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Scoperta di un’anomalia radioattiva nell’Oceano Pacifico che potrebbe riscrivere la storia della Terra

Un accumulo anomalo di berillio-10 nei fondali del Pacifico sorprende gli scienziati: potrebbe essere la traccia di un’antica esplosione di supernova o di un altro evento cosmico che ha influenzato il nostro pianeta milioni di anni fa.

©Nature Communication

Nel cuore dell’Oceano Pacifico, tra i sedimenti che custodiscono la memoria del nostro pianeta, gli scienziati hanno rilevato un’anomalia senza precedenti. Campioni prelevati dalle profondità dei bacini centrale e settentrionale hanno rivelato una concentrazione insolitamente elevata di berillio-10, un isotopo radioattivo che solitamente si forma nell’atmosfera terrestre per effetto dell’interazione tra i raggi cosmici e gli elementi presenti nell’aria, come ossigeno e azoto.

Ciò che ha sorpreso la comunità scientifica è la quantità rilevata nei fondali oceanici: quasi il doppio rispetto ai livelli attesi. Un simile accumulo, mai osservato , potrebbe rappresentare la firma di un evento cosmico di grande portata avvenuto milioni di anni fa. Lo studio, pubblicato su Nature Communications, è stato guidato dal dottor Dominik Koll dell’Helmholtz-Zentrum Dresden-Rossendorf, in Germania:

Questa è stata del tutto inaspettata. Il berillio-10 è comunemente usato per datare i sedimenti geologici, ma nei nostri campioni abbiamo individuato un picco anomalo che risale al tardo Miocene, tra 10 e 12 milioni di anni fa. Ora dobbiamo capire quale sia stata la causa di questa anomalia.

Gli scienziati stanno valutando diverse ipotesi. Un possibile scenario coinvolge variazioni nelle correnti oceaniche, che potrebbero aver concentrato il berillio-10 in specifiche aree del Pacifico. Tuttavia, alcuni esperti ritengono che la spiegazione potrebbe essere ancora più affascinante: il segnale di un evento cosmico che ha influenzato il nostro pianeta.

Una supernova o un’interferenza cosmica?

Tra le teorie più suggestive, gli studiosi ipotizzano che l’anomalia possa essere legata all’esplosione di una supernova avvenuta in prossimità del Sistema Solare. Un evento di questo tipo avrebbe potuto alterare il flusso dei raggi cosmici, intensificando la produzione di berillio-10 e favorendone l’accumulo nei sedimenti marini.

Un’altra possibilità è che la , durante la sua orbita nella galassia, abbia attraversato una densa nube interstellare, un fenomeno che potrebbe aver influenzato la quantità di radiazione cosmica ricevuta dal nostro pianeta. Se questa ipotesi fosse confermata, il berillio-10 nei fondali oceanici potrebbe rappresentare un tracciante naturale di eventi astrofisici che hanno avuto un impatto diretto sulla Terra.

Per verificare queste teorie, saranno necessarie ulteriori analisi. Se anomalie simili venissero riscontrate in altre aree geografiche, potrebbe trattarsi di un fenomeno su scala globale, legato a un evento cosmico. Se invece l’accumulo anomalo di berillio-10 fosse limitato al Pacifico, sarebbe più probabile un’origine legata a variazioni nelle correnti oceaniche o ad altri processi geologici locali.

Qualunque sia la spiegazione, questa scoperta potrebbe costituire un nuovo marcatore geologico, utile per ricostruire con maggiore precisione la storia della Terra e i fattori cosmici che l’hanno influenzata. Gli scienziati continueranno a indagare, aggiungendo un nuovo tassello al grande mosaico dell’ planetaria.

Fonte: Nature Communication

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I simboli della matematica dal “+” alla “√” vengono dalla storia?

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I matematici fondamentali, come le quattro operazioni “+, –, ×, ÷” e il dell’uguaglianza “=”, sono tra i primi a essere appresi fin dalla scuola elementare. La loro origine è variegata e risale a epoche diverse, con simboli che hanno visto la luce in modi differenti. Ad esempio, il simbolo della divisione “÷” è stato introdotto dallo svizzero Johann Heinrich Rahn nel 1659, mentre il simbolo della moltiplicazione “×” è attribuito all’inglese William Oughtred, attivo tra il XVI e il XVII secolo.

