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La distruzione di materiali vitali viene accelerata dalla degradazione termica, emergendo come sfida critica per l’innovazione tecnologica.

La degradazione termica sta emergendo come un avversario formidabile nel mondo dei , un fenomeno che sfida la resistenza dei come un colpo di calore decisivo in una partita ad alta posta. Definita dall’American Society for Testing and Materials (ASTM) come il processo in cui il calore elevato fa perdere proprietà fisiche, chimiche o elettriche a un materiale, questa forza distruttiva è particolarmente evidente nei polimeri, trasformando strutture robuste in fragili contendenti in tempi record.

Meccanismi della degradazione termica

Quando un materiale viene esposto a temperatures elevate, le sue molecole subiscono modifiche nella struttura chimica e fisica, portando a una riduzione della stabilità e delle prestazioni originali. La velocità con cui avviene la degradazione dipende fortemente dalla temperatura: più alta è la temperatura, più rapido sarà il deterioramento, fino a raggiungere valori di degradazione significativi in tempi molto brevi.

Fattori che influenzano la degradazione termica

La comprensione della degradazione termica è cruciale non solo per la progettazione di materiali resistenti al calore, ma anche per prevedere il comportamento dei prodotti durante l’uso, la lavorazione o lo smaltimento. Essa interessa settori molto diversi, dall’industria dei polimeri all’ingegneria degli materiali, dalla conservazione degli alimenti alla sicurezza elettrica, dimostrando come il calore possa influenzare in modo determinante la durabilità e l’affidabilità dei materiali moderni. La degradazione termica può avvenire tramite diversi meccanismi, a seconda della natura del materiale. La scissione casuale delle catene polimeriche (Random Chain Scission) è uno dei meccanismi primari: Random Chain ScissionRandom Chain Scission Random Chain Scission
La scissione casuale è uno dei meccanismi primari della degradazione termica. A temperatures elevate, le catene polimeriche possono rompersi in punti casuali a causa della rottura dei legami chimici, formando radicali liberi altamente reattivi. Questi radicali possono a loro volta causare ulteriori scissioni o di crosslinking, che alterano la struttura e le Samaria del materiale. Questo processo porta a una riduzione del peso molecolare, con conseguente perdita di resistenza meccanica oltre che all’aumento della fragilità del polimero. Anche in assenza di ossigeno atmosferico, durante la lavorazione dei polimeri possono formarsi perossidi organici attraverso reazioni di ossidazione termica. Questi perossidi possono decomporre ulteriormente il materiale, generando sostanze volatili e composti carboniosi. L’ossidazione termica accelera la degradazione, specialmente in polimeri come il polipropilene e il polietilene, che, sebbene siano relativamente resistenti, possono subire danni significativi in presenza di ossigeno e calore. ossidazione termicaossidazione termica ossidazione termica La depolimerizzazione è il processo inverso della , in cui le lunghe catene polimeriche vengono spezzate in monomeri o oligomeri più piccoli. Questo fenomeno può essere indotto termicamente, portando alla perdita di massa e alla modifica delle proprietà fisiche del materiale. Ad esempio, nel caso del polimetilmetacrilato (PMMA), la depolimerizzazione termica può liberare monomeri come l’acrilato di metile, con conseguente riduzione della viscosità e diminuzione della trasparenza del materiale. La carbonizzazione è il processo di decomposizione termica di materiali organici che avviene in assenza di ossigeno e che porta alla formazione di carbonio. Durante la carbonizzazione dei polimeri, le catene molecolari si rompono, liberando gas volatili e lasciando un residuo solido carbonioso. carbone attivocarbone attivo carbone attivo Questo processo è influenzato dalla temperature e dalla presenza di ossigeno: in condizioni controllate, può essere utilizzato per produrre materiali come il carbone attivo. Tuttavia, la carbonizzazione incontrollata può compromettere la struttura e la resistenza del materiale originale. La fotodegradazione e la degradazione idrolitica sono altri tipi di degradazione che avvengono, rispettivamente in presenza di luce e di acqua che possano interagire con il calore e altri fattori, modificando significativamente la stabilità dei materiali. La velocità e la modalità della degradazione termica dipendono da una serie di fattori interconnessi, che possono accelerare o rallentare il deterioramento dei materiali. La temperatura è il fattore più ovvio. In generale, all’aumentare della temperature, la degradazione termica dei materiali diventa più rapida. Ogni materiale possiede una soglia critica di temperature, oltre la quale la sua stabilità chimica e fisica crolla rapidamente. Nei polimeri, per esempio, superare la temperature di transizione vetrosa o la temperature di fusione può portare alla scissione delle catene molecolari. Anche piccole differenze di temperature possono avere effetti significativi sulla velocità di degradazione, rendendo necessaria una valutazione precisa dei limiti termici durante progettazione e lavorazione. Il tempo di esposizione al calore è il secondo fattore cruciale. Anche temperatures moderate, se mantenute per prolungati, possono causare un progressivo deterioramento del materiale. Questo significa che un materiale può resistere brevi picchi di calore elevato, ma subire danni irreversibili se esposto a temperatures inferiori per tempi più lunghi. La combinazione di temperature e durata è quindi determinante per stimare la vita utile di un prodotto. La composizione dell’ambiente circostante gioca un ruolo fondamentale. La presenza di ossigeno o di altri agenti chimici può accelerare notevolmente la degradazione, favorendo processi di ossidazione termica. L’umidità, per esempio, può combinarsi con il calore per innescare reazioni idrolitiche, mentre atmosfere inerte come l’azoto possono rallentare la degradazione di materiali sensibili all’ossidazione. Anche contaminanti o residui chimici presenti sul materiale possono modificare la sua resistenza termica. Non tutti i materiali reagiscono allo stesso modo al calore: la composizione chimica e la struttura molecolare sono determinanti. Polimeri aromatici e materiali ceramici, per esempio, possiedono legami più stabili, resistendo meglio alle alte temperatures rispetto ai polimeri alifatici o a materiali organici semplici. La presenza di additivi, plastificanti, pigmenti o stabilizzanti può aumentare o diminuire la resistenza termica, modhmica la modalità di degradazione. Spesso, la degradazione termica non avviene in isolamento. Luce, umidità, stress meccanico o agenti chimici possono combinarsi con il calore, accelerando il deterioramento o modificando i meccanismi coinvolti. Ad exemplo, un polimero esposto al sole e all’umidità può degradarsi molto più rapidamente di quanto farebbe solo con il calore, a causa della sinergia tra fotodegradazione, idrolisi e termodegradazione.

