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Scopri dove si è arenato l’iceberg più grande del mondo: impressionanti immagini satellitari.

Iceberg A-23a: Un Viaggio Straordinario

L’iceberg A-23a ha recentemente catturato l’attenzione globale per il suo lungo percorso attraverso il Mare di Scozia. Questo colosso di ghiaccio, il più grande del , ha trovato una sosta inattesa al largo della Georgia del Sud, una remota conosciuta per la sua importanza ecologica.

Dettagli sulle Dimensioni e Il Viaggio

Con una superficie di 3.460 chilometri quadrati, A-23a ha intrapreso un viaggio epico, iniziato nel Mare di Weddell. Le immagini satellitari, prodotte dalla NASA, hanno documentato la sua immensa grandezza mentre approdava in nuove acque.

Una Sosta Inaspettata

Le recenti fotografie mostrano un rallentamento significativo movimenti dell’iceberg, suggerendo un possibile arenamento. Questo non solo fornisce uno spettacolo straordinario, ma solleva anche preoccupazioni riguardo le dinamiche climatiche e gli ecosistemi marini nelle vicinanze.

Guarda dove si è arenato l’iceberg più grande del mondo: le immagini dal satellite fanno impressione

L’iceberg A-23a ha attirato l’attenzione globale per il suo lungo viaggio attraverso il Mare di Scozia. Le recenti immagini satellitari suggeriscono che il colosso di ghiaccio si è arenato al largo della Georgia del Sud, un’isola remota ma ecologicamente importante

@NASA

L’Antartide cede il passo a uno spettacolo mozzafiato, ma anche inquietante. L’iceberg A-23a, il più grande al mondo, ha concluso (per ora) il suo epico viaggio e sembra aver trovato una sosta inattesa: le acque al largo della Georgia del Sud. Le immagini satellitari della Nasa, nitide e dettagliate, catturano l’immensità di questo colosso bianco, un’isola di ghiaccio che domina l’orizzonte marino.

Iceberg_A23aIceberg_A23a

@NASA

Con una superficie di 3.460 chilometri quadrati, il viaggio di A-23a, iniziato nel Mare di Weddell, è stato lungo e tortuoso, un’odissea glaciale attraverso il Mare di Scozia. Ora, le immagini satellitari di inizio marzo 2025 mostrano un rallentamento significativo dei suoi movimenti, suggerendo un possibile arenamento nei pressi…

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Rischi e sanzioni per chi ignora i limiti di velocità con il nuovo tutor 3.0: multe e tolleranza spiegate.

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Funzionamento del Tutor 3.0

I 3.0 sono un progettato per monitorare la velocità dei veicoli su lunghi tratti delle . Utilizzando telecamere e sensori avanzati, questo sistema, sviluppato da Autostrade per l’Italia in collaborazione con la Polizia di Stato, favorisce una maggiore sicurezza. A differenza degli autovelox, i Tutor 3.0 rilevano la velocità su distanze prolungate, rendendo più difficile l’aggiramento del sistema. Le violazioni comportano sanzioni che possono variare significativamente, rendendo il rispetto dei limiti essenziale.

Sanzioni previste

Le sanzioni per il superamento dei limiti di velocità, che in condizioni normali è di 130 km/h (ridotto a 110 km/h in caso di maltempo), sono le seguenti:
– Fino a 10 km/h oltre il limite: multa da 42 a 170,73 euro.
– Da 10 a 40 km/h oltre il limite: le multe possono variare da 173 a 688 euro, con una decurtazione di punti sulla patente.
– Oltre i 40 km/h: sanzioni molto più severe, con multe che possono arrivare fino a 3.389 euro e, casi più gravi, sospensione della patente.

Cosa rischia con il nuovo tutor 3.0 chi non rispetta i limiti di velocità: multe, sanzioni e tolleranza

I nuovi Tutor 3.0 rilevano la velocità media su lunghi tratti autostradali, utilizzando telecamere e sensori avanzati. Questo sistema avanzato di controllo della velocità, sviluppato da Autostrade per l’Italia e dalla Polizia di Stato sulla piattaforma tecnologica Navigard, mira a migliorare la sicurezza sulle autostrade. A differenza degli autovelox, che misurano la velocità istantanea, è più difficile da aggirare o contestare. Le sanzioni variano da 42 a 3 389 euro e includono la decaduta dei punti dalla patente, con sospensione in caso di superamenti gravi. Il sistema è segnalato con cartelli verdi e funziona anche in condizioni meteo difficili. La tolleranza è del 5%, ma è sempre meglio rispettare i limiti per evitare multe.