I simboli della matematica arrivano dalle parole

In passato, la era espressa in forma verbale, utilizzando parole al posto dei simboli. Per scrivere “2 + 3 = 5”, si formulava una frase come “Sommando il numero tre al numero due si ottiene il numero cinque”. Analogamente, la formula per calcolare l’area di un triangolo veniva descritta con un linguaggio esteso, risultando piuttosto macchinoso. Tra il XV ed il XVII secolo, i matematici, sotto l’influenza di altre scienze, iniziarono a sviluppare simboli che abbattessero queste lunghe formulazioni, rendendo la scrittura matematica più concisa.

matematica

I simboli matematici sono un mix di culture

Oggi, la matematica è considerata una materia rigorosa con un linguaggio standardizzato. Tuttavia, la sua evoluzione non è avvenuta in modo lineare. I simboli attuali hanno intrapreso un percorso complesso, in cui diversi matematici hanno proposto segni distintivi per rappresentare concetti simili. Solo alcuni di questi simboli sono sopravvissuti, contribuendo a formare il mosaico attuale usato in tutto il mondo. Come sottolineato dallo storico della matematica Florian Cajori, “i nostri simboli sono oggi un mosaico di singoli segni appartenenti a sistemi respinti”.

Le origini dei simboli delle operazioni “÷”, “×”, “√”

La maggior parte dei simboli matematici fu proposta da studiosi che non sempre ne chiarirono l’origine. Il simbolo “÷” per la divisione fu creato da Johann Heinrich Rahn, mentre “×”, simbolo della moltiplicazione, è attribuito a William Oughtred e ha superato le critiche di Leibniz, che temeva confusione con il segno delle incognite. La rappresentazione della radice quadrata “√” trova le sue origini in un manoscritto tedesco del XV secolo, con un’evoluzione che ha portato alla sua forma moderna nel XX secolo.

Simbolo della radice quadrata

Il simbolo “√” è passato attraverso vari stadi, tra cui la proposta di Cardano, che utilizzava la lettera “R” per la radice quadrata, ma alla fine prevalse l’introduzione di Rudolff, supportata anche da Cartesio.

I simboli del più “+” e del meno “-” vengono dal peso delle scatole

I segni “+” e “-” indicano rispettivamente addizione e sottrazione e derivano da annotazioni empiriche sui pesi delle merci. Nel XV secolo iniziarono a comparire abbreviazioni come “p” e “m” per “più” e “meno”, mentre i simboli “+” e “-” apparvero in manoscritti tedeschi a partire dal 1481. I segni tracciati su casse di merce per indicare eccessi o mancanze di peso sono l’origine storica di questi simboli, dove “-” indicava una mancanza e “+” un’eccedenza.

Chi ha inventato il simbolo uguale “=”

Il simbolo “=” per l’uguaglianza ha una sua interessante. della sua adozione, molti simboli furono proposti, come la tilde di Vieta e il simbolo “∝” di Cartesio. L’equivalente moderno è stato introdotto nel 1557 da Robert Recorde, il quale scelse le due rette parallele come il modo più rappresentativo per denotare l’uguaglianza.

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Il simbolo della foglia d’acero sulla bandiera del Canada viene analizzato.

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La bandiera del è tra le più riconoscibili a livello globale, caratterizzata da un design semplice composto da un campo rosso, un quadrato bianco centrale e una d’acero rossa a undici punte. La sua ufficializzazione risale al 1965, un evento che suscitò un ampio dibattito all’interno della nazione. Il simbolismo della foglia d’acero è di particolare rilevanza, contribuendo a delineare l’identità nazionale canadese.

Il significato della foglia d’acero sulla bandiera canadese

La foglia d’acero rappresenta un elemento distintivo della bandiera canadese e ha radici profonde nella cultura del Paese. Inizialmente, il Canada era più noto per i castori che per le sue foreste d’acero, ma con l’arrivo dei coloni europei, la bellezza delle foreste d’acero ha attirato la loro attenzione, evidenziata sia dal colore delle foglie che dal dolce sciroppo prodotto da queste piante. Col , la foglia d’acero è diventata un simbolo di resilienza e ricchezza nazionale. La sua diffusione come simbolo identitario è aumentata in maniera significativa durante la Guerra Mondiale, quando apparve su spille indossate dai membri della Canadian Expeditionary Force, incarnando così senso di orgoglio e unità.

Breve storia della bandiera canadese

In quanto colonia, il Canada ha a lungo utilizzato le bandiere dei Paesi colonizzatori: la bandiera francese per la Nuova Francia e la Union Jack per la British North America. Dal 1871, la Canadian Red Ensign è stata impiegata in modo non ufficiale, portando il simbolo inglese e lo stemma dei territori canadesi, aggiornato nel 1921 con l’aggiunta di foglie d’acero verdi.

Nel corso degli anni, il desiderio di una nuova bandiera è emerso sempre di più. Negli anni 1925 e 1946, il Parlamento canadese istituì commissioni per disegnarne una nuova, ma entrambe le proposte furono accantonate per il timore di provocare tensioni diplomatiche. L’atteggiamento iniziò a cambiare nel 1957, anno in cui le foglie d’acero sulla Red Ensign furono colorate di rosso. Tuttavia, il dibattito sull’adozione di una nuova bandiera si intensificò ulteriormente nel 1964, portando alla creazione di una commissione parlamentare per selezionare un nuovo simbolo nazionale.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, due fazioni emersero: coloro che sostennero il mantenimento della bandiera esistente e coloro che desideravano un simbolo che esprimesse unità nazionale. Alla fine di una lunga selezione, tre diversi design furono individuati. Il 22 ottobre 1964, il modello vincente fu selezionato; dopo lievi modifiche, fu ufficialmente riconosciuto Regina Elisabetta II il 28 gennaio 1965 e issato sul Parlamento canadese il 15 febbraio dello stesso anno.