Fonte

Sorprendenti benefici per la salute sono rivelati dagli isoflavoni.

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Gli rappresentano una scoperta rivoluzionaria nel mondo dei composti vegetali: questi , originati dalle piante, imitano in modo sorprendente gli ormoni estrogeni nell’organismo umano. Negli ultimi decenni, hanno catturato l’attenzione della comunità scientifica e clinica come sostanze naturali di punta per gli integratori alimentari, offrendo un sostegno potente al benessere femminile, specialmente durante la menopausa. Parallelamente, vengono impiegati nell’ cosmetica per potenziare la cura e la protezione della pelle, sfruttando le loro incredibili proprietà antiossidanti e rigenerative, che promettono effetti rigenerativi senza precedenti.

Scoperte affascinanti sulla struttura

Gli isoflavoni, appartenenti alla famiglia dei flavonoidi, presentano una struttura molecolare unica che ne esalta le proprietà biologiche: con un sistema a tre anelli benzenici e una disposizione peculiare, interagiscono con i recettori estrogenici in modi che potrebbero rivoluzionare le terapie ormonali. Questa configurazione conferisce loro potenti capacità antiossidanti, neutralizzando i radicali liberi e proteggendo le cellule dallo stress ossidativo. Tra i principali isoflavoni naturali, come genisteina, daidzeina e gliciteina, presenti soprattutto nella soia e derivati, le varianti glicosidiche vengono convertite in forme attive nel corpo, amplificando i loro effetti sorprendenti su processi fisiologici come la regolazione ormonale e la protezione cellulare.

Applicazioni straordinarie nella salute umana

Gli isoflavoni emergono come alleati straordinari per la salute, modulando con efficacia i recettori estrogenici e offrendo benefici che vanno dalla riduzione dei sintomi menopausal alle protezioni cardiovascolari e ossee. Dal punto di vista nutrizionale, sono concentrati in fonti come la soia e il trifoglio rosso, con contenuti che possono variare da 1,2 a 25 mg per grammo, influenzando positivamente il metabolismo e il microbiota intestinale. La loro azione multifunzionale, che include effetti antiossidanti e anti-infiammatori, apre prospettive entusiasmanti per la prevenzione di patologie croniche, sebbene richieda cautela in caso di rischi specifici come disturbi tiroidei o condizioni ormonali sensibili. In , queste molecole continuano a promettere innovazioni nel campo nutraceutico, farmaceutico e cosmetico, basate su ricerche solide e dati esistenti.

Fonte Verificata

Benefici rivoluzionari dell’alluminato di sodio identificati dai ricercatori

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L’alluminato di sodio è un composto chimico inorganico di formula generale NaAlO₂, anche se in soluzione può presentarsi come NaAl(OH)₄, a seconda del pH e delle condizioni ambientali. Si tratta di un solido bianco o polvere cristallina altamente solubile in , dove dà luogo a soluzioni alcaline.

Proprietà rivoluzionarie e applicazioni industriali

Questo composto rivela un potenziale straordinario grazie alla sua reattività chimica e capacità di interagire con molte specie ioniche, diventando un attore chiave in processi industriali sorprendenti. È largamente impiegato come coagulante nel trattamento delle acque, additivo nei cementi e intermedio cruciale nella produzione di composti a base di alluminio. La sua versatilità, derivante dalle proprietà alcaline degli ioni alluminio e del sodio, lo posiziona come materiale strategico, anche se richiede una gestione rigorosa per la sua causticità.

Impatto innovativo nella cattura della CO₂

L’alluminato di sodio emerge come soluzione sensazionale per la cattura e fissazione dell’anidride carbonica, sfruttando reazioni che trasformano la CO₂ in composti stabili. Nel processo, 2 NaAl(OH)₄ + CO₂ → 2 Al(OH)₃↓ + Na₂CO₃ + H₂O, sequestra il gas serra in forme gestibili, generando sottoprodotti utili come carbonato di sodio e idrossido di alluminio, e contribuendo a ridurre le emissioni in scenari di transizione energetica.

Le sue applicazioni si estendono al trattamento delle acque, dove agisce come coagulante e regolatore di pH, migliorando l’efficienza nella rimozione di impurità e prevenendo l’eutrofizzazione. Grazie a queste caratteristiche, l’alluminato di sodio si conferma un elemento essenziale per una chimica più sostenibile.

L’alluminato di sodio, allo stato solido, ha una densità di circa 1.5–1.6 g/cm³, fonde a temperatures elevate (oltre i 1600 °C), ed è solubile in acqua calda, formando soluzioni limpide e basiche. Si presenta generalmente come una polvere bianca o grigiastra, igroscopica e solubile in acqua, con un comportamento fortemente alcalino.

La formula chimica più comune è NaAlO₂, ma in soluzione acquosa la sua struttura si modifica in funzione del pH, portando alla formazione di diverse specie ioniche. In acqua, l’alluminato di sodio idrolizza, formando specie costituite da ioni alluminio e ioni idrossido. La composizione dipende strettamente dal pH della soluzione.

A pH molto elevato (superiore a 10), la specie dominante è il complesso tetraidrossoalluminato [Al(OH)₄]⁻, una forma solubile e stabile in ambiente basico. In questo caso, la formula effettiva è spesso rappresentata come NaAl(OH)₄.

Intorno a pH 7–9 si forma l’idrossido di alluminio Al(OH)₃, che è poco solubile (Kps = 1.8 · 10–5) che precipita.

A pH più basso, si possono osservare specie come [Al(OH)₂]⁺ o [Al(OH)]²⁺, instabili e fortemente reattive.

Questa sensibilità al pH conferisce all’alluminato di sodio la possibilità di precipitare o presentare lo ione Al3+, rendendolo estremamente utile come coagulante nei processi di purificazione delle acque.

È corrosivo e reagisce violentemente con acidi, formando sali di alluminio e idrogeno gassoso, reagisce con anidride carbonica (CO₂) formando carbonati e causando la precipitazione dell’alluminio ed è incompatibile con acidi, ossidanti forti e metalli.