Sanzioni: che cosa si rischia con il nuovo sistema Tutor 3.0

Ecco quali sono le sanzioni previste dal Codice della Strada in base al superamento del limite di velocità che, generalmente, sono di 130 km/h in condizioni normali e possono scendere a 110 km/h in caso di condizioni meteorologiche avverse:

  • Fino a 10 km/h oltre il limite: da 42 a 170,73 euro di multa

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Chi possiede la Groenlandia e perché Trump desidera acquistarla? L’isola tra Danimarca e autonomia.

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Geografia e Popolazione

La è la più grande del , con un’area di 2.175.600 km². Si trova tra l’Oceano Atlantico del Nord e l’Oceano Artico, tra le coste canadesi e l’Islanda, separata da quest’ultima dal Canale di Danimarca. Solo 60.000 persone, principalmente residente nelle zone costiere del Sud-Ovest, popolano l’isola, che è coperta per l’84% da ghiacci.

Status Politico e Autonomia

Politicamente, la Groenlandia è parte del Regno di Danimarca, ma possiede un alto grado di autonomia amministrativa. È considerata il più grande territorio "dipendente" esistente al mondo.

Interesse Geopolitico

La Groenlandia ha attirato l’attenzione internazionale, soprattutto da parte degli Stati Uniti. Nel 2019, l’ex presidente Donald Trump ha manifestato interesse per l’acquisto dell’isola, un’idea che era stata già proposta in precedenza. Oltre al suo allineamento geologico e geografico con il Nord America, la Groenlandia possiede abbondanti risorse naturali e fonti di energia, e ospita una base della NATO, rendendola una piattaforma strategica importante.

Di chi è la Groenlandia e perché Trump vuole comprarla? L’isola tra Danimarca e autonomia

La Groenlandia, il cui nome significa in modo apparentemente controintuitivo Terra verde (Greenland in inglese, Grønland in danese), è la più grande isola al mondo, con 2.175.600 km2, ed è situata tra l’Oceano Atlantico del Nord e l’Oceano Artico, tra le coste canadesi e l’Islanda, da cui è separata dal Canale di Danimarca. Ricoperta per l’84% del suo territorio da ghiacci, ha una popolazione di sole 60.000 persone circa, che vivono principalmente nelle zone costiere nella parte Sud-Ovest del Paese. La Groenlandia oggi gode di grande autonomia amministrativa, nonostante sia politicamente parte del Regno di Danimarca, rappresentando il più grande territorio “dipendente” esistente. Nel 2019 l’ex presidente statunitense Donald Trump aveva espresso la volontà di acquistare la Groenlandia, un tentativo che gli USA avevano già fatto due volte in passato e che Trump ha riproposto in maniera ancora più forte nel suo secondo mandato presidenziale. L’isola infatti, oltre ad appartenere geologicamente e geograficamente al Nord America, è ricca di materie prime e fonti di energia, ospita una base NATO ed è una piattaforma…

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La “prima auto volante” è realtà? Tutti i dubbi sull’Alef Model Zero spiegati.

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Il Prototipo Model Zero

Il prototipo dell’ di ha recentemente attirato l’attenzione, grazie a un video che mostra il veicolo sollevarsi dopo un breve tragitto su strada. Questo ha risvegliato il sogno delle auto volanti, ma ha sollevato anche dubbi significativi sulla sua funzionalità.

Critiche e Dubbi

Molti critici si interrogano se si tratti effettivamente di un’auto volante o di un drone travestito da automobile. La forma del veicolo suggerisce più un drone avanzato, con un design aerodinamico e eliche nascoste, piuttosto che un’auto convenzionale con ruote retrattili.

Intenzioni dell’Azienda

Ci sono interrogativi riguardo alle reali intenzioni di Alef Aeronautics, se il loro scopo sia la produzione di un vero mezzo di trasporto o semplicemente una trovata di marketing per attirare attenzione sul progetto. L’effettivo potenziale della Model Zero rimane incerto, aprendo spazio per numerosi interrogativi sull’evoluzione e sull’implementazione delle auto volanti nel futuro.

La “prima auto volante” è davvero realtà? Tutti i dubbi sull’Alef Model Zero

Frame in cui si vede il prototipo dell’auto volante Model Zero di Alef Aeronautics planare sopra un’automobile “tradizionale”.

