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Caratteristiche della costante di equilibrio

Caratteristiche fondamentali della nelle reazioni chimiche

La costante di equilibrio nella è una grandezza che esprime quantitativamente la dipendenza delle concentrazioni dei prodotti e dei reagenti, la quale può assumere dimensioni diverse a seconda della reazione e necessita di una valutazione caso per caso.

Le caratteristiche principali di questa costante sono:

a) Essa è caratterizzata da un valore definito specifico per ogni reazione a una determinata temperatura. Il suo valore si modifica soltanto variando la temperatura ed è indipendente dalla concentrazione dei reagenti o di qualsiasi perturbazione arrecata all’equilibrio, come variazione di volume, di pressione, o l’aggiunta/sottrazione di reagenti.

b) Il valore della costante di equilibrio può aumentare o diminuire al variare della temperatura a seconda se la reazione è di tipo endotermico o esotermico. Ad esempio, nella reazione N2O4(g) ⇌ 2 NO2(g), all’aumentare della temperatura il valore della costante di equilibrio aumenta. Questo è dovuto al fatto che la reazione è endotermica, quindi un aumento di temperatura favorisce i prodotti rispetto ai reagenti. A differenza, per la reazione di dell’ammoniaca N2(g) + 3 H2(g) ⇌ 2 NH3(g), che è di tipo esotermico, un aumento della temperatura comporta una diminuzione della costante di equilibrio, favorendo quindi i reagenti rispetto ai prodotti.

c) Se K rappresenta la costante di equilibrio per una data reazione, il valore della costante per la reazione inversa è pari a 1/K. Questo è dimostrato dalla reazione H2(g) + I2(g) ⇌ 2 HI(g), in cui la costante K è 48. La costante per la reazione inversa, 2 HI(g) ⇌ H2(g) + I2(g), avrà quindi valore di 1/48, ovvero 0.021.

d) La presenza di un catalizzatore influenza la cinetica della reazione, ma non il suo aspetto termodinamico, pertanto la costante di equilibrio di una determinata reazione non varia in presenza di un catalizzatore.

e) Sebbene in genere non venga fornita l’ della costante di equilibrio, essa può assumere dimensioni diverse a seconda della reazione. Nel caso di equilibrio H2(g) + I2(g) ⇌ 2 HI(g), la costante è adimensionale, mentre per la sintesi dell’ammoniaca N2(g) + 3 H2(g) ⇌ 2 NH3(g) le dimensioni di K possono essere ottenute sostituendo le concentrazioni espresse in termini di molarità. In generale, le dimensioni di K possono essere espresse come L2/mol2 o mol-2∙L2.

f) Il valore della costante varia se variano i . Ad esempio, per la reazione H2(g) + I2(g) ⇌ 2 HI(g) con la costante K pari a 48, per la reazione ½ H2(g) + ½ I2(g) ⇌ HI(g) la costante K’ si otterrà come radice quadrata di K, ovvero √48 = 6.9.

Queste caratteristiche possono essere schematizzate come segue:
– Reazione aA + bB ⇌ cC + dD – Costante di equilibrio K
– cC + dD ⇌ aA + bB – Costante di equilibrio K’ = 1/K
– na A+ nb B ⇌ nc C + nd D – Costante di equilibrio K”= Kn

Polimerizzazione per metatesi ad apertura d’anello

Polimerizzazione per metatesi ad apertura d’anello

La polimerizzazione per metatesi ad apertura d’anello delle olefine comprende la reazione chimica che permette l’apertura di anelli con doppio legame per formare una molecola aperta con doppi legami alle estremità. Questo processo porta alla polimerizzazione della catena molecolare. Le molecole cicliche e insature che partecipano a questa reazione presentano una tensione dell’anello. Questo tipo di reazione è comunemente denominato ROMP, acronimo di Ring-opening metathesis polymerization, termine attribuito al chimico statunitense Robert Howard Grubbs, vincitore del Premio Nobel per la Chimica nel 2005.

Un esempio significativo di molecola coinvolta in questa reazione è il ciclopentene (C5H8), che è il monomero di partenza per la delle plastiche.

Un’altra molecola coinvolta è il norbornene, con formula C7H10, che costituisce il monomero di partenza per la sintesi del polinorborene, una sostanza impiegata nell’industria della gomma, dove è richiesta una elevata resistenza alle vibrazioni o agli urti. Altre molecole che possono essere utilizzate includono il ciclopropene e il cicloottene.