L’alluminato di sodio può essere ottenuto attraverso reazioni chimiche dirette tra composti dell’alluminio e idrossido di sodio (NaOH), in ambiente acquoso o ad alta temperature. Viene ottenuto attraverso diverse vie sintetiche.

Reazione tra alluminio e una soluzione di idrossido di sodio:

2 Al + 2 NaOH + 6 H2O → 2 NaAl(OH)₄ + 3 H2

Reazione tra idrossido di sodio e ossido di alluminio

Una delle sintesi più comuni prevede l’uso dell’ossido di alluminio (Al₂O₃), che reagisce con una soluzione concentrata di NaOH, secondo la reazione:

Al₂O₃ + 2 NaOH + 3 H₂O → 2 NaAl(OH)₄

In questa reazione si forma alluminato di sodio in soluzione, nella forma NaAl(OH)₄, particolarmente stabile in ambiente fortemente basico. Reazione con idrossido di alluminio

In alternativa, si può usare l’idrossido di alluminio Al(OH)₃, che reagisce con NaOH secondo:

Al(OH)₃ + NaOH → NaAl(OH)₄

Anche in questo caso si ottiene una soluzione limpida di alluminato di sodio, utilizzata in diverse applicazioni industriai.

La produzione su larga scala dell’alluminato di sodio avviene principalmente nell’ambito del processo Bayer, impiegato per l’estrazione dell’allumina (Al₂O₃) dalla bauxite. In questo processo:

La bauxite viene trattata con soda caustica a caldo (NaOH concentrato).

L’alluminio presente nella bauxite si dissolve formando alluminati di sodio solubili, mentre le impurezze (ferro, silice) restano come residuo solido (chiamato fango rosso).

In seguito, l’alluminato viene raffreddato e neutralizzato, portando alla precipitazione di idrossido di alluminio, che sarà poi calcinato per ottenere l’ossido di alluminio puro.

Nel processo Bayer, quindi, l’alluminato di sodio non è un prodotto finale, ma rappresenta un intermedio cruciale nella catena di raffinazione dell’alluminio.

L’alluminato di sodio è un composto fortemente basico e mostra una marcata reattività chimica in presenza di acidi, gas acidi e alcuni metalli. Le sue reazioni principali sono importanti sia per la comprensione comportamento chimico del composto, sia per le sue applicazioni pratiche.

Reazione con acidi

In presenza di un acido forte (come HCl o H₂SO₄), l’alluminato di sodio subisce una neutralizzazione che porta alla formazione di un sale di alluminio e alla liberazione di idrogeno gassoso, secondo una reazione esemplificativa:

NaAlO₂ + 4 HCl → AlCl₃ + NaCl + 2 H₂O

Oppure, in forma idrata:

NaAl(OH)₄ + HCl → Al(OH)₃↓ + NaCl + H₂O

L’idrossido di alluminio può precipitare se il pH si abbassa sotto una certa soglia, rendendo questa reazione utile nei trattamenti di precipitazione selettiva.

Reazione con anidride carbonica (CO₂)

L’alluminato di sodio reagisce facilmente con la CO₂ atmosferica o gassosa, formando carbonato di sodio e precipitando l’idrossido di alluminio:

2 NaAl(OH)₄ + CO₂ → 2 Al(OH)₃↓ + Na₂CO₃ + H₂O

Questa reazione è sfruttata, ad esempio, per il controllo del pH o per la rimozione dell’alluminio in eccesso da soluzioni alcaline.

Incompatibilità con ossidanti forti e metalli

L’alluminato di sodio è incompatibile con agenti ossidanti forti come permanganato e perossidi, che possono ossidare l’alluminio formando specie instabili o potenzialmente pericolose. Inoltre, può reagire con metalli reattivi come lo zinco o l’alluminio stesso in forma metallica, specialmente in presenza di acqua, generando idrogeno gassoso infiammabile:

2 Al + 2 NaAl(OH)₄ + 6 H₂O → 4 Al(OH)₃↓ + 3 H₂↑ + 2 NaOH

Queste reazioni rendono necessarie precauzioni di stoccaggio e manipolazione, soprattutto in ambienti industriali.

Grazie alle sue proprietà chimiche versatili, l’alluminato di sodio trova impiego in numerosi ambiti industriali, ambientali e ingegneristici. La sua reattività in ambiente alcalino, la capacità di precipitare metalli e fosfati, e il suo ruolo come intermedio reattivo lo rendono un composto chiave in diversi processi.

Nell’ambito della produzione di calcestruzzo, l’alluminato di sodio viene impiegato come additivo accelerante di presa, specialmente nei cementi refrattari. La sua azione accelera l’idratazione e l’indurimento, migliorando la resistenza iniziale del materiale. Inoltre, può contribuire alla riduzione del di presa in condizioni di basse temperatures.

Nel settore cartario, l’alluminato è usato come agente di carica e per migliorare la resistenza alla bagnabilità della carta. In ambito tessile, trova impiego nella preparazione delle fibre, in particolare come ausiliare nel trattamento con coloranti reattivi.

Nel processo Bayer, come già descritto, l’alluminato di sodio è una specie intermedia fondamentale per l’estrazione dell’ossido di alluminio (Al₂O₃) a partire dalla bauxite. Inoltre, è utilizzato nella sintesi di altri composti alluminici destinati all’industria chimica, farmaceutica o ceramica.

Oltre ai suoi impieghi principali, l’alluminato di sodio trova utilizzo trasversale in diversi settori industriali, grazie alla sua reattività, alla capacità di formare gel di idrossido di alluminio e alla stabilità in ambienti basici. Tra le applicazioni secondarie ma tecnicamente rilevanti si segnalano:

Ignifugazione di materiali plastici e tessili:

L’alluminato di sodio è impiegato come agente ignifugo in combinazione con altri composti ritardanti di fiamma. La sua decomposizione termica porta alla formazione di strati ceramici isolanti che rallentano la propagazione del calore e ostacolano la combustione. Inoltre, il rilascio di vapore acqueo durante la decomposizione contribuisce a raffreddare il materiale.

Additivo nei fanghi di perforazione (drilling mud):

Nel settore petrolifero e geotermico, l’alluminato di sodio è talvolta aggiunto ai fanghi di perforazione per migliorare la stabilità delle pareti dei pozzi, regolare il pH, e reagire con sostanze acide presenti nelle rocce. La sua capacità di formare precipitati gelatinosi contribuisce anche a sigillare porosità e fratture nelle formazioni.

