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Terremoti a Crotone, magnitudo fino a 3.7: analizzate le cause geologiche

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Oggi, a partire dalle 13:40, è in corso uno sciame sismico in provincia di , caratterizzato da 10 scosse di superiore a 2.0. La scossa più intensa ha raggiunto una magnitudo di 3.7 alle 14:11. Fortunatamente, non si segnalano danni a persone o cose, ma l’attenzione rimane alta nell’area. L’epicentro delle scosse è situato prevalentemente nei comuni di Scandale e Cutro, a una profondità compresa tra 20 e 30 km circa.

Origini geologiche degli eventi sismici

Dal punto di vista geologico, l’area è collocata in prossimità di una zona di faglie attiva conosciuta come sistema di faglie Crotone-Rossano. Le informazioni fornite dal database DISS dell’INGV indicano anche la presenza di un piano di subduzione, evidenziato da linee di colore viola. Anche se le strutture specifiche coinvolte negli eventi sismici non sono attualmente note, la geologia della zona è riconosciuta come complessa e storicamente sismica.

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In arancione è evidenziato il sistema di faglie responsabile dei in provincia di Crotone. Credit: DISS/INGV

Coesistenza di scosse sismiche nel mondo

Negli ultimi giorni si è registrata una serie di sciami sismici in varie regioni del mondo, comprese aree come Santorini e i Campi Flegrei. È importante sottolineare che, nonostante la contemporaneità di questi eventi, ciascun sciame è indipendente dagli altri. Ogni giorno, nel mondo, avvengono migliaia di terremoti, anche se la maggior parte di essi non è percepibile e registrata solo tramite strumenti appositi. Pertanto, la coesistenza di più eventi sismici in diverse aree è una fenomenologia normale e non deve destare preoccupazioni eccessive.

Frequenze sismiche in Italia

La frequente attività sismica in può essere spiegata attraverso diversi aspetti geologici. Per un approfondimento sull’argomento, è disponibile un video esplicativo al riguardo:

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Cosa significa e quali sono le cause

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Uno studio pubblicato su Nature Geoscience da ricercatori della University of Southern California (USC), guidati da John Vidale, ha evidenziato che la superficie del nucleo interno della Terra è soggetta a cambiamenti di forma. Precedentemente considerato completamente solido, il nucleo interno risulta influenzato dalla dinamica del nucleo esterno fluido, portando a variazioni strutturali nel . Queste scoperte sono significative, poiché potrebbero avere implicazioni sulla durata del giorno e sul campo magnetico terrestre.

Dettagli della scoperta

Per rivelare i cambiamenti nel nucleo interno, i ricercatori hanno analizzato onde sismiche generate da . Queste onde, propagandosi attraverso la Terra, variano a seconda dei materiali incontrati. Sono stati studiati terremoti avvenuti in 42 località vicino alle Isole Sandwich meridionali dell’Antartide tra il 1991 e il 2024. Durante l’ delle onde sismiche registrate nella stazione di Yellowknife, in Canada, i ricercatori hanno notato modifiche nelle forme delle onde tra il 2004 e il 2008, correlabili a una deformazione della superficie del nucleo interno. Risultati consistenti suggeriscono la presenza di piccole depressioni e rilievi al confine tra nucleo interno ed esterno. “Per la prima volta stiamo vedendo che si sta deformando”, ha commentato Vidale.

Causa e potenziali conseguenze

La causa principale dei cambiamenti di forma è stata identificata nell’interazione tra il nucleo esterno e il nucleo interno. Poiché il nucleo esterno è fluido, è soggetto a moti convettivi che influenzano il nucleo interno, deformandone la superficie. Le anomalie osservate nelle onde sismiche sono anche collegate a variazioni nella velocità di rotazione del nucleo interno, il quale, pur ruotando inizialmente più velocemente della Terra, ha rallentato nel 2009 e ha avviato una rotazione in direzione opposta. Durante lo studio di queste variazioni, i ricercatori hanno identificato anche i cambiamenti di forma del nucleo interno.

Le alterazioni nel nucleo interno potrebbero avere conseguenze sul movimento del nucleo esterno e del mantello, con ripercussioni sulla durata del giorno e sul campo magnetico terrestre. Sebbene le scoperte presentino dinamiche interne al pianeta precedentemente sconosciute, ulteriori ricerche saranno necessarie per confermare pienamente tali risultati.

Immagine La rotazione del nucleo interno. Credit: USC Graphic/Edward Sotelo

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Incidente aereo a Toronto, il volo Delta Airlines si è ribaltato in atterraggio e ha preso fuoco: cosa sappiamo

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Credit: John Nelson

Un aereo CRJ-900 di Delta Airlines proveniente da Minneapolis, con 80 persone a bordo (di cui 76 passeggeri), si è ribaltato e incendiato ieri, 17 febbraio 2025, alle 14:45 locali (20:45 italiane), subito dopo l’ all’aeroporto internazionale Pearson di Toronto. Fortunatamente, l’ non ha provocato vittime. Il bilancio è di 18 feriti, tra cui due adulti e un bambino in condizioni gravi. Le indagini sono già in corso per chiarire la dinamica e le cause del sinistro.