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Il Mar Morto sta davvero scomparendo

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Il , un bacino di acqua salata situato tra Israele, Giordania e Cisgiordania nel cuore del Vicino Oriente, rappresenta il lago salato più noto al mondo. Attualmente, il Mar Morto affrontando una significativa crisi ambientale caratterizzata da un inaridimento esteso e una graduale diminuzione del volume d’acqua, con conseguenze rilevanti per l’intera regione, sia dal punto di vista ecologico che economico. L’ della situazione attuale rivela vari fattori che contribuiscono a questa problematica.

Geografia del Mar Morto

In , il Mar Morto è un lago salato con una superficie di 600 km² situato al confine tra Israele, Palestina e Giordania. Il bacino è noto per la sua elevata salinità, circa dieci volte superiore a quella degli oceani, e per essere il punto più basso sulla terraferma, a –733 metri sul livello del mare. Questo grande lago fa parte di un sistema di fosse tettoniche di origine geologica, ed è collocato in una regione estremamente calda, con temperature che possono raggiungere i 50°C.

Diminuzione del volume d’acqua

La diminuzione dell’acqua nel Mar Morto è un fenomeno iniziato negli anni ’60 e che ha subito un’accelerazione recenti decenni. Due fattori principali influenzano questa tendenza: in primo luogo, la gestione delle risorse idriche locali ha comportato l’abbassamento dell’afflusso di acqua al Mar Morto, in particolare tramite l’uso intensivo delle falde acquifere e delle acque dei principali immissari, come il fiume Giordano. In secondo luogo, il cambiamento climatico e l’aumento delle temperature globali hanno incrementato l’evaporazione naturale e ridotto le precipitazioni, aggravando ulteriormente la situazione del bacino.

Conseguenze e proposte per il futuro

Il calo del volume d’acqua del Mar Morto provoca gravi alterazioni ambientali e paesaggistiche, inclusa la formazione di doline e voragini dovute al cedimento del terreno circostante. Il turismo, un settore importante in passato, è particolarmente colpito da queste trasformazioni. Inoltre, la diminuzione della quantità d’acqua altera gli equilibri ecologici locali, con una biodiversità composta soprattutto da alghe e batteri, mentre variazioni nella salinità possono influenzare le condizioni chimiche dell’acqua. Diverse proposte sono state formulate, sottolineando la necessità di una collaborazione internazionale nella gestione delle risorse idriche per affrontare la crisi. Tuttavia, le attuali tensioni geopolitiche nella regione complicano ulteriormente queste iniziative. È fondamentale ottimizzare l’uso delle risorse idriche, riducendo il prelievo dai fiumi e promuovendo tecnologie di desalinizzazione per garantire una gestione responsabile del Mar Morto.

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Il teletrasporto quantistico diventa realtà grazie all’incredibile scoperta dei ricercatori dell’Università di Oxford

I ricercatori hanno connesso per la volta quantistici fisicamente separati tramite il teletrasporto . Ecco perché è una decisiva…

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Recenti ricerche condotte dall’Università di Oxford hanno portato a un avanzamento significativo nel campo della computazione quantistica, connettendo per la prima volta due computer quantistici separati fisicamente tramite teletrasporto quantistico. Questa tecnologia ha permesso di trasferire informazioni senza alcuno spostamento fisico.

Il teletrasporto quantistico era già stato dimostrato in precedenti studi, ma riguardava principalmente singoli qubit isolati o sistemi controllati in ambiente di laboratorio. Questa è pertanto la prima applicazione di questa tecnologia per collegare due interi computer quantistici.

Il team di scienziati, guidato da Dougal Main, ha evidenziato una sorprendente elevata fedeltà nei dati trasmessi, raggiungendo un’accuratezza dell’86%. Main ha dichiarato che “questa scoperta ci permette di collegare efficacemente diversi processori quantistici in un unico computer quantistico totalmente connesso.”

Questo progresso potrebbe pave strada a una rete quantistica, consentendo alle informazioni di viaggiare istantaneamente senza la necessità di cavi o segnali elettromagnetici. Di conseguenza, le informazioni potrebbero essere materializzate immediatamente da un punto all’altro, riducendo i rischi di intercettazioni.

Inoltre, questa innovazione ha il potenziale di rendere Internet più sicuro e veloce, oltre a provocare trasformazioni significative nei settori dell’archiviazione dei dati, del rilevamento di precisione e dell’informatica, aprendo la strada a una nuova era nella comunicazione.

