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Forze intermolecolari: trattazione matematica

Le Forze Interatomiche: Analisi Matematica

Le forze intermolecolari giocano un ruolo determinante nello stato fisico delle sostanze e delle loro miscele. Queste interazioni, che possono essere sia attrattive che repulsive, influenzano lo stato di aggregazione delle molecole. Le interazioni più forti avvengono tra ioni, come nel caso dei .

I composti ionici si presentano solitamente come solidi a temperatura ambiente, caratterizzati da un . Rompere tali legami richiede un’alta , spiegando il loro elevato punto di fusione. Tuttavia, per alcuni composti organici le dimensioni possono essere talmente grandi da consentire loro di esistere come liquidi ionici.

Le forze delle interazioni dipolo-dipolo tra dipendono dall’orientamento delle stesse. Queste interazioni sono favoriti a basse temperature, mentre diventano più deboli a temperature più elevate.

Si può dimostrare che l’energia potenziale elettrostatica media tra due molecole polari con momenti dipolari separati da una certa distanza e a una data temperatura, può essere calcolata tramite la seguente formula:

V = – 2 μ₁² μ₂²/ 3( 4 πεo)² kBTr^6

Le interazioni dipolo-dipolo indotto, invece, riguardano l’induzione di un dipolo in una molecola non polare da parte di una molecola polare. La forza di queste interazioni dipende dal momento dipolare della molecola polare e dalla polarizzabilità della molecola non polare.

Le forze intermolecolari possono anche manifestarsi sotto forma di dipolo indotto-dipolo indotto, noto anche come forze di dispersione di London. Queste interazioni deboli e di natura attrattiva dipendono dalla polarizzabilità delle molecole e dalla loro distanza.

Le molecole di dimensioni maggiori tendono ad essere più polarizzabili, il che si riflette nelle forze di interazione dipolo indotto-dipolo indotto, che aumentano con la polarizzabilità e quindi con il peso molecolare. Ad esempio, le temperature di fusione e di ebollizione degli aumentano con il peso molecolare e la polarizzabilità. Questo si traduce nel fatto che molecole come il fluoro e il cloro sono gassosi, mentre il bromo è liquido e lo iodio è solido.

In conclusione, le forze interatomiche hanno un impatto significativo sul comportamento delle sostanze nel loro stato fisico, influenzando le proprietà di attrazione e repulsione tra le molecole.

Molecole biologiche: carboidrati, nucleotidi, amminoacidi

Molecole biologiche: Importanza e struttura delle diverse classi

Le molecole biologiche costituiscono la base della vita e sono composte principalmente da uno scheletro carbonioso legato a idrogeno, ossigeno, fosforo e zolfo. Gli organismi viventi contengono un numero incredibile di sostanze, con una stima di oltre 5 milioni nel corpo umano e un numero totale di composti diversi nell’ordine di 10^11.

La maggior parte delle sostanze presenti negli esseri viventi sono di natura polimerica, ossia costituite dalla combinazione di un numero limitato di molecole relativamente piccole. Così, anche se lo studio, la sintesi e la caratterizzazione di tutte le molecole biologiche è impossibile, è possibile comprendere le loro proprietà partendo dalla conoscenza dei singoli “mattoni” di base.

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Le proteine sono composti polimerici costituiti da amminoacidi legati tra loro tramite legame peptidico. Esistono venti diversi amminoacidi che possono combinarsi in molteplici modi per dar luogo a un’ampia varietà di strutture. Le proteine svolgono una vasta gamma di funzioni biologiche, tra cui funzioni strutturali, enzimatiche, di trasporto, immunitarie e di controllo delle attività cellulari e dei processi relativi alla divisione cellulare.

I carboidrati si suddividono in monosaccaridi, disaccaridi e polisaccaridi. I monosaccaridi sono fonti energetiche e possono dimerizzare per costituire disaccaridi o polimerizzare per formare polisaccaridi. I polisaccaridi possono fungere da riserva energetica e svolgere altre funzioni, come ad esempio il sostegno strutturale nei vegetali, in cui la cellulosa è un esempio significativo.