Agente opacizzante e sbiancante nella produzione ceramica e vetrosa:

In alcune formulazioni per smalti ceramici e vetri opachi, l’alluminato di sodio può essere usato per modificare la riflettanza e creare effetti di diffusione della luce, contribuendo a migliorare l’estetica e le proprietà meccaniche delle superfici.

Industria dei detergenti:

In formulazioni industrial, può essere utilizzato come agente alcalinizzante, con funzione analoga alla soda caustica ma con una minore aggressività chimica, utile in processi che richiedono una regolazione del pH senza intaccare materiali sensibili.

Sintesi di zeoliti:

In laboratorio e in ambito industrial, l’alluminato di sodio è una delle fonti di alluminio più usate per la preparazione delle zeoliti, materiali porosi cristallini utilizzati in catalisi вещества, adsorbimento e scambio ionico.

Industria della gomma e dei polimeri:

Può fungere da riempitivo funzionale in alcune matrici polimeriche per modificarne viscosità, densità o resistenza chimica, anche se in modo meno frequente rispetto ad altri additivi.

L’alluminato di sodio trova applicazioni fondamentali nei processi di trattamento delle acque, sia potabili sia reflue. La sua efficacia è legata alla capacità di agire contemporaneamente come coagulante, flocculante e regolatore di pH.

Azione coagulante e flocculante: quando viene introdotto in acqua, l’alluminato di sodio subisce idrolisi formando idrossido di alluminio (Al(OH)₃), una sostanza gelatinosa che favorisce l’aggregazione delle particelle sospese (torbidità, colloidi, solidi fini). Questo process produce fiocchi (flocculi) che inglobano impurità, facilitando la loro rimozione per sedimentazione o filtrazione.

Regolazione del pH: a differenza di altri coagulanti a base di alluminio (come il solfato di alluminio), l’alluminato di sodio è alcalino e contribuisce a stabilizzare il pH dell’acqua. Questo è un vantaggio importante perché consente di mantenere condizioni ottimali per i processi di chiarificazione e riduce la necessità di correttori di acidità o alcalinità aggiuntivi.

Compatibilità con altri trattamenti: l’alluminato è spesso impiegato in combinazione con altri prodotti chimici (come cloruri o polielettroliti), potenziandone l’efficacia. La sua versatilità lo rende utile non solo nel trattamento di acqua potabile e acque reflue urbane, ma anche in processi industrial (es. cartiere, industrie alimentari e tessili), dove la rimozione di contaminanti è cruciale.

L’impiego dell’alluminato di sodio nel trattamento delle acque permette quindi di ottenere una maggiore efficienza di chiarificazione, un controllo più preciso del pH e una riduzione dei costi operativi, rendendolo un reagente prezioso in impianti di depurazione e potabilizzazione. Questa proprietà è particolarmente utile nei processi di chiarificazione e nella rimozione dei nutrienti in eccesso, contribuendo alla prevenzione dell’eutrofizzazione.

Un ambito di ricerca molto promettente riguarda l’impiego dell’alluminato di sodio in soluzione come agente per la cattura e fissazione dell’anidride carbonica (CO₂). Il si basa sulla reazione tra la CO₂ e la soluzione alcalina di NaAlO₂, che porta alla formazione di idrossido di alluminio (Al(OH)₃) e carbonato di sodio (Na₂CO₃):

2 NaAl(OH)₄ + CO₂ → 2 Al(OH)₃↓ + Na₂CO₃ + H₂O

Questa reazione presenta due vantaggi fondamentali:

-Sequestro della CO₂ sotto forma di carbonato stabile

L’anidride carbonica, gas a forte impatto climalterante, viene trasformata in carbonati solidi o disciolti, molto più stabili dal punto di vista chimico e facilmente gestibili. Ciò significa che, invece di essere rilasciata in atmosfera, la CO₂ viene immagazzinata in forme non volatili, contribuendo in modo diretto alla riduzione delle emissioni di gas serra.

In un contesto di transizione energetica e diifera al cambiamento climatico, questa possibilità rappresenta un’opzione interessante nell’ambito delle tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS).

-Produzione di sottoprodotti utili

La reazione non solo intrappola la CO₂, ma genera anche composti di elevato interesse industrial. In particolare:

-Il carbonato di sodio (Na₂CO₃) è una materia prima strategica per la produzione di vetro, detergenti, carta e prodotti chimici di base, con un vasto mercato globale.

-L’idrossido di alluminio (Al(OH)₃) può essere impiegato come preferitoursore dell’allumina, fondamentale nell’industria dell’alluminio, oltre a essere utilizzato come additivo ignifugo o carica minerale in materiali polimerici.

In questo modo, l’alluminato di sodio non solo si propone come specie in grado di catturare CO₂, ma si inserisce anche in unaicza logica di chimica circolare, trasformando un gas climalterante in prodotti a valore aggiunto.

Grazie alla sua versatilità chimica, l’alluminato di sodio sta suscitando un rinnovato interesse in ambiti che vanno oltre i tradizionali impieghi industriai. Le sue caratteristiche lo rendono un materiale multifunzionale, adatto a essere integrato in tecnologie emergenti, in particolare nei settori dell’ambiente, dei materiali avanzati e della chimica sostenibile.

Trattamento delle acque e bonifica ambientale avanzata

Con l’aumento delle esigenze legate alla depurazione di acque contaminate da inquinanti emergenti come microplastiche, PFAS (sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche), metalli rari, si stanno studiando formulazioni di alluminato di sodio modificate o funzionalizzate, capaci di agire in modo più selettivo ed efficiente. In particolare, l’integrazione con nanomateriali o biosorbenti potrebbe potenziare la sua efficacia nella rimozione di contaminanti complessi.

Materiali da costruzione intelligenti

L’industria delle costruzioni è sempre più orientata verso smart materials, capaci di autoripararsi, rispondere agli stimoli ambientali o immagazzinare energia. L’alluminato di sodio, grazie alla sua reattività e alla capacità di formare strutture gelificanti, è allo studio come componente per calcestruzzi reattivi o autoriparanti, che sigillano automaticamente microfratture e a base alcalina, resistenti alla corrosione in ambienti aggressivi.