FONTE: Nature

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Origini ed evoluzione del genere musicale sviluppato tra i neri d’America

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Il jazz è un genere musicale nato negli Stati Uniti all’inizio del Novecento come risultato dell’incontro tra tradizioni musicali afroamericane e musica europea. Caratterizzato da elementi quali l’improvvisazione, l’uso di ritmi diversi e sincopi, il jazz ha preso piede a New Orleans per poi diffondersi negli Stati Uniti e nel resto del mondo, dando vita a numerosi sottogeneri, tra cui swing, bebop, free jazz e fusion. Sebbene oggi sia considerato un genere di nicchia con una popolarità inferiore rispetto al passato, continua a essere apprezzato da milioni di appassionati a livello globale.

Cosa è il jazz: le caratteristiche

Il jazz è nato nelle comunità afroamericane nei primi anni del XX secolo e si distingue per la sua eterogeneità e il continuo cambiamento. Esso si suddivide in vari sottogeneri, con circa quaranta categorie, tra cui swing, latin jazz e fusion. Il jazz si basa generalmente su tre elementi chiave, anche se non sempre presenti in ogni brano:

  • l’improvvisazione, dove i musicisti eseguono suoni e melodie non previsti dagli spartiti;
  • la poliritmia, caratterizzata dall’uso di ritmi diversi all’interno degli stessi brani;
  • l’uso della sincope, che comporta uno spostamento dell’accento ritmico, alterando il ritmo dell’esecuzione.

La musica jazz può essere eseguita sia da solisti che da bande. Gli strumenti più frequentemente utilizzati sono gli strumenti a fiato, come il sassofono, il clarinetto, la tromba e il trombone, insieme a percussioni, tastiere o pianoforte, contrabbasso e batteria. Inoltre, frequentemente vengono impiegati strumenti come vibrafono, organo Hammond e chitarra acustica o elettrica, talvolta accompagnati voce di un cantante.

Cosa significa la parola “jazz”

La parola jazz, che in era scritta “jass”, ha origini etimologiche incerte. Una delle interpretazioni più comuni suggerisce che derivi dal verbo francese jaser, usato nello slang del primo Novecento in Louisiana per indicare il significato di «fare rumore». Un’altra teoria sostiene che jazz provenga dalla parola “jar“, che significa “vaso”, poiché inizialmente si usavano vasi rovesciati come strumenti per le percussioni.

Le origini del jazz negli Stati Uniti di inizio Novecento

Le radici del jazz affondano nei canti delle comunità afroamericane, come i work songs e gli spiritual, sviluppati dagli schiavi deportati in America. Da questi canti sono derivate diverse forme musicali, tra cui blues, gospel e jazz. Dopo l’abolizione della schiavitù nel 1865, i neri americani continuarono a conservare le loro tradizioni musicali, mescolandole con i ritmi europei apportati dagli immigrati. New Orleans è frequentemente riconosciuta come il luogo di nascita del jazz, con figure come Charles “Buddy” Bolden, considerato il padre del genere, attivo nel primo decennio del Novecento.

Il jazz si diffuse anche nelle città del Nord degli Stati Uniti alle migrazioni degli afroamericani, i quali si spostavano per scappare dalle discriminazioni degli Stati meridionali. Chicago divenne un importante centro per il jazz, grazie a musicisti come Louis Armstrong. Il genere si affermò anche a New York e, negli anni venti, sorsero orchestre jazz come quella diretta da Duke Ellington, contribuendo al suo successo.

Gli anni della Grande depressione e della Seconda guerra mondiale

La crisi economica conosciuta come “Grande depressione”, iniziata nel 1929, provocò una trasformazione nel jazz, spingendo i musicisti a reinventare il loro stile per coinvolgere il pubblico. Emerse così lo swing, caratterizzato da un’alternanza di parti lente e più movimentate. Durante questo periodo, il jazz si diffuse ulteriormente negli Stati Uniti e in Europa grazie alle tournée di musicisti americani. Dopo la Seconda guerra mondiale, il jazz subì un ulteriore cambiamento con l’emergere del bebop, noto per i suoi ritmi veloci e promosso da artisti come Dizzy Gillespie e Charlie Parker.

L’evoluzione del jazz dagli anni ’50 a oggi

Negli anni ’50 alcuni musicisti, come Miles Davis, introdussero ritmi più lenti, mentre altri crearono l’hard bop, recuperando elementi della musica tradizionale afroamericana. Negli anni ’60 nacque il free jazz, caratterizzato da una maggiore improvvisazione e nuove sperimentazioni, come il jazz samba, frutto della collaborazione tra jazzisti statunitensi e musicisti brasiliani. In questo periodo, il jazz dovette affrontare la crescente affermazione del rock, il sottrasse al jazz molti ascoltatori, principalmente tra i giovani. A questa sfida siguero reazioni come la nascita del genere fusion, che univa elementi rock e jazz, con artisti innovatori come Frank Zappa.