Nucleotidi

I nucleotidi costituiscono una classe di biomolecole presenti nel DNA e nell’RNA, composte da fosfato, uno zucchero (ribosio o desossiribosio) e una base azotata. I nucleotidi come l’ATP svolgono un ruolo cruciale come trasportatori di nelle cellule e sono inoltre fondamentali per numerosi processi cellulari. Oltre a essere sub-unità degli acidi nucleici, i nucleotidi possono fungere da trasportatori di energia, componenti di cofattori enzimatici e messaggeri chimici.

Gli acidi grassi sono componenti importanti delle membrane cellulari, del tessuto adiposo e delle cellule del tessuto nervoso. Svolgono un ruolo cruciale nella struttura e nella funzionalità delle membrane, nonché nell’aggregazione piastrinica, nella funzionalità cardiaca, nella pressione arteriosa e nel sistema immunitario.

In conclusione, le molecole biologiche, dalle proteine ai carboidrati, dai nucleotidi agli acidi grassi, svolgono ruoli fondamentali nella struttura e nelle funzioni degli esseri viventi, contribuendo in modo significativo alla complessità e alla diversità della vita stessa.

Licopene: proprietà, benefici

Licopene: proprietà, benefici e fonti alimentari

Il licopene è un tetra terpene costituito da otto unità isopreniche isomero del beta-carotene e appartiene alla famiglia dei ; ha una formata da un lunga catena carboniosa in cui sono presenti doppi legami coniugati. Come i polieni può presentare isomeria cis-trans, ma il licopene ottenuto dalle piante presenta una configurazione tutta di tipo trans che è quella termodinamicamente più stabile.

Il licopene è un fitochimico sintetizzato dalle piante e dai microorganismi, ma non dagli animali. Gli organismi animali, pertanto, non potendo sintetizzare il licopene possono assumere attraverso i cibi da cui possono assorbirlo. E’ la sostanza che conferisce la colorazione tipica a pomodori, peperoni rossi, ravanelli, rabarbaro, barbabietole, arance rosse, pompelmo rosa e in genere a tutta la verdura e la frutta rossa.

Il licopene è una sostanza apolare e quindi lipofila che pertanto si concentra nei tessuti a seconda della presenza di lipidi in essi contenuti: ad esempio si trova in maggior quantità nel tessuto adiposo, nel fegato e nei testicoli. La ricerca svolta mostra che il licopene può essere maggiormente assorbito dal corpo dopo che è stato trattato, pertanto una maggiore biodisponibilità del licopene si trova nei succhi di frutta, nella passata di pomodoro ecc.

Nella frutta fresca il licopene è racchiuso nel tessuto del frutto e quindi solo una piccola parte è assorbita. Inoltre un maggior assorbimento si verifica quando è assunto insieme a sostanze lipidiche.

La caratteristica principale che caratterizza il licopene è la sua azione antiossidante che viene esplicata nel neutralizzare ed in modo particolare quelli derivanti dall’ossigeno; per questa motivazione il licopene è considerato una panacea nella prevenzione del cancro alla prostata e alla mammella, dell’arteriosclerosi e delle patologie coronariche. Il licopene inoltre riduce le lipoproteine a bassa densità (LDL) comunemente conosciute come colesterolo cattivo. La funzione delle LDL consiste nel trasporto del colesterolo dal fegato ai tessuti, ma se sono presenti in quantità eccessiva il loro accumulo nella parete arteriosa promuove lo sviluppo dell’aterosclerosi (forma di arteriosclerosi caratterizzata da infiammazione cronica delle arterie).

