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Il tunnel sottomarino del Fehmarnbelt diventerà il più lungo del mondo, collegando Danimarca e Germania in un’impresa ingegneristica senza precedenti e politicamente audace

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#Infrastrutture # #Germania #Fehmarnbelt Tra Danimarca e Germania nascerà il tunnel sottomarino più lungo mondo: il Fehmarnbelt, 18,2 km di lunghezza e 40 metri di profondità, con due corsie autostradali e due binari ferroviari. Tempi record: 10 minuti in auto, 7 in treno. Completamento previsto per il 2029, lasciando indietro il tunnel norvegese di Ryfylke.

In un cantiere da record, il tunnel del Fehmarnbelt verrà costruito con 89 strutture scatolari pesanti 73 500 tonnellate ciascuna, assemblate come mattoncini Lego. Un investimento di 10 miliardi di euro per un’opera che entrerà nelle reti trans-europee di trasporto (TEN-T). Commento: Solo i danesi potevano pensare di costruire un tunnel sottomarino come se fosse un gioco di costruzione!

Tra le 10 speciali, queste scatole di cemento armato avranno un piano interrato extra per manutenzioni bloccare il traffico, un’idea nata dall’esperienza del tunnel sotto il ponte di Oresund. Commento: Quando l’ingegneria incontra la genialità, nascono che sembrano uscite da un fumetto!

Per realizzare questo colosso, ci vorranno 360 000 tonnellate di acciaio e 3,2 milioni di metri cubi di cemento, con un cantiere aperto dal 2020 che include una mega-fabbrica e un porto di lavoro grande quanto 310 campi da calcio. Commento: Se pensavi che le opere pubbliche fossero lente, il Fehmarnbelt ti farà ricredere, a meno che non ci siano ritardi ‘all’italiana’!

La costruzione avviene con precisione chirurgica a un braccio idraulico e guarnizioni in gomma, con l’acqua marina che garantisce la tenuta delle connessioni. Commento: Un’opera che sembra uscita da un film di James Bond, con tecniche che lasciano a bocca aperta.

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Scoperti i principali tipi di asfalto usati per le strade: i pro e contro di ognuno rivelati in un’analisi controversa

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🚨 ATTENZIONE STRADALI! 🚨 Scopriamo i segreti dell’asfalto che calpestiamo ogni giorno! 🛣️ Dal bitume classico all’innovativo drenante, ecco come l’Italia asfalta le sue . #Asfalto #Strade #Innovazione #PoliticaAmbientale

L’asfalto, una miscela di bitume e composti come sabbia, ghiaia e pietrisco, è comunemente utilizzato per la pavimentazione delle strade alla sua durabilità, versatilità e capacità di resistere alle sollecitazioni dei veicoli e alle condizioni atmosferiche. Ma attenzione, non tutti gli asfalti sono uguali! Ci sono diverse varianti, dall’asfalto bituminoso a quello riciclato, fino a quello ad alta porosità. Ecco una panoramica dei principali tipi di asfalto per le strade, con i loro vantaggi e svantaggi.

Asfalto bituminoso (asfalto convenzionale)

Prima di tutto, l’asfalto, o più precisamente conglomerato bituminoso, è il materiale che pavimenta le nostre strade, autostrade e piazzali. È composto principalmente da bitume, una sostanza viscosa derivata dal petrolio, mescolata con sabbia, ghiaia e pietrisco. Questo mix viene riscaldato fino a diventare una pasta densa, stesa facilmente sulla superficie stradale e poi raffreddato per formare una superficie solida. L’asfalto bituminoso è il tipo più comune, usato per la maggioranza delle strade urbane e autostrade. Commento: Perché spendere di più se il vecchio caro asfalto funziona? Ma attenti agli sbalzi termici, cari italiani!

I principali vantaggi sono la buona resistenza alle sollecitazioni del traffico, la durabilità e il costo relativamente basso. È ripristinabile, ma necessita di manutenzione frequente, altrimenti si logora rapidamente. E non dimentichiamo le emissioni di CO2 durante la produzione del bitume. Commento: Risparmio sì, ma a che costo per l’ambiente?