Sintesi

Il tipo di catalizzatore impiegato, come il tricloruro di rutenio o il catalizzatore di Grubbs, svolge un ruolo fondamentale in questo processo. Questi sono costituiti da un complesso tra un carbene e un metallo di transizione. Nella fase di iniziazione, il carbene attacca il doppio legame presente nel cicloalchene formando un intermedio ad elevata tensione. Quest’ultimo si apre, dando luogo alla formazione del monomero che, presentando doppi legami alle estremità, viene attaccato da un altro carbene per propagare la reazione. Il controllo della struttura polimerica avviene attraverso una scelta adeguata del catalizzatore e del solvente. Per queste , l’alcol è il solvente comunemente utilizzato, e diversi tipi di alcol possono influenzare il peso molecolare del polimero ottenuto.

In conclusione, la polimerizzazione per metatesi ad apertura d’anello è un processo utile in campo industriale, in quanto da monomeri a basso costo si possono ottenere polimeri controllati insaturi che possono essere successivamente idrogenati.

Esercizi di chimica analitica titolazioni (I)

I calcoli nelle ossidimetriche in analitica

Le titolazioni sono un importante metodo per la determinazione quantitativa della concentrazione delle specie presenti in soluzione. Gli esercizi proposti non sono solo accademici ma trovano applicazione pratica nei laboratori chimici.

Un esempio di esercizio riguarda la soluzione di un campione di ematite contenente Fe2O3. Dopo essere stato trattato con acido cloridrico e cloruro di stagno (II), la soluzione ottenuta viene titolata con bicromato di potassio per determinare la percentuale di Fe2O3 presente nell’ematite.

Un altro esercizio prevede la determinazione della concentrazione molare di Fe2+ e Fe3+ in una soluzione, utilizzando il permanganato di potassio come agente ossidante.

Infine, un esercizio coinvolge il calcolo della percentuale di bicromato di potassio in una soluzione, mediante l’ossidazione dello ioduro a iodio e successiva titolazione con tiosolfato di sodio.

Questi esempi mostrano come le titolazioni ossidimetriche siano utilizzate per analisi quantitative in laboratorio, offrendo numerosi spunti per esercizi pratici in questo ambito della chimica analitica.

Equilibrio chimico: quando la costante è grande

Equilibrio chimico: l’importanza della

Quando si affrontano esercizi sull’equilibrio chimico, sia esso omogeneo che eterogeneo e sia in soluzione che in fase gassosa, è fondamentale considerare il valore della costante di equilibrio. Quest’ultimo gioca un ruolo cruciale nel determinare la composizione della miscela all’equilibrio. Nei casi in cui il valore della costante di equilibrio è elevato, l’approssimazione delle grandezze in fase di calcolo non è possibile, e risolvere un’equazione di secondo grado diventa necessario.

Esercizio 1

Si consideri la decomposizione del pentacloruro di fosforo secondo la reazione:
PCl5(g)⇌ PCl3(g)+ Cl2(g)
Se 1.00 moli di PCl5 sono messe in un contenitore avente volume 5.00 L, con una costante di equilibrio Kc pari a 1.80 a 523 K, la composizione della miscela all’equilibrio può essere determinata. La concentrazione iniziale del pentacloruro di fosforo vale 0.200 M. Per risolvere l’esercizio, si utilizza un .

L’espressione della costante di equilibrio Kc è: Kc = [PCl3][Cl2]/[ PCl5]. Risolvendo l’equazione di secondo grado, si ottengono le concentrazioni all’equilibrio: [PCl3]= [Cl2] = x = 0.182 M, e [PCl5] = 0.200 – 0.182 = 0.018 M.

Esercizio 2

Per esempio, consideriamo la reazione di formazione dell’acido iodidrico, H2 + I2 ⇌ 2 HI, con una costante di equilibrio Kc pari a 45.9. Le concentrazioni iniziali delle tre specie sono: [H2] = 1.00 M, [I2] = 2.00 M, e [HI] = 3.00 M. Utilizzando un I.C.E. chart e risolvendo l’equazione di secondo grado, si ottengono le concentrazioni all’equilibrio: [I2] = 1.32 M, [H2] = 0.316 M, e [HI] = 4.37 M.

Questi esempi dimostrano come sia fondamentale considerare il valore della costante di equilibrio in esercizi di equilibrio chimico, e come problemi specifici richiedano un’approccio attento e mirato per trovare la soluzione corretta.

Comportamento acido-base delle ammidi

Comportamento acido-base delle ammidi

Le ammidi primarie sono composti organici caratterizzati dal gruppo funzionale -CONH2, con l’azoto legato direttamente al . Possono presentare uno o due gruppi legati all’azoto, distinguendosi in ammidi N-sostituite e ammidi N,N-disostituite.