L’ipercolesterolemia da LDL costituisce uno dei maggiori fattori di rischio per le malattie cardiovascolari. L’attività nutraceutica di alcuni carotenoidi come il beta-carotene sono correlate alla loro capacità di essere precursori di e sono detti “carotenoidi pro-vitamina A” . Tali tipi di carotenoidi sono quelli che hanno come gruppo terminale un anello insaturo di ionone. Il licopene non appartiene a questa categoria di carotenoidi ma mostra una capacità antiossidante e riparatrice molto efficace essendo in grado di inattivare i radicali liberi. Essi sono specie altamente reattive e particolarmente aggressive pronte a reagire con i costituenti delle cellule causando permanenti. In particolare i radicali liberi più reattivi sono quelli derivati dall’ossigeno come O2 ·- e OH·. Essi si formano quale sottoprodotto durante il metabolismo cellulare. Il licopene è il carotenoide predominante nel sangue e la sua concentrazione è funzione del tipo di alimentazione. Queste considerazioni confermano la validità della dieta mediterranea ovvero, secondo l’etimo greco, da quello stile di vita che accomuna i popoli del Mediterraneo, che adottano un modello nutrizionale costituito da olio di oliva, cereali e frutta e una moderata quantità di pesce, latticini e carne.

Standardizzazione di una soluzione: standard primari

Standardizzazione di una soluzione:

La standardizzazione di una soluzione utilizzata in una titolazione è fondamentale per un’analisi volumetrica precisa. Le titolazioni sono una parte dell’analisi chimica quantitativa e servono per determinare il titolo o la concentrazione di una specie, noti il volume e la concentrazione del titolante utilizzato.

Nel processo di standardizzazione di una soluzione di titolante, si fa uso di uno standard primario, noto anche come sostanza madre. Questa sostanza solida offre la purezza sufficiente da consentire la preparazione di una soluzione standard pesandone una quantità specifica e diluendola in un matraccio fino a un volume noto.

Caratteristiche di uno standard primario

Un standard primario deve soddisfare diversi requisiti, tra cui:
– Elevata purezza (> 99.98%)
– Stabilità all’aria
– Assenza di igroscopia, ossidabilità e assorbimento di CO2
– Assenza di acqua di idratazione
– Essere essiccabile e conservabile allo stato puro
– Disponibilità a costo contenuto
– Solubilità nel mezzo di titolazione
– Elevato peso equivalente per ridurre l’errore di pesata
– Produzione di una reazione quantitativa, rapida e selettiva con l’analita

Esempi di standard primari includono il carbonato di sodio impiegato per le titolazioni di acidi, lo ftalato acido di potassio utilizzato per le titolazioni delle e il bicromato di potassio utilizzato per le .

Esempio di standardizzazione di una soluzione di NaOH

Per esemplificare il processo di standardizzazione, consideriamo la standardizzazione di una soluzione di NaOH utilizzando lo ftalato acido di potassio (KHP). Tale procedura è necessaria dato che l’NaOH è una sostanza igroscopica, il cui peso non può essere misurato con l’accuratezza richiesta per ottenere uno standard primario a concentrazione nota.

La reazione tra lo KHP e l’NaOH avviene secondo la seguente equazione: HC8H4O-(aq) + OH-(aq) → C8H4O2-(aq) + H2O(l). Con un rapporto stechiometrico di :1.

Inizialmente, si prepara una soluzione di NaOH a titolo approssimato pesando una determinata quantità di NaOH e portandola in soluzione in un matraccio tarato fino al volume desiderato. Il quantitativo di KHP necessario per la titolazione può essere calcolato in base al volume di NaOH utilizzato.

Si esegue la titolazione utilizzando la come indicatore, e si legge il volume di NaOH impiegato. Calcolando la concentrazione di NaOH e ripetendo la titolazione più volte, si può determinare con precisione la concentrazione finale di NaOH.

Infine, la soluzione di NaOH diventa uno standard secondario e può essere utilizzata successivamente nella determinazione del titolo di una soluzione di un acido.

In conclusione, la standardizzazione dei standard primari è un passo cruciale per garantire l’accuratezza dei risultati nelle analisi volumetriche, e richiede attenzione ai dettagli e alle procedure appropriate.

Dolcificanti naturali, artificiali

Dolcificanti naturali e artificiali: un’alternativa allo zucchero

I dolcificanti sono impiegati per sostituire lo zucchero e conferire dolcezza agli alimenti. Possono essere di origine naturale o artificiale e costituiscono una parte importante della dieta umana.

