per la quale attualmente non si segnalano variazioni significative rispetto ai dati precedenti. Il trend generale mostra un riscaldamento e una pressurizzazione continua del sistema idrotermale.

Per ulteriori dettagli Campi Flegrei, è disponibile un video ad hoc sull’argomento:

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Hai un Bimby? Controlla se la tua email è stata compromessa dall’attacco hacker a Vorwerk

Un’enorme fuga di dati ha riguardato gli utenti del , mettendo a rischio milioni di account e potenziali attacchi di phishing. Tra il 30 gennaio e il 3 febbraio 2025, un gruppo di ha violato il database di Rezeptwelt.de, il forum ufficiale dedicato alle ricette del noto robot da cucina.

Dimensioni dell’attacco

L’incidente ha coinvolto oltre 3 milioni di account, tra cui numerosi utenti in Italia, Francia, Germania e Spagna. Secondo le informazioni disponibili, i dati personali degli iscritti potrebbero essere stati compromessi. ha confermato la violazione e ha avviato un’indagine, sottolineando che il rischio per gli utenti resta elevato.

Dati compromessi e rischi associati

Vorwerk ha riportato che i pirati informatici non hanno avuto accesso ai dati bancari né alle password, ma le informazioni rubate includono:

  • Nome e cognome
  • Indirizzo e-mail
  • Numero di telefono
  • Data di nascita

Nonostante tali dati possano sembrare poco sensibili, essi rappresentano una possibilità significativa per i criminali informatici. Il rischio principale riguarda il phishing, con tentativi di frodi tramite o SMS, in cui gli hacker possono spacciarsi per Vorwerk e convincere gli utenti a fornire ulteriori informazioni personali o finanziarie.

Raccomandazioni per gli utenti

Vorwerk ha avviato contatti diretti con gli utenti colpiti, ma chi non ha ricevuto comunicazioni può verificare se il proprio indirizzo e-mail è compromesso utilizzando il sito Have I Been Pwned. È consigliabile seguire le seguenti misure di sicurezza nel caso in cui il proprio indirizzo risulti esposto:

  • Cambiare le password di tutti i servizi con cui si utilizza la medesima email.
  • Attivare l’autenticazione a due fattori (2FA) per una protezione aggiuntiva.
  • Non fidarsi di email o SMS sospetti, specialmente se richiedono dati personali o contengono allegati.

Sebbene Vorwerk abbia segnalato che piattaforme come Cookidoo e lo store online non siano state interessate dalla violazione, i dati rubati potrebbero essere già disponibili nel dark web, incrementando il rischio di furti di identità e truffe.

L’azienda ha intrapreso misure di sicurezza aggiuntive e sta collaborando con esperti in cybersicurezza per identificare le vulnerabilità che hanno facilitato l’attacco.

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Storia e caratteristiche del Kolumbo analizzate

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Santorini, nel Mar Egeo, è parte del campo vulcanico Christiana-Santorini-, una delle aree vulcaniche globalmente più pericolose. Questo campo comprende anche il vulcano estinto Christiana, il vulcano Kolumbo e oltre 24 vulcani sottomarini. Il Kolumbo, il più esteso di questi vulcani sottomarini, è posizionato a circa 8 km a nord-est di Santorini, con un diametro di circa 3 km e un cratere di circa ,5 km. nel 1650, il vulcano ha prodotto eruzioni esplosive e flussi piroclastici, generando uno tsunami che colpì le coste di Santorini causando circa 70 vittime. Questo vulcano, dotato di una camera magmatica contenente una significativa quantità di magma, è oggetto di monitoraggio costante tramite un osservatorio sottomarino.

Dove si trova e com’è fatto il vulcano Kolumbo

Il vulcano Kolumbo, situato nel Mar Egeo a circa 8 km a nord-est di Santorini, è un vulcano sottomarino parte dell’arco vulcanico ellenico, che si estende per più di 450 km. Questa catena vulcanica si è formata a seguito dello sprofondamento della placca africana sotto la microplacca dell’Egeo, portando alla fusione della placca sprofondata nel mantello e alla risalita di magma in superficie, origine dei vulcani. Questo processo ha anche generato le faglie che provocano i terremoti avvertiti recentemente a Santorini.