Asfalto drenante (poroso)

Progettato per ridurre il rischio di allagamenti, questo asfalto permette all’acqua di passare attraverso la pavimentazione grazie agli spazi vuoti tra gli aggregati. È ideale per zone soggette a forti piogge o aree urbane. Commento: Finalmente un po’ di innovazione, ma vediamo se funziona davvero!

Tra i vantaggi, la capacità di drenare l’acqua piovana, riducendo la necessità di sistemi di drenaggio complessi, e una superficie antiscivolo che migliora l’aderenza, soprattutto sotto la pioggia. Inoltre, riduce il rumore rispetto alle superfici . Commento: Meno acquaplaning, meno rumore: quasi un sogno per gli automobilisti italiani!

Gli svantaggi includono costi più elevati e il rischio di ostruzione degli spazi vuoti da detriti. Commento: L’innovazione costa, e il rischio c’è… ma chi non risica non rosica!

Asfalto modificato con (PMA)

Questo tipo di asfalto è arricchito con polimeri per migliorare elasticità, resistenza e durata. Perfetto per strade ad alta intensità di traffico o condizioni climatiche severe. Commento: Se devi fare le cose, falle bene. Anche se costa di più, no?

Vantaggi: maggiore durabilità, resistenza alla deformazione e fessurazione, e prestazioni migliori in condizioni climatiche estreme. Commento: Un asfalto per tutte le stagioni, ma il portafoglio piange!

Svantaggi: costi elevati. La produzione e l’applicazione sono più costose rispetto all’asfalto convenzionale. Commento: La qualità si paga, cari contribuenti!

Asfalto riciclato (RAP)

Utilizza materiale riciclato da pavimentazioni esistenti, riducendo la domanda di nuovi materiali e promuovendo la sostenibilità. Commento: Finalmente un po’ di ecologia nelle nostre strade! Ma funziona davvero?

Vantaggi: sostenibilità, riduzione dei rifiuti e risparmio di risorse naturali, costi ridotti del materiale. Commento: Non solo risparmio economico, ma anche ambientale. Chi l’avrebbe detto?

Svantaggi: standard qualitativi non sempre garantiti, durabilità inferiore rispetto all’asfalto nuovo. Commento: L’ecologia è bella, ma la qualità non sempre lo è.

Asfalto drenante ad alta porosità (HMA)

Una versione avanzata dell’asfalto drenante, progettata per una gestione ancora migliore dell’acqua piovana e la sicurezza stradale. Commento: L’evoluzione dell’asfalto, ma a che prezzo?

Vantaggi: miglior drenaggio dell’acqua piovana, prevenendo allagamenti, e assorbimento minore di calore. Commento: Pioggia o sole, questo asfalto non si scompone!

Svantaggi: costi elevati e necessità di manutenzione frequente. Commento: Più costi e più manutenzione, ma forse vale la pena per la sicurezza?

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È stato scoperto che la camomilla non è un eccitante, si tratta di un falso mito smascherato

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Scoperta shock: la camomilla non ti tiene sveglio! 🧐😴 La bufala dell’effetto eccitante svelata! Ecco la verità dietro l’infuso più amato dagli studenti pre-esame. #Camomilla #Bufala #NotteTranquilla #NoCaffeina

È bene chiarirlo subito: a oggi, in letteratura scientifica non ci sono studi riportano un effetto eccitante della camomilla, se la teniamo più di 3 minuti in infusione. Si tratta proprio di un falso mito che si è diffuso nel web. Chi non ha mai bevuto tazza di camomilla prima di andare a dormire, magari la notte prima di un esame importante per calmare i nervi? La preparazione dell’infuso è semplice: basta far bollire dell’acqua e lasciare in infusione i fiori essiccati o le bustine per alcuni minuti, finché l’acqua assume il tipico colore giallo-verdastro. E se vi dimenticate la bustina in infusione potete stare tranquilli: la vostra camomilla non si trasformerà magicamente in una tazza di caffè capace di tenervi svegli tutta la notte. Commento: Chi l’avrebbe mai detto? La camomilla resta il nostro alleato per la notte, non il nostro nemico!