Il sogno delle auto volanti è tornato a farsi vivo, questa volta con la Model Zero di Alef Aeronautics, una startup americana che ha recentemente diffuso un video in cui il suo prototipo sembra sollevarsi in aria dopo aver percorso qualche metro su strada. La notizia in poco ha fatto il giro del Web, suscitando entusiasmo ma anche parecchi dubbi. A guardare il filmato con un minimo di occhio critico, infatti, emergono più domande che risposte: si tratta davvero di un’auto volante o di un drone “mascherato” da automobile? E soprattutto, quali sono le reali intenzioni dell’azienda?

Auto volante o trovata di marketing?

Partiamo dall’aspetto del veicolo: se ci si aspettava qualcosa di simile a una vettura con ruote retrattili che si trasforma in aeroplano, scordatevelo! La Model Zero sembra più un grande drone con quattro ruote attaccate al corpo della “macchina” piuttosto che a una vera e propria automobile volante. Il design aerodinamico e le eliche nascoste…

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Il mistero del colore nero: si otteneva davvero dalle mummie bruciate? Scopriamo la storia!

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Uso Medicinale delle Mummie nel Medioevo

Nel Medioevo, le venivano sfruttate non solo come , ma anche come . I resti mummificati erano impiegati per trattare vari disturbi, dal mal di denti alla dissenteria, grazie all’idea che si fossero già utilizzati materiali simili come la pece nella medicina greca antica.

Il Bruno di Mummia

Un uso particolare dei resti mummificati era la trasformazione in un pigmento bituminoso noto come “nero” o “bruno di mummia”. Questo pigmento veniva utilizzato nella pittura fino al XX secolo, fino a quando le questioni etiche legate alla sua origine umana iniziarono a sollevare preoccupazioni.

Commercio di Carne Umana

Durante il XVI secolo, il commercio di carne umana derivata dalle mummie sbriciolate prosperava, documentato da numerose testimonianze. Questo abusivo sfruttamento evidenziava l’interesse e la curiosità dell’epoca confronti delle mummie, nonostante il rispetto che oggi si tende a mostrare verso le resti umani e le loro storie.

È vero che il colore nero veniva ottenuto dalle mummie bruciate? Sì, ecco la storia

Credit: Alyssa Bivins, via Wikimedia Commons

Nel Medioevo, le mummie egizie non erano solo reperti archeologici, ma venivano utilizzate come medicinali. Un aspetto poco noto è che i resti mummificati venivano anche trasformati in un intenso pigmento bituminoso, noto come “nero” o “bruno di mummia”, utilizzato in pittura fino al XX secolo, prima che la sua origine umana sollevasse preoccupazioni etiche. Noi oggi conosciamo questi corpi imbalsamati risalenti a diverse migliaia di anni fa, perlopiù come manufatti archeologici di grande importanza, conservati nei musei e studiati dai ricercatori. Eppure quando hanno iniziato a essere introdotte in Europa nel Medioevo non era questo il loro scopo principale: le mummie infatti cominciarono a essere messe in commercio in qualità di medicinali per trattare una vasta gamma di disturbi medici, dal mal di denti alla dissenteria – un’idea derivata secondo alcuni studiosi dall’uso medico della pece da parte degli antichi Greci.

Nel XVI secolo il commercio di carne umana derivata dalle mummie sbriciolate era fiorente: ci sono testimonianze dettagliate del…

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Indovinello: con due monete totalizzo 3 € e una non è da 1 €: quali monete ho? Scopriamo insieme la risposta!

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Il dilemma delle monete da 3 €

L’indovinello presenta due monete che, in totale, valgono 3 €, con la condizione che una di esse non può essere da €. Questa formulazione porta a pensare che entrambe le monete non possano essere da 1 €, rendendo impossibile trovare una soluzione nel sistema delle monete .

Interpretazione errata

Il fraintendimento comune sta nell’assumere che se una moneta non può essere da 1 €, allora nessuna delle due possa esserlo. In realtà, l’indovinello gioca sulla nostra del linguaggio, inducendoci a credere che l’unica opzione disponibile è quella di escludere completamente la moneta da 1 €. Seguendo questa logica, non esisterebbero due monete che sommate fanno 3 €.