Dettagli sull’incidente

Secondo quanto riferito da alcuni passeggeri, l’incidente sarebbe avvenuto immediatamente dopo il contatto delle ruote del carrello con la pista. Video dell’atterraggio mostrano un impatto brusco con il suolo, durante il quale l’aereo ha inclinato una delle ali, che ha fuoco. I testimoni hanno descritto anche il velivolo che si stendeva su un fianco prima di ribaltarsi completamente. Dopo l’incidente, l’aereo ha perso l’ala destra.

Condizioni di

Le indagini si concentreranno sulle circostanze che hanno portato all’incidente. Tra i fattori da considerare ci sono le condizioni meteorologiche avverse, caratterizzate da neve e raffiche di vento a 65 km/h, con una temperatura di –8,6 °C. Sebbene il capo dei Vigili del Fuoco canadesi, Todd Aitken, abbia confermato che la pista era asciutta e i venti non preoccupanti al momento dell’atterraggio, la visibilità era limitata a causa della neve sollevata dalle raffiche.

Le comunicazioni radio tra la torre di controllo e l’aereo erano normali fino all’incidente. I controllori di volo avevano informato i piloti delle possibili raffiche di vento, ma non erano emersi indicatori di allerta.

Contesto degli incidenti aerei

Il velivolo coinvolto apparteneva alla stessa famiglia del CRJ-700, già noto per un incidente avvenuto a Washington il 29 gennaio, che aveva provocato 67 vittime a causa di una collisione tra un aereo di linea e un elicottero militare.

L’incidente di Toronto è il quarto in Nord America nelle ultime tre settimane, dopo quelli di Washington del 29 gennaio, Philadelphia del 31 gennaio, che ha causato 6 vittime, e un’ulteriore caduta in Alaska che ha provocato 10 morti.

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Un buco di 6 metri nel sarcofago del reattore nucleare 4 è stato causato dall’attacco di un drone a Chernobyl

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Recenti verifiche al sarcofago protettivo del reattore 4 dell’ex centrale nucleare di hanno rivelato danni conseguenti a un attacco di un drone, presumibilmente armato di esplosivo, avvenuto nella notte tra il 13 e il 14 febbraio 2025. Un rapporto pubblicato da World Nuclear News riporta che l’incidente ha causato un’apertura di circa 6 metri all’interno di entrambi i livelli di rivestimento del reattore, senza alcun danno alla struttura portante e mantenendo i livelli di radioattività sotto controllo. Le squadre di emergenza ucraine sono attualmente impegnate nella riparazione delle strutture danneggiate.

Danni specifici al sarcofago

Il Servizio di Emergenza dello Ucraino ha comunicato che, il 17 febbraio, tre gruppi di esperti hanno avviato un’analisi dettagliata delle aree compromesse del sarcofago. Si è constatato che, sebbene i livelli di radiazione restino entro i limiti consentiti, è stata identificata una sezione del rivestimento esterno, di circa 15 metri quadrati, a un’altezza di 87 metri, gravemente danneggiata. In aggiunta, è stato creato un di circa 6 metri di diametro che ha colpito alcuni cavi elettrici, oltre a un’area aggiuntiva lievemente compromessa di 200 metri quadrati. Nessun danno significativo è stato accertato sulla struttura portante o sul rivestimento interno.

Informazioni sui sarcofagi di Chernobyl

È importante notare che, a seguito dell’incidente del 1986, fu costruito un sarcofago protettivo attorno al reattore 4, destinato a incapsulare il nocciolo fuso e circa 200 tonnellate di materiale radioattivo. Questo primo sarcofago, non progettato per durare a lungo, ha portato alla realizzazione di una nuova struttura più esterna. Questa seconda costruzione, con dimensioni di 257 metri per 162 e un’altezza di 108 metri, pesa circa 36 mila tonnellate. Essa è caratterizzata da un rivestimento interno ed esterno attorno a una robusta struttura in , progettata per resistere a terremoti di magnitudo a 6.0, uragani e variazioni estreme di temperatura, con un’aspettativa di vita di circa un secolo.

Immagine Primo sarcofago realizzato a Chernobyl.

Immagine Secondo sarcofago realizzato a Chernobyl.

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Peptoni: strutture base in biologia utilizzate come fonte di nutrienti per colture cellulari.

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I peptoni sono sostanze che si formano dalla degradazione di nutrienti ricchi di azoto, come le albumine. Questi composti poi trasportati attraverso la barriera intestinale e utilizzati per la sintesi di proteine nel sangue. A metà del diciannovesimo secolo, l’albume d’uovo, la del latte, la fibrina del sangue, la gelatina e il dei cereali vennero classificati come nutrienti essenziali, poiché contengono azoto, e sono fondamentali per la vita.