Dolcificanti naturali

I monosaccaridi come il , e , insieme ai disaccaridi come il , maltosio e lattosio, agiscono conferendo dolcezza agli alimenti e migliorandone il sapore. Tra essi, il fruttosio è il più dolce, mentre il lattosio è il meno dolce.

Dolcificanti artificiali

La è uno dei dolcificanti artificiali più noti, scoperta nel 1879. È 300 volte più dolce dello zucchero e ampiamente utilizzata nelle bevande e nei cibi senza zucchero come prodotti da forno, marmellate e gomme da masticare.

L’aspartame, con un potere dolcificante circa 200 volte maggiore rispetto allo zucchero, è autorizzato in Europa entro determinati limiti ed è presente in vari prodotti alimentari.

Il ciclamato, un altro dolcificante controverso, è utilizzato in diversi prodotti a basso contenuto calorico come bibite, dolci, gelati e integratori alimentari.

L’acesulfame K, scoperto nel 1967, è utilizzato in molti prodotti da pasticceria a lunga conservazione e nelle bibite gassate, spesso insieme ad altri edulcoranti.

Il sucralosio, con un potere dolcificante circa 600 volte maggiore dello zucchero, è stabile e può essere utilizzato in sostituzione dello zucchero in molte ricette.

In conclusione, i dolcificanti naturali e artificiali offrono un’alternativa allo zucchero e sono ampiamente utilizzati in vari prodotti alimentari per conferire dolcezza senza apporto calorico.

Difetti dei cristalli: di punto, di linea, planari

Difetti dei cristalli: punto, linea, planari

I difetti dei cristalli possono influenzare le proprietà fisiche, meccaniche e tecnologiche e si presentano sotto forma di difetti di punto, di linea e planari.

# Classificazione

I difetti dei cristalli possono essere distinti in:

1) Difetti di punto
2) Difetti di linea
3) Difetti planari

I difetti di punto possono essere causati dall’assenza di atomi o ioni nei nodi del reticolo cristallino o dalla presenza di atomi in posizioni interstiziali.

# Vacanza

Tra i difetti dei cristalli, la vacanza è caratterizzata dalla mancanza di un atomo o ione. La loro presenza influenza la formazione del cristallo e il bilancio di carica. Il numero di vacanze aumenta in modo esponenziale con la temperatura secondo un’equazione complessa.

Il difetto interstiziale si verifica quando un atomo si trova in uno spazio tra gli atomi del reticolo cristallino. Può essere autointerstiziale o derivante dall’aggiunta di impurità.

Dislocazioni

Le dislocazioni sono difetti lineari del cristallo e includono l’inserimento di un mezzo piano reticolare all’interno del cristallo. Esse rendono più facile lo scorrimento all’interno del cristallo rispetto ad uno perfetto. Ci sono due tipi di dislocazioni: a spigolo e a vite. La dislocazione a spigolo coinvolge lo scorrimento di un intero piano di atomi, mentre quella a vite riguarda solo una parte del cristallo.

Difetti di piano o superficie

I difetti di piano o di superficie comportano la presenza di interi piani cristallini difettivi e includono diversi tipi di imperfezioni. Un cristallo ha una struttura policristallina costituita da un aggregato di cristalli elementari detti grani. La presenza di bordi di grano costituisce un difetto del cristallo che tende a diminuire la conducibilità termica ed elettrica.

In caso di sollecitazione esterna, possono verificarsi fratture lungo i bordi dei grani o all’interno dei grani stessi.

Riscritto da: https://chimicamo.org/difetti-dei-cristalli-di-punto-di-linea-planari/

Atomi polielettronici: energia potenziale, energia di repulsione

Atomi polielettronici: teoria della e delle interazioni

Gli atomi polielettronici, diversamente dagli atomi di , presentano complessità dovuta alla presenza di più elettroni. Tra questi, l’atomo di rappresenta il caso più semplice. Esso comporta una serie di interazioni potenziali che richiedono un’analisi dettagliata delle interazioni tra le particelle. Gli elettroni vengono trattati come cariche puntiformi e la loro interazione viene studiata sulla base di determinate considerazioni.