Il vulcano Kolumbo fa parte del campo vulcanico Christiana-Santorini-Kolumbo, che include il vulcano estinto Christiana, la caldera di Santorini e il vulcano interno Nea Kameni con i suoi 24 vulcani sottomarini. Il diametro del Kolumbo è di circa 3 km, mentre quello del cratere è di circa 1,5 km, con i bordi più elevati situati circa 10 m sotto il livello del mare. Il cratere presenta pendii ripidi, specialmente nelle aree nord, est e sud-est, mentre la porzione settentrionale contiene camini idrotermali, strutture formate da depositi di metalli che rilasciano acqua molto calda.

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Le eruzioni esplosive del 1650

Il campo vulcanico Christiana-Santorini-Kolumbo è noto per la sua pericolosità, avendo registrato oltre 100 eruzioni esplosive negli ultimi 650.000 anni. Le prime eruzioni documentate del Kolumbo si verificarono nel 1650, evento che portò alla scoperta del vulcano. Le eruzioni, precedute da attività sismica prolungata, furono esplosive e si protrassero per mesi, mostrando un’intensità inferiore rispetto alla catastrofica eruzione minoica del 1613 a.C. Le esplosioni generarono un’imponente espulsione di magma, portando all’emergere del Kolumbo dalle e a flussi di gas e materiali piroclastici che raggiunsero la costa orientale di Santorini, provocando uno tsunami. Questi causarono circa 70 vittime.

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Vulcano Kolumbo: i rischi per l’isola di Santorini

Gli esperti riconoscono al Kolumbo la potenziale pericolosità, con possibilità di emissioni di gas tossici, ricadute di ceneri, flussi piroclastici e tsunami. Attraverso tecniche basate su onde sonore per la visualizzazione del sottosuolo, è stata individuata una vasta camera magmatica con un accumulo di circa 4 milioni di metri cubi di magma all’anno dal 1650. Se tale accumulo dovesse continuare, in 150 anni si potrebbe raggiungere la quantità di magma presente al momento dell’eruzione del 1650. Un rischio significativo derivante dall’instabilità dei ripidi fianchi del cratere, composti da materiali poco coerenti, è il potenziale perina di frane che potrebbero generare tsunami, incentivando il costante monitoraggio da parte di un osservatorio sottomarino.

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Cos’è, come funziona e a cosa serve il cavo

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L’impianto di messa a terra costituisce un collegamento elettrico tra il terreno e le parti di un impianto che potrebbero accidentalmente andare in tensione a seguito di un guasto. La legislazione vigente, in particolare il D.P.R. n. 462 del 22 ottobre 2001, prevede che ogni impianto elettrico debba essere dotato di un impianto di messa a terra. Tale sistema di protezione è progettato per limitare danni e rischi, garantendo la sicurezza dell’impianto e delle persone coinvolte.

Funzionamento dell’impianto di messa a terra

Un impianto elettrico tipico richiede la circolazione di corrente elettrica per il suo funzionamento. In caso di guasto, per esempio a causa di un isolamento difettoso, un dispositivo elettrico diventare una massa e risultare in tensione, creando rischio di scosse elettriche per chi lo utilizza. L’impianto di messa a terra ha la funzione di creare una percorso preferenziale per la corrente, trasferendola in sicurezza verso il terreno, che presenta la minor resistenza al passaggio elettrico. Questo meccanismo è essenziale per preservare la sicurezza dell’impianto e delle persone ad esso collegate.

Componenti dell’impianto di messa a terra

Un impianto di messa a terra è costituito principalmente da tre componenti:

  • Conduttori di protezione, ovvero i cavi che collegano le masse al sistema di terra;
  • Elementi dispersori, come barre di acciaio zincato o rame infisse nel terreno, che disperdono la corrente elettrica nel suolo;
  • L’interruttore differenziale, noto come salvavita, che interrompe il flusso di corrente in caso di guasto, accertandosi che la corrente in entrata sia uguale a quella in uscita.

È importante notare che l’impianto di messa a terra potrebbe non essere efficace al 100%. Anche se una parte significativa di corrente viene deviata verso la terra, una minima frazione potrebbe seguire percorsi alternativi. Pertanto, è fondamentale effettuare controlli periodici dell’impianto per rilevare eventuali malfunzionamenti.

Identificazione della messa a terra

All’interno di un impianto elettrico, il di messa a terra è generalmente contrassegnato da una guaina di color giallo-verde. Questo cavo raccoglie le diramazioni delle masse e, al termine del suo percorso, effettua il contatto fisico con il dispersore nel terreno, che è spesso situato all’interno di un pozzetto. In alcune situazioni, la presenza della messa a terra è segnalata da un cartello con il appropriato.