Nonostante le difficoltà, il jazz ha continuato a evolvere, mantenendo la sua identità e sopravvivendo alle sfide del tempo, venendo oggi percepito anche come un genere musicale “colto” che richiede un’adeguata preparazione per essere apprezzato appieno.

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Il “muro” del Sahara Occidentale che divide in due il Marocco

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Il che separa il dal , noto anche come Berm, si estende per oltre 2.720 chilometri. Questa barriera, costruita dalle autorità marocchine tra il 1981 e il 1997, è costituita da sabbia e fortificazioni militari, concepita per escludere il popolo Sahrawi e confinare la sua popolazione nei territori limitrofi di Algeria e Mauritania, creando così una divisione tra l’area sotto controllo marocchino e le zone rivendicate dai Sahrawi.

Cos’è il Sahara Occidentale

Il Sahara Occidentale è un ampio territorio scarsamente popolato situato nell’Africa Occidentale, confinante con Marocco, Algeria, Mauritania e l’Oceano Atlantico. Questa regione desertica presenta un significativo valore strategico ed economico, grazie alle sue ricchezze naturali come fosfati e risorse ittiche. Da territorio spagnolo fino al 1975, il Sahara Occidentale è diventato oggetto di contesa tra il Regno del Marocco e la Repubblica Democratica Araba Sahrawi, amministrata dal Fronte Polisario, che mira a istituire uno stato indipendente. Nonostante le resistenze, il Marocco ha consolidato la propria presenza attraverso la costruzione del “berma” e l’attuazione di una politica di “colonizzazione demografica” nelle aree di interesse economico.

Una terra contesa

La colonizzazione spagnola del Sahara occidentale iniziò nel 1884 e raggiunse la sua conclusione nel 1934. Questo controllo è stato sempre contestato dal Marocco, che rivendicava storicamente diritti sulla regione. Nel 1973, il Fronte Polisario avviò una guerriglia contro le autorità spagnole, ma è stato solo nel 1975 che la situazione si è trasformata in un conflitto internazionale. Con gli Accordi di Madrid, la Spagna cedette il controllo dell’area al Marocco e alla Mauritania, scatenando una massiccia rivolta dei Sahrawi. La Mauritania si ritirò nel 1979, ma il Marocco, sostenuto da gran parte dell’Occidente, mantenne il controllo sulla maggior parte del territorio.

Soldati Sahrawi

Le opposte manovre diplomatiche

Nel 1991, dopo quasi 16 anni di conflitto, si raggiunse un accordo di cessate il fuoco grazie alla mediazione delle Nazioni Unite. Tale accordo ha lasciato il Marocco con il 70% del territorio, incluse le zone più ricche di risorse, mentre al Fronte Polisario resta il controllo del restante 30%, generalmente deserto e scarsamente popolato. Entrambi i contendenti hanno cercato di internazionalizzare il conflitto, nonostante l’interesse globale per il Sahara Occidentale sembri diminuire, relegando il conflitto a quello che è definito un “guerra congelata”. Nonostante il sostegno popolare alla causa sahrawi, l’Occidente ha progressivamente accettato la situazione di fatto, riconoscendo il territorio come parte del Regno del Marocco.

Cartina delle dispute nel Sahara Occidentale

La stagnazione della situazione ha fatto emergere voci che avvertono sulla non sostenibilità dello “status quo”, con il rischio di un nuovo conflitto che destabilizzare ulteriormente la regione. La logica della “sconfitta” per una delle parti ha reso le trattative per una pace duratura estremamente difficili. Tuttavia, il popolo Sahrawi continua a lottare per il riconoscimento della propria identità e dei propri diritti.

Carri armati sahrawi

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Guida alla rimozione dell’account Google da smartphone e computer

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La di un account da un dispositivo può essere necessaria per diverse ragioni, come la cessione del dispositivo a un familiare, la vendita o semplicemente la gestione degli account presenti su o . La seguente guida fornisce istruzioni dettagliate per la rimozione dell’account su vari sistemi operativi, con procedure specifiche per dispositivi mobili e computer.

Come rimuovere l’account Google dal cellulare

La procedura per rimuovere un account Google varia tra i principali sistemi operativi per dispositivi mobili, ossia Android e iOS.

Se avete Android

Per rimuovere un account Google da uno smartphone Android, seguire i seguenti passaggi:

  • Aprite l’app Impostazioni.
  • Cercate e selezionate la voce Account.
  • Toccate l’opzione Google.
  • Selezionate l’account che desiderate rimuovere.
  • Premete sulla dicitura Gestisci gli account su questo dispositivo e toccate la voce Google.
  • Premete il pulsante ⋯ situato in basso.
  • Selezionate Rimuovi account per due volte consecutive.
  • Se avete iPhone o iPad

    Per rimuovere un account Google da un iPhone o un iPad, procedere come segue:

  • Aprite l’app Impostazioni.
  • Scorrete il menu fino in fondo e toccate la dicitura App.
  • Seguite il percorso Contatti > Account Contatti > [account da rimuovere] oppure Mail > Account Mail > [account da rimuovere].
  • Toccate la voce Elimina account (in fondo).
  • Confermate l’operazione selezionando la voce Elimina da iPhone (o, eventualmente, Elimina da iPad).
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    Come rimuovere l’account Google da computer

    Per rimuovere un account Google sui principali sistemi operativi per computer, come Windows e MacOS, seguire le istruzioni di seguito.