Caratteristiche e utilizzi dei peptoni

La ricerca sulla natura di questi materiali ha rivelato che possono essere degradati da estratti di organismi viventi, come la presente nel succo gastrico e la prodotta dal pancreas. I peptoni sono miscele idrosolubili di polipeptidi, oligopeptidi e amminoacidi, insieme a grassi, vitamine e zuccheri, oltre a piccole quantità di sali inorganici provenienti dal substrato proteico originale.

Questi composti possono derivare dalla digerimento di latte o carne animale attraverso processi di proteolisi. Il materiale generato non solo è costituito da peptidi, ma include anche una gamma di nutrienti, che lo rendono ideali per i terreni nutritivi destinati alla coltivazione di batteri e funghi.

Peptoni da fonti animali e vegetali

I peptoni di origine animale, derivanti da fonti come bovini, suini e pesci, rivestono un ruolo cruciale nella produzione di alimenti fermentati. Questi nutrienti sono fondamentali per la crescita dei microrganismi, grazie alla crescente preferenza dei consumatori per prodotti fermentati, noti per i loro benefici per la salute e i sapori distintivi. I peptoni animali sono utilizzati nei terreni di coltura microbiologica e nei processi biotecnologici, dove la pura qualità è fondamentale.

Le tecniche moderne, come la filtrazione a membrana e l’idrolisi enzimatica, hanno migliorato la purezza dei peptoni, consentendo ai produttori di ottenere prodotti con contaminanti ridotti. Le fonti di proteine animali includono varie parti del corpo, come muscoli e pancreas, provenienti da animali regolamentati per un elevato standard di sicurezza alimentare.

In un contesto di preoccupazioni sanitarie legate a determinate malattie animali, è diventato sempre più necessario esplorare alternative vegetali ai peptoni. Questi, oltre ad eliminare il rischio di contaminazioni, offrono un profilo nutrizionale ricco di aminoacidi, carboidrati e composti liposolubili come vitamine e acidi nucleici.

I peptoni vegetali sono altresì vitali nella produzione di vaccini e nell’industria farmaceutica, in oltre a una varietà di applicazioni, da alimenti funzionali a processi agricoli sostenibili.

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Schema di Frost per la rappresentazione dei diagrammi di stabilità delle fasi.

Il diagramma di Frost, ideato dal chimico statunitense Arthur Atwater Frost, fornisce una rappresentazione chiara dei potenziali di riduzione e delle stabilità termodinamiche associate a vari stati di ossidazione (N) di un elemento in condizioni acquose. Grazie a questo diagramma, è possibile visualizzare le variabili che influenzano le reazioni .

Funzionamento del diagramma di Frost

Nel diagramma, l’asse verticale (ordinata) indica l’energia libera in relazione al potenziale standard dell’elettrodo E°. Questa relazione è espressa nell’equazione ΔG° = − nFE°. Qui, n rappresenta il numero di elettroni trasferiti e F è la costante di Faraday, con un valore di 96.485 C/mol. L’asse orizzontale (ascissa) mostra gli stati di ossidazione di una specie , il che porta alla formula nE° = – ΔG°/F.

Quando l’elemento non è combinato, il numero di ossidazione N è zero e il valore di E° è quindi pari a zero. Se l’energia relativa è calcolata con ΔG°/F o ΔG/F in presenza di pH differenti da 0 o 14, le pendenze che collegano ciascun punto del diagramma rappresentano i potenziali di riduzione E° o E per diverse condizioni, seguendo sempre la relazione ΔG° = −nFE°.

Utilizzi e interpretazione

Il diagramma di Frost, insieme ai diagrammi di Latimer, è fondamentale per comprendere le dinamiche delle reazioni redox e viene spesso utilizzato in combinazione con altri diagrammi redox, come quelli di Pourbaix. Questo strumento visivo offre una rappresentazione qualitativa utile per analizzare i processi chimici, mentre i diagrammi Latimer forniscono una descrizione quantitativa delle proprietà di ossidoriduzione di un elemento, coprendo vari numeri di ossidazione.

Il diagramma di Frost consente di tracciare valori di energia libera in forma di numeri interi, le cui variazioni possono determinare la stabilità o instabilità di una specie chimica. Quando l’energia libera diminuisce, la stabilità aumenta. Pertanto, un valore elevato di energia libera indica una specie più reattiva, situata in posizioni più alte nel diagramma.

Gli stati di ossidazione solitamente rappresentati come numeri adimensionali, e la loro disposizione nel diagramma può variare. Sebbene la maggior parte degli stati di ossidazione sia in ordine crescente, vi possono essere situazioni in cui appaiono in ordine decrescente. Lo stato di ossidazione dell’elemento non combinato è zero, ma anche gli stati allotropici possono presentare energie diverse da zero.

La pendenza delle linee nel diagramma di Frost, che può essere sia positiva che negativa, indica la predisposizione delle specie chimiche a reagire tra loro. Una pendenza positiva suggerisce una semireazione di ossidazione, mentre una pendenza negativa suggerisce una semireazione di riduzione.