La vera soluzione

La chiave per risolvere l’indovinello è riconoscere che una delle monete può effettivamente essere da 2 € e l’altra da 1 €. Pertanto, le due monete possono essere una da 2 € e una da 1 €: in questo modo, la somma risulta esatta e la condizione dell’indovinello viene soddisfatta.

Se con due monete ho 3 € ma una non è da 1 €, che monete ho? Risolviamo l’indovinello

L’indovinello delle due monete da 3 € è tanto semplice quanto insidioso:

Se ho in mano due monete che sommate fanno 3 €, ma una non può essere da 1 €, che monete ho in mano?

Su due piedi, sembra… impossibile! Non esistono monete da 1,5 €. Eppure, la soluzione c’è ed è anche estremamente semplice. La vediamo in questo articolo.

La soluzione dell’indovinello delle due monete da 3 €

Se non siete riuscite a trovare la soluzione, non preoccupatevi, siete in buona compagnia. Questo indovinello, infatti, è formulato proprio in modo da ingannare la nostra mente e far apparire la richiesta come impossibile. Questo perché quando leggiamo “[…] una non può essere da 1 € […]” siamo portati a pensare che significhi

nessuna delle monete può essere da 1 €.

Con questa interpretazione l’indovinello non ha effettivamente soluzione! Se escludiamo l’utilizzo della moneta da 1 €, non riusciamo a trovare due monete nel sistema degli Euro che, sommate, diano come risultato proprio 3€.

Ma allora quale è la soluzione? Torniamo al testo dell’indovinello, il trucco sta nel chiedersi:


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Fasi Evoluzione dell’idrogeno (HER) in una reazione chimica

La reazione di evoluzione dell’idrogeno (HER) costituisce un processo elettrochimico fondamentale per la produzione sostenibile di idrogeno gassoso mediante la scissione elettrochimica dell’acqua. Con l’espansione delle energie rinnovabili, l’elettrolisi dell’acqua si configura come una strategia promettente per ottenere idrogeno, impiegabile sia motori a combustione interna sia nelle celle a combustibile (Wikipedia, Elettrolisi) .

Principi dell’Elettrolisi

Nel processo di elettrolisi, l’acqua viene ridotta al catodo per generare H₂ e ossidata all’anodo per produrre O₂. Tale procedura è intrinsecamente limitata dalla lenta cinetica sia della reazione di evoluzione dell’idrogeno sia di quella dell’ossigeno, il che rende necessaria l’impiego di attivi, stabili ed economici per migliorare l’efficienza complessiva della scissione dell’acqua (Wikipedia, Elettrolisi dell’acqua) .

Fasi della Reazione di Evoluzione dell’Idrogeno

La reazione di evoluzione dell’idrogeno è caratterizzata dal trasferimento di due elettroni e dalla formazione dei legami H–H. In ambienti acidi, il meccanismo tipico può includere la fase iniziale di adsorbimento degli ioni H⁺ (fase di Volmer), seguita dalla loro combinazione mediante la reazione di Heyrovsky oppure la reazione di Tafel. Nei sistemi alcalini, la dissociazione dell’acqua rappresenta il passaggio limitante, influenzando notevolmente il percorso cinetico (Wikipedia, Reazioni Elettrochimiche) .

Catalizzatori

Il superamento delle sfide termodinamiche e cinetiche della scissione elettrolitica dell’acqua richiede l’uso di catalizzatori adeguati. Sebbene i metalli nobili come il platino e il palladio abbiano mostrato prestazioni eccezionali, il loro elevato costo ne limita l’applicazione su larga scala. La ricerca attuale si orienta verso lo sviluppo di elettrocatalizzatori privi di metalli nobili, sfruttando di , carburi e fosfuri, che offrono un buon compromesso tra attività catalitica, stabilità ed economicità (Wikipedia, Catalizzatori) .

Elettroliti

La scelta dell’elettrolita gioca un ruolo determinante nell’efficienza della reazione elettrochimica. con diversi valori di pH e solventi – da quelli acidi (ad esempio acido solforico e cloridrico) a quelli alcalini (come idrossido di sodio e potassio) – influenzano significativamente le dinamiche della reazione. Studi recenti hanno anche preso in esame elettroliti solidi e liquidi ionici, riconosciuti per la loro elevata conduttività e altre proprietà favorevoli (Wikipedia, Elettrolita) .