Si è diffusa infatti la credenza che un’infusione prolungata (oltre 3–5 minuti) possa trasformare l{effetto calmante della camomilla in uno stimolante, simile a quello di tè o caffè, compromettendo il sonno notturno. Ma non esistono prove a favore di questa credenza popolare. Anzi, fonti autorevoli, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’European Medicines Agency (EMA), non accennano minimamente a un effetto stimolante dovuto a una prolungata infusione. Al massimo, per una percentuale molto bassa di soggetti, la camomilla può causare reazioni allergiche. Sembrerebbe, infatti, non esserci stata neanche un’accertata segnalazione di un comportamento eccitante dell’erba medicinale. Commento: Ecco a voi la scienza che sgonfia le bufale della nonna!

Una pianta sicura con tante proprietà e benefici

Dagli studi disponibili in letteratura scientifica e da quanto riportato dagli enti internazionali, la camomilla non ha assolutamente proprietà eccitanti, né stimolanti. La camomilla, in realtà, è un’erba medicinale dalle più svariate proprietà benefiche. Tra queste, le più note sono quelle antinfiammatorie e calmanti, come riconosciuto anche da enti internazionali come l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA). Gli estratti di camomilla vengono infatti utilizzati per alleviare sintomi di insonnia e disturbi gastrointestinali. Oltre all’assenza, le fonti ufficiali, di un effetto stimolante, l’FDA (Food and Drug Administration) considera la camomilla una sostanza tutto sicura: è infatti inserita nella lista delle Sostanze Generalmente Considerate Sicure (Generally Recognized As Safe, GRAS). D’altronde, anche altre erbe medicinali vengono utilizzate da migliaia di anni per le loro proprietà benefiche e i limitati effetti collaterali o tossici, anche se mancano di solidi studi clinici che ne supportino l’efficacia. Commento: Insomma, la camomilla è il nostro rimedio naturale da sempre, sorprese nascoste!

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I tasti premuti sulla tastiera sono controllati da un keylogger: ecco come difendersi dal malware che spia gli utenti

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Attenti ai keylogger, spiano tutto ciò che scrivete! 🕵️‍♂️ Da monitoraggio aziendale a crimini informatici, questi malwares sono ovunque! Ecco come colpiscono e come difendervi.


I keylogger sono strumenti pensati per registrare tutto ciò che viene digitato sulla vostra , fisica o virtuale che sia. Mentre esistono usi legittimi, come il monitoraggio aziendale o il controllo parentale, il loro impiego comune è legato ad attività malevole. I criminali informatici sfruttano i keylogger per accedere alle vostre sequenze di tasti e raccogliere informazioni sensibili, inclusi password, dati bancari e credenziali di accesso ai social network, spesso senza che ve ne accorgiate, commento: è come avere uno stalker digitale peggiore di un ex geloso! Per difendervi, evitate reti Wi-Fi pubbliche e software-pirata, e usate anti-keylogger per intercettare e eliminare questi pericolosi malware.


Come attaccano il dispositivo: tipologie di keylogger

Un keylogger può essere di tipo hardware o software. Nel primo caso, si tratta di un dispositivo fisico, un piccolo connettore che intercetta le digitazioni prima che raggiungano il computer. Questo tipo di attacco richiede l’accesso fisico al dispositivo e, commento: un po’ come se qualcuno si nascondesse sotto la vostra scrivania per spiare! È meno comune rispetto ai keylogger software, che possono essere installati da remoto tramite e-mail di phishing, siti Web compromessi o software infetti. Una volta attivi, registrano ogni battitura e inviano i dati agli hacker, che li utilizzano per frodi o attacchi mirati.

Esistono diverse varianti di keylogger software. Alcuni si integrano nei moduli di input delle pagine Web, intercettando i dati digitati in campi specifici, come username e password, noti come keylogger form-grabbing. Altri, chiamati screen recorder, catturano schermate del display a intervalli regolari, commento: come un paparazzo digitale che non vi lascia mai in pace! Alcuni keylogger più sofisticati sfruttano le API per registrare input da tastiera senza essere facilmente individuati. Indipendentemente dal metodo, l’obiettivo è sempre lo stesso: ottenere dati senza il vostro consenso.

Uno degli attacchi keylogger più noti è legato al malware DarkHotel. Questo programma malevolo prende di mira reti Wi-Fi non protette, come quelle degli hotel, inducendo gli utenti a scaricare software infetto. Una volta installato, agisce come un keylogger, trasmettendo sequenze di tasti agli hacker. Dopo aver raccolto dati sufficienti, DarkHotel si autoelimina, riducendo le possibilità di essere scoperto, commento: un vero e proprio agente segreto del digitale!