Le dinamiche degli atomi polielettronici sono complesse e richiedono un’analisi specifica. L’ potenziale media può essere determinata tramite considerazioni quantomeccaniche che conducono a un’equazione rappresentata da termini che esprimono l’attrazione del nucleo di elio verso gli elettroni e la repulsione tra gli stessi.

L’energia di ciascun elettrone all’interno di un atomo polielettronico è determinata separatamente, portando alla definizione di un’equazione specifica che tiene conto dei contributi legati alle caratteristiche di ogni elettrone e alla distribuzione spaziale all’interno dell’atomo. Questo approccio consente di individuare un’energia totale per l’atomo di elio.

Le dinamiche dei processi di ionizzazione e di legame dell’atomo di elio vengono approfondite attraverso il calcolo dell’energia necessaria per portare a termine tali processi. L’introduzione del concetto di carica nucleare effettiva offre chiarezza sulle dinamiche sottostanti a questi fenomeni, consentendo una visione più completa delle interazioni all’interno degli atomi polielettronici.

Infine, si comprende che l’analisi dei processi legati agli atomi polielettronici richiede la considerazione di numerosi fattori, tra cui le interazioni tra elettroni, la carica nucleare effettiva e la configurazione energetica dei singoli atomi. Questa complessità rende l’analisi degli atomi polielettronici un campo di studio affascinante e ricco di sfide.

Fertilizzanti azotati: legge del minimo vitale, sintesi

Fertilizzanti azotati: legge del minimo vitale e sintesi

I fertilizzanti azotati sono fondamentali per lo sviluppo vegetativo delle piante, poiché forniscono nutrienti essenziali come l’azoto sotto diverse forme, come nitrica, ammoniacale, nitrico-ammoniacale e organica.

La legge del minimo vitale, formulata da Liebig, afferma che la crescita di una pianta è determinata dalla disponibilità del nutriente essenziale presente in quantità minore, secondo il principio del “barile del minimo”. Questo principio evidenzia come la mancanza di un singolo elemento nutritivo possa limitare la crescita delle piante, indipendentemente dalla presenza di altri nutrienti.

Gli elementi chimici essenziali per le piante sono suddivisi in macroelementi e oligoelementi, che includono elementi come carbonio, , ossigeno, azoto, fosforo, zolfo, magnesio, calcio, potassio e altri.

La produzione di fertilizzanti si è evoluta notevolmente nel corso del tempo, portando a un significativo aumento della produzione agricola.

Per ottenere fertilizzanti azotati, vengono impiegati vari processi complessi, come il processo Haber per l’ e il processo Ostwald per l’acido nitrico, che coinvolgono reazioni chimiche specifiche.

Tra i fertilizzanti azotati più utilizzati vi è l’, sintetizzata a partire dall’ammoniaca e dal diossido di carbonio, con un alto contenuto di azoto.

Altri fertilizzanti azotati, come il e il solfato di ammonio, vengono ottenuti attraverso reazioni specifiche che coinvolgono l’ammoniaca.

In conclusione, i fertilizzanti azotati giocano un ruolo cruciale nell’ottimizzazione della crescita delle piante, fornendo loro i nutrienti essenziali di cui hanno bisogno per svilupparsi in modo sano e vigoroso.

Nylon: usi, proprietà

Nylon: caratteristiche, utilizzi e cura dei capi

Il nylon è una fibra sintetica appartenente alle poliammidi lineari alifatiche, ottenuto tramite una polimerizzazione a stadi e sintetizzato per la prima volta nel 1935. La produzione industriale delle risale al 1940, quando sono state ottenute per filatura di sintetici ottenuti per polimerizzazione.

Esistono diverse modalità di produzione delle fibre sintetiche, che possono essere realizzate come filo continuo o come fiocco. Il filo, analogamente alla seta, ha una lunghezza considerevole e può essere raccolto in bobine, ed è utilizzato per ottenere calze, tendaggi, indumenti ecc. Il fiocco, di lunghezza limitata all’incirca come la lana e il cotone, deve essere sottoposto a processi di cardatura, filatura e tessitura. Le fibre sintetiche sono classificate in base alla loro composizione chimica, dove il nylon rappresenta una delle famiglie più importanti di fibre sintetiche.