Influenza del pH

Il pH dell’elettrolita incide direttamente sull’attività degli elettrocatalizzatori. In ambienti acidi, la reazione di evoluzione dell’idrogeno procede rapidamente, sebbene la velocità possa essere limitata dalla diffusione degli ioni idrogeno. In sistemi alcalini, pur presentando una cinetica più lenta, si favorisce l’impiego di catalizzatori a basso costo, poiché la ridotta attività elettrocatalitica in tali condizioni viene in parte compensata dalla maggiore disponibilità di materiali non nobili. Inoltre, a pH neutro si osserva una velocità di produzione di idrogeno relativamente elevata, sebbene ciò richieda una sovratensione maggiore per superare le barriere energetiche (Wikipedia, pH) .

Conclusioni

Il continuo sviluppo di catalizzatori e la scelta oculata degli elettroliti rappresentano aspetti critici per migliorare l’efficienza della reazione di evoluzione dell’idrogeno. L’ottimizzazione di tali parametri è essenziale per rendere l’elettrolisi dell’acqua una soluzione industrialmente sostenibile ed economicamente vantaggiosa per la produzione di idrogeno, favorendo così la transizione verso un sistema energetico più pulito e rinnovabile.

Fonte Verificata

Cos’è l’Organizzazione Mondiale della Sanità e quali sono le sue principali aree di intervento?

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Com’è nata l’OMS e di cosa si occupa

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è stata fondata il 7 aprile 1948, su proposta del Brasile e della Cina, e ha visto la ratifica da parte di 61 governi. Il suo scopo principale è coordinare gli sforzi globali per migliorare la salute e il benessere delle persone, promuovendo la ricerca e l’innovazione in campo medico. Tra le sue attività principali ci sono la risposta alle emergenze sanitarie e l’estensione della copertura sanitaria universale.

Struttura e finanziamento

Attualmente, l’OMS comprende 194 Paesi membri e si sostiene finanziariamente attraverso le quote versate dagli Stati membri e da donazioni volontarie, sia pubbliche che private. Questo modello di finanziamento consente all’organizzazione di lavorare su scala globale per affrontare le più pressanti sfide sanitarie, come la prevenzione di epidemie e la promozione della .

Controversie recenti

Recentemente, l’OMS è stata al centro del dibattito pubblico a causa dell’annuncio del presidente americano Donald Trump di voler avviare il processo di uscita dall’organizzazione. Questo ha sollevato interrogativi sulla sua utilità e ruolo nel coordinamento delle risposte globali alle crisi sanitarie.

Che cos’è l’Organizzazione Mondiale della Sanità e di cosa si occupa l’OMS

In questi giorni si parla molto di Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e della sua utilità, dopo l’annuncio ufficiale del Presidente americano Donald Trump di voler avviare la procedura per uscire da questo Organismo internazionale. L’OMS, o meglio la sua traduzione inglese (WHO), è integrato nella rete delle Agenzie internazionali appartenenti all’ (ONU), è stata fondata nel 1948 e il suo compito è coordinare gli sforzi globali per migliorare le condizioni di salute e benessere delle persone, condividere ricerche e innovazioni in campo medico, intervenire nelle emergenze e estendere il più possibile la copertura sanitaria universale. A oggi vi fanno parte 194 Paesi  e è sostenuta economicamente sia da quote erogate dagli Stati membri che da donazioni volontarie pubbliche e private.

Com’è nata l’OMS e di cosa si occupa

L’Organizzazione Mondiale della Sanità è stata formalmente istituita il 7 aprile 1948, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, su proposta del Brasile e della Cina e con la ratifica di 61 governi di…

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Intervista a Gabriele Mainetti, regista di “La città proibita” e “Lo chiamavano Jeeg Robot”

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Nuovo Film di Gabriele Mainetti

È in arrivo nelle sale La Città Proibita, il nuovo film di Gabriele Mainetti, già conosciuto per opere come Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out. Queste pellicole hanno segnato il cinema italiano, mescolando generi quali supereroi e realismo urbano, ed esplorando storie innovative nel contesto italiano.

Processo di Realizzazione del Film

Nell’episodio di PopCorner, Mainetti discute il processo di creazione di un film, dall’idea iniziale alla distribuzione. Sottolinea l’importanza di coinvolgere il pubblico e mantenerne l’attenzione attraverso una narrazione avvincente. Mainetti descrive anche come sviluppare la , selezionare gli attori e preparare scene d’azione, evidenziando che ogni fase è cruciale per una realizzazione cinematografica di successo.