Influenza del pH nelle reazioni

Non tutte le reazioni sono influenzate dal pH; alcune lo sono, mentre altre no. Ad esempio, in ambiente basico, lo ione permanganato può ridursi formando biossido di manganese, passando da uno stato di ossidazione di +7 a +2, illustrato dalla seguente reazione:

MnO4–(aq) + 2 H2O(l) + 3 e– → MnO2(s) + 4 OH–(aq)

In un ambiente acido, invece, lo ione permanganato si riduce a manganese (II) attraverso la reazione:

MnO4–(aq) + 8 H+(aq) + 5 e– → Mn2+(aq) + 4 H2O(l)

La dipendenza dal pH è direttamente legata al numero di protoni coinvolti nell’equazione. Questo fattore influisce sulle variazioni di potenziale standard, che si esprimono come −0,059 m/n per unità di pH, dove m corrisponde al numero di protoni e n al numero di elettroni coinvolti.

Mediante il diagramma di Frost, è possibile anche confrontare le tendenze dei potenziali standard in soluzioni acide e basiche, evidenziando come la specie chimica si comporti a seconda delle condizioni di pH.

Diagramma di Frost per il rame

Utilizzando i potenziali normali di riduzione per lo ione Cu+ e Cu2+, è possibile costruire un diagramma di Frost per il . Questo diagramma aiuta a identificare quale stato di ossidazione del rame risulti più stabile e quale tenda a dare luogo a reazioni di disproporzione, insieme alla relativa costante di equilibrio:

Cu2+ + 1 e– ⇄ Cu+ E° = + 0.15 V
Cu+ + 1 e– ⇄ Cu E° = + 0.52 V

Per costruire questo diagramma, è necessario calcolare la differenza di energia tra Cu+ e Cu, nonché tra Cu2+ e Cu.

Stato di ossidazione

Energia libera nE° (Volt)

0

0

0

+ 1

+ 0.52 V

1 · 0.52 = 0.52 V

+ 2

(1 · 0.52 + 1 · 0.15)/2 = 0.335 V

2 · 0.335 = 0.67 V

Un ulteriore calcolo della reazione dà il seguente risultato:

Cu2+ + 1 e– + Cu+ + 1 e– ⇄ Cu+ + Cu

Semplificando il termine Cu+, si ottiene:

Cu2+ + 2 e– ⇄ Cu, per la quale il valore di E° è + 0.15 V + 0.52 V = 0.67 V.

Dal diagramma di Frost emerge che il rame nella sua forma elementare è il più stabile, trovandosi a un livello inferiore rispetto a Cu+ e Cu2+. Questo dato conferma che il rame, essendo un metallo nobile, non si dissolve in acidi come l’acido cloridrico, ma è solubile solo in acidi ossidanti come l’acido nitrico.

Nell’ambito del diagramma di Frost, il punto relativo a Cu+ è di convessità, situato sopra la linea immaginaria che congiunge il rame allo stato di ossidazione zero e quello a +2. Questo suggerisce la possibilità di una reazione di disproporzione di Cu+ in Cu2+ e Cu:

2 Cu+ → Cu2+ + Cu

Per determinare la costante di equilibrio della reazione di disproporzione, è necessario calcolare il potenziale della reazione ΔE, ottenuto dalla differenza tra E1 e E2:

ΔE = E1 – E2 = 0.52 – 0.15 = 0.37 V.

Utilizzando la relazione ΔG = – RT ln K, si ha che per calcolare K è fondamentale conoscere la variazione di energia libera di Gibbs ∆G, che è correlata a ΔE attraverso l’equazione ∆G = – n F ΔE. In questo caso, il numero di elettroni coinvolti n è pari a 1, quindi ∆G = – F ΔE.

Utilizzando i valori noti e sostituendo R con il suo valore nel Sistema Internazionale, si ottiene:

3.57 · 10^4 J/mol = (- 8.31 J⋅mol−1⋅K−1 )298 ln K = – 2476 J/mol ln K.

Dividendo entrambi i membri per – 2476, si ha:

ln K = 3.57 · 10^4 J/mol / – 2476 J/mol.

Da qui, si ricava il valore di K come segue:

K = e^(14.4) = 1.8 · 10^6.

Disproporzione e comproporzione

Le reazioni di disproporzione coinvolgono una singola specie chimica che si ossida e si riduce, portando alla formazione di due specie diverse con numeri di ossidazione distinti. Un esempio di tale reazione è:

4 H3PO3 → 3 H3PO4 + PH3

Qui, il fosforo varia dal numero di ossidazione +3 in H3PO3 a +5 in H3PO4 e a –3 in PH3.

Al contrario, le reazioni di comproporzione si verificano quando due reagenti, contenenti lo stesso elemento con numeri di ossidazione differenti, producono un prodotto che presenta un numero di ossidazione intermedio. Un esempio di reazione di comproporzione è:

MnO4– + 3 Mn2+ + 4 OH– → 5 MnO2 + 2 H2O

In questa reazione, lo ione permanganato (+7) e il manganese (II) (+2) reagiscono per formare biossido di manganese (+4).