Le fibre poliammidiche, di cui il nylon è certamente la fibra più diffusa, si ottengono dalla policondensazione di diammine con acidi dicarbossilici alifatici a catena lineare. Il nome nylon è seguito da una o più cifre che indicano il numero di atomi di carbonio presenti nei monomeri che costituiscono l’unità ripetitiva del polimero. Le proprietà delle poliammidi dipendono dalla loro natura chimica e presentano proprietà delle fibre proteiche naturali come lana e seta.

Le fibre poliammidiche sono leggermente idrofile a causa del gruppo ammidico–CO-NH, ma anche idrorepellenti grazie ai gruppi metilenici–CH2. Queste fibre possono essere lucide, opache, semiopache o tinte, a seconda della loro sezione. Presentano elevata resistenza meccanica ed ottima elasticità; hanno un basso valore del peso specifico e resistono bene alle muffe, ai batteri ed agli insetti.

Gli usi del nylon sono molteplici: viene impiegato prevalentemente nel campo tessile ed industriale, per la produzione di calze da donna, costumi da bagno, abbigliamento sportivo, giacche a vento, pantaloni da sci, tulle e merletti, ma trova impiego anche nell’arredamento, come nei tendaggi, tappeti, moquette e nei tessuti di tappezzeria. Viene utilizzato anche per la realizzazione di paracadute, giubbotti antiproiettile, carcasse di pneumatici, reti da pesca, ombrelli e valigie, oltre che in campo medico per suture e particolari garze.

I capi in nylon vanno lavati a basse temperature utilizzando detersivi e saponi neutri e, se lavati in lavatrice, è consigliabile utilizzare un retino e evitare l’uso della centrifuga per mantenere la forma del materiale. È importante evitare l’uso di candeggina e prestare attenzione anche alla stiratura, che deve essere effettuata a basse temperature, seguendo sempre le indicazioni presenti sull’etichetta del capo fornite dalla fabbrica.

Spettroscopia visibile-U.V. Generalità, coniugazione dei cromofori

Spettroscopia -U.V.: Generalità e

La spettroscopia visibile-U.V. è un’importante tecnica spettroscopica molecolare comunemente utilizzata in chimica analitica per studiare gli spettri di assorbimento di molecole nella regione compresa tra circa 200 e 700 nm. Comprendere la motivazione per la quale alcuni composti sono colorati mentre altri non lo sono e determinare la correlazione tra coniugazione e colore richiede misure accurate di assorbimento della luce a diverse lunghezze d’onda nella parte visibile e vicina ultravioletta dello spettro elettromagnetico.

La regione dello spettro visibile comprende radiazioni aventi una lunghezza d’onda compresa tra 400 e 700 nm, mentre quella del vicino ultravioletto comprende radiazioni da 200 a 400 nm. Le energie correlate a tali radiazioni sono sufficienti per promuovere un elettrone dallo stato fondamentale a quello eccitato. Quando una molecola interagisce con una radiazione avente un’ compatibile con una transizione elettronica, tale energia viene assorbita con conseguente promozione di un elettrone a un livello a maggior energia.

I valori di assorbanza oscillano tra 0 (nessun assorbimento) e 2 (99% di assorbimento della radiazione). Poiché l’assorbanza è proporzionale al numero di molecole che assorbono, ovvero alla sua concentrazione molare, viene utilizzata l’assorbività molare per confrontare spettri di composti diversi. L’assorbività molare ε è definita come ε = A/ c l dove A è l’assorbanza, c è la concentrazione molare e l è la lunghezza del cammino della luce che attraversa la cuvette espressa in cm.

La tabella riporta le lunghezze d’onda a cui alcuni gruppi cromofori assorbono unitamente al tipo di eccitazione che subisce l’elettrone. Dalla tabella emerge che i gruppi in grado di assorbire la luce avente lunghezza d’onda tra 200 e 800 nm contengono elettroni π e eteroatomi aventi doppietti elettronici solitari. I doppietti elettronici solitari dell’ossigeno contenuto negli alcoli e negli eteri non danno luogo ad assorbimento al di sopra di 160 nm e pertanto tali sostanze possono essere usate negli studi spettroscopici come solventi.