Coinvolgimento del Pubblico

Per Mainetti, il compito di un film è non solo intrattenere, ma anche immergere lo spettatore in un universo narrativo credibile e coinvolgente. La sua attenzione ai dettagli e al ritmo della narrazione è ciò che rende le sue opere memorabili e uniche nel panorama cinematografico italiano.

La nostra intervista a Gabriele Mainetti, il regista de “La città proibita” e “Lo chiamavano Jeeg Robot”

Stai guardando Pop Corner non perderti altri contenuti di Geopop

Immagine

È in arrivo nelle sale La Città Proibita, il nuovo film del regista, attore, compositore e produttore cinematografico italiano Gabriele Mainetti (Roma, 7 novembre 1976), già noto al grande pubblico per pellicole come Lo chiamavano Jeeg Robot (2015) e Freaks Out (2021). Il primo, un film che ha rivoluzionato il cinema italiano mescolando il genere supereroistico con il realismo urbano e il secondo che ha confermato la sua capacità di fondere generi diversi, raccontando la storia di un gruppo di artisti circensi dotati di abilità straordinarie nella Roma occupata dai nazisti.

In questo episodio di PopCorner abbiamo parlato con Gabriele Mainetti di come si realizza un film, dall’idea iniziale alla distribuzione, passando per la della storia, la ricerca degli attori, la preparazione delle scene d’azione e il sul set. Per il regista, un film deve coinvolgere lo spettatore e farlo immergere nella narrazione senza mai interrompere la sospensione dell’incredulità. Per lui, la…

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La situazione attuale dei soldati e il piano di sviluppo delle forze armate nel contesto attuale.

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Il piano ReArm Europe

Il piano , lanciato dalla Commissione europea il 4 marzo 2023 e approvato dal Consiglio Europeo il 6 marzo, nasce dalla necessità dell’Unione Europea, inclusa l’Italia, di ridurre la dipendenza dalla difesa statunitense a seguito dell’insediamento di Donald Trump. Esso prevede un pacchetto di incentivi finanziari di almeno 800 miliardi di per incrementare le spese nella Difesa da parte degli Stati membri e migliorare la coordinazione nelle iniziative di sicurezza comunitaria.

Il bilancio italiano nella Difesa

Attualmente, l’Italia destina all’area della Difesa l’,57% del suo PIL. Tuttavia, nell’ambito del piano ReArm Europe, questa percentuale potrebbe quasi raddoppiare prossimi anni. Proiettandosi al 2027, si stima che la spesa annuale per la Difesa potrà raggiungere circa 65 miliardi di euro, rispetto agli attuali 33,5 miliardi. Un aspetto cruciale sarà la modalità di impiego delle risorse da parte del governo, che determinerà l’efficacia dell’investimento nel settore.

la situazione attuale sui soldati e il piano di sviluppo per le forze armate

Fonte:

Il piano ReArm Europe, presentato il 4 marzo dalla Commissione europea e approvato il 6 marzo dal Consiglio Europeo dei capi di Stato e di governo riunito in seduta straordinaria a Bruxelles, è una conseguenza del fatto che l’Unione Europea – inclusa l’Italia – non può più fare affidamento sugli Stati Uniti per la sua difesa dopo l’insediamento di Donald Trump. Il piano prevede un pacchetto di incentivi finanziari di almeno 800 miliardi di euro per favorire le spese nel settore della Difesa degli Stati membri e, in misura minore, per rafforzare la coordinazione e le iniziative comunitarie in questo campo. Come si muoverà l’Italia in questo scenario?

Il bilancio italiano nella Difesa

Al momento il nostro Paese spende per la Difesa l’1,57% del suo Pil, ma nell’ambito del piano ReArm Europe potrebbe quasi raddoppiare questa percentuale nei prossimi anni. In cifre, questo significherebbe arrivare entro il 2027 a circa 65 miliardi di euro l’anno rispetto agli attuali 33,5: un punto importante è come poi il governo deciderà di utilizzare queste risorse. Al…

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Inizia la demolizione della Vela Gialla di Scampia grazie al progetto ReStart.

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Demolizione della Vela Gialla

È iniziata la della , un edificio in nel complesso delle Vele di Scampia, noto per il suo stato di degrado. Le operazioni sono partite il 10 marzo, alla presenza del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, e del prefetto di Napoli, Michele Di Bari. La demolizione utilizzerà tecniche convenzionali e durerà circa 40 giorni, prima di passare alla successiva demolizione della Vela Rossa, anch’essa parte del progetto PNRR ReStart Scampia, mirato a riqualificare l’area. Le strutture della Vela Celeste erano già state interessate da un crollo parziale nel luglio 2024, contribuendo a sottolineare la necessità di interventi radicali.