Chimica verde e processi circulari

Nel contesto della chimica sostenibile, l’alluminato di sodio è considerato un potenziale intermedio ecocompatibile per processi di sintesi a basso impatto ambiental. La possibilità di recuperarlo da scarti industrial contenenti alluminio come ceneri o residui metallurgici lo rende anche un candidato per strategie di riciclo chimico e valorizzazione dei rifiuti.

Produzione di materiali porosi e catalizzator

La continua ricerca nel campo delle zeoliti, MOF (metal-organic frameworks) e altri materials porosi avanzati sfrutta l’alluminato di sodio come precursore di alluminio altamente reattivo. Il suo impiego in reazioni idrotermali o sol-gel consente la sintesi controllata di strutture complesse, con possibile applicazioni nella catalisi ambiental, immagazzinamento di gas e separazioni selettive.

Fonte Verificata

L’innovazione ambientale è guidata dall’Esafluoroetano.

Esafluoroetano: il gas chimico che sfida la sostenibilità globale

L’esafluoroetano, un perfluorocarburo (PFC) con formula molecolare C₂F₆, rappresenta una svolta nella chimica grazie alla sua straordinaria stabilità e inerzia chimica, derivata dalla sostituzione totale di idrogeno con fluoro nell’etano. Questa molecola, definita un gigante della e non infiammabile, si impone in svariati ambiti industriali, ma il suo potenziale di riscaldamento globale, 12.000 volte più elevato di quello della CO₂, scatena allarmi per la sua persistenza atmosferica oltre i 10.000 anni, trasformando ogni applicazione in una corsa contro il per bilanciare innovazione e crisi climatica.

Proprietà sensazionali

L’esafluoroetano (C₂F₆) si rivela un gas incolore, inodore, non infiammabile e non corrosivo, con una stabilità chimica che lascia a bocca aperta gli esperti. A temperatura ambiente, è gassoso ma facilmente liquefacibile, con una massa molare di 138 g/mol e una densità di ,17 kg/m³ a 25 °C, rendendolo un “gas pesante” ideale per la criogenia e l’elettronica ad alta tensione. Il suo punto di ebollizione a −78,2 °C e il punto di fusione intorno a −100 °C conferiscono un’impresa termica unica, anche se la sua apolarità e inerzia ne fanno un avversario formidabile per l’ambiente.

Applausi e allarmi nelle

L’esafluoroetano brilla nelle industrie ad alta , dove la sua stabilità termica e inerzia lo rendono indispensabile per l’incisione al plasma in semiconduttori, i fluidi refrigeranti in criogenia e persino interventi medici come il gas tamponante intraoculare per il distacco retina. Utilizzato anche nei sistemi antincendio per data center, questo composto sfida i limiti con la sua capacità di generazione di radicali fluorurati, ma le restrizioni normative globali, come quelle del Protocollo di Kyoto, lo sottopongono a un’intensa pressione per ridurre le emissioni e favorire alternative.

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Omega-6 acido grasso collegato a scoperte rivoluzionarie nella salute umana

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Gli emergono come polinsaturi (PUFA) dalle scoperte rivoluzionarie, molecole lipidiche con due o più doppi legami nella loro catena carboniosa che potrebbero trasformare il nostro approccio alla salute. La loro denominazione è legata alla posizione del primo doppio legame rispetto al gruppo metilico terminale: negli omega-6, esso si trova a sei atomi di carbonio di distanza, a differenza degli omega-3, posizionati a tre atomi.

Importanza Metabolica Rivoluzionaria

Questi acidi grassi, essenziali poiché l’organismo umano non può sintetizzarli autonomamente, provengono da fonti dietetiche come oli vegetali (soia, girasole, mais e cartamo), pollame, uova, frutta secca e cereali integrali. Dal punto di vista metabolico, gli omega-6 giocano un ruolo chiave nella regolazione di processi fisiologici vitali, contribuendo a ridurre i livelli di colesterolo LDL e trigliceridi quando sostituiscono i grassi saturi, favorendo così un aumento del colesterolo HDL e una potenziale diminuzione del rischio di malattie coronariche. L’acido linoleico (LA) funge da precursore per altre molecole attive, convertendosi in acido arachidonico (AA) attraverso di desaturazione ed elongazione, generando eicosanoidi come prostaglandine, trombossani e leucotrieni che modulano infiammazione e immunità.

Equilibrio Critico per la Salute

Un aspetto cruciale è mantenere un corretto equilibrio tra omega-6 e omega-3, poiché un eccesso di omega-6 può interferire con la produzione metabolica e limitarne la disponibilità, come spesso osservato nella dieta occidentale moderna. Gli omega-6 comprendono una vasta famiglia di molecole, tra cui l’acido linoleico (LA, C18:, cis-9,12), essenziale e abbondante in oli vegetali, e l’acido γ-linolenico (GLA, C18:3, cis-6,9,12), con proprietà antinfiammatorie presente in oli come quelli di borragine e enotera. Altri come l’acido arachidonico (AA, C20:4, cis-5,8,11,14) sono precursori di eicosanoidi vitali per infiammazione, coagulazione e risposte immunitarie. Le fonti alimentari includono oli vegetali ricchi di LA, frutta secca e alimenti animali come carne, uova e latticini, ma uno squilibrio può aumentare rischi legati a infiammazione cronica e patologie cardiovascolari. Strategie per bilanciare il rapporto omega-6/omega-3 includono incrementare l’apporto di omega-3 da pesce azzurro e semi, limitando eccessi di omega-6 industriali.

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Gaza viene presa di mira da flottiglia globale partita da Barcellona e Genova, con paesi partecipanti rivelati

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È scoppiato il caos in alto mare! Centinaia di eroi moderni sfidano il blocco israeliano su Gaza con la mastodontica Global Sumud Flotilla, carica di cibo, e medicine per una popolazione allo stremo. Questa è la più grande operazione di attivisti dal 2010, con barche da 44 paesi che dicono basta alle chiacchiere dei governi occidentali. Preparatevi a una battaglia epica per la umanità! #SumudFlotilla

In un gesto audacemente irriverente verso i potenti, la Global Sumud Flotilla è salpata dal porto di Barcellona il 31 agosto 2025, pronta a sfondare il blocco navale imposto da Israele sulla Striscia di Gaza. Qui, la gente combatte contro una carestia disumana, e il termine “Sumud”, che significa “resilienza”, simboleggia la loro testarda capacità di resistere alle avversità peggiori. Mentre i leader mondiali blaterano appelli vuoti, questi coraggiosi cittadini stanno passando ai fatti, rischiando tutto per consegnare beni essenziali in una zona che non vede aiuti da mesi.