    Se avete PC Windows

    Per rimuovere un account Google su un PC Windows, eseguire i seguenti passaggi:

  • Fate clic sul pulsante Start e selezionate l’icona dell’ingranaggio per aprire il menu delle impostazioni.
  • Seguite il percorso Account > Posta elettronica e account.
  • Selezionate l’account Google da rimuovere.
  • Fate click su Gestisci e poi su Elimina account da questo dispositivo.
  • Cliccate su Elimina per completare l’operazione.
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    Se avete Mac

    Per rimuovere un account Google su un computer Mac, seguire questi passaggi:

  • Aprite il menu Apple (cliccando sul logo della mela in alto a sinistra) e fate clic sulla voce Impostazioni di Sistema….
  • Scorrete il menu presente nella barra laterale a sinistra e poi fate click su Account .
  • Selezionate l’account che volete eliminare e fate clic sul bottone Elimina account….
  • Confermate l’operazione facendo click su OK.
  • Immagine

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    Arriva il televisore senza fili che si “attacca” al muro con le ventose, dimenticando i cavi

    Il nuovo Displace TV, presentato al CES 2025, introduce un sistema di montaggio a ventosa senza supporti e un design completamente senza fili, con batterie integrate e funzioni smart avanzate per il controllo vocale e gestuale.

    ©Displace

    Al CES 2025 di Las Vegas è stato svelato un televisore che punta a cambiare il modo in cui interagiamo con i nostri schermi: il Displace TV. A prima vista, sembra una comune TV a schermo piatto, ma nasconde una caratteristica insolita: si fissa al muro senza supporti a un sistema di motorizzate. Secondo il produttore, bastano 10 secondi per installarlo su qualsiasi superficie senza bisogno di attrezzi.

    Oltre al montaggio innovativo, il Displace TV è completamente senza . Funziona grazie a una batteria al litio ricaricabile, che garantisce decine di ore di autonomia. Il dispositivo è disponibile in versioni, Basic e Pro, entrambe nei formati 27 e 55 pollici. Il modello Pro monta una batteria da 10.000 mAh, che offre tra 40 e 60 ore di utilizzo per ogni ricarica.

    La totale assenza di cavi e supporti semplifica l’installazione e consente di spostare facilmente la TV da una stanza all’altra, un aspetto che interessare chi cerca una soluzione più flessibile rispetto ai modelli tradizionali.

    Funzioni smart e prestazioni

    Il Displace TV Pro è dotato anche di una barra sonora integrata, che migliora la qualità audio e include una batteria supplementare capace di prolungare l’autonomia di 150 ore.

    Dal punto di vista software, la TV è gestita dal Displace OS, un sistema operativo proprietario che include intelligenza artificiale per il controllo tramite comandi vocali e gesti. Inoltre, il dispositivo offre una superficie multitouch, che può essere utilizzata come schermo secondario.

    Le specifiche tecniche variano a seconda del modello:

    • Displace Basic: processore Intel N-100, 16 GB di RAM, 128 GB di memoria interna
    • Displace Pro: processore Intel N-300, 32 GB di RAM, 256 GB di memoria interna

    Prezzi e disponibilità

    I preordini sono già attivi sul sito ufficiale dell’azienda, con le prime consegne previste per il 28 marzo 2025. I prezzi sono i seguenti:

    • Displace TV Basic 27″: 2.499 dollari (2.400 €)
    • Displace TV Basic 55″: 3.499 dollari (3.370 €)
    • Displace TV Pro 27″: 4.999 dollari (4.800 €)
    • Displace TV Pro 55″: 5.999 dollari (5.780 €)

    Un dispositivo interessante, che cerca di unire design e funzionalità smart, ma il cui prezzo lo colloca in una fascia premium.

    Fonte: displace.tv

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    La “Cultura Woke”: origine del suo nome e significato

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    La è attualmente oggetto di un ampio dibattito pubblico, politico e accademico, rappresentando un movimento sociale che si concentra sulla consapevolezza e sull’azione contro le ingiustizie razziali, di genere e sociali. Essa tende a enfatizzare l’uso di un linguaggio inclusivo e la protezione delle minoranze. I sostenitori considerano questa come fondamentale per garantire maggiore equità e rappresentanza nelle istituzioni, mentre i critici vedono nel fenomeno una minaccia alla libertà di espressione e al pensiero critico, con il rischio di indurre autocensura e forme di Cancel Culture.

    Nascita e origini del wokismo

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    Murale di protesta a Portland dedicato a George Floyd.