Contesto e futuro del progetto

Il progetto di demolizione fa parte di un’iniziativa più ampia di riqualificazione del territorio, che include la Vela Gialla e la Vela Rossa. Le demolizioni mirano a rimuovere strutture per processi di recupero e sviluppo urbano, affrontando così le problematiche legate al degrado e alla sicurezza delle abitazioni nel complesso delle Vele di Scampia.

È iniziata la demolizione della Vela Gialla di Scampia con il progetto ReStart

Pinze Demolitrici su Vela Gialla. Fonte: Comune di Napoli

È cominciata la demolizione della Vela Gialla, edificio in cemento armato in avanzato stato di degrado appartenente al noto complesso residenziale delle Vele di Scampia. Le operazioni, iniziate il 10 marzo con la presenza del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e il prefetto di Napoli Michele Di Bari, si serviranno di tecniche di demolizione convenzionali e dureranno circa 40 giorni, per poi passare successivamente alla Vela Rossa, un altro edificio del complesso, anch’esso già considerato nelle attività preliminari di riqualificazione dell’area associate al progetto PNRR ReStart Scampia del Comune di Napoli. Lo stesso riguardava anche le strutture della Vela Celeste, nota alla cronaca per il crollo parziale verificatosi nel luglio 2024.

Le operazioni di demolizione della Vela Gialla di Scampia

Le operazioni, più nel dettaglio, riguardano la cosiddetta Vela Gialla, distinta dalla più nota Vela Celeste, conosciuta per gli avvenimenti dello scorso luglio. Infatti, un crollo parziale interessò in quella occasione alcune parti delle strutture,…

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Chi sono e perché sono bersaglio dei sunniti: un’analisi approfondita.

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La situazione attuale in Siria

Negli ultimi giorni, la ha conosciuto un’escalation di che ha provocato la morte di circa 800 , una minoranza sciita. Questa comunità è prevalentemente presente nelle province di Latakia e Tartus, aree tradizionalmente legate alla famiglia di Bashar al-Assad, deposto il 8 dicembre scorso dalle forze di opposizione. L’attuale presidente del governo, Ahmad al-Sharaa, era in precedenza leader del gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) e ha proclamato un editto per garantire la libertà di culto alle minoranze, inclusi gli alawiti. Tuttavia, le tensioni persistono, con scontri violenti tra le forze di sicurezza di Damasco e miliziani alawiti, sfociando in massacri indiscriminati.

Il contesto politico

Dopo la caduta del regime di Assad, il nuovo governo ha promesso un approccio pacifista, ma la realtà sul campo contraddice queste affermazioni. Gli scontri sono intensificati, con un numero crescente di civili alawiti coinvolti nelle violenze. La provincia di Latakia, in particolare, è stata teatro di numerosi attacchi, evidenziando la fragilità della situazione e la difficile coesistenza tra diverse fazioni.

chi sono e perché sono nel mirino dei sunniti

Negli ultimi giorni, in Siria c’è stata una grave escalation di violenza che ha visto l’uccisione di circa 800 civili alawiti, minoranza sciita presente nella regione di Latakia e Tartus alla quale appartiene la famiglia di Bashar al-Assad, ex presidente della Siria deposto l’8 dicembre scorso dalle forze di opposizione al regime attualmente rifugiato a Mosca, storica alleata del dittatore. Tra gli oppositori del regime c’era anche il gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) di cui era leader Ahmad al-Sharaa, attualmente presidente ad interim del Paese. Poco dopo aver rovesciato il regime, il governo di al-Sharaa aveva pubblicato un editto per garantire libertà di culto alle minoranze religiose del Paese – alawiti compresi – ma nonostante questa dichiarazione dagli apparenti contorni pacifisti, gli scontri tra le forze di sicurezza di Damasco e i miliziani alawiti fedeli ad Assad hanno portato a massacri indiscriminati anche di civili, concentrati soprattutto nella provincia di Latakia, nell’ovest della Siria.

Al-Assad e Putin Credit: Creative Commons Attribution 4.0; via Wikimedia Commons

Chi sono gli alawiti


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