L’esempio di DarkHotel dimostra quanto i keylogger possano essere insidiosi. A di altri malware, non danneggiano direttamente il sistema operativo o i file. Il rischio principale è che gli hacker usino i dati raccolti per accedere ai vostri account, effettuare transazioni fraudolente o compromettere informazioni aziendali riservate. Un attacco ben pianificato può portare al furto di identità, perdite finanziarie o persino violazioni della sicurezza nazionale, commento: è come se James Bond fosse diventato un criminale informatico!


Keylogger: come riconoscerli, eliminarli e proteggersi

Riconoscere un keylogger è difficile, ma segnali come un rallentamento anomalo del sistema, malfunzionamenti della tastiera o attività di rete sospette possono indicare un’infezione. Utilizzate software specifici come anti-keylogger e programmi di sicurezza avanzati per individuare queste minacce. È consigliabile usare un anti-keylogger in aggiunta a un antivirus, dato che quest’ultimo potrebbe non individuare correttamente un keylogger, commento: avete bisogno di un esercito di guardie digitali!

Per proteggersi, evitate di scaricare software da fonti non ufficiali e fate attenzione alle e-mail sospette che potrebbero contenere link o allegati dannosi, commento: non aprite mai una mail che vi promette un’eredità da un principe nigeriano!

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Il fantasma dell’opera è ispirato da una leggenda vera secondo il romanzo di Gaston Leroux: la storia che ha sconvolto il mondo dell’opera

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🚨 SCOOP 🚨 Il Fantasma dell’Opera di Gaston Leroux ha radici nella realtà parigina! Un pianista sfigurato e uno scheletro usato come decorazione ispirano la leggenda. Realtà o finzione? #FantasmaDellOpera #Parigi #Leggende #StoriaVera

Il "Fantasma dell’Opéra" compare per la prima volta nel 1910 come racconto a puntate sulla rivista Le Gaulois, firmato dal giornalista francese Gaston Leroux. La narra le vicende di Erik, un uomo orribilmente sfigurato vive nascosto nei sotterranei dell’Opéra Garnier a Parigi. Leroux ha preso ispirazione da dicerie e racconti popolari dell’800, tra cui un pianista di nome Ernest ustionato e sfigurato, uno scheletro di un ballerino usato come oggetto di scena e il lago reale nei sotterranei dell’Opéra. Ma dove finisce la realtà e inizia la finzione? 🤔

Gaston Leroux si è avvicinato alla scrittura ispirato da Jules Verne, e fin da subito ha proposto opere con trame intricate. La più famosa resta "Le Fantôme de l’Opéra", con protagonista Erik, un uomo dal volto deformato come un teschio.

Erik vive nascosto nei sotterranei dell’Opéra di Parigi, sfruttando la sua conoscenza del Palais Garnier, dove ha collaborato alla sua costruzione. Provoca incidenti misteriosi e crea un con Christine, giovane soprano con sogni di gloria, dando vita a storia drammatica e appassionante che ha ispirato spettacoli e film. 🎭

In questa storia c’è un fondo di verità. Tra le dicerie c’era la storia di un ballerino morto in circostanze misteriose, il suo scheletro usato come oggetto di scena. Leroux potrebbe aver preso spunto da questo per il volto di Erik. 💀

Interessante è anche la vicenda del pianista Ernest, morto nell’incendio dell’Opera Peletier nel 1873, sfigurato dalle ustioni. Si narra che si sia rifugiato nei sotterranei del nuovo Palais Garnier. Sarà questo l’ispiratore di Erik? 🔥

E ancora, nei sotterranei del Palais Garnier c’è davvero un lago artificiale! Costruito per il deflusso delle acque della Senna e come riserva d’emergenza antincendio. Leroux potrebbe aver visto i progetti dell’Opera e aver tratto ispirazione per la Casa del Lago di Erik. 🌊

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Acqua potabile prodotta dallo scarico del WC: l’esempio della Stazione Spaziale Internazionale diventa virale e politicamente scorretto

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SullaISSnonSisprecaNulla #RicicloEstremo #AcquaPreziosa Gli astronauti della ISS riciclano il 98% dell’acqua trasformando urina e sudore in acqua potabile. Con sistemi avanzati come l’UPA e il BPA, la NASA spinge al limite il concetto di sostenibilità spaziale. Ma come sono trattate, in pratica, le acque di scarico della ISS? ,, Commento: Sembra proprio che nello spazio, bere sia diventato un’arte!