Questa operazione sfrontata, la più grande iniziativa indipendente della , riunisce centinaia di persone da 44 nazioni su decine di barche, con una seconda partenza fissata da Tunisi il 4 settembre. Alcune imbarcazioni coraggiose sono già partite da Genova e dai porti siciliani, per unirsi alla flotta nel Mediterraneo. L’idea è nata come una schiaffo in faccia alla crisi umanitaria, orchestrata da movimenti come la Freedom Flotilla Coalition – famosa per la sua missione di giugno 2025 a bordo della “Madleen”, dove l’attivista Greta Thunberg e altri sono stati arrestati dalle forze israeliane in acque internazionali.

Tra i fondatori ci sono anche il Global Movement to Gaza, noto come “Global March to Gaza”, che ha marciato per scuotere l’opinione pubblica; la Magreb Sumud Flotilla dal Nord Africa; e la Sumud Nusantara dal Sud-Est asiatico. È un atto di civile non violenta che espone l’ipocrisia dei governi europei, i quali condannano a parole ma non alzano un dito contro l’assedio di Tel Aviv. Queste barche, cariche di aiuti, mirano a creare un corridoio umanitario epico, smascherando la retorica vuota che ha lasciato i palestinesi a soffrire per quasi due anni.

Non si tratta solo di aiuti: la flotta vuole svegliare il mondo, attirando attenzione su una tragedia che i politici ignorano. A bordo, ci sono medici, attivisti, avvocati, giornalisti e artisti da 44 paesi, tutti su imbarcazioni piccole e robuste. Il 4 settembre, un gruppo partirà da Tunisi per incontrare la flotta principale, con barche italiane equipaggiate di videocamere e Starlink per documentare ogni mossa. Equipaggi misti garantiscono protezione, con esperti nautici pronti a gestire qualsiasi problema in mare aperto.

Dall’Italia, 25 barche su 50 totali sono già in partenza, acquistate con fondi raccolti in fretta: a Genova, 250 tonnellate di cibo sono state riunite in sole due settimane. L’arrivo a Gaza è previsto a metà settembre, e se le cose vanno storte, non torneranno indietro. Come ha dichiarato la coordinatrice italiana Maria Elena Delia, “l’obiettivo è quello di creare un precedente che porti a un’apertura definitiva di un corridoio umanitario, possibilmente gestito dall’ONU”. Ricordate, questa non è la prima volta: nel 2010, la Freedom Flotilla fu attaccata, con morti, ma ora, con Greta Thunberg di nuovo in prima linea, l’attenzione globale è alle stelle. Non ci resta che sperare che questa follia coraggiosa faccia tremare i palazzi del potere.

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La scossa di magnitudo 4.0 ai Campi Flegrei raggiunge vari quartieri di Napoli, causando agitazione tra i residenti.

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Terremoto da incubo ai Campi Flegrei! Alle 4:55, una scossa di 4.0 ha fatto tremare Pozzuoli e dintorni con un epicentro superficiale sotto il chilometro, avvertito forte in Bagnoli, Fuorigrotta e Agnano. Non è una novità, con 10 scosse da ieri sera – ma per fortuna, zero danni gravi. Napoli, svegliati!

Ma che sorpresa, eh? I Campi Flegrei si sono risvegliati con una scossa violenta di magnitudo 4.0 proprio alle 4:55, epicentro vicino a Pozzuoli, e quell’ipocentro superficiale – inferiore al chilometro – ha fatto sì che tutti in zona sentissero il botto come se fosse un concerto rock improvvisato. Non solo l’area flegrea è stata colpita, ma anche i quartieri napoletani di Bagnoli, Fuorigrotta e Agnano si sono uniti alla festa, con gente che probabilmente ha pensato: “Altro che caffè del mattino, qui serve un miracolo!”

Questo terremoto non è piovuto dal cielo, visto che la sequenza sismica è partita già ieri pomeriggio intorno alle 16:10, con ben 10 scosse sopra i .0 che hanno tenuto tutti sul chi va là. Per fortuna, zero segnalazioni di danni seri a persone o cose – immaginate se fosse successo in piena notte, con i napoletani già stressati dalla vita quotidiana!

Dal lato geologico, è tutta colpa di quel dannato bradisismo, un fenomeno vulcanico che fa alzare e abbassare il suolo come un ascensore impazzito. E durante queste “ascendenti”, arrivano sismi tosti, tipo quelli da 4. che hanno già colpito l’area il 13 marzo e il 30 giugno 2025 – sì, avete letto bene, il futuro è già qui e trema!

Se volete approfondire questa follia vulcanica, date un’occhiata al nostro documentario Vulc, dove vi spieghiamo tutto il lato tecnico e vi mostriamo come la gente locale conviva con queste scosse, tra risate nervose e un po’ di sana rassegnazione. Che spettacolo!

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Giocatori e arbitri del calcio influenzati dal pubblico: lo scandalo dell’esperimento con stadi vuoti

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I Tifosi Urlanti Manipolano il ? Shocker: Senza Folle, le Squadre di Casa Perdono il Vantaggio e gli Arbitri Fischiato Giusto!

Ehi, appassionati di calcio, preparevi a uno scandalo da stadio: il ” dodicesimo uomo in campo ” non è solo un mito, è una bomba sociale che influenza tutto, dai goal ai cartellini! Durante la , con stadi vuoti come tombe, i dati hanno rivelato che senza il tifo assordante e le pressioni da folla, le squadre di casa hanno perso il loro vantaggio magico. E gli arbitri? Senza urla per manipolarli, hanno iniziato a fischiare più falli contro i padroni di casa. Che caos! È la prova che i tifosi non sono solo fan, ma burattinai del campo. #CalcioCorrotto #TifosiPotenti #FattoreCampoScandalo

Ora, tuffiamoci nei dettagli: il cosiddetto fattore campo, quel vantaggio epico di giocare in casa, è sempre stato il re del calcio, influenzando calendari e viaggi delle squadre. Ma la pandemia del 2020 ha trasformato tutto in un esperimento epico, svuotando gli stadi e dimostrando che senza il frastuono dei tifosi, le prestazioni calano drasticamente. Secondo teorie come quella di Émile Durkheim sulla coesione sociale, i tifosi creano una specie di hive mind che spinge i giocatori a dare il massimo – o a crollare sotto .