Coniugazione dei Cromofori

La coniugazione dei cromofori è di particolare importanza in tale tipo di spettroscopia, ovvero la possibilità di formare orbitali molecolari di tipo π ai quali partecipano più di due atomi. La coniugazione di due o più cromofori provoca uno spostamento dell’assorbimento verso maggiori lunghezze d’onda e di regola un aumento dell’intensità dell’assorbimento; produce cioè un effetto ipercromico e batocromico. Queste variazioni sono sensibili solo se si verificano condizioni:

– La coniugazione deve essere effettiva, cioè tra un cromoforo e l’altro non ci deve essere più di un doppio legame.
– I livelli energetici dei due cromofori devono essere piuttosto vicini in modo che ci sia una buona sovrapposizione degli orbitali.

Sperimentalmente si è trovato che per ogni doppio legame che estende la coniugazione si ha un effetto batocromico di circa 40 nm sull’assorbimento del cromoforo; tale regola vale comunque per i primi termini della serie.

La conformazione della molecola ha una notevole influenza sia sulla posizione della Λmax di assorbimento sia sull’intensità di tale assorbimento. Passando dalla conformazione transoide a quella cisoide si ha, oltre a un evidente effetto batocromico, un notevole effetto ipocromico (l’intensità dell’assorbimento si riduce di circa ¼). Tale effetto è spiegabile in termini di minore sovrapposizione di legami π sia leganti che antileganti nel caso della cisoide e, quindi, di una minore differenza di energia tra gli orbitali molecolari. La diminuzione d’intensità è determinata da differenze del momento dipolare delle due molecole: tale momento è maggiore nell’isomero trans che nell’isomero cis, onde la transizione è più intensa nel primo.

La lana: composizione, proprietà, tintura

Composizione, Caratteristiche e Tintura della Lana

Le fibre di lana sono costituite da macromolecole organiche lineari con una lunghezza significativamente maggiore rispetto alla larghezza. La loro struttura molecolare è unica, determinata dalla composizione chimica, dal legame naturale, dalla configurazione spaziale e dal peso molecolare.

Dal punto di vista morfologico, la lana è costituita da una cuticola esterna composta da cellule piatte sovrapposte, da uno strato corticale che costituisce il 90% del peso totale della fibra e da un midollo interno.

Composizione Chimica e Spaziale

Dal punto di vista chimico, la lana è un polimero di cheratina, che è a sua volta formato da legati tramite un legame peptidico. Le catene di cheratina sono disposte ad elica, formando una struttura tridimensionale.

Proprietà e Trattamenti Preliminari

La lana è un materiale viscoelastico con un notevole allungamento (30- 50%) e una resistenza alla rottura relativamente bassa. Sebbene presenti una buona resistenza all’usura e ai solventi organici, non è resistente agli acidi, alle né agli agenti o . Pertanto, deve essere lavata a temperature inferiori a 40°C.

Prima della filatura e della tessitura, la lana viene sottoposta a diversi trattamenti preliminari tra cui purga, carbonizzazione, sbiancamento, cardatura, tintura e trattamenti speciali per aumentare la resistenza.

La purga coinvolge la rimozione di lanolina e sporco, mentre la carbonizzazione mira a distruggere i componenti vegetali presenti. Lo sbiancamento serve a rendere la lana più bianca e viene effettuato con ossigenata e idrosolfito. La cardatura permette la parallelizzazione delle fibre, il che è essenziale per la successiva filatura e tessitura.

Tintura e Trattamenti Speciali

La tintura delle fibre di lana avviene tramite coloranti metallici (come il cobalto e il cromo) che consentono una tintura a pH più elevato e conferiscono una maggiore stabilità al colore. Sono impiegati anche agenti ausiliari e tensioattivi per ottenere una tintura uniforme. Inoltre, vengono utilizzati trattamenti antinfeltrenti e rivestimenti per aumentare la resistenza della lana.