I diagrammi di Frost possono risultare molto utili per identificare quando uno stato redox di una specie risulti instabile e a una reazione di disproporzione. Se il punto nel diagramma si trova sopra la linea che congiunge le due specie adiacenti su una curva convessa, è probabile che si verifichi tale reazione. Al contrario, se si osserva una curva concava, due specie tendono piuttosto a dare luogo a una reazione di comproporzione. Qui, il prodotto avrà un numero di ossidazione che si trova sotto la linea retta che unisce le specie terminali.

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Fibrina: il suo ruolo essenziale nella coagulazione del sangue e nelle sue funzioni terapeutiche.

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La fibrina è una proteina fibrosa di origine non globulare e di colore bianco, la quale si forma a partire dal fibrinogeno attraverso l’azione della trombina. Questa proteina gioca un ruolo cruciale in vari processi biologici, inclusi quelli legati all’infezione, all’infiammazione, all’immunologia e alla guarigione delle ferite, ed è particolarmente nota per il suo contributo alla del sangue.

Origine e Struttura della Fibrina

Scoperta nel 1666 dal biologo e medico italiano Marcello Malpighi, la fibrina si presenta come un biomateriale biocompatibile, ideale per la crescita e la differenziazione cellulare. Le sue proprietà la rendono particolarmente adatta alla rigenerazione della cartilagine danneggiata.

La fibrina possiede eccellenti capacità di resistenza meccanica, elasticità e una struttura a rete, motivo per cui è frequentemente utilizzata come sigillante nelle procedure chirurgiche. Ultimamente, sono stati effettuati studi sull’uso di questa proteina come scaffolding in idrogel per l’ingegneria della cartilagine, offrendo lo stesso il vantaggio di una velocità di degradazione controllabile, adattata alla rigenerazione dei tessuti ospiti.

Biosintesi e Funzioni della Fibrina

Nell’plasma sanguigno, il fibrinogeno è presente in concentrazioni comprese tra ,5 e 3,5 g/L. Questo convertito in fibrina insolubile attraverso la scissione da parte della trombina, la quale rimuove due coppie di fibrinopeptidi e consente l’esposizione di di legame nel nodo centrale della molecola. In questo modo, avviene la polimerizzazione della fibrina, che si organizza in una rete tridimensionale costituita da polimeri di fibrina.

Il fibrinogeno, una glicoproteina di dimensioni considerevoli (340 KDa), è formato da un dimero di tre catene polipeptidiche. Durante il processo di coagulazione, si trasforma in monomeri di fibrina grazie all’azione della trombina. La scissione dei fibrinopeptidi porta alla formazione di fibre che possono unirsi, dando vita a una rete reticolata e complessa.

I legami incrociati, creati tra le diverse catene della fibrina, conferiscono stabilità alla rete, proteggendo il coagulo da insulti meccanici e proteolitici. La fibrina, dunque, gioca un ruolo fondamentale non solo nella coagulazione del sangue, ma anche nel supporto alla guarigione e nella rigenerazione dei tessuti.

Contrazione e Riparazione del Coagulo di Sangue

Il processo di contrazione del coagulo di sangue, essenziale per l’emostasi e la guarigione delle ferite, è guidato dalle piastrine attivate. Queste piastrine generano forze contrattive che si propagano attraverso la rete di fibrina grazie alla loro interazione con questa proteina. Con il progredire della contrazione, vi è una redistribuzione di piastrine e fibrina, portando a una maggiore compattazione del coagulo.

Inoltre, l’utilizzo della fibrina nell’ingegneria della cartilagine ha mostrato promesse significative. I scaffold di fibrina, combinati con biomateriali come acido polilattico-co-glicolico (PLGA) e acido ialuronico (HA), sono stati progettati per migliorare la resistenza meccanica. Sebbene i risultati siano incoraggianti, la sfida rimane quella di creare un’impalcatura che possa replicare completamente le proprietà della cartilagine naturale.

Le modifiche nella matrice della fibrina, come la reticolazione per aumentare la resistenza alla degradazione, possono preservare le sue caratteristiche favorevoli alla crescita cellulare e alla formazione di matrice extracellulare. Questa conoscenza è fondamentale per migliorare ulteriormente le applicazioni della fibrina in ambito , soprattutto nella chirurgia maxillo-facciale e nella riparazione ossea.

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Acido amminocaproico in ambito clinico

L’acido amminocaproico, noto anche come acido ε-amminocaproico, è un acido carbossilico a sei atomi di con formula C6H13NO2. Caratterizzato da un gruppo amminico in posizione 6, si classifica tra gli acidi grassi a catena e presenta una temperatura di fusione di 205 °C. Si presenta sotto forma di polvere bianca cristallina, solubile in acqua e leggermente solubile in metanolo.

struttura

Questo composto è un analogo della lisina, un amminoacido essenziale per l’organismo umano. La struttura dell’acido amminocaproico presenta un gruppo amminico in posizione 6, differente rispetto alla lisina che possiede un ulteriore gruppo amminico in posizione 2.