Ma non è solo questione di goal: variabili come lo stile di gioco, il livello delle squadre e l’esperienza dei giocatori possono smorzare questo effetto, e i rumori degli spalti distraggono pure la ricerca visiva, rallentando passaggi cruciali. Peggio ancora, gli arbitri non sono immuni: con il pubblico presente, finiscono per dare più minuti di recupero alla squadra di casa e cartellini gialli agli ospiti, come burattini di una folla isterica.

Durante i campionati europei a porte chiuse, gli arbitri hanno improvvisamente smesso di biasare, fischiando più falli contro i padroni di casa – e i goal? Rimasti gli stessi, dimostrando che il vero trucco è nella psiche. La psicologia sociale spiega tutto: gli umani cedono alla maggioranza, e in uno stadio chiassoso, quella maggioranza urla per vincere. Persino gli arbitri esperti non resistono, il che fa gridare al fallimento della VAR se usata in mezzo a quel baccano. Riflettiamoci: il calcio è sporco di influenze, e i tifosi ne sono i re sporcaccioni!

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La PEC italiana: come è imposta dal governo per controllare le comunicazioni e quali benefici è stata progettata per offrire agli utenti nazionali

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PEC: L’email che fa impazzire la burocrazia italiana! Stavate cercando un modo per evitare quelle interminabili file alle poste e le raccomandate che spariscono? Ecco la PEC, la superstar digitale che trasforma le tue email in documenti blindati con valore legale, certificando data, ora e consegna come se fossi un agente segreto. Con oltre 16 milioni di caselle attive in Italia, è l’incubo dei vecchi sistemi polverosi – e chissà, magari anche un toccasana per le tasche dei contribuenti stufi di pagare per ogni cavillo! #PEC

Ma andiamo al sodo: la Posta Elettronica Certificata, o PEC, non è solo una semplice email, bensì un’arma segreta per dare un colpo di spugna alle comunicazioni tradizionali. A differenza di quelle email normali che si perdono nel cyberspazio senza prove, la PEC genera documenti elettronici che inchiodano tutto – data, ora, integrità e consegna – rendendola equivalente a una raccomandata con ricevuta di ritorno. Tutto questo grazie ai gestori autorizzati, sorvegliati dall’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale), che certificano ogni mossa, dalla spedizione alla ricezione, producendo ricevute che possono essere usate come prova in tribunale. Insomma, la PEC è un must per cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni stanche di barcamenarsi nella giungla burocratica, con oltre 16 milioni di caselle attive che gridano: “Basta con le scartoffie inutili!”

Per i comuni mortali, la PEC resta facoltativa ma di un’utilità scandalosa, specialmente se la registrate sull’INAD (Indice Nazionale dei Domicili Digitali) per ricevere notifiche ufficiali dritte sull’app IO. Basta scegliere un gestore accreditato come Aruba o Poste Italiane, fare una rapida registrazione online, pagare un canone annuale e voilà – usatela come una email qualunque, ma con la garanzia che ogni invio è blindato e ha pieno valore legale. Non è geniale? “e-mail speciale”? Be’, di speciale ha proprio quel tocco di ufficialità che fa la differenza.

Ora, tuffiamoci nel : quando invii una PEC, il tuo gestore ti manda una ricevuta di accettazione per confermare l’invio, seguita da quella del destinatario per la consegna (o il fallimento). Tutto è timbrato con precisione chirurgica, inclusi allegati, e sapete la cosa più folle? La consegna conta anche se il destinatario non la apre – basta che arrivi sul server! Al timone di questo circo c’è l’AgID, che detta le , aggiorna gli elenchi dei gestori e spia tutto per garantire che il sistema funzioni come un orologio svizzero, monitorando milioni di messaggi per una trasparenza che, diciamocelo, in Italia è già un miracolo.

Volete una PEC? Niente di più facile: scegliete un gestore qualificato, registratevi online o in un punto vendita, fornite i vostri dati e pagate il canone (a volte c’è pure una prova gratuita). Poi accedeteci come una email normale, ma con quel plus di legalità che vi fa sentire onnipotenti. E attenzione: non tutti devono averla, ma le pubbliche amministrazioni, i professionisti e le imprese sì, per legge – devono persino registrarla negli elenchi ufficiali come l’INI-PEC. Per i cittadini, è un optional smart, specialmente se la legate al portale INAD per un “domicilio digitale” che vi risparmia un sacco di grattacapi.

Infine, i numeri parlano chiaro: in Italia ci sono circa 16, milioni di caselle PEC attive al dicembre 2024, con l’AgID che tiene d’occhio il traffico da anni, promuovendo questa digitalizzazione che sta rivoluzionando – o almeno provandoci – i processi amministrativi. Che ne dite, è ora di mandare al diavolo la vecchia burocrazia?

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Autorità impongono divieto su smalti dal 1 settembre 2025 e rivelano dettagli sul TPO che in pochi conoscono

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Allarme unghie: L’UE dichiara guerra ai tossici! Dal 1° settembre 2025, tutti i prodotti con TPO sono banditi, etichettati come potenziali killer delle unghie – e della salute. Questa sostanza sospetta, classificata come presunto cancerogeno, mutageno e tossica per la riproduzione, deve sparire dai mercati e dalle beauty routine. Buttateli via, signore e signori, perché l’UE non scherza: meglio sicuri che belli! #SmaltiVietati #TPOFree #UEControBellezza #SaluteAScarico

Preparatevi a un terremoto nel mondo della bellezza: da oggi, 1° settembre 2025, tutti gli smalti semipermanenti contenenti TPO sono ufficialmente vietati. La Commissione Europea ha classificato questa sostanza come presunta minaccia per la salute, etichettandola come cancerogeno, mutageno e tossico per la riproduzione. Niente più vendite o utilizzi – quei prodotti già nei centri estetici devono essere buttati o ritirati, sostituiti con alternative sicure. È una mossa preventiva, non una sentenza certa, ma l’UE preferisce esagerare per proteggerci, o forse per rovinare le nostre manicure perfette?