Riferimenti:

CNI – Impianto di Terra

CEI 64-8/5 – Impianti elettrici a tensione nominale non superiore a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua

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un pesce abissale avvistato in acque superficiali

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Il Diavolo Nero. Credit: David Jara Boguñá

Un raro esemplare di pesce noto come Diavolo Nero (Melanocetus johnsonii) è stato avvistato a pochi chilometri dalla costa di Tenerife, immortalato dal fotografo David Jara Boguñá. Le immagini, che hanno suscitato grande interesse tra gli studiosi e gli appassionati del settore, ritraggono un pesce di circa sei centimetri, tipicamente residente in profondità marine comprese tra i 200 e i 2000 metri, dove raramente viene visto in superficie. Il comportamento insolito di questo pesce ha spinto a formulare diverse : tra queste, si considera la possibilità che il Diavolo Nero stesse tentando di fuggire da un predatore o che fosse stato trasportato da una corrente d’acqua calda, nonostante quest’ultima opzione sembri poco probabile. Nonostante fosse innocuo per gli esseri umani, l’esemplare è deceduto poco dopo l’incontro, dimostrando quanto le siano un ambiente ostile per questa specie.

Caratteristiche del Diavolo Nero

Il Diavolo Nero appartiene alla famiglia delle Melanocetidae e all’ordine dei Lophiiformes. Questa specie è un lontano parente delle rane pescatrici e condivide con esse un aspetto peculiare, caratterizzato da una esca bioluminescente situata sulla testa e da un significativo dimorfismo sessuale. Le femmine di alcune specie possono raggiungere dimensioni fino a tre metri, mentre i maschi raramente superano i pochi centimetri, spesso attaccandosi al corpo delle femmine per la durata della vita, diventando una sorta di appendice.

L’esemplare filmato rappresenta dimensioni nella media per le femmine di questa specie. Essendo animali abissali, si sono adattati a vivere nelle profondità marine, dove la pressione è elevata e la luce è praticamente assente. Nel loro habitat naturale, i Diavoli Neri sono predatori stazionari, attendendo pesci o invertebrati attratti dalla luce della loro esca. La presenza di un Diavolo Nero in superficie è quindi un episodio molto raro, suscitando curiosità e interrogativi tra i ricercatori.

Immagine L’esemplare di Diavolo Nero ritrovato al largo di Tenerife.

Motivazioni della risalita

Le cause per cui il Diavolo Nero si sia avventurato in superficie sono state esplorate da esperti come Bruce Robison, scienziato del Monterey Bay Aquarium Research Institute. Secondo le sue analisi, l’esemplare avrebbe potuto cercare di sfuggire a un predatore, rimanendo disorientato mentre saliva. Un’altra possibilità è che fosse stato ingoiato da un predatore di grosse dimensioni nelle acque più profonde e successivamente liberato.

Un’altra spiegazione suggerisce che il Diavolo Nero possa aver ingoiato prede con vesciche natatorie gonfiate, portandolo a galleggiare verso l’alto. Inoltre, l’area di avvistamento è nota per la sua attività vulcanica sottomarina, dove colonnine d’acqua calda potrebbero aver contribuito alla risalita dell’animale. Nonostante l’osservazione non abbia evidenziato segni di barotrauma, le acque superficiali non sono favorevoli alla sopravvivenza del Diavolo Nero, che è deceduto poco dopo l’avvistamento.

Credit: NOAA Fisheries Un esempio degli effetti del barotrauma pesci di profondità.

Significato dell’avvistamento

L’avvistamento di questo raro pesce rappresenta un’importante opportunità per la ricerca scientifica. Le immagini raccolte e i resti dell’esemplare saranno utili per accrescere le conoscenze relative a questa specie, che fu descritta per la prima volta nel 1863 a seguito di ritrovamenti di individui morti. Le osservazioni di esemplari vivi sono state estremamente rare, con appena pochi avvistamenti documentati fino ad oggi. L’ultimo risale al 2014, quando un sottomarino scientifico catturò immagini del pesce nel suo habitat naturale. Questo recente incontro offre, dunque, una rara occasione per studiare un animale che innalza il velo su uno degli angoli più misteriosi dei nostri oceani.

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