In conclusione, la lana è un materiale straordinario con caratteristiche uniche che richiedono attenzione e cura specifiche durante la produzione e la lavorazione.

Calcolo del pH. Esercizi svolti

Calcolo del pH: esercizi svolti

Il calcolo del pH è cruciale per risolvere esercizi e prevedere le condizioni operative in laboratorio. La relazione per il calcolo del pH è pH = – log [H+]. Questo valore è correlato al pOH, definito come pOH = – log [OH-], in quanto pH + pOH = 14.

Per il calcolo del pH, è fondamentale determinare la concentrazione degli ioni H+ presenti in una soluzione. Gli esercizi possono riguardare il calcolo del pH di , acidi deboli, e di sali non neutri.

Esercizi:

) La concentrazione di ioni H+ in una soluzione è 5.00 x 10^-6 M. Determinare pH e pOH.

Applicando la definizione di pH, otteniamo:
pH = – log 5.00 ∙ 10^-6 = 5.30
Per trovare il pOH, si utilizza l’equazione pH + pOH = 14. Pertanto, pOH = 14 – 5.30 = 8.70

2) Calcolare la concentrazione di ioni H+ di una soluzione il cui pH è 6.38.
Dalla definizione di pH:
[H+] = 10^-pH = 10^-6.38 = 4.17 ∙ 10^-7 M

3) Per l’indicatore HIn, il valore KIn = 7.00 ∙ 10^-9. Calcolare a quale valore di pH le concentrazioni delle due forme acida e basica risultano uguali.

Consideriamo l’equilibrio di dissociazione dell’indicatore:
HIn ⇄ H+ + In-
L’espressione della costante relativa a questo equilibrio è:
KIn = [H+][In-] / [HIn]
Poiché le concentrazioni della forma acida e di quella basica devono risultare uguali, ovvero [HIn] = [In-], si ha:
KIn = 7.00 ∙ 10^-9 = [H+]
Pertanto, pH = – log 7.00 ∙ 10^-9 = 8.15

4) Calcolare il pH e il di una soluzione contenente 0.100 moli/L di HOCN e 0.100 mol/L di NaOCN. Ka = 2.00 ∙ 10^-4.

La soluzione tampone può essere determinata dall’:
pH = pKa + log [OCN-] / [HOCN]
Il valore di pKa è pari a – log Ka = – log 2.00 ∙ 10^-4 = 3.70
Per determinare il grado di ionizzazione, occorre conoscere [H+]:
[H+] = 10^-3.70 = 2.00 ∙ 10^-4 M
Il grado di ionizzazione è dato da:
α = 2.00 ∙ 10^-4 / 0.100 = 2.00 ∙ 10^-3

5) Calcolare la concentrazione dello ione OH- di una soluzione ottenuta mescolando 100 mL di una soluzione 0.100 M di NH4Cl a 150 mL di una soluzione 0.100 M di NH3 (supponendo i volumi additivi). Kb = 1.80 ∙ 10^-5.

Le concentrazioni dopo il mescolamento sono:
[NH4+] = 0.0400 M
[NH3] = 0.0600 M
Pertanto, pOH = 4.56 e [OH-] = 2.73 ∙ 10^-5 M

6) Calcolare il pH di una soluzione ottenuta mescolando 100 mL di una soluzione 0.100 M di NaOH a 150 mL di una soluzione di acido acetico 0.100 M (supponendo i volumi additivi). Ka = 1.85 ∙ 10^-5.

Le concentrazioni all’equilibrio sono:
[CH3COO-] = 0.0400 M
[CH3COOH] = 0.0200 M
Il pH risultante è 5.03.

7) Il pH di una soluzione di una soluzione 0.315 M di acido nitroso è 1.93. Calcolare il valore di Ka.
La concentrazione dello ione H+ è 0.0117 M. Allo stato di equilibrio, la concentrazione dell’acido nitroso è 0.303 M. Sostituendo questi valori nell’espressione della costante di equilibrio, otteniamo: Ka = 4.52 ∙ 10^-4

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