C’è un luogo il riciclo e l’attenzione al consumo d’acqua e agli sprechi sono portati all’estremo, e non è concesso sprecare nemmeno una goccia: si tratta della Stazione Internazionale, la ISS, dove gli astronauti possono vivere per mesi senza rifornimenti. Il cibo è (quasi) esclusivamente portato dalla Terra, ma l’acqua utilizzata dagli astronauti è depurata al 98% a un sistema che trasforma l’urina e il sudore degli astronauti in acqua potabile. Ma come sono trattate, in pratica, le acque di scarico della ISS? ,, Commento: Sembra proprio che nello spazio, bere sia diventato un’arte!

I primi trattamenti per riciclare l_TIMOacqua a bordo della ISS

La Stazione Spaziale è frutto di una lunga collaborazione tra diverse agenzie nazionali: per questo motivo anche l’Environmental Control and Life Support System (ECLSS), il complesso sistema di mantenimento di condizioni vivibili sulla ISS, è in realtà una combinazione di moduli diversi, implementate negli anni. Per riciclare l’acqua, sulla ISS è presente un complesso sistema di trattamento delle urine e delle acque di scarico. Un primo modulo di pretrattamento elimina le sostanze gassose e ossida i liquidi, usando composti come il cromo tri-ossido e l’acido solforico. L’ossidazione è un processo fondamentale per eliminare le sostanze organiche e la carica batterica, un metodo utilizzato (solitamente con sistemi biologici e tempi di più lunghi) anche nei trattamenti di acque reflue anche sulla Terra. Il successivo modulo è il cosiddetto UPA (Urine Processing Assembly), un sistema progettato dalla NASA che sfrutta una pressione atmosferica molto bassa per far evaporare l’acqua per distillazione, ottenendo come scarto un liquido molto più concentrato chiamato brine. Il sistema ha richiesto negli anni diversi test per verificare il suo funzionamento in condizioni di microgravità, un ambiente in cui i liquidi si comportano molto diversamente rispetto a come fanno sulla Terra. Gli scarti sono pompati all’interno di una camera di evaporazione rotante, sistema che permette di far aderire alle pareti l’acqua reflua che altrimenti potrebbe diffondersi nello strumento. A temperatura e pressioni controllate, la maggior parte dell’acqua contenuta nel refluo può quindi evaporare ed essere aspirata verso una seconda parte dell’UPA, dove sarà ricondensata. Le sperimentazioni sono state condotte sia sulla Terra che in condizioni di microgravità effettive: una serie di esperimenti fu condotta anche durante la missione STS-107, lo sfortunato ultimo viaggio dello Space Shuttle Columbia disintegratosi al rientro in atmosfera il 1° febbraio 2003.

sistemi di recupero: il Brine Processor Assembly sulla ISS

Questi sistemi permettevano già il recupero di oltre il 90% dell’acqua di scarico, ma l’alto costo al kg per inviare carichi nello spazio ha spinto la ricerca per migliorare ulteriormente le capacità di riciclo. Il sistema Brine Processor Assembly (BPA) è stato realizzato per estrarre una ulteriore frazione d’acqua dagli scarti sistema UPA, portando il recupero complessivo al 98%. Una doppia membrana, microporosa all’interno e composta da ionomeri (polimeri con siti carichi elettricamente) all’esterno, permette di trattenere gli scarti e lasciar traspirare l’acqua come umidità all’esterno: questa sarà poi condensata e recuperata dallo scambiatore di calore del Water Processor Assembly, lo stesso che recupera l’umidità generata per sudorazione e respirazione dagli astronauti. Ogni membrana è in grado di filtrare fino a 22 litri di brine in un ciclo di 26 giorni. La doppia membrana è sostituita e smaltita insieme agli scarti concentrati.