    Radici teoriche e ideologiche

    Il wokismo si fonda su concetti come la Critical Race Theory, l’Intersezionalità e il Postmodernismo:

    • La Critical Race Theory postula che il razzismo sia radicato nelle strutture delle istituzioni sociali ed economiche.
    • L’Intersezionalità, introdotta da Kimberlé Crenshaw (1989), mette in luce come le forme di oppressione interagiscano, e come la discriminazione possa colpire congiuntamente diverse identità, ad esempio attraverso la sovrapposizione di razza e genere.
    • Il Postmodernismo, ispirato da pensatori come Michel Foucault e Jacques Derrida, critica le narrazioni dominanti, interrogando il concetto di verità e le strutture sociali consolidate.

    Secondo osservatori come Helen Pluckrose e James Lindsay, questi concetti hanno alimentato una forma di attivismo che si concentra sul linguaggio, sulla rappresentazione e sulla decostruzione delle strutture sociali oppressive, portando a una crescente attenzione alla simbologia e al linguaggio nel discorso pubblico.

    Critiche al wokismo

    Le critiche all’ideologia wokista possono essere sintetizzate come segue:

    • Essenzialismo identitario: La visione wokista tende a considerare le identità come categorie rigide, trascurando la complessità delle dinamiche individuali e sociali.
    • Moralismo e conformismo sociale: Si paventa il rischio che il wokismo possa indurre un moralismo coercitivo, in cui il dissenso venga etichettato negativamente, limitando così la libertà di espressione.
    • Mancanza di strutturale ed economica: Alcuni critici sostengono che il wokismo ignori le cause economiche delle disuguaglianze, concentrandosi eccessivamente su aspetti culturali e simbolici.
    • Universalismo vs. relativismo culturale: Il wokismo talvolta criticato come una forma di etnocentrismo che impone una visione occidentale della giustizia sociale su contesti culturali diversi.
    • Cancel Culture: Questa fenomenologia è vista come una conseguenza estrema del wokismo, in cui individui possono essere boicottati per opinioni non conformi, generando un clima autoritario sul dibattito pubblico.

    Fonti

    Bell, D. (1992). Faces at the Bottom of the Well: The Permanence of Racism. Basic Books.

    Crenshaw, K. (1989). Demarginalizing the Intersection of Race and Sex. University of Chicago Legal Forum.

    Derrida, J. (1967). Of Grammatology. Johns Hopkins University Press.

    DiAngelo, R. (2018). White Fragility: Why It’s So Hard for White People to Talk About Racism. Beacon Press.

    Foucault, M. (1975). Discipline and Punish: The Birth of the Prison. Pantheon Books.

    Friedersdorf, C. (2021). “The Woke Wars.” The Atlantic.

    Mounk, Y. (2022). The Great Experiment: Why Diverse Democracies Fall Apart and How They Can Endure. Penguin Press.

    Norris, P. (2021). Cancel Culture: Myth or Reality? Cambridge University Press.

    Taylor, K.-Y. (2016). From #BlackLivesMatter to Black Liberation. Haymarket Books.

    Abu-Lughod, L. (2013). Do Muslim Women Need Saving? Harvard University Press.

    Bourdieu, P. (1989). La Distinction: Critique sociale du jugement. Les Éditions de Minuit.

    Žižek, S. (2021). Pandemic! 2: Chronicles of a Time Lost. Polity Press.

    Fonte Verificata

    Ecco quale dimensione massima ha.

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    Credit: Terrible Maps.

    Il formato PDF è noto per la sua versatilità nella creazione di documenti digitali, ma la sua è un aspetto meno conosciuto. Secondo le specifiche ufficiali del formato, un singolo PDF può arrivare fino a 381 km per lato. Questa grandezza equivale a circa metà della superficie della Germania o, a titolo di paragone, sei volte le dimensioni della Lombardia.

    Limiti di dimensione e specifiche tecniche

    La limitazione della dimensione deriva da un parametro definito UserUnit, che stabilisce la scala di misurazione delle pagine nei documenti PDF. Nelle versioni più recenti del formato, come il PDF .7, il valore massimo consentito per UserUnit è di 75.000. Questo porta alla possibilità di creare pagine che misurano fino a 15 milioni di pollici, che corrispondono ai 381 km menzionati. Mentre i software Adobe gestiscono questo limite, altri programmi, come Anteprima su macOS, sembrano non avere restrizioni simili, permettendo la creazione di PDF con dimensioni teoricamente infinite.

    Ricerca e sperimentazione

    Un’indagine da parte di Alex Chan, sviluppatrice di software, ha confermato questa dimensione massima ufficiale e, attraverso test, ha mostrato come sia possibile aggirare tali limitazioni. Chan è riuscita a generare un PDF con una larghezza che superava la distanza tra la Terra e la , dimostrando le potenzialità del formato. La interna del PDF, che comprende oggetti come MediaBox e UserUnit, è ciò che consente tale versatilità, pur avendo origini che limitavano le dimensioni a 45 × 45 pollici nelle versioni iniziali.