In soluzione acquosa, le ammidi possono agire come acidi di Brønsted-Lowry, perdendo uno ione H+, risultando acidi deboli, con una costante acida Ka dell’ordine di 10-16.

Acidità

Le ammidi sono più acide rispetto all’ammoniaca a causa della stabilizzazione per risonanza della loro base coniugata.

I composti contenenti azoto sono dotati in genere di una certa basicità a causa del doppietto elettronico solitario presente sull’azoto che può protonarsi o fungere da accettore di protoni tramite un .

Basicità

La debolissima basicità delle ammidi è dovuta alla presenza del gruppo carbonilico che agisce da elettronattrattore. Le ammidi sono caratterizzate da due strutture limite di risonanza, pertanto l’azoto, contrariamente alle ammine alifatiche, non ha un doppietto elettronico disponibile in una delle strutture di risonanza, rendendo queste sostanze scarsamente basiche. Le ammidi vengono quindi considerate composti che non manifestano proprietà né acide né basiche, risultando tuttavia più basiche di , , .

Solubilità in presenza di ione in comune. Esercizi

Solubilità in presenza di ione in comune: Esercizi e soluzioni

La solubilità dei poco solubili può essere influenzata dalla presenza di ioni in comune, che possono essere sia cationi che anioni del sale stesso.

Tipicamente, un sale poco solubile è caratterizzato da un equilibrio eterogeneo, come nel caso del sale poco solubile AmBn , la cui dissociazione può essere rappresentata dall’equazione:

AmBn(s) ⇄ An+(aq) + Bm-(aq)

In presenza di ione in comune generato dalla dissoluzione del sale, la solubilità del sale poco solubile può variare, pur rimanendo costante il (Kps).

:

1) molare di AgCl in acqua e in una soluzione contenente lo ione Cl con concentrazione 0.0100 M, con Kps (AgCl) = 1.77 ∙ 10-10

L’equilibrio di dissociazione di AgCl è rappresentato da:

AgCl(s) ⇄ Ag+(aq) + Cl(aq)

In acqua pura, la solubilità molare di AgCl è 1.33 ∙ 10-5 M, mentre in presenza di una soluzione contenente lo ione cloruro con concentrazione pari a 0.0100 M, la solubilità molare si riduce a 1.77 ∙ 10-8 M.

2) Calcolo del Kps di M(OH)2 se la sua solubilità molare in una soluzione di KOH 0.10 M è 1.0 ∙ 10-5

In questo caso, si ottiene che Kps è pari a 1.0 ∙ 10-7.

3) Calcolo della solubilità molare di Ca(OH)2 in una soluzione 0.0860 M di Ba(OH)2, conoscendo Kps di Ca(OH)2 = 4.68 ∙ 10-6

La solubilità molare di Ca(OH)2 in questa soluzione è 1.58 ∙ 10-4 M.

4) Calcolo della concentrazione minima di OHche bisogna avere, aggiungendo KOH, affinché la concentrazione dello ione magnesio sia di 1.1 ∙ 10-10M

Si determina che la concentrazione minima di OH richiesta è 0.33 M.

5) Calcolo del al quale l’idrossido di zinco inizia a precipitare in una soluzione 0.00857 M di nitrato di zinco, conoscendo Kps di Zn(OH)2 = 3.0 ∙ 10-17

Si ottiene che il pH è 6.77.

6) Determinazione del numero di moli di Ag2CrO4 che si possono sciogliere in 1.00 L di una soluzione di K2CrO4 0.010 M sapendo che Kps del cromato di argento è 9.0 ∙ 10-12

La solubilità molare di Ag2CrO4 in questa soluzione risulta essere di 1.5 ∙ 10-5 M.

7) Calcolo della massima concentrazione di Mg2+ in soluzione che contiene 0.7147 M di NH3 e 0.2073 M di NH4Cl (Kps di Mg(OH)2 = 1.2 ∙ 10-11 e Kb dell’ammoniaca = 1.77 ∙ 10-5)

In questo caso, si determina che la massima concentrazione di Mg2+ in soluzione è 3.2 ∙ 10-3 M.

Teoria di Brønsted-Lowry. Esercizi svolti

La e alcuni

La teoria di Brønsted-Lowry, formulata nel 1923, amplia la teoria di Arrhenius sull’acidità e sulla basicità delle specie. Secondo la teoria, un acido è un donatore di protoni e una base è un accettore di protoni.

Esercizi:
Per comprendere meglio l’applicazione di questa definizione, vengono proposti alcuni esercizi tipici:

a) Qual è la base coniugata di HClO4, H2S, PH4+, HCO3-?

b) Qual è l’acido coniugato di CN-, SO4^2-, H2O, HCO3-?