Sintesi dell’acido amminocaproico

sintesi dal caprolattame sintesi dal caprolattame

La sintesi dell’acido amminocaproico si basa su metodi storici, compresi quelli che coinvolgono la reazione del cicloesanone con l’idrossilammina per generare la cicloesanone ossima. Questa, quando trattata con acido solforico, porta alla formazione del caprolattame attraverso una trasposizione di Beckmann. Tuttavia, data la produzione di sostanze inquinanti in questo processo, le ricerche si stanno orientando verso metodi sinteticamente più sostenibili. Un approccio recente consiste nella reazione del cicloesano con acido nitrosilsolforico in presenza di un catalizzatore.

sintesi di acido amminocaproicosintesi di acido amminocaproico

Mediante il trattamento del caprolattame con acido cloridrico concentrato, si apre l’anello e si forma l’acido cloroidrato, che viene convertito successivamente in acido amminocaproico. Inoltre, in un’ottica di sostenibilità, è stato possibile sintetizzare l’acido amminocaproico utilizzando ceppi di Pseudomonas taiwanensis, insieme a ceppi di Escherichia coli, per ottenere elevate rese in condizioni ecocompatibili.

Agenti antifibrinolitici

L’acido amminocaproico è utilizzato in medicina come agente antifibrinolitico, capace di bloccare l’azione della plasmina, implicata nel processo della fibrinolisi. La sua azione si basa sulla somiglianza strutturale con la lisina, permettendo di interagire con i di legame della plasmina e del plasminogeno, contribuendo così a inibire la degradazione della fibrina.

Il meccanismo d’azione coinvolge la mimetizzazione della catena laterale di lisina, facilitando l’interazione con i residui di lisina presenti nella fibrina e facendo sì che la plasmina non riesca a legarsi efficacemente, riducendo il fenomeno di fibrinolisi.

Introduzione dell’acido amminocaproico nella struttura dei peptidi

La flessibilità e la natura idrofobica della struttura dell’acido amminocaproico consentono potenziali applicazioni nella modifica della struttura di altre molecole. Questa caratteristica è particolarmente vantaggiosa per lo sviluppo di nuovi farmaci , derivati da peptidi naturali. L’interesse si è concentrato su modifiche chimiche come ciclizzazione e glicosilazione, per migliorare le proprietà bioattive e la biodisponibilità dei peptidi.

Polimeri e nuovi orizzonti

Nell’ambito della chimica dei polimeri, l’acido amminocaproico funge da monomero per la sintesi del Nylon-6, attraverso idrolisi ad apertura di anello del caprolattame. Nuovi copolimeri biodegradabili con elevate proprietà meccaniche sono stati sviluppati, associando acido 6-amminocaproico e L-prolina, con applicazioni promettenti anche in campo ortopedico.

Inoltre, derivati del chitosano innestati con acido amminocaproico stanno mostrando potenziali proprietà antibatteriche e emostatiche, presentandosi come alternativa ecologica e atossica rispetto ad altri materiali utilizzati in medicina.

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Gel idrico: una soluzione innovativa per applicazioni nel settore della bellezza e della cura della pelle.

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Gli idrogel rappresentano una particolare categoria di materiali polimerici in grado di trattenere notevoli quantità d’acqua senza dissolversi. Ciò è possibile grazie alla reticolazione delle catene polimeriche idrofile e alla presenza di varie interazioni, come legami a idrogeno e aggregazioni di catena. La loro versatilità li rende utili in diversi settori, specialmente in quello .

Origine e Sviluppo degli Idrogel

L’origine del termine “idrogel” può essere fatta risalire al 1894, quando venne usato per descrivere un colloide di sali inorganici. Col passare del tempo, il termine è ampliato per includere le reti tridimensionali di polimeri e gomme naturali idrofili, che possono essere formate sia chimicamente che fisicamente. Nel 1960, i chimici cechi Otto Wichterle e Drahoslav Lím hanno sviluppato gli idrogel moderni per applicazioni biologiche, segnando un importante passo nel loro utilizzo.

Negli anni ’90, la ricerca si è concentrata maggiormente sulla creazione di idrogel termoresponsivi, elaborati a partire da polimeri come l’alcol polivinilico, la poli(N-isopropilacrilammide) e il glicole polietilenico. Questi materiali si distinguono per le loro proprietà, che comprendono un’elevata capacità di assorbimento d’acqua e la biocompatibilità, permettendo loro di mimare i tessuti molli umani in campo biomedico.

Caratteristiche e Funzionalità degli Idrogel

Negli ultimi anni, hanno preso piede idrogel funzionali, capaci di andare oltre la semplice reticolazione idrofila per includere ulteriori caratteristiche come adesività, lubrificazione, e controllo del rilascio di farmaci. Tali materiali possono anche rispondere a stimoli chimici e fisici come temperatura, pH e luce, ampliando ulteriormente le possibilità di utilizzo.