    Il documento PDF Reference sixth edition Adobe Portable Document Format Version 1.7 November 2006 specifica formule che consentono di calcolare la massima dimensione da raggiungere, collegando il numero massimo di unità PDF per lato e il valore di UserUnit.

    CSS: un’impresa oltre i limiti

    Proseguendo nella sua esplorazione, Chan ha scoperto che utilizzando Anteprima, un software di visualizzazione di immagini e PDF preinstallato su macOS, era possibile creare documenti con dimensioni illimitate. La sua incursione nella programmazione ha portato alla creazione di un PDF che, secondo il software, misurava più dell’intero universo osservabile, citando dimensioni pari a circa 37 trilioni di anni luce quadrati. Sebbene tale grandezza sia teoricamente possibile, è difficile immaginare un uso pratico di documenti così enormi, poiché anche i software più avanzati avrebbero difficoltà nel gestire file di tali dimensioni.

    Fonte Verificata

    La prima rete 4G testata da Nokia con la missione IM-2 per Internet sulla Luna

    Con la missione IM-2, Nokia testerà la rete cellulare 4G sulla Luna. Questo sistema innovativo potrebbe rivoluzionare le modalità di comunicazione tra astronauti, rover e basi lunari, aprendo possibilità per future missioni su Marte e oltre.

    Quando la missione IM-2 di Intuitive Machines decollerà il 26 febbraio, non sarà solo un viaggio robotico verso il nostro satellite naturale. All’interno del lander ci sarà una rete cellulare 4G, mai oltre l’orbita terrestre. Progettata da Nokia Bell Labs, questa tecnologia potrebbe segnare l’inizio di un nuovo approccio nell’esplorazione spaziale, permettendo ad astronauti e rover di connettersi tramite la stessa infrastruttura cellulare che attualmente collega miliardi di dispositivi sulla Terra.

    Dall’Apollo all’Artemis: il futuro delle comunicazioni lunari

    Per decenni, le missioni spaziali hanno fatto affidamento su sistemi di comunicazione radio a punto a punto, caratterizzati da trasmissioni limitate e bassa capacità di dati. Durante il programma Apollo, i lander e i rover comunicavano solo quantità esigue di informazioni, utilizzando tecnologie a frequenze ultra alte (UHF) e molto alte (VHF). Con l’avvento del programma Artemis, che prevede il ritorno degli astronauti sulla Luna entro il 2028 e la creazione di una base permanente negli anni ’30, la necessità di sistemi di comunicazione più avanzati diventa cruciale.

    In risposta a queste esigenze, Nokia ha sviluppato il Lunar Surface Communication System (LSCS), un sistema robusto progettato per resistere alle condizioni estreme dell’ambiente spaziale. Installato sul lander della missione IM-2, il sistema è composto da una stazione base e un’antenna, capaci di resistere a radiazioni, vibrazioni e temperature estreme. Alimentato dai pannelli solari integrati, questo network permetterà comunicazioni ad alta velocità tra il lander, il rover e il hopper durante la missione.

    Una rete progettata per la Luna… e per il futuro dell’esplorazione spaziale

    La missione IM-2 rappresenta un avanzamento rispetto alla precedente IM-. Il nuovo lander, denominato Athena, presenta un design ottimizzato e un serbatoio di elio più leggero. La zona di atterraggio è prevista nella regione di Mons Mouton, a circa 160 km dal Polo Sud lunare, un traguardo mai raggiunto prima.

    Dopo l’atterraggio, il lander si dedicherà allo studio di aree altimetriche della Luna, affrontando la mobilità lunare e la ricerca di risorse, oltre all’analisi delle sostanze volatili sottostanti. Questa missione rappresenta solo l’inizio: Nokia prevede un futuro in cui non soltanto lander e rover, ma anche tute spaziali e basi lunari potrebbero essere connesse attraverso reti 4G o 5G.

    Inoltre, il LSCS è stato progettato per affrontare le sfide climatiche della Luna, con montaggi termicamente isolati per proteggere l’hardware dalle condizioni estreme. Questo sistema è parte integrante del Thermal Protection System del lander, che gestisce il durante il funzionamento e ne conserva parte durante i inattivi.

    La rete lunare è capace di supportare trasmissioni video in alta definizione e comunicazioni di comando, permettendo anche, in teoria, la connessione di dispositivi portatili, come smartphone, se dotati di una SIM compatibile.

    La missione IM-2 fungerà da test cruciale per l’espansione della connettività cellulare nello spazio, con potenzialità di estensione oltre la Luna, verso Marte e altre destinazioni. La sperimentazione di questa rete rappresenta un significante passo in avanti per il futuro delle comunicazioni nell’esplorazione spaziale e potrebbe semplificare la connettività sulla Luna, paragonabile al Wi-Fi disponibile sulla Terra.

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