Risposte:
a) Le basi coniugate sono rispettivamente ClO4-, HS-, PH3, e CO32-.
b) Gli acidi coniugati sono rispettivamente HCN, HSO4-, H3O+, e H2CO3.

tra HSO3- e l’acqua:
a) HSO3- + H2O ⇄ SO32- + H3O+
b) HSO3- + H2O ⇄ H2SO3 + OH-

Reazione tra O2- e H2O:
O2- + H2O ⇄ OH- + OH-

Reazioni con l’ione diidrogeno fosfato:
a) H2PO4- + H2O ⇄ H3PO4 + OH-
b) H2PO4- + H2O ⇄ HPO42- + H3O+

Reazione tra CO32- e HS-:
CO32- + HS- ⇄ HCO3- + S2-

Reazione tra HSO3- e H3O+:
HSO3- + H3O+ ⇄ H2SO3 + H2O

pH di una soluzione tampone. Trattazione sistematica

Calcolo del di e relativa trattazione sistematica

Il pH di una soluzione tampone può essere determinato utilizzando l’equazione di Henderson-Hasselbalch, tuttavia esiste un metodo sistematico per trattare questo problema. In ogni situazione in cui si deve calcolare il pH di una soluzione contenente più soluti, è consigliabile seguire i seguenti passaggi:
– Considerare quali soluti sono elettroliti forti e quali sono elettroliti deboli.
– Identificare quale equilibrio è responsabile della maggiore produzione di ioni H+.
– Valutare le concentrazioni degli ioni all’equilibrio.
– Utilizzare l’espressione della per calcolare [H+] e, di conseguenza, il pH.

Esercizi svolti
pH di una soluzione tampone di acido acetico-acetato
Si desidera calcolare il pH di una soluzione tampone contenente acido acetico 0.30 M e acetato di sodio 0.30 M in 1.0 L di acqua, dato K_a = 1.8 ∙ 10^-5.
Le specie presenti in soluzione sono il CH3COOH (un acido debole e scarsamente dissociato), l’ione acetato CH3COO- (la base coniugata dell’acido acetico) e l’ione Na+ (ione spettatore). Il pH dipende dall’equilibrio di dissociazione dell’acido acetico:
CH3COOH ⇄ CH3COO- + H+.

Si può costruire una tabella I.C.E. e successivamente utilizzare l’espressione della costante di equilibrio per calcolare [H+] e, di conseguenza, il pH. Si ottiene un pH di 4.7.

pH di una soluzione ammoniaca-ione ammonio
Si deve determinare quante moli di NH4Cl aggiungere a 2.0 L di una soluzione 0.10 M di NH3 per formare una soluzione tampone a pH = 9.00, sapendo che K_b di NH3 = 1.8 ∙ 10^-5. Si considera che l’aggiunta di NH4Cl non influenzi il volume della soluzione.
Le specie predominanti in soluzione sono NH4+, Cl- e NH3. È l’equilibrio di dissociazione dell’ammoniaca a determinare il pH della soluzione:
NH3 + H2O ⇄ NH4+ + OH-.

L’espressione della costante di equilibrio è: K_b = 1.8 ∙ 10^-5 = [NH4+][OH-] / [NH3].

Si può ottenere [NH4+] e, successivamente, calcolare il numero di moli di NH4Cl necessarie per formare la soluzione tampone a pH 9.00, ottenendo un risultato di 0.36 moli.

Miscela di acido debole e acido forte
Si desidera calcolare il pH e la concentrazione dello ione fluoruro di una soluzione 0.20 M di HF e 0.10 M di HCl, sapendo che K_a di HF è 6.8 ∙ 10^-4.
Poiché HF è un acido debole e HCl è un acido forte, si devono considerare HF, H+ e Cl-. Il calcolo della concentrazione dello ione F- deriva dall’equilibrio di ionizzazione di HF, e la concentrazione iniziale di H+ deve considerare sia HCl che la parziale dissociazione di HF. Si può ottenere un valore approssimativo del pH e la concentrazione dello ione F- seguendo la procedura descritta.

In , il pH di una soluzione tampone può essere calcolato utilizzando l’equazione di Henderson-Hasselbalch o tramite una trattazione sistematica che considera i passaggi chiave per determinare il pH in modo accurato.Calcolo del pH e pOH in soluzioni chimiche

Per calcolare il valore del pH e del pOH in una soluzione chimica è necessario valutare diverse variabili e condizioni. Uno dei modi per fare ciò è attraverso l’uso delle costanti di equilibrio (Ka o Kb) e l’equazione di stato dei gas ideali.

Equilibrio in una soluzione chimica
Consideriamo una soluzione di un acido debole come l’acido fluoridrico (HF) in acqua. Con l’aggiunta di ioni fluoruro (F), si stabilisce l’equilibrio rappresentato dall’espressione della costante di equilibrio Ka = [H+][F]/ [HF]. Sostituendo le concentrazioni all’equilibrio in questa espressione si ottiene l’equazione Ka = 6.8 ∙ 10-4 = (0.10+x)(x) / 0.20-x. Risolvendo per x si ottiene x = 1.4 ∙ 10-3. Quindi, la concentrazione di F è 1.4∙10-3 e quella di H+ è 0.10 M, da cui il pH della soluzione è pH = – log 0.10 = 1.0.

pH di una soluzione ottenuta da HCl e NH3
Anche in una reazione tra HCl e NH3, è possibile calcolare il pH della soluzione risultante. Dopo aver fatto gorgogliare 1.25 L di HCl gassoso in 0.500 L di una soluzione 0.150 M di NH3, calcoliamo le moli di HCl e NH3. La reazione acido-base tra HCl e NH3 darà la concentrazione delle varie specie in soluzione. Dopo aver effettuato i calcoli, si otterrà un valore specifico di pH per la soluzione risultante.

Per calcolare il valore di pOH, si considererà una soluzione ottenuta dalla reazione tra l’acido cloridrico e l’ammoniaca (NH3). Questo calcolo viene effettuato attraverso l’utilizzo dell’equazione di stato dei gas ideali e l’equazione di costante di equilibrio Kb = 1.8 ∙ 10-5. Dopo aver determinato le concentrazioni delle specie chimiche in soluzione, si otterrà il valore di pOH e, di conseguenza, il pH della soluzione.

In conclusione, il calcolo del pH e del pOH di una soluzione chimica coinvolge l’analisi delle concentrazioni e l’equilibrio delle chimiche, permettendo di determinare in modo preciso le proprietà acide o basiche della soluzione stessa.

Potenziali di riduzione e spontaneità

Potenziali di riduzione e spontaneità delle reazioni

I potenziali normali di riduzione sono utili per prevedere la spontaneità delle reazioni di ossidoriduzione. Essi misurano la facilità con cui una specie acquista elettroni e forniscono una misura dell’equilibrio delle come quella del biossido (Zn^2++ 2 e^- ⇄ Zn) con una E° di -0.76 V o del (Cu^2+ + 2 e^- ⇄ Cu) con una E° di + 0.34 V.

Il valore negativo di E° indica un’equilibrio spostato a sinistra. Se due semireazioni sono associate, gli elettroni si sposteranno da un sistema all’altro. Per prevedere la reazione spontanea, si considera la semireazione di ossidazione con il valore di E° più basso, associato al modulo opposto rispetto alla semireazione di riduzione.

Esempi di valutazione

1)

Reazione tra il magnesio e l’acido solforico diluito

: La semireazione di riduzione per il magnesio è Mg^2+(aq) + 2 e^- ⇄ Mg(s) con E° = -2.37 V e per l’acqua è 2 H^+(aq) + 2 e^- ⇄ H_2(g) con E° = 0.00 V.

2)

Reazione tra il rame e l’acido solforico

: La semireazione di riduzione per il rame è Cu^2+(aq) + 2 e^- ⇄ Cu(s).

3)

Ossidazione dell’idrossido di ferro (II) in in ambiente basico

: Le semireazioni da considerare sono Fe(OH)_3(s) + 1 e^- ⇄ Fe(OH)_2(s) + OH^- con E° = -0.56 V e O_2(g) + 2 H_2O(l) + 4 e^- ⇄ 4 OH^- con E° = + 0.40 V.

4)

Ossidazione dell’ione (II) a ione manganato (VII) da parte del

: Le semireazioni da considerare sono MnO_4^- + 8 H^+ + 5 e^- ⇄ Mn^2+ + 4 H_2O con E° = + 1.51 V e Cl_2(g) + 2 e^- ⇄ 2 Cl^- con E° = + 1.36 V.

5)

Reazione tra il rame e l’acido nitrico diluito

: Le semireazioni da considerare sono Cu^2+(aq) + 2 e^- ⇄ Cu(s) e NO_3^- + 4 H^+ + 3 e^- ⇄ NO(g) + 2 H_2O(l).

La conoscenza dei potenziali normali di riduzione permette di valutare la spontaneità delle reazioni di ossidoriduzione e prevedere il loro svolgimento in determinate condizioni.

Legge di Henry: esercizi svolti

La : esercizi risolti per la solubilità dei gas

La legge di Henry afferma che, a temperatura costante, la quantità di un gas disciolto in un liquido è direttamente proporzionale alla del gas in equilibrio con il liquido. Questa legge può essere rappresentata matematicamente dall’espressione p = KᵢC, dove p è la pressione parziale del soluto nel gas sopra la soluzione, C è la concentrazione del soluto e Kᵢ è la costante di Henry dipendente dal soluto, dal solvente e dalla temperatura.

Dall’espressione della legge di Henry si deriva Kᵢ = p/C oppure 1/Kᵢ = C/p. Questa relazione è utile quando si verificano variazioni di condizioni a temperatura costante. Ad esempio se, inizialmente, la concentrazione del gas disciolto è C₁ e la pressione parziale è p₁ e, dopo una variazione di condizioni diventano rispettivamente C₂ e p₂, allora si avrà C₁/p₁ = C₂/p₂.

È importante considerare l’ di Kᵢ, che in alcuni casi può essere espressa attraverso l’equazione C = Kᵢp. In questo contesto, Kᵢ (reciproco della formulazione classica) assume dimensioni di M/atm o g/L atm, a seconda del modo in cui viene espressa la concentrazione.

Esercizi risolti:
1) Calcolo della quantità di anidride carbonica disciolta in 1 L di acqua gassata:
Applicando la legge di Henry, con una pressione di 2,4 atm e con Kᵢ di CO₂ in acqua pari a 29,76 atm/(mol/L) a 25 °C, si ottiene una concentrazione di 0,081 mol/L di CO₂ disciolta in acqua. Quindi, la massa di CO₂ disciolta in 1 L è pari a 3,6 g.

2) Calcolo della concentrazione di un gas disciolto in una soluzione:
Utilizzando l’equazione C₁/p₁ = C₂/p₂, se la pressione parziale del gas è 56 mm Hg quando la sua concentrazione è 0,44 g/100 mL a una pressione di 150 mm Hg, si calcola una concentrazione di 0,16 g di O₂/100 mL.

3) Calcolo della pressione parziale di un gas in relazione alla sua solubilità:
Applicando l’equazione C₁/p₁ = C₂/p₂, se la solubilità di CO₂ è 0,161 g/100 mL a 20°C alla pressione di 760 mm Hg, la pressione parziale di CO₂ affinché la sua solubilità sia di 0,886 g/100 mL risulta essere 4.182 mm Hg.

4) di elio in acqua:
Applicando l’equazione C = p/Kᵢ, la solubilità di elio in acqua alla temperatura di 30 °C, con una pressione parziale di 1,43 atm e Kᵢ pari a 2,70 ∙10³ atm/M, risulta essere di 5,30 ∙10⁻⁴ M.

5) Calcolo della costante di Henry e della solubilità dell’acetilene:
Considerando che 27,0 g di acetilene si sciolgono in 1,00 L di alla pressione di 1,0 atm, la costante di Henry, espressa in g/L atm, risulta essere 27,0 g/L atm. Inoltre, a una pressione parziale di 12,5 atm, la solubilità dell’acetilene è di 338 g/L.

LLa egge di Raoult e la legge di Henry : il confronto

Questo articolo esamina il comportamento dei componenti volatili in soluzioni liquide attraverso l’analisi delle leggi di Raoult e Henry. In particolare, si discutono le formulazioni matematiche dei due enunciati, le condizioni di validità per soluzioni ideali e diluite, nonché le cause molecolari delle deviazioni osservate dall’idealità.

1. Legge di Raoult

La Legge di Raoult stabilisce che, in una soluzione costituita da due liquidi completamente miscibili (ad esempio, componenti A e B), la del vapore di ciascun componente nella fase gassosa sovrastante è, a temperatura costante, direttamente proporzionale alla sua nella fase liquida e alla pressione di vapore che eserciterebbe nello stato puro alla medesima temperatura.Le equazioni che esprimono la Legge di Raoult sono Pa = P°aXa per il componente A e Pb = P°bXb per il componente B.

1.1 Formulazione Matematica

Indicando:

  • PaP_a e PbP_b: le pressioni parziali del vapore dei componenti A e B, rispettivamente;
  • XaX_a e XbX_b: le frazioni molari dei componenti A e B nella fase liquida;
  • Pa∘P^\circ_a e Pb∘P^\circ_b: le pressioni di vapore dei componenti puri alla data temperatura,

la legge di Raoult si esprime mediante le relazioni:

Pa=Pa∘ XaePb=Pb∘ Xb.P_a = P^\circ_a \, X_a \quad \text{e} \quad P_b = P^\circ_b \, X_b.

1.2 Soluzioni Ideali e Deviazioni dalla Legge

La validità rigorosa della legge di Raoult è garantita esclusivamente per soluzioni liquide ideali, in cui le interazioni intermolecolari tra le specie differenti sono simili a quelle tra le molecole dello stesso componente. Ad esempio, miscele come benzene–toluene mostrano un comportamento che, in buona approssimazione, segue quanto previsto da Raoult.

La Legge di Raoult si applica esattamente solo alle soluzioni liquide ideali, in cui non esiste alcuna interazione tra le molecole dei componenti. Tuttavia, molte soluzioni reali, specialmente quelle formate da componenti con caratteristiche molecolari simili, seguono con buona approssimazione questa legge.

Le deviazioni positive o negative rispetto all’andamento ideale previsto dalla Legge di Raoult si verificano quando le forze di attrazione tra le molecole dei componenti in soluzione sono rispettivamente più deboli o più intense di quelle fra le molecole delle sostanze pure.

In molti casi reali, tuttavia, le forze attrattive fra le molecole differiscono, determinando deviazioni dall’andamento ideale:

  • Deviazioni positive: Si osservano quando l’interazione tra le molecole dei due componenti in soluzione è meno intensa rispetto a quella presente nelle sostanze pure. Tale situazione si traduce in una maggiore tendenza delle molecole a evaporare, con conseguente pressione di vapore superiore a quella prevista dalla legge di Raoult (es. miscela benzene–tetracloruro di carbonio).
  • Deviazioni negative: Si verificano quando le forze attrattive fra le molecole dei componenti in soluzione sono maggiori rispetto a quelle nei liquidi puri. In questo caso, l’evaporazione è meno favorita e la pressione di vapore risulta inferiore rispetto al valore calcolato secondo la legge di Raoult (es. miscela cloroformio–acetone).

A livello molecolare, le deviazioni positive indicano che l’energia richiesta per l’evaporazione dei componenti è minore a causa di interazioni intermolecolari deboli, mentre le deviazioni negative sono dovute a interazioni più forti che stabilizzano la fase liquida.

Legge di Henry e confronto con la Legge di Raoult

 

2.

Formulata per la prima volta da William Henry nel 1803, la Legge di Henry descrive la solubilità dei gas in un liquido. Essa afferma che, a temperatura costante, la quantità di gas disciolto in un dato volume di liquido è direttamente proporzionale alla pressione parziale del gas in equilibrio con la soluzione.

La Legge di Henry stabilisce che la quantità di un determinato gas che si scioglie in un dato liquido è direttamente proporzionale alla pressione parziale del gas in equilibrio con il liquido.

Matematicamente, la legge è espressa dall’espressione P = KH C, dove P è la pressione parziale del soluto nel gas sovrastante la soluzione, C è la concentrazione del soluto, e KH è la costante di Henry. La principale differenza tra la Legge di Raoult e la Legge di Henry risiede nella costante di proporzionalità.

2.1 Espressione Matematica

La legge è espressa dall’equazione:

P=KH C,P = K_H \, C,

dove:

  • PP è la pressione parziale del soluto (gas) nella fase gassosa;
  • CC rappresenta la concentrazione del soluto in soluzione;
  • KHK_H è la costante di Henry, espressa in termini di pressione per concentrazione, e dipende dal soluto, dal solvente e dalla temperatura.

È interessante notare che, confrontando le espressioni della legge di Raoult e della legge di Henry, si evidenzia come la pressione parziale del componente volatile sia proporzionale alla sua presenza in soluzione. La differenza sostanziale risiede nella costante di proporzionalità: la legge di Raoult può essere considerata un caso particolare della legge di Henry per cui KHK_H coincide con la pressione di vapore del componente puro.

2.2 Soluzioni Diluite Ideali

In una soluzione ideale composta da due liquidi, si osserva che il solvente, essendo presente in larga quantità, segue rigorosamente la legge di Raoult. Al contrario, per il soluto, presente in concentrazioni relativamente basse, il comportamento osservato è meglio descritto dalla legge di Henry. In altre parole, mentre la tensione di vapore del solvente è proporzionale alla sua frazione molare con costante pari alla pressione di vapore del solvente puro, quella del soluto è proporzionale alla sua frazione molare con costante pari a KHK_H.

In una soluzione ideale di due liquidi, entrambi i componenti obbediscono alla Legge di Raoult. Tuttavia, sperimentalmente si è osservato che a basse concentrazioni, il solvente obbedisce alla Legge di Raoult mentre il soluto segue la Legge di Henry. Le deviazioni dalla legge ideale si verificano quando solvente e soluto hanno una struttura molecolare molto simile, portando entrambi i componenti a obbedire alla Legge di Raoult.

Tali soluzioni, in cui il solvente obbedisce alla legge di Raoult e il soluto a quella di Henry, sono denominate soluzioni diluite ideali. La differenza di comportamento risiede nel fatto che le molecole di solvente, essendo in eccesso, si trovano in un ambiente che ricorda quello del solvente puro; mentre le molecole di soluto, completamente circondate da molecole di solvente, sperimentano un ambiente chimico significativamente diverso rispetto allo stato puro, modificandone così la tendenza all’evaporazione.

Le eccezioni a questo comportamento si manifestano quando soluto e solvente presentano strutture molecolari molto simili. In tali casi, nonostante il soluto sia in bassa concentrazione, il suo ambiente risulta analogo a quello del soluto puro e pertanto anche esso segue la legge di Raoult, minimizzando le deviazioni dall’idealità.


3. Conclusioni

In , la differenza principale tra la Legge di Raoult e la Legge di Henry risiede nella relazione tra la pressione parziale del componente volatile e la sua frazione molare in soluzione. Mentre la Legge di Raoult si applica specificamente alle soluzioni liquide ideali, la Legge di Henry copre un ambito più ampio, trovando applicazione anche in altri contesti.

Le leggi di Raoult e Henry forniscono un quadro fondamentale per la comprensione dell’evaporazione e della solubilità dei componenti volatili in soluzioni liquide. Mentre la legge di Raoult descrive adeguatamente il comportamento dei liquidi ideali, la legge di Henry si rivela indispensabile per interpretare il comportamento dei soluti a basse concentrazioni, portando alla definizione delle soluzioni diluite ideali.

Le deviazioni dall’idealità, sia positive che negative, possono essere spiegate in termini di interazioni intermolecolari, evidenziando l’importanza della natura dei componenti nella determinazione delle proprietà colligative della soluzione.

Legge di Henry: applicazioni

della e la solubilità dei gas in acqua

La legge di Henry stabilisce che, a temperatura costante, la solubilità di un gas in un liquido è direttamente proporzionale alla del gas. Questo significa che ogni gas presente nell’atmosfera è in equilibrio con quello disciolto nell’acqua, con particolare importanza alla concentrazione di ossigeno, fondamentale per la vita marina. La solubilità del gas dipende dalla pressione parziale del gas stesso e la quantità di gas disciolto in equilibrio con la quantità di gas indisciolto.

La per la solubilità del gas in acqua è data dalla formula KH=Pgas/[gas]. I valori di KH sono tabulati per molti gas e rappresentano l’equilibrio tra la fase gassosa e la fase acquosa. Ad esempio, i valori di KH per O2 e N2 sono rispettivamente 769.23 e 1639.34 atm/M.

L’ossigeno disciolto nell’acqua può provenire dall’atmosfera o dalla fotosintesi delle piante acquatiche. La legge di Henry può essere utilizzata per calcolare la concentrazione molare dell’ossigeno disciolto in acqua. Ad esempio, considerando che l’aria contiene il 21% di ossigeno, la concentrazione di ossigeno disciolto in acqua risulta 0.21 atm/ 769.23 atm/M = 2.7 · 10-4 M.

Concentrazione di ossigeno disciolto e fattori ambientali

La concentrazione di ossigeno disciolto in acqua è influenzata da diversi fattori ambientali come la temperatura, la pressione e la presenza di organismi fotosintetici. La solubilità di un gas diminuisce con l’aumentare della temperatura e aumenta con l’aumentare della pressione. Durante le ore diurne, la concentrazione di ossigeno disciolto aumenta a causa della fotosintesi. Al contrario, l’acqua utilizzata per raffreddare macchinari industriali e riversata ad una maggiore temperatura diminuisce la concentrazione di ossigeno disciolto.

Biochemical Oxygen Demand ()

La presenza di sostanze inquinanti biodegradabili comporta la diminuzione della concentrazione di ossigeno disciolto a causa dell’attività aerobica dei batteri che degradano la sostanza organica. Il test di Biochemical Oxygen Demand (BOD) è ampiamente utilizzato per valutare il carico inquinante di un’acqua ed è correlato alla quantità di materiale organico. Un’acqua incontaminata avrà un BOD inferiore a 1 mg/L, mentre un fiume moderatamente inquinato avrà un BOD compreso tra 2 e 8 mg/L. Le acque di scarico non trattate avranno un BOD tra i 200 e i 600 mg/L.

In sintesi, la legge di Henry e la solubilità dei gas in acqua svolgono un ruolo fondamentale nel mantenimento della vita marina e nella valutazione della qualità dell’acqua in relazione alla presenza di sostanze inquinanti.

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