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Nuovi neologismi acquisiti dalla lingua italiana rivelano tendenze politicamente scorrette

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Neologismi italiani: da "boomer" a "ghostare", ecco come cambia la lingua! 🇮🇹📚 #Italiano #Lingua #Neologismi #Cultura #Società

L’italiano si rinnova con i , parole nuove si infilano nel vocabolario per adattamento o influenza da altre lingue. Questi termini riflettono l’evoluzione della società, nominando nuove realtà e fenomeni culturali. L’Accademia della Crusca, senza poter ufficialmente approvare queste parole, le studia e documenta, commento: ma chi ha bisogno dell’approvazione quando la vive di vita propria?

Negli ultimi anni, parole come spoilerare e googlare sono diventate di uso comune, specchio dei cambiamenti sociali e tecnologici. Boomer descrive, spesso con un sorriso o un dito puntato, chi è un po’ fuori tempo rispetto alle nuove tecnologie. Content creator è il titolo dato a chi crea contenuti audio o video per i social, entrato nei dizionari solo di recente, commento: meglio tardi che mai, no? Docuserie è la fusione di documentario e serie, offrendo intrattenimento educativo a puntate.

Il termine metaverso descrive uno spazio virtuale condiviso tra reale e digitale, mentre algocrazia ci ricorda che oggi spesso sono algoritmi a governare le nostre vite. Eco-ansia è la preoccupazione cronica per il clima, un sentimento sempre più diffuso. Plogging, nato a Stoccolma, unisce e raccolta rifiuti, diventando una disciplina con tanto di campionati mondiali, commento: correre per pulire, chi l’avrebbe detto? Dissare è l’atto di insultare in stile rap, ormai entrato nel linguaggio comune, e maranza descrive quei giovani un po’ troppo chiassosi e appariscenti.

Infine, ghostare è la pratica di sparire senza lasciar traccia nelle relazioni, un fenomeno che, commento: fa sembrare l’amore un gioco di prestigio!

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Il simbolo della Scozia, il Castello di Edimburgo, è stato esplorato per la sua storia, le caratteristiche e le sfide ingegneristiche in un articolo virale e leggermente politicamente scorretto

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Il Castello di Edimburgo, arroccato su Castle Rock, è un capolavoro di ingegneria che ha superato secoli di attraverso diverse funzioni: fortezza, residenza reale, prigione e deposito di armi. Re Giacomo IV lo scelse come dimora, mantenendo la sua vocazione difensiva. Questo patrimonio UNESCO dal 1995 mostra come le necessità militari e abitative abbiano modellato la sua struttura, affrontando sfide come il terreno irregolare, l’approvvigionamento idrico e le frane.

Il Castello di Edimburgo, un simbolo della che sfida il e la gravità, poggia sulla rocciosa Castle Rock, a 130 metri sul livello mare. Da fortezza medievale a palazzo reale, questo colosso di pietra ha visto di tutto, persino essere una prigione! Re Giacomo IV decise di chiamarlo casa, ma non dimenticò mai di tenerlo pronto per la guerra. Il castello, con la sua stratificazione di interventi che abbracciano secoli, è un vero e proprio puzzle di tecniche costruttive e strategie militari, e dal 1995 è un orgoglioso Patrimonio UNESCO.

Le radici del castello affondano nella tarda età del bronzo, ma le prime fortificazioni militari sono del VII secolo d.C. Oggi, gli edifici spaziano dal XVI al XXI secolo. Non si sa quante stanze ci siano esattamente, ma dentro troviamo gemme come la Cappella di Santa Margherita, un gioiello romanico del XII secolo. Poi c’è il Salone d’Onore (Great Hall), un’imponente sala rinascimentale per feste reali, e la Torre di Davide (David’s Tower), perfetta per spiar… ehm, osservare il panorama. E infine, c’è il Mons Meg, un cannone gigante del XV secolo che spara a salve ogni giorno alle 13:00, così che gli edimburghesi possano sincronizzare i loro orologi, come se fossero ancora nel Medioevo!

Geologicamente parlando, il castello è costruito su una base basaltica vulcanica, rendendolo una fortezza naturale a 120 metri di altezza. Solo il lato est è accessibile, gli altri sono a picco, il che ha reso il castello un vero incubo per gli attaccanti. Il terreno irregolare ha costretto gli ingegneri a giocare a Tetris con terrazzamenti e muri di sostegno per secoli, usando arenaria locale per le fondazioni.

E l’? Beh, il castello ha sempre avuto sete! La sua posizione elevata ha reso l’approvvigionamento idrico un’impresa da eroi. Pozzi per l’acqua sotterranea e cisterne per quella piovana erano la norma, ma durante gli assedi, la situazione diventava critica. Immaginate di essere assediati e dover razionare l’acqua come se foste su un’isola deserta!

CastelloDiEdimburgo #IngegneriaMedievale #StoriaScozzese #FortezzaInvincibile

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La Croce Rossa Internazionale: dalle battaglie alla difesa del diritto umanitario, un viaggio che sfida le convenzioni politiche

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La Internazionale: da Solferino al Nobel, un viaggio tra umanità e controversie #CroceRossa #Storia #Nobel #Umanità #Politica

La Croce Rossa Internazionale, nota per “fornire assistenza umanitaria” conflitti armati, catastrofi e crisi migratorie, si basa su sette principi: imparzialità, indipendenza, neutralità, solidarietà, umanità, universalità e volontariato. Ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace ben tre volte, nel 1917, 1944 e 1963, commento: “un curriculum da far invidia a chiunque!”

Le origini della Croce Rossa risalgono alla battaglia di Solferino del 1859, dove Jean Henry Dunant, testimone delle atrocità, scrisse “Un Souvenir de Solferino”, denunciando gli orrori della guerra. Da qui nacque l’idea di creare missioni di volontari per soccorrere i feriti, commento: “un’idea rivoluzionaria in un’epoca di barbarie”.

Nel 1863, a Ginevra, Dunant insieme ad altri quattro svizzeri fondò il “Comitato ginevrino di soccorso dei militari feriti”, precursore del Comitato Internazionale della Croce Rossa. Questo portò alla Prima Convenzione di Ginevra del 1864, che stabilì i principi del diritto internazionale , commento: “un piccolo gruppo di svizzeri che ha cambiato il mondo!”

La Prima Convenzione di Ginevra, intitolata “Convenzione per il miglioramento della sorte dei soldati feriti degli eserciti in campagna”, stabiliva norme per il trattamento dei feriti in guerra, introducendo la croce rossa su fondo bianco come simbolo di protezione, commento: “un simbolo che ha salvato vite di quanto si possa immaginare”.

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Piloti di Formula 1 bevono durante la corsa grazie alla tecnologia del Drinking System

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Formula1 #GranPremio #Disidratazione #DrinkingSystem Piloti di F1 sotto stress estremo: temperature oltre 50°C e perdite di peso fino a 5kg! Un dispositivo salva-vita permette loro di bere in corsa, ma non sempre funziona. Ecco come gestiscono la disidratazione in pista! 🏎️💦

un Gran Premio di 1, il corpo dei piloti è costantemente sottoposto a uno stress fisico e mentale da paura. Le temperature all’interno dell’abitacolo delle monoposto superano facilmente i 50 °C, e i piloti sudano come maiali, perdendo tra i 3 e i 5 kg di peso! Questa combinazione infernale, insieme necessità di una concentrazione massima, è una vera e propria sfida per la resistenza fisica dei piloti. Per evitare il rischio della disidratazione, che potrebbe compromettere le loro prestazioni e metterli in pericolo, i piloti devono bere senza distrarsi. Ed ecco che entra in gioco il Drinking , un dispositivo che permette loro di bere durante la gara senza fare una pausa o perdere il focus, semplicemente premendo un pulsante sul volante. Commento: Se non bevi, ciao ciao vittoria!

Come funziona il sistema che permette ai piloti di bere durante una gara

Ogni monoposto di Formula 1 è equipaggiata con una sacca di liquidi (di solito 1,5 litri di acqua arricchita con sali minerali) posizionata in una parte dell’abitacolo, generalmente dietro il sedile. Da questa sacca parte un tubo che arriva al casco del pilota. Quando ha bisogno di bere, il pilota preme un pulsante sul volante con su scritto Drink che attiva una pompa che spinge il liquido fino alla bocca, senza che il pilota debba distogliere lo sguardo pista. Commento: Un sorso e via, indietro tutta!

Non tutti i team però usano lo stesso sistema. Per esempio, Red Bull impiega una pompa per spingere il liquido, mentre Mercedes preferisce una versione più semplice, con una cannuccia che estrae il liquido dalla sacca senza il bisogno