In relazione alla loro classificazione, gli idrogel possono essere suddivisi a seconda della loro origine, e metodologie di preparazione. Ad esempio, sulla base dell’origine, possono essere naturali o . Gli idrogel naturali, composti da proteine e polisaccaridi, sono biodegradabili e biocompatibili, ma presentano limitazioni in termini di controllo delle proprietà meccaniche. Al contrario, gli idrogel sintetici, realizzati con polimeri definiti, mostrano una maggiore stabilità fisica e , diventando così materiali estremamente utili per applicazioni quali la progettazione di scaffold per ingegneria tissutale e sistemi di rilascio di farmaci.

Una delle aree di applicazione più promettenti per gli idrogel è rappresentata dall’ingegneria tissutale, dove possono fungere da matrici per la rigenerazione dei tessuti e somministrazione di farmaci. L’adozione di questi materiali ha portato a un notevole sviluppo nella creazione di scaffolds personalizzati e in grado di degradarsi, contribuendo a un utilizzo più efficace degli idrogel in medicina.

In agricoltura, gli idrogel dimostrano la loro efficacia nell’assorbimento e nella ritenzione dell’acqua, migliorando la fertilità del suolo e riducendo le necessità di irrigazione. Inoltre, grazie alla tecnologia di rilascio controllato, consentono una gestione più efficiente dei nutrienti e un’ottimizzazione dell’uso dei fertilizzanti. Queste caratteristiche fanno degli idrogel un’opzione sostenibile e innovativa per affrontare i crescenti problemi legati alla siccità e alla fertilità del suolo.

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Il Golfo del Messico viene rinominato in “Golfo d’America” da Apple Maps sulla scia di Google Maps

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ha recentemente aggiornato la propria cartografia, rinominando il del in “Golfo d’America” per gli utenti negli Stati Uniti. Questo cambiamento è avvenuto in seguito a un ordine esecutivo firmato dal Presidente Donald Trump. L’aggiornamento da parte di Apple è avvenuto a breve distanza dall’implementazione della stessa modifica da parte di Maps, che ha adottato la nuova denominazione per gli utenti statunitensi mantenendo però una nomenclatura diversa per gli utenti internazionali. A differenza di Google, Apple sembra avere l’intenzione di estendere questa modifica a livello globale, sollevando interrogativi sull’influenza politica nelle decisioni delle piattaforme tecnologiche.

Cambiamento di nomenclatura

L’ordine esecutivo firmato da Trump ha disposto allo GNIS (Geographic Names Information System), il database ufficiale statunitense dei nomi geografici, di adottare la nuova denominazione “Golfo d’America”. Sebbene questo aggiornamento abbia modificato la posizione ufficiale del governo degli Stati Uniti riguardo al nome del Golfo del Messico, non ha valore vincolante per aziende private come Apple o Google, né tantomeno per altri Stati. Il Golfo del Messico è una grande insenatura oceanica che si affaccia su Stati Uniti, Messico e Cuba, pertanto la rinomina appare come un atto unilaterale non riconosciuto a livello internazionale.

Google ha scelto di conformarsi a questo nuovo standard, dichiarando di seguire la prassi consolidata di adottare i nomi aggiornati delle fonti ufficiali. Per gli utenti di Google Maps negli Stati Uniti, il golfo è adesso indicato come “Golfo d’America”, mentre per coloro che si trovano al di fuori degli Stati Uniti compare la doppia denominazione “Golfo del Messico (Golfo d’America)”. Al contrario, per gli utenti messicani, la nomenclatura originale rimane invariata.

Strategia di Apple

Inizialmente, Apple è rimasta in silenzio riguardo alla questione, ma in seguito ha adottato una strategia simile a quella di Google. Utilizzando Apple Maps, cercando “Gulf of Mexico” o “Gulf of America”, la posizione mostrata è identica, ma il nome varia in base alla localizzazione dell’utente. Nella versione per macOS negli Stati Uniti, la mappa riporta ancora “Gulf of Mexico”, sebbene il popup informativo indichi “Gulf of America”. Nella versione beta, il nome “Gulf of America” è già visibile sulla mappa, mentre sulla barra laterale dell’applicazione Web e sul segnaposto permane ancora “Gulf of Mexico”.

A livello globale, per esempio in Australia, le ricerche restituiscono ancora “Gulf of Mexico” su tutti i supporti. Fonti vicine ad Apple hanno riferito a Bloomberg che il cambiamento sarà esteso a livello globale, ma non è chiaro se l’azienda preveda una sostituzione completa della denominazione o se seguirà il compromesso già adottato da Google.

Riferimenti storici

La vicenda ricorda la controversia del 2019 in relazione alla Crimea, quando Apple modificò le sue mappe per conformarsi alle richieste del governo russo, marcando la regione annessa nel 2014 come territorio russo, ma solo per gli utenti che accedevano dall’interno della Russia. Allora, il parlamento russo accolse positivamente la scelta di Apple, affermando che l’azienda aveva rispettato la legislazione locale. Al contrario, Ucraina e diversi Paesi occidentali criticarono la decisione, accusando Apple di legittimare un atto non riconosciuto dalla comunità internazionale.

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Ecco quando le lancette vengono spostate

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In questi giorni, si stanno diffondendo notizie riguardanti un presunto «anticipo» dell’ora legale. Tuttavia, non ci sarà alcun cambiamento rispetto alle scadenze abituali. Come di consueto, l’ora legale in sarà introdotta alle 2:00 dell’ultima domenica di marzo, nel 2025 prevista per il 30 marzo. Questo sistema è in vigore dal 1981 e non presenta variazioni rispetto agli anni precedenti.

Data del cambio dell’ora legale nel 2025

Il cambio dell’ora legale avverrà, quindi, il 30 marzo 2025, quando le verranno avanti di un’ora, passando dalle 2:00 alle 3:00. Sebbene nel 2025 il passaggio all’ora legale avvenga un giorno prima rispetto al 2024, non si registrerà un anticipo, poiché il cambio segue il calendario tradizionale. Negli ultimi anni, l’ora legale è stata introdotta prima di questa data, come nel 2023, quando il cambio è avvenuto il 26 marzo, e negli anni precedenti. A livello europeo, tutti i Paesi dell’Unione sono tenuti a spostare le lancette di un’ora l’ultima domenica di marzo alle 0:00 UTC, che corrisponde alle 2:00 in Italia.

Situazione dell’ora legale negli Stati Uniti

Riguardo ai recenti articoli che parlano di una «ora legale anticipata», la situazione è simile anche negli Stati Uniti. Nel 2025, come dal 2007, gli Stati Uniti modificheranno il proprio orario nella seconda domenica di marzo, il 9 marzo. Anche in questo caso, l’ora legale sarà introdotta un giorno prima rispetto all’anno scorso, ma senza alcun anticipo rispetto all’orario stabilito. La transizione all’ora solare avverrà in Italia l’ultima domenica di ottobre, mentre negli Stati Uniti si svolgerà la prima domenica di novembre.

Discussioni sull’abolizione dell’ora legale

Ultimamente si è parlato anche dell’abolizione dell’ora legale, ma nessuna decisione ufficiale è stata presa dai competenti organi italiani. Discussions sul tema sono iniziate nel 2018, quando il Parlamento Europeo ha proposto di evaluare l’alternanza fra ora legale e ora solare. Nel 2019, è emersa l’intenzione di abolire il cambio stagionale, ma la direttiva è rimasta sospesa a causa della pandemia di COVID-19 e della mancanza di un consenso su un sistema di orario fisso nazionale.

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Attaccati in Italia siti di banche, porti e aeroporti da NoName057(16)

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Diversi Web italiani che gestiscono infrastrutture critiche, tra cui trasporti e servizi finanziari, sono stati recentemente presi di mira dal gruppo di hacker NoName057(16). Gli attacchi, condotti con la tecnica del DDoS (Distributed Denial of Service), hanno tentato di sovraccaricare i server per rendere inaccessibili i portali interessati. Tra i siti figurano quelli degli di Linate e Malpensa, i di Trieste e Taranto, e il sistema online di Banca Intesa Sanpaolo. Il gruppo ha rivendicato gli attacchi, collegandoli a recenti dichiarazioni ufficiali che hanno suscitato reazioni critiche da parte della Russia.

Secondo l’ACN (Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale) e la Polizia Postale, gli attacchi non hanno avuto ripercussioni significative sui servizi, grazie a misure di mitigazione tempestive. Situazioni simili si erano già verificate un mese fa, sempre ad opera di NoName057(16).

Obiettivi degli attacchi hacker

Le offensive informatiche di NoName057(16) non mirano a sottrarre dati o compromettere le infrastrutture, ma a dimostrare ostilità e creare disagi temporanei. Questo gruppo, noto come attivista pro-Russia, prende di mira sistematicamente siti istituzionali e aziendali di Paesi considerati ostili. Gli attacchi DDoS costituiscono la principale strategia adottata, caratterizzata dal sovraccarico di un server con un elevato numero di richieste, rendendo inaccessibile il sito prescelto.

L’ è nel mirino di questi attacchi, specialmente durante eventi politici o dichiarazioni pubbliche che hanno irritato Mosca. Il recente attacco si ricollega a un discorso del Presidente della Repubblica, considerato provocatorio dalla Russia, portando il gruppo a rivendicare le operazioni come ritorsione.

Impatto degli attacchi di NoName057(16)

Nonostante l’attenzione mediatica, gli attacchi hacker non hanno influito significativamente sui servizi essenziali. L’ACN ha confermato che le misure di contenimento hanno consentito il ripristino rapido dei siti colpiti. Le infrastrutture digitali, spesso protette da sistemi avanzati, sono in grado di mitigare gli effetti degli attacchi DDoS, limitando la loro durata e impatto. In effetti, gli attacchi di NoName057(16) non mirano al furto di dati, ma alla dimostrazione della capacità di creare disagi a infrastrutture critiche, risultando meno efficaci nei Paesi con adeguate misure di sicurezza informatica.

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