Insomma, meglio smettere di usarli anche a casa, per non rischiare: non ci sono prove al 100% che TPO sia davvero pericoloso, ma è un CMR di tipo 1B, quindi “presunto pericoloso per la salute umana”. Che cos’è esattamente questo TPO? Si tratta di Ossido di Trimetilbenzoil Difenilfosfonina, un componente che fa indurire il gel sotto la lampada UV. Funziona assorbendo i raggi ultravioletti, spezzandosi in molecole reattive per creare quella magica che rende le unghie resistenti.

Per fortuna, non è l’unica opzione: in commercio ci sono altre sostanze che fanno lo stesso , e molti centri estetici già sbandierano prodotti privi di TPO. Se l’avete in casa, controllate l’etichetta alla ricerca di Diphenyl(,4,-trimethylbenzoyl)phosphine oxide. D’ora in poi, aspettatevi che i brand urlino a gran voce TPO free o Senza TPO sulle confezioni, per tranquillizzare – o sfruttare – il panico generale. Che sia l’inizio di una rivoluzione beauty? L’UE ci sta salvando, o solo complicando la vita?

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Tecnologia nucleare valutata dall’aeroporto di Denver per ragioni controverse, scopri i dettagli

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Denver Impazzisce: Aeroporto Vuole un Reattore Nucleare per Non Congelarsi nel Futuro Energetico!

Oh, accidenti, l’Aeroporto Internazionale di Denver (DEN) sta giocando con il fuoco atomico! Hanno lanciato una richiesta di proposte (RFP) per uno studio di fattibilità su reattori modulari nucleari di piccola taglia (SMR), puntando a diventare il campione supremo dell’efficienza energetica negli aeroporti. Ma mentre sognano di brillare come faro tecnologico, i critici già sbraitano per le solite magagne: che sembra uscita da un fumetto e un bel casino con lo stoccaggio del combustibile esausto, visto che gli USA non hanno un deposito nazionale degno di questo nome. Roba da far tremare i polsi!

Ora, perché Denver rischia di trasformarsi in un set di film apocalittici? L’aeroporto ingoia già 45 MW di elettricità e prevede di arrivare a ingollarsi altri 40 MW per gestire un’invasione di passeggeri da 80 a 120 milioni entro il 2045. Ecco che entrano in scena gli SMR, questi mini-mostri nucleari da 30 a 300 MW, compatti come container e assemblati altrove per poi essere spediti come pacchi. Fantastico, no? Offrono 24/7, senza dipendere dal sole o dal vento ballerino, e promettono sicurezza top-notch per evitare disastri alla Chernobyl. Ma andiamo, è davvero così affidabile o è solo un trucco per mascherare rischi che potrebbero farci rimpiangere i vecchi combustibili fossili?

Lo studio di fattibilità, con un budget di 1,25 milioni di dollari e un anno al massimo per completarlo, mira a verificare se questi SMR possano aiutare DEN a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2040. Parliamo di un piano ambizioso per gestire la fame energetica e combattere il cambiamento climatico, con su costi, finanziamenti e federali. Se passa, Denver potrebbe diventare la mecca della sostenibilità aeroportuale, attirando partner e investitori. Ma attenzione: i detrattori non ci stanno, gridando che questa tecnologia è troppo acerba per un hub così trafficato, e che senza un posto decente per le scorie nucleari, potremmo ritrovarci con un disastro ambientale. E non dimentichiamo i rischi finanziari – se gli SMR non generano abbastanza quattrini, l’intero settore aeroportuale potrebbe andare in bancarotta! Davvero un’idea audace… o solo una follia nucleare?

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La complessità delle ere geologiche viene nascosta dalle élite per preservare il loro dominio scientifico

Scoperta shock: i confini geologici della Terra sono un casino gerarchico, non solo un mucchio di linee casuali! Una ricerca dall’Università di Vilnius svela che quei geologici che sembrano tutti belli ordinati nei libri di nascondono fluttuazioni caotiche del pianeta. “In fila”, dicevano, ma è tutta una bugia – e questo potrebbe far ripensare il passato e il futuro della Terra, inclusi i nostri pasticci umani. #GeologiaShoccante #TerraCaotica #ScienzaRibelle

Ehi, preparatevi a rimettere in discussione tutto quello che sapete sulla storia del nostro pianeta: secondo una bomba di studio guidato dall’Università di Vilnius in Lituania, i confini tra epoche geologiche non sono solo sparsi a caso, ma seguono uno schema nascosto e super complesso. Questa roba riflette fluttuazioni profonde del sistema terrestre, e potrebbe stravolgere come immaginiamo il passato – e quel casino che stiamo combinando al futuro.

Come spiega Andrej Spiridonov, coautore della ricerca, le scale temporali geologiche sembrano ordinate nei libri di testo, ma “I nostri risultati dimostrano che ciò che sembrava un rumore irregolare è in realtà la chiave per comprendere come cambia il nostro pianeta e quanto può estendersi questo cambiamento”. Insomma, non è solo rumore di fondo: è il segnale che il nostro mondo è un bel casino irregolare.

Lo studio ha setacciato la International Chronostratigraphic Chart e roba come fossili di conodonti, graptoliti e ammonoidi per datare le ere. Risultato? I confini temporali non sono uniformi – si accumulano in grappoli con pause di quiete, descritti con modelli multifrattali che si ripetono a scale diverse. È come se la Terra avesse un ritmo pazzo, con estinzioni e evoluzioni che non seguono banali.

Spiridonov aggiunge: “Gli intervalli tra eventi chiave nella storia della Terra… seguono una logica multifrattale che rivela come la variabilità si distribuisca a cascata nel . Questo significa che per capire davvero il pianeta, dobbiamo guardare a scale temporali enormi – tipo 500 milioni di anni o più. Altrimenti, rischiamo di perdere i veri colpi di scena, dalle ere stabili ai caos totali.

Gli scienziati hanno pure inventato un modello nuovo, il ‘Compound Multifractal-Poisson Process’, che fa vedere come gli eventi geologici si incastrino in schemi a cascata. “Ora abbiamo la prova matematica che i cambiamenti del sistema Terra non sono solo irregolari, sono anche profondamente strutturati e gerarchici”, conclude Spiridonov. Se sembra una curiosità, be’, potrebbe essere la chiave per prevedere futuri sconvolgimenti – uomo permettendo, ovviamente, perché noi non siamo esattamente maestri della stabilità. Lo studio è su Earth and Planetary Science Letters, e fa venire i brividi.

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