back to top
Home Blog Pagina 469

Bicromatometria: potenziale di riduzione, applicazioni

La bicromatometria è una tecnica di titolazione ossidimetrica che sfrutta il come agente ossidante. Questo composto ha un potenziale normale di riduzione pari a +.33 V, risultando meno ossidante rispetto al permanganato di potassio. Sebbene la bicromatometria sia meno spesso impiegata rispetto alla permanganometria, il bicromato di potassio è considerato uno standard primario grazie alla sua elevata purezza e al lungo periodo di conservazione delle sue soluzioni.

Il bicromato di potassio ha un potenziale normale di riduzione che corrisponde alla semireazione Cr2O7^2- + 14 H^+ + 6 e^- → 2 Cr^3+ + 7 H2O, con un valore di E° = +1.33 V. Al contrario, il permanganato di potassio ha un potenziale normale di riduzione relativo alla semireazione MnO4^- + 8 H^+ + 5 e^- → Mn^2+ + 4 H2O pari a E° = +1.49 V.

Indicatori

A differenza delle titolazioni permanganometriche, le titolazioni bicromatometriche richiedono l’uso di indicatori redox per rilevare il punto finale della . Gli indicatori devono avere un potenziale intermedio tra le due semireazioni di riduzione. Ad esempio, nell’analisi del ferro (II) con un potenziale di riduzione di +0.77 V, vengono utilizzati indicatori con un potenziale prossimo a 0.78 V come la difenilammina, la difenilbenzidina e la difenilammina solfonato, che presentano un viraggio dal verde al viola.

Applicazioni

La bicromatometria trova impiego nella determinazione del ferro (II) e nella misurazione del Chemical Oxygen Demand (COD). Per il calcolo del COD, le sostanze organiche e inorganiche presenti in un campione di acqua vengono ossidate dal bicromato di potassio in presenza di acido solforico concentrato e solfato di argento, con successiva retro-titolazione dell’eccesso di bicromato con solfato di ammonio e ferro (II).

Inoltre, la bicromatometria viene impiegata per determinare l’etanolo presente in soluzione. L’etanolo viene ossidato ad acido etanoico dal bicromato di potassio, con successiva determinazione dell’eccesso di bicromato mediante l’aggiunta di una soluzione di ioduro di potassio, dove lo ioduro viene ossidato in iodio. Infine, lo iodio viene titolato con una soluzione di di sodio che si converte in tetrationato.

Ossido di zinco: sintesi, reazioni, usi

Benefici e utilizzi dell’ossido di zinco: tutto quello che c’è da sapere

L’ossido di zinco è un composto inorganico con la formula ZnO che si trova in natura nella zincite e ha una storia che risale all’antichità. Utilizzato dagli antichi Romani nel 2000 a.C., è stato sintetizzato successivamente dagli indiani nel sedicesimo secolo, in Cina nel diciassettesimo secolo e in Europa nel 1850.

Questo composto, poco solubile in acqua e alcoli ma solubile in acidi e basi, è noto per la sua durezza e viene classificato con un punteggio di 4.5 nella scala di Mohs. In presenza di difetti nel reticolo cristallino, l’ossido di zinco può cambiare colore da bianco a giallo quando riscaldato in aria e ritornare al bianco quando si raffredda.

Sintesi dell’ossido di zinco

L’ossido di zinco può essere prodotto in laboratorio attraverso diversi metodi. Uno di essi prevede l’elettrolisi di una soluzione di bicarbonato di sodio utilizzando lo zinco come anodo, formando idrogeno e idrossido di zinco che si decompone in ossido di zinco. Un altro metodo implica una di doppio scambio tra cloruro di zinco e carbonato di sodio, che porta alla formazione di carbonato di zinco, successivamente decomposto in ossido di zinco e biossido di carbonio.

Processi industriali

A livello industriale, l’ossido di zinco viene principalmente prodotto attraverso due processi: il processo diretto e il processo indiretto. Il processo diretto, noto anche come processo americano, si basa sulla riduzione e ossidazione dello zinco contenuto nei minerali. Il processo indiretto, o processo francese, prevede la fusione dello zinco che reagisce con l’ossigeno per formare l’ossido di zinco.

dell’ossido di zinco

L’ossido di zinco è un ossido anfotero, agendo sia da base che da acido in determinate condizioni. In ambiente acido, reagisce formando cloruro di zinco, mentre in ambiente basico forma il tetraidrossizincato.

Inoltre, l’ossido di zinco può reagire con gli acidi grassi per dar luogo a composti particolari con diverse applicazioni industriali. La versatilità di questo composto lo rende prezioso in svariati settori, dall’industria chimica a quella farmaceutica e cosmetica.Benefici e Utilizzi dell’Ossido di Zinco

L’ossido di zinco è un composto chimico versatile che può reagire con diversi acidi per formare carbossilati. Ad esempio, reagisce con l’acido stearico per formare lo stearato di zinco e con l’acido fosforico per dare il fosfato di zinco. Inoltre, può reagire con monossido di carbonio, idrogeno, biossido di carbonio e acqua per formare vari composti di zinco.

Reazioni dell’Ossido di Zinco

– Con acido stearico: 2 CH3(CH2)16COOH + ZnO → 2 (CH3(CH2)16COO)Zn + H2O
– Con acido fosforico: 3 ZnO + 2 H3PO4 → Zn3(PO4)2 + 3 H2O
– Con monossido di carbonio: ZnO + CO → Zn + CO2
– Con idrogeno: ZnO + H2 → Zn + H2O
– Con biossido di carbonio e acqua: 2 ZnO + CO2 + H2O → ZnCO3 + Zn(OH)2

Usi dell’Ossido di Zinco

L’ossido di zinco trova numerose applicazioni in settori diversi:

– Nell’industria della gomma come attivatore della vulcanizzazione e agente rinforzante.
– Negli elastomeri come agente reticolante.
– Nel settore ceramico, in particolare negli smalti per piastrelle.
– Nell’industria delle come pigmento opacizzante e anticorrosivo per i .
– Nel campo medico e cosmetico per le sue proprietà antibatteriche e deodoranti. Viene utilizzato in talco per bambini, creme per dermatiti da pannolino e altre irritazioni cutanee, nonché in creme solari per proteggere dalla luce ultravioletta.
– Nelle celle fotoelettrochimiche sotto forma di nanoparticelle in sostituzione del biossido di titanio.
– Come semiconduttore di tipo grazie ai difetti interstiziali nella sua struttura cristallina.

Dimetilformammide: proprietà, sintesi, reazioni, usi

La dimetilformammide: solvente universale

La dimetilformammide, con nome IUPAC N,N-dimetilformammide, è un composto organico noto come “solvente universale”. Presenta la formula (CH3)2NC(O)H e una struttura di notevole importanza in ambito chimico.

della dimetilformammide

La dimetilformammide è un liquido inodore in stato puro, ma può sviluppare un odore sgradevole a causa delle impurità di dimetilammina presenti. È completamente miscibile con l’acqua e con vari solventi organici come etanolo, etere etilico, acetone e . Si tratta di un solvente polare aprotico, igroscopico, instabile a temperature superiori a 350°C e può reagire in modo esplosivo con agenti ossidanti, alogeni e alluminio alchilico.

Utilizzi e sintesi della dimetilformammide

La dimetilformammide viene impiegata come solvente grazie alla sua solubilità in acqua, alle sue proprietà organiche e alla sua elevata costante dielettrica. La sua sintesi avviene attraverso diverse vie, tra cui la distillazione di una miscela di dimetilammina cloridrato e formiato di potassio oppure tramite tra dimetilammina, idrogeno e biossido di carbonio in presenza di catalizzatori come rame e ossido di zinco.

Reazioni chimiche della dimetilformammide

La dimetilformammide non è stabile in presenza di basi forti come idrossido di sodio o acidi forti come acido cloridrico. Questo comportamento la rende un composto chimico versatile ma sensibile a determinate condizioni.

Per approfondire ulteriormente sulle caratteristiche e gli utilizzi della dimetilformammide, è possibile consultare risorse specifiche di chimica organica e chimica generale.La dimetilformammide è un composto chimico impiegato nella produzione di reazioni organiche rilevanti. Si può ottenere combinando acido solforico con formiato e dimetilammina, e acido formico con dimetilammina.

Applicazioni

Questo solvente trova diverse applicazioni pratiche. È utilizzato per la sintesi di colloidali, copolimeri a blocchi e in reazioni organiche come decarbossilazione e polimerizzazione. Inoltre, ha un ruolo chiave nella produzione di pesticidi, adesivi, pelli sintetiche, fibre, pellicole, rivestimenti superficiali e .

Ruolo in sintesi chimica

La dimetilformammide svolge anche la funzione di catalizzatore nella sintesi di alogenuri acilici e nel processo di ottenimento di cloruro acilico dagli acidi carbossilici.

Inoltre, è coinvolta in reazioni chimiche di grande importanza come la di Vilsmeier-Haack, la reazione di Friedel – Crafts e il riarrangiamento di Beckmann.

Risulta dunque evidente l’ampio spettro di utilizzo di quest’importante composto nella chimica industriale e organica.

Acido cumarico: isomeria, proprietà, usi

L’acido cumarico, insieme all’acido ferulico, , acido clorogenico, acido rosmarinico e all’acido sinapico, appartiene alla famiglia degli acidi idrossicinnamici ed è un composto naturale presente, ad esempio, nella Castanopsis fissa.

Questo acido è un derivato idrossilato dell’acido cinnamico con formula C9H8O3 e può esistere in tre isomeri: orto, meta e para, con quest’ultimo che è il più comune in natura. A causa della presenza del doppio legame, può anche presentarsi nelle forme E e Z.

# Proprietà dell’acido cumarico

L’acido p-cumarico è un solido cristallino poco solubile in acqua ma solubile in solventi organici come , dimetilsolfossido, etere etilico e dimetilformammide. Ha una costante acida Ka tipica degli acidi carbossilici, pari a 2.24 x 10-5. È un potente antiossidante e viene classificato come fitochimico e nutraceutico. Si trova legato a monosaccaridi, disaccaridi e polisaccaridi, ed è presente in molte piante commestibili come carote, arachidi, cereali e in particolare nell’orzo.

# Biosintesi dell’acido cumarico

L’acido cumarico può essere ottenuto dall’acido trans-cinnamico tramite l’azione dell’enzima cinnamato 4-idrossilasi, o dalla L-tirosina tramite l’azione dell’enzima tirosina ammoniaca liasi.

#

L’acido p-cumarico ha dimostrato di ridurre lo e le reazioni infiammatorie, essendo un efficace antiossidante che contrasta la formazione di radicali liberi. Viene utilizzato anche per il controllo dell’iperpigmentazione, in quanto è un inibitore competitivo della tirosinasi, l’enzima responsabile della produzione di .

Tricloruro di fosforo: proprietà, sintesi, reazioni, usi

Il Tricloruro di Fosforo: Proprietà, Sintesi e Reazioni

Il tricloruro di fosforo, con formula PCl3, è uno degli alogenuri più significativi del fosforo, con numero di ossidazione +3. Fu scoperto nel 1808 da Joseph Louis Gay-Lussac e Louis Jacques Thénard attraverso la reazione di riscaldamento del calomelano con fosforo.

Proprietà

Il tricloruro di fosforo si presenta come un liquido incolore o leggermente giallognolo con fumi tossici, irritanti e corrosivi, dall’odore pungente simile a quello dell’acido cloridrico. La sua è trigonale piramidale con un angolo di legame di 100°. È solubile in benzene, etere etilico, cloroformio, tetracloruro di carbonio, solfuro di carbonio e solventi organici alogenati.

Sintesi

Esistono diverse vie per la sintesi del tricloruro di fosforo:
– Per reazione del fosforo con il cloro seguita dalla rimozione del prodotto di reazione per evitare la formazione di pentacloruro di fosforo: P4 + 6 Cl2 → 4 PCl3.
– Per reazione del fosforo con cloruro di tionile con formazione di tricloruro di fosforo e anidride solforosa: P4 + 10 SOCl2 → 4 PCl3 + 10 SO2.
– Per reazione del fosforo bianco con cloruro di tionile con formazione di tricloruro di fosforo, anidride solforosa e dicloruro di dizolfo: 8 SOCl2 + P4 → 4 PCl3 + SO2 + 2 S2Cl2.

Reazioni

Il tricloruro di fosforo reagisce rapidamente con l’acqua in una reazione esotermica che porta alla formazione di acido fosforoso e cloruro di idrogeno:
PCl3 + 3H2O → H3PO3 + 3HCl.

Il tricloruro di fosforo reagisce anche con il cloro per formare pentacloruro di fosforo.

Tricloruro di Fosforo: Reazioni e Applicazioni

Il tricloruro di fosforo è un composto chimico con formula PCl3, che può reagire in diverse condizioni per formare altri composti utili. Ad esempio, la reazione di PCl3 con cloro dà luogo al cloruro di tiofosforile, mentre la sua reazione con zolfo produce il cloruro di tiofosforile.

Reazioni del Tricloruro di Fosforo

Il tricloruro di fosforo può interagire anche con l’ossigeno per formare il cloruro di fosforile. Questo composto è coinvolto in numerose reazioni con composti organici. Ad esempio, quando reagisce con acidi carbossilici, si ottengono alogenuri acilici. Allo stesso modo, con alcoli si formano alogenuri alchilici.

del Tricloruro di Fosforo

Il tricloruro di fosforo ha diverse applicazioni industriali e chimiche, tra cui:

Produzione Chimica

: è un precursore per molti composti organici e inorganici utilizzati nella produzione di agrochimici, ritardanti di fiamma, plastificanti, additivi e detergenti.

Sintesi Organica

: viene impiegato come agente clorurante e catalizzatore in varie sintesi organiche.

Industria -plastica

: è utilizzato nell’elettrodeposizione di metallo sulla gomma e nella produzione di gomme sintetiche.

Produzione di Prodotti Chimici

: è impiegato nella produzione di , tensioattivi, coloranti, germicidi, medicinali e altri prodotti chimici.

Applicazioni Industriali

: troviamo il tricloruro di fosforo impiegato in tubi fluorescenti, lampadine a basso consumo energetico, doppi vetri delle finestre e pneumatici per auto di lusso.

Industria Manifatturiera

: viene utilizzato come nella saldatura ad arco per proteggere i metalli dall’ossigeno.

In conclusione, il tricloruro di fosforo è un composto versatile con numerose reazioni e applicazioni che lo rendono fondamentale in diversi settori industriali e chimici.

Acido ferulico: proprietà, usi

Acido Ferulico: Proprietà, Biosintesi e

L’acido ferulico è un acido carbossilico derivato dall’acido trans-cinnamico, caratterizzato dalla presenza di un gruppo metossi e un gruppo idrossi sull’anello benzenico nelle posizioni 3 e 4 rispettivamente. Il suo nome deriva dal genere “Ferula”, associato alla pianta Ferula communis, comunemente conosciuta come finocchiaccio.

# Proprietà

Con formula C10H10O4, si presenta in forma di polvere cristallina poco solubile in acqua ma solubile in solventi organici come etanolo, dimetilsolfossido e dimetilformammide, con una costante di dissociazione (Ka) di 2.45 x 10^-5. L’acido ferulico è un antiossidante presente nelle pareti cellulari di cereali, frutta e verdure, legato a monosaccaridi, disaccaridi e polisaccaridi. È presente in alimenti come avena, grano, riso, carciofi, caffè, mele, arance e ananas.

Analogamente alla vitamina E, l’acido ferulico contribuisce all’integrità dei fosfolipidi delle membrane cellulari, proteggendo dalle reazioni a catena indotte dai raggi UV. È anche un scavenger di e inibisce gli che generano radicali liberi.

# Biosintesi

L’acido ferulico viene biosintetizzato nelle piante a partire dall’ grazie all’enzima caffeato O-metiltransferasi.

# Usi

Data la sua bassa tossicità e le sue varie proprietà fisiologiche, come attività antinfiammatoria, antimicrobica, antiaritmica e antitrombotica, l’acido ferulico trova impiego in prodotti farmaceutici, alimentari e cosmetici.

Utilizzato come antioxidante negli alimenti, contrasta la perossidazione lipidica e previene l’. Nei prodotti per la cura della pelle, agisce come agente fotoprotettivo e ritardante dell’invecchiamento cutaneo causato dalla luce solare. Tuttavia, la sua tendenza a ossidarsi rapidamente limita il suo impiego.

In conclusione, l’acido ferulico rappresenta una molecola versatile con molteplici benefici e applicazioni in diversi settori, dalle scienze farmaceutiche alla cosmetica.

Benzopirene: proprietà, fonti, reattività, salute

Il Benzopirene: Caratteristiche e Fonti

Il benzopirene, noto anche come benzo[a]pirene, è un idrocarburo policiclico aromatico con formula C20H12, caratterizzato dalla fusione di cinque anelli benzenici. Si presenta sotto forma di cristalli giallo pallido, poco solubile in acqua ma solubile in solventi organici come il benzene e l’etere etilico.

Proprietà

Il benzopirene è solubile in benzene, , toluene ed etere etilico, mentre le soluzioni diluite in benzene mostrano una fluorescenza viola.

Fonti

Le principali fonti di benzopirene includono eruzioni vulcaniche, incendi boschivi, scarichi di benzina e diesel, fumo di sigaretta, cibi arrostiti, prodotti della pirolisi e catrame di carbon fossile. Questa sostanza può essere rinvenuta nell’aria, nell’acqua, nel suolo e nei sedimenti.

Reattività

Il benzopirene è soggetto a fotossidazione in presenza di luce solare o fluorescente, e può essere ossidato da agenti come l’ e l’acido cromico. È inoltre coinvolto in reazioni di nitrazione, alogenazione e in presenza di come il platino.

Impatto sulla Salute

Il benzo[a]pirene è classificato come cancerogeno per l’uomo dall’Agenzia Internazionale per la sul Cancro. È noto per avere effetti mutageni, tossici per la riproduzione, lo sviluppo e il sistema immunitario. Il suo metabolismo può portare alla formazione di sostanze ossidate che interferiscono con il processo di replicazione del DNA, implicando enzimi come le perossidasi e le idrolasi.

In conclusione, il benzopirene rappresenta una sostanza nociva per la salute umana, con effetti dannosi che vanno considerati attentamente per prevenire le possibili esposizioni.

Argon: storia, proprietà, composti, usi

L’utilizzo dell’argon nell’industria e in altri settori

L’argon è un gas nobile presente nell’atmosfera terrestre allo 0,93%. La sua configurazione elettronica è [Ne] 3s²,3p⁶.

Scoperta e isolamento


Intorno al 1785, il chimico britannico Henry Cavendish identificò un elemento sconosciuto nell’aria, il quale fu isolato solo nel 1894 da Lord Rayleigh e Sir William Ramsay, che rimuovendo ossigeno, azoto e biossido di carbonio, ottennero il gas puro.

Proprietà distintive


Il nome “argon” deriva dal greco “ἀργός”, che significa “inattivo”, evidenziando la sua scarsa chimica. È incolore e inodore sia in forma liquida che gassosa, non è infiammabile né tossico.

Utilizzo nella


Una parte significativa dell’argon presente sulla Terra si è formata in tempi antichi da minerali contenenti l’isotopo del potassio 40. Questo principio è alla base della datazione al potassio-argon, utilizzata per determinare l’età delle rocce.

Potenziali composti dell’argon


Per lungo tempo si credeva che i gas nobili non potessero formare composti, ma nel 1933 Linus Pauling ipotizzò che i gas più pesanti del gruppo potessero reagire con ossigeno e fluoro. Nel 2000, un gruppo di ricercatori finlandesi sintetizzò il primo composto dell’argon, l’, dimostrando che è possibile la formazione di composti con questo gas.

L’argon assume quindi un ruolo cruciale in svariati settori, dalla datazione geologica alla spaziale, dimostrando la sua versatilità e importanza nel mondo della chimica e della scienza.Il composto ionico ArH+, noto come ione argonio, si forma mediante un processo che coinvolge una miscela di argon e idrogeno attraversata da una scarica elettrica.

Produzione del composto ArNH2+

Lo ione ArNH2+ si ottiene dalla dell’ione argonio con azoto in seguito a una espansione supersonica a getto di gas. Nella struttura di questo ione, gli atomi sono disposti nell’ordine Ar-H-N-N.

Utilizzi del composto ArH+

Il composto ArH+ trova diverse applicazioni pratiche, soprattutto nei casi in cui è richiesta un’atmosfera inerte:

Lampadine a incandescenza

: viene impiegato per proteggere il filamento dall’ossigeno, prevenendo la corrosione.

Tubi fluorescenti e lampadine a basso consumo energetico

: viene utilizzato per migliorarne le prestazioni.

Doppi vetri delle finestre

: contribuisce a migliorarne le caratteristiche termiche.

Pneumatici delle auto di lusso

: viene impiegato per proteggere la gomma.

Saldatura ad arco

: utilizzato come gas di protezione per preservare il metallo dall’ossigeno.

Applicazioni industriali

A causa della sua notevole inerzia chimica, l’ArH+ trova impiego anche nell’industria vinicola, dove viene aggiunto alle botti per proteggere il vino dall’acidità e dall’ossidazione, depositandosi sopra il liquido grazie alla sua maggiore densità rispetto all’aria.

Utilizzo come isolante termico

Grazie alla sua bassa conduttività termica, il composto ArH+ è impiegato come isolante nelle mute stagna per le immersioni in acque fredde, garantendo una protezione termica adeguata.

Per saperne di più sulle applicazioni della gomma nel settore automobilistico, puoi visitare il seguente [link](https://chimica.today/chimica-organica/gomma-naturale-e-gomme-sintetiche/).

Combustibili nucleari: front end, service period, back end

Il Ruolo dei Combustibili Nucleari nella Produzione di Energia

I combustibili nucleari sono essenziali per i nucleari, poiché danno origine a nucleari a catena. I due più comuni sono l’ e il . L’uranio è stato scoperto nel 1789 da Martin Klaproth e ha diversi isotopi. L’uranio 235 è utilizzato a diverse concentrazioni, che vanno dallo 0.7% al 3-5%, a seconda del reattore. Il plutonio 239 viene ottenuto dai minerali di uranio tramite processi di cattura neutronica.

Ciclo dei Combustibili Nucleari

Il ciclo dei combustibili nucleari inizia con la fase di preparazione del , che coinvolge principalmente l’uso di ossido di uranio ottenuto dai minerali. L’ossido di uranio viene convertito in esafluoruro di uranio, un gas a basse temperature, che viene successivamente arricchito e immagazzinato prima di essere utilizzato nel reattore.

Durante il periodo di servizio nel reattore, avvengono processi di decadimento dei nuclei radioattivi che rilasciano energia attraverso reazioni a catena. Una volta terminato il periodo di servizio, il combustibile esaurito viene rimosso per il processo di “back end”, che mira a renderlo sicuro. Dopo il raffreddamento, il combustibile esaurito viene immagazzinato in vasche apposite.

Vantaggi e Svantaggi dei Combustibili Nucleari

Nonostante l’abbondanza di riserve di uranio nel mondo, i combustibili nucleari non sono rinnovabili ma considerati sostenibili. A differenza dei combustibili fossili, l’utilizzo di combustibili nucleari non produce direttamente anidride carbonica o anidride solforosa.

Tuttavia, ci sono svantaggi nel loro utilizzo, come la gestione dei rifiuti radioattivi e la necessità di sistemi complessi per estrarre energia, che richiedono una regolamentazione rigorosa e tempi di costruzione lunghi.

In conclusione, i combustibili nucleari svolgono un ruolo significativo nella produzione di energia, ma è fondamentale bilanciarne vantaggi e svantaggi per garantirne un utilizzo responsabile e sicuro nel contesto energetico globale.

Fenolftaleina: proprietà, sintesi, usi

Fenolftaleina: scopri le e gli usi di questo composto organico

La fenolftaleina è un composto organico di formula C20H14O4, scoperto per la prima volta nel 1871 dal chimico tedesco Adolf von Baeyer. Si presenta come un solido bianco poco solubile in acqua, benzene ed esano, ma molto solubile in , etere etilico e debolmente solubile in dimetilsolfossido.

Proprietà della fenolftaleina

Essa è un acido debole con una costante di dissociazione Ka di 4 x 10^-10. La fenolftaleina si presenta incolore a pH acidi e rosa a pH basici, con un intervallo di viraggio compreso tra 8.2 e 9.8. Queste caratteristiche la rendono un indicatore acido-base utilizzato principalmente nelle titolazioni.

della fenolftaleina

La fenolftaleina viene sintetizzata tramite una di sostituzione elettrofila aromatica, facendo reagire un equivalente di anidride ftalica con due equivalenti di fenolo a 90°C in presenza di acido metansolfonico.

Usi della fenolftaleina

Oltre all’utilizzo come indicatore nelle titolazioni acido-base, la fenolftaleina è impiegata nel test di Kastle-Meyer per rilevare tracce di sangue su una scena del crimine, in quanto in presenza di emoglobina reagisce e diventa rosa.

Questo composto viene anche impiegato per rilevare la in materiali da costruzione. La fenolftaleina perde il suo colore se è presente carbonato di calcio a causa di variazioni del pH, risultando un metodo utile per verificare il processo di carbonatazione del legante.

È importante sottolineare che la fenolftaleina non viene più utilizzata come lassativo a causa dei suoi potenziali effetti cancerogeni.

Itterbio: proprietà, reazioni, usi

L’itterbio: un elemento dai mille volti

L’itterbio è un elemento appartenente alla serie dei lantanidi, con una configurazione elettronica [Xe] 4f¹⁴, 6s². È presente in minerali come la monazite, l’euxenite e il xenotime insieme ad altri elementi delle .

L’evoluzione storica dell’itterbio

Il chimico svizzero Jean Charles Galissard de Marignac isolò l’itterbio nel 1878 presso l’Università di Ginevra. Inizialmente confuso con altri elementi come l’erbio, nel 1907 si comprese che conteneva anche il lutezio. Solo nel 1953 fu possibile ottenere un campione puro del metallo.

Le peculiarità dell’itterbio

L’itterbio è un metallo tenero, duttile e malleabile, con una superficie lucida e brillante. A contatto con l’aria si oxida lentamente, formando uno strato protettivo. Rispetto agli altri lantanidi, è più reattivo e può presentare numeri di ossidazione +, +2 e +3, con quest’ultimo che è il più stabile.

Reazioni chimiche dell’itterbio

L’itterbio reagisce con diversi elementi:
– Con l’acqua forma idrossido di itterbio e idrogeno;
– Con l’ossigeno si trasforma in ossido;
– Con gli dà origine agli alogenuri corrispondenti;
– Con l’acido solforico si ottiene il solfato di itterbio e idrogeno. In soluzione ammoniacale, può interagire con complessi metallo carbonili.

Applicazioni dell’itterbio

L’itterbio trova svariate applicazioni:
– Come agente dopante in materiali;
– Nei e nella produzione di laser;
– Come catalizzatore in diverse reazioni chimiche;
– In lega con l’ittrio per la creazione di acciai speciali.

In definitiva, l’itterbio si rivela un elemento versatile e dalle diverse potenzialità applicative, contribuendo in vari settori grazie alle sue e caratteristiche uniche.

Pirene: proprietà, produzione, reazioni

Il Pirene: un Idrocarburo Policiclico Aromatico

Il pirene, scoperto nel 1837 da Auguste Laurent, è un idrocarburo policiclico aromatico composto da quattro anelli benzenici condensati con la formula C16H10. Questo composto si presenta come un solido incolore, ma può apparire giallo a causa di impurità di naftacene, con un punto di fusione di 156°C.

del Pirene

Il pirene è ottenuto dalla combustione incompleta di composti organici ed è isolato per la prima volta nel catrame di carbone. È scarsamente solubile in acqua e tetracloruro di carbonio, ma solubile in , etere etilico, solfuro di carbonio, e toluene.

In soluzione, il pirene mostra una discreta fluorescenza blu, rendendolo una sonda utile per determinare la polarità del solvente. La polarità del solvente influisce sulla fluorescenza del pirene, rendendolo ideale per questo tipo di analisi.

Produzione e Fonti di Pirene

Il pirene deriva dalla combustione incompleta di sostanze organiche, come olio combustibile, gas, carbone e legno. Le fonti antropiche principali includono automobili, impianti termici, centrali termoelettriche, raffinerie, cartiere, industrie chimiche e plastiche, e depositi di sostanze tossiche. Ambienti interni con riscaldamento a legna e carbone possono contenere elevate concentrazioni di pirene, che è uno degli inquinanti organici più persistenti.

Reazioni del Pirene

Il pirene può subire reazioni di ossidazione fotochimica o elettrochimica per formare chetoni e lattoni. Inoltre, può essere sottoposto ad idrogenazione, , nitrazione, ozonolisi e .

Applicazioni del Pirene

Il pirene è impiegato nella produzione di coloranti, plastiche e pesticidi ed è precursore del benzo[a]pirene, una sostanza altamente nociva per la salute. Questo idrocarburo aromatico policiclico ha diversi utilizzi industriali, ma è importante considerarne l’impatto sulla salute e sull’ambiente.

è in caricamento