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Allumina: elettrolisi, processo Bayer

Allumina: e per l’ottenimento dell’alluminio

L’allumina è l’ossido di alluminio utilizzato per ottenere il metallo tramite elettrolisi. Il processo Hall-Heroult costituisce la base dell’industria dell’alluminio. L’ossido di alluminio, estratto dalla bauxite insieme alla criolite, è la principale fonte di questa sostanza, contenendone dal 30 al 54%, oltre a impurità come , ossidi di ferro e ossido di titanio.

Il processo Bayer per ottenere l’ossido di alluminio

Il processo Bayer coinvolge il trattamento della bauxite con idrossido di sodio a temperature tra 150-200 °C. L’ossido di alluminio si dissolve in presenza di valori elevati di , formando alluminato Na[Al(OH)4]. Successivamente, l’ precipita e, portato a 980 °C, si decompone in ossido di alluminio. Questo ossido così ottenuto è utilizzato nel processo Hall-Heroult.

Utilizzo dell’ossido di alluminio nel processo Hall-Heroult

Nella cella di elettrolisi, l’ossido di alluminio viene disciolto in un elettrolita costituito principalmente da criolite Na3AlF6. Il bagno fuso a 960-980 °C permette di ottenere l’alluminio allo stato liquido. La quantità di allumina nel bagno viene mantenuta tra circa il 2 e il 7% mediante aggiunte periodiche per reintegrare quella consumata durante i processi elettrodici.

Reazioni nella cella di elettrolisi

Nella cella di elettrolisi avvengono le semireazioni:
Semireazione catodica: 4 Al3+ + 12 e- → 4 Al (riduzione)
Semireazione anodica: 6 O2- → 3 O2 + 12 e- (ossidazione)
La reazione complessiva è: 4 Al3+ + 6 O2- → 4 Al + 3 O2.

La purezza dell’alluminio ottenuto varia dal 99.5 al 99.9%, ma in caso di necessità di un grado di purezza maggiore è necessaria un’ulteriore raffinazione.

Urolitiasi felina: rimedi e consigli

Urolitiasi felina: cause, sintomi e possibili rimedi

L’urolitiasi felina è caratterizzata dalla formazione di calcoli nel tratto urinario dei gatti, il che può causare problemi significativi. La maggior parte dei calcoli nei gatti, circa il 65%, sono costituiti da , che è un composto di (NH4)MgPO4∙ H2O.

Influenza del

Il pH delle urine del gatto è di circa 5.5. Tuttavia, un aumento del pH può portare a una maggiore concentrazione di ioni OH- e alla precipitazione del sale. Questo può causare la formazione di poco solubili. Gli ioni magnesio Mg2+, ammonio NH4+ e fosfato PO43- costituiscono la struttura dei cristalli di struvite. L’aumento del pH può portare alla formazione di cristalli. I gatti, e anche i cani, che sono geneticamente predisposti, disidratati, o affetti da infezioni, potrebbero mostrare sintomi come minzione frequente, leccarsi e, in casi gravi, blocco urinario.

Una possibile causa della malattia potrebbe essere lo stress, che può derivare da varie situazioni come cambiamenti nell’ambiente, nuove adozioni o viaggi. In presenza di questi sintomi, è fondamentale una visita veterinaria tempestiva, in quanto la formazione di cristalli di grosse dimensioni e il blocco urinario possono rappresentare un pericolo di vita per l’animale.

Rimedi e trattamenti

Nei casi in cui le urine risultino essere troppo concentrate, è consigliabile aumentare l’idratazione dell’animale. Alcuni gatti sono predisposti a questa condizione, pertanto è fondamentale fornire loro un’alimentazione adeguata. Le principali aziende produttrici di cibo per animali offrono un’ampia gamma di scelte, sia cibo secco che cibo umido, progettati per acidificare le urine e inibire la formazione dei cristalli. Nei casi più gravi, potrebbe essere necessario un intervento chirurgico per rimuovere i calcoli.

Durante il periodo di recupero, il veterinario potrebbe prescrivere antispastici e tranquillanti per aiutare il gatto a gestire gli spasmi uretrali, nonché farmaci che favoriscono la lubrificazione della vescica. È importante effettuare regolari analisi delle urine in modo che il veterinario possa modificare la terapia in base ai risultati ottenuti.

Superfosfati: esempi

Superfosfati: Dove si Trovano e come Vengono Ottenuti

I fosfatici contengono superfosfati, che sono una miscela di monocalcico e di calcio. Questi si ottengono dall’attacco delle fosforiti con l’acido solforico, seguendo la reazione:

Ca3(PO4)2 + 2 H2SO4 → 2 CaSO4 + Ca(H2PO4)2

Nonostante sia diminuito l’uso dei superfosfati a causa del crescente utilizzo di concimi complessi, hanno primeggiato per economicità e facilità di produzione. Si può usare anche una miscela di acido solforico e acido ortofosforico o soltanto acido fosforico per l’attacco del minerale:

Ca3(PO4)2 + 4 H3PO4 → 3 Ca(H2PO4)2

I superfosfati si dividono in superfosfati semplici, tripli e arricchiti.

Superfosfato Semplice

Si tratta del prodotto ottenuto dall’attacco di acido solforico alla fosforite, con un titolo del 16-22% di anidride fosforica solubile. L’obiettivo dell’attacco della fosforite è trasformare il fosfato tricalcico minerale in una forma solubile validamente utilizzabile per scopi agronomici. La principale reazione porta alla formazione del fosfato monocalcico solubile in acqua, insieme ad acido fosforico e fosfato bicalcico.

Superfosfato Triplo

Questo prodotto deriva dall’attacco solo di acido fosforico alla fosforite e ha un titolo in anidride fosforica del 43-48%. La reazione teorica è la seguente:

3 Ca3(PO4)2 ∙ CaF2 + 12 H3PO4 + 9 H2O → 9 [CaHPO4∙ 2 H2O] + CaF2

Superfosfato Arricchito

Si ottiene impiegando per l’attacco della fosforite una miscela di acido solforico concentrato e acido fosforico, con un titolo di anidride fosforica del 26-30%.

Tra i superfosfati c’è anche il superfosfato d’ossa, ottenuto trattando le ossa di animali con acido solforico dopo sgrassatura con vapore o solventi. Il titolo di anidride fosforica può arrivare al 20%; l’impiego di tale concime è limitato a casi particolari come la floricultura.

Infine, si ricordano le scorie di Thomas, ottenute durante il processo di conversione della ghisa in , in cui il fosforo presente nella ghisa è ossidato e, in presenza di calcio e magnesio, forma una miscela di fosfati che, alla temperatura dell’acciaio fuso, fonde e si separa per galleggiamento.

Titolazioni con EDTA: durezza dell’acqua, calcoli

Titolazioni con EDTA per determinare la durezza dell’acqua: calcoli e procedura

Le titolazioni con EDTA sono procedimenti complessometrici che permettono di determinare ioni metallici presenti in soluzione. In particolare, la durezza totale dell’acqua può essere determinata titolando un’adeguata quantità di acqua con una soluzione standardizzata di EDTA utilizzando l’indicatore Nero eriocromo T.

L’EDTA, acido etilendiamminotetracetico, è un composto solubile in acqua con due doppietti elettronici appartenenti all’azoto. La sua base coniugata è l’etilendiamminotetracetato ed è in grado di formare complessi con ioni metallici come Ca2+, Mg2+ e Fe3+.

La determinazione della durezza totale di un’acqua avviene titolando un’opportuna aliquota con una soluzione standardizzata di EDTA in condizioni specifiche di . Questo procedimento permette la determinazione quantitativa degli ioni Ca2+ e Mg2+, rappresentando la durezza in parti per milione (ppm) di carbonato di calcio, trascurando il contributo dei sali di magnesio.

La preparazione di una soluzione standard di EDTA è cruciale per effettuare correttamente la titolazione, utilizzando ad esempio il sale disodico Na2H2EDTA∙ 2 H2O. Durante il procedimento, è importante impiegare un indicatore metallocromico quale il Nero eriocromo T.

Per eseguire correttamente la titolazione e i calcoli successivi, è necessario seguire una procedura dettagliata. Ad esempio, nella procedura standard, vengono addizionati 25.00 mL di acqua a 25 mL di acqua distillata, si aggiungono 5 mL di una soluzione tamponata a pH = 10 e si completa con l’aggiunta di poche gocce di indicatore.

Infine, per eseguire i calcoli relativi alla concentrazione dello ione Ca2+ in termini di ppm di CaCO3, è necessario considerare attentamente la reazione tra EDTA e Ca2+ e seguire i passaggi appropriati.

L’equilibrio chimico: reazione diretta e inversa

L’equilibrio chimico: comprensione delle dirette e inverse

L’equilibrio chimico si verifica quando una reazione non avviene completamente, risultando nella coesistenza di una certa quantità di prodotto con il reagente. Queste reazioni sono note come reazioni di equilibrio o reversibili, e vengono rappresentate con una freccia doppia ⇄.

Per comprendere il concetto di reazione reversibile, prendiamo ad esempio la formazione di ioduro di idrogeno dalla reazione dei gas H2 e I2, rappresentata come:

H2(g) + I2(g) ⇄ 2 HI(g)

Inizialmente, la avviene rapidamente a causa dell’alta concentrazione dei reagenti, consentendo un elevato numero di collisioni. Tuttavia, man mano che la reazione procede, la concentrazione dei reagenti diminuisce, rallentando la reazione diretta e favorendo la . Questo si verifica quando la reazione diretta e inversa avvengono alla stessa velocità, mantenendo costante la concentrazione dei gas coinvolti.

La costante di equilibrio (Kc) è un parametro importante, definito come il rapporto tra il prodotto delle concentrazioni molari dei prodotti di reazione e il prodotto delle concentrazioni molari dei reagenti. Tale costante varia a seconda della temperatura e può indicare la direzione preferenziale della reazione. Ad esempio, un valore di Kc inferiore a 1 indica che la concentrazione di almeno uno dei prodotti è piccola, mentre un valore superiore a 1 suggerisce che almeno una dei reagenti è in piccola quantità e la reazione diretta avviene quasi completamente.

La misura della costante di equilibrio varia a seconda della reazione considerata. Ad esempio, la costante Kc per la reazione del biossido di azoto è espressa in L mol^-1, mentre per la reazione del pentacloruro di fosforo è data da [mol/L]. In generale, la costante di equilibrio si esprime in [mol/L]^Δn, dove Δn rappresenta la differenza tra le moli totali dei prodotti e dei reagenti.

Queste comprensioni sulla natura delle reazioni di equilibrio chimico e la loro costante forniscono una base solida per comprendere il comportamento delle reazioni reversibili in ambito chimico.

Overall, the understanding of the nature of chemical equilibrium reactions and their constant provide a solid grounding for understanding the behavior of reversible reactions in the context of chemistry.

Lignina: proprietà, usi

Lignina: tutto ciò che c’è da sapere

La lignina è un polimero presente nella legna, insieme alla . È un composto insolubile nella maggior parte dei solventi e contiene una varietà di gruppi. La sua unità monomerica fondamentale è costituita dal gruppo fenilpropilico, che è legato tra loro in vari modi attraverso ponti di ossigeno. Questi dettagli possono essere osservati nella struttura molecolare della lignina.

Proprietà della lignina

La lignina è ottenuta per digestione del legno e acquose di alcali o bisolfito alcalino. La decomposizione ossidativa della lignina produce e suoi derivati come l’acido protocatechico, l’ e la vanillina. La lignina è anche una delle principali fonti di rinnovabile sulla Terra ed esistono due principali categorie di lignina: quella contenente zolfo e quella priva di zolfo.

Usi della lignina

La lignina viene utilizzata in diversi settori grazie alle sue proprietà idrofobe e idrofile. Viene impiegata come emulsionante, disperdente e giocare un ruolo nella costituzione dei suoli e nella nutrizione di piante e animali. Può anche essere utilizzata come materiale di supporto nell’industria alimentare e cosmetica. Inoltre, la lignina, trattata opportunamente, possiede proprietà antiossidanti, antibatteriche e antivirali.

La legna, sia di latifoglie che di conifere, è utilizzata nella produzione di carta. Durante il processo di conversione del legno in carta, la lignina è eliminata sotto forma di derivati solubili in acqua. Questi derivati possono essere utilizzati per ottenere composti ad alto valore aggiunto, come la vanillina. Pertanto, la lignina è un componente importante nell’industria della carta e ha diverse applicazioni in settori diversi.

Reazioni pericicliche: classificazione

pericicliche: classificazione e meccanismo

Le reazioni pericicliche rappresentano un processo unico in cui due o più legami vengono creati e rotti in uno concertato e ciclico. Queste reazioni non coinvolgono intermedi ionici o radicalici, né reagenti o elettrofili.

Classificazione delle reazioni pericicliche

Le reazioni pericicliche si distinguono in elettrocicliche, cicloaddizioni e sigmatropiche. Le elettrocicliche coinvolgono due doppi legami di una molecola che interagiscono per formare un legame π e un legame σ. Le cicloaddizioni, come la reazione di Diels-Alder, vedono due doppi legami di molecole separate congiungersi per formare un’unica nuova molecola. Le sigmatropiche, invece, implicano la trasposizione termica di uno scheletro molecolare, in cui i legami π e σ si spostano in modo concertato conservando la simmetria orbitalica.

Meccanismo e principi guida

Queste reazioni sono basate sull’importante principio della conservazione della simmetria degli orbitali, che influisce sull’ di attivazione e sulla velocità di reazione. In presenza della stessa simmetria degli orbitali del reagente e del prodotto, la reazione è favorita energeticamente, altrimenti è sfavorita.

Applicazioni pratiche

Le reazioni pericicliche svolgono un ruolo cruciale nella sintesi organica in quanto consentono la costruzione di scheletri di atomi di tramite la formazione di nuovi legami σ carbonio-carbonio. Inoltre, queste reazioni sono essenzialmente indipendenti da fattori esterni come solventi, concentrazione, catalisi o reazioni secondarie, e presentano un’elevata stereospecificità.

In conclusione, le reazioni pericicliche rappresentano un interessante campo di studio nella chimica organica, con applicazioni pratiche e importanti implicazioni teoriche.

Riduzione con idruri: reattività di gruppi funzionali

Riduzione con idruri: scopri la reattività dei gruppi funzionali

La riduzione è una reazione che comporta la perdita di ossigeno, l’acquisizione di idrogeno o elettroni, o la diminuzione del numero di ossidazione.

I reagenti comuni per la cessione di ioni idruro H- includono il LiAlH4 e il NaBH4, oltre a borani come BH3. E’ importante considerare la selettività nella riduzione con idruri:

1) LiAlH4 riduce la maggior parte dei gruppi non saturi, escludendo gli alcheni e gli alchini.

2) Il NaBH4 è invece un riducente più blando e riduce solo e .

3) La trasformazione di un alogenuro acilico del tipo RCOX ad aldeide RCHO può essere ottenuta con un idruro disattivato.

4) La conversione di nitrili del tipo R-C≡N ad aldeide RCHO può essere effettuata con un riducente disattivato.

5) Il diborano B2H6 riduce rapidamente un acido carbossilico RCOOH, ma non riduce un alogenuro acilico RCOX.

6) Il BH3 viene usato per la riduzione degli alcheni e alchini per idroborazione seguita da trattamento con acido acetico.

7) Gli alogenuri vengono ridotti da LiAlH4 solo nel caso sia possibile uno spostamento SN2, mentre tutti gli alogenuri sono ridotti con facilità tramite meccanismo radicalico usando un idruro dello stagno come Bu3SnH.

Reattività di gruppi funzionali con i

Le seguenti tabelle schematizzano le di riduzione con l’indicazione di reagenti, prodotti di reazione e riducenti utilizzati per diversi gruppi funzionali.

[Inserire tabella qui]

Queste informazioni sulla reattività dei gruppi funzionali con gli agenti riducenti sono cruciali per comprendere le reazioni di riduzione.

Ossidazione di alcoli primari, secondari e terziari

Ossidazione di Alcoli Primari, Secondari e Terziari: Meccanismi e Reagenti

L’ossidazione degli alcoli rappresenta una reazione fondamentale in organica. In particolare, l’ossidazione degli alcoli primari avviene attraverso reagenti , formando che, successivamente, possono subire ulteriore ossidazione, trasformandosi in acidi carbossilici.

Per quanto riguarda gli alcoli primari e secondari, la sostituzione ossidativa degli atomi di idrogeno può essere ottenuta con vari reagenti, tra cui il utilizzato in combinazione con acido solforico diluito come agente ossidante. Durante la reazione, la soluzione di bicromato, di colore arancio, diventa di colore verde, poiché il cromo viene ridotto a Cr(III) secondo la semireazione di riduzione.

Gli alcoli primari possono essere ossidati sia ad aldeidi che ad acidi carbossilici in base alle condizioni della reazione. Per esempio, l’ossidazione dell’etanolo porta alla formazione di acetaldeide come prodotto primario, che può essere ulteriormente ossidata in acido acetico. Allo stesso modo, l’ossidazione degli alcoli secondari produce come risultato finale della reazione.

Diversamente dagli alcoli primari e secondari, gli alcoli terziari non subiscono ossidazione. Poiché gli alcoli terziari non presentano atomi di idrogeno legati alla funzione alcolica, non reagiscono con gli agenti ossidanti.

In conclusione, l’ossidazione degli alcoli rappresenta un processo versatile che porta alla formazione di aldeidi, chetoni e acidi carbossilici, a seconda del tipo di alcol e delle condizioni di reazione. Saper selezionare il giusto reagente ossidante e comprendere il meccanismo di reazione è fondamentale per ottenere i prodotti desiderati nella sintesi organica.

Funzioni di stato: entalpia, entropia, energia libera, energia interna

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Le Funzioni Termodinamiche Essenziali

Le di un sistema sono le grandezze di stato il cui valore è determinato solo dalle condizioni in cui si trova il sistema stesso. Oltre alle grandezze più note, come densità, composizione, volume, pressione e temperatura, vi sono altre funzioni di stato fondamentali per lo studio dei : interna, , entropia e energia libera. La termodinamica si occupa dello studio delle trasformazioni energetiche durante le interazioni tra sistemi o con l’ambiente circostante.

Nel contesto dei sistemi chimici, i parametri di stato tipici includono temperatura, pressione, volume e composizione del sistema. Quest’ultima si riferisce al numero di moli di ciascuna specie presente nel sistema.

Energia Interna

L’energia interna (U) di un sistema termodinamico rappresenta la somma delle energie possedute da tutte le particelle costituenti, tra cui energia traslazionale, rotazionale, vibrazionale, di legame, nucleare ed elettronica. Questa grandezza è correlata al calore scambiato durante una reazione a volume costante.

Entalpia

L’entalpia (H) di un sistema termodinamico, nota anche come contenuto termico totale, deriva dalla somma dell’energia interna e del prodotto della pressione per il volume (H = U + PV). È correlata al calore scambiato durante una reazione a pressione costante.

Entropia

L’entropia (S) di un sistema termodinamico riflette il grado di disordine delle particelle che lo compongono. È in relazione alla probabilità di transizione verso stati finali diversi da quelli iniziali, contribuendo a predire l’evoluzione spontanea di un sistema.

Energia Libera

L’energia libera (G) di un sistema termodinamico rappresenta la differenza tra entalpia e il prodotto di entropia per la temperatura assoluta (G = H – TS). Questa grandezza è in relazione alla predizione dell’evoluzione spontanea di un sistema non isolato.

Dipendenza delle Funzioni di Stato

Le funzioni di stato dipendono dai parametri di stato del sistema e esprimono le equazioni generali del tipo: U = f(P, V, n1, n2, n3…), H = f(P, T, n1, n2, n3…), G = f(T, P, n1, n2, n3…), S = f(T, P, n1, n2, n3…), valide per sistemi chimici formati da più di una sostanza in reazione. Al variare dei parametri di stato, variano anche le funzioni di stato del sistema.

Equilibrio

Le funzioni di stato assumono un significato termodinamico solo quando il sistema si trova in uno stato di equilibrio. Solo in queste condizioni il numero di moli di ciascun componente, così come la pressione, il volume e la temperatura, sono univocamente determinati. Pertanto, una corretta descrizione dello stato di un sistema termodinamico può essere fatta solo in presenza di un equilibrio con l’ambiente circostante.

Terpeni: monoterpeni, diterpeni, sesquiterpeni

Terpeni: la struttura e le caratteristiche dei monoterpeni, sesquiterpeni e diterpeni

I terpeni, composti da multipli dell’unità isoprenica, rappresentano una parte significativa del regno delle molecole biologiche. L’isoprene, denominato anche 2-metil-1,3-butadiene, costituisce l’unità base di tali composti.

Questi composti presentano una notevole diversità strutturale, ma condividono un’origine comune legata all’unione di unità composte da cinque atomi di . Nel 1939, il chimico svizzero Ruzicka dimostrò per la prima volta che i terpeni fossero formalmente dei di un numero n di unità isopreniche legate in maniera “testa-coda”, dove n è un numero intero, n ≥ 2.

I terpeni sono classificati in monoterpeni, sesquiterpeni e diterpeni, che presentano caratteristiche strutturali e funzionali distintive.

Monoterpeni: caratteristiche e applicazioni

I monoterpeni sono costituiti da due unità isopreniche e hanno formula bruta C10H16. Possono presentarsi sia come composti aciclici che ciclici. I monoterpeni sono noti per la loro volatilità e per conferire alle piante e ai fiori le loro fragranze distintive. Alcuni di essi sono impiegati nell’industria dei profumi ed essenze. La e l’α- sono tra i monoterpeni più importanti, utilizzati in diversi settori industriali.

Sesquiterpeni: struttura e applicazioni

I sesquiterpeni, con formula bruta C15H24, sono costituiti da tre unità isopreniche. Presentano una straordinaria diversità strutturale, che ha portato alla scoperta di nuove organiche e sistemi aromatici. Una delle applicazioni più note dei sesquiterpeni riguarda la produzione di oli essenziali.

Diterpeni: struttura e ruolo biologico

I diterpeni sono costituiti da quattro unità isopreniche e presentano formula bruta C20H32. Possono esistere sia in forma ciclica che aciclica. La vitamina A, liposolubile e presente in oli ricavati dai pesci, è un esempio noto di diterpene importante per il corretto funzionamento del nostro organismo.

In sintesi, i terpeni rappresentano una classe diversificata di composti con numerose applicazioni industriali e biologiche, e la loro comprensione è di fondamentale importanza per diversi settori scientifici e tecnologici.

Acilazione del carbonio: meccanismo

Meccanismo di Acilazione del e degli Esteri

L’acilazione del carbonio è uno dei processi sintetici più rilevanti in organica, coinvolgendo la reazione tra un agente acilante (come cloruro acilico, anidride o estere) e un nucleofilo come un anione enolato in ambiente basico o un enolo in ambiente acido. In particolare, l’acilazione del carbonio avviene attraverso un meccanismo di sostituzione, in cui un acilante si lega al nucleofilo.

Un esempio di acilazione del carbonio è la reazione di un cloruro acilico con un nucleofilo (Nu-H), con la seguente equazione generale: RCOCl + Nu-H → RCONu + HCl.

La condensazione degli esteri, come la , avviene quando esteri alifatici con almeno due atomi di idrogeno in alfa subiscono un’autocondensazione per formare un β-chetoestere. Questo processo è responsabile della sintesi di sostanze come l’acetoacetato di etile.

Il meccanismo coinvolto nell’enolizzazione degli esteri e nella successiva condensazione di Claisen è una reazione di sostituzione con la formazione di un anione enolato del β-chetoestere e l’eliminazione di un alcol. Nel corso della reazione, viene consumato un equivalente di etossido di sodio.

Dopo il completamento della condensazione, il sale sodico del β-chetoestere è un fattore critico per la riuscita del processo, favorendo la formazione del prodotto desiderato. La costante di equilibrio per questo tipo di è piccola, ma l’equilibrio è spostato a favore dei prodotti grazie alla successiva enolizzazione del β-chetoestere. Questa situazione è simile alla sostituzione di RO- ed HO- in un estere.

In generale, per la condensazione di Claisen è necessario un estere con un metilene in alfa e un secondo estere, con il metilene in alfa che agisce da nucleofilo. Il secondo estere funge da substrato per la reazione di sostituzione.

In conclusione, la comprensione del meccanismo dell’acilazione del carbonio e della condensazione degli esteri è cruciale per la sintesi di composti organici complessi, rappresentando un aspetto fondamentale della chimica organica e della sintesi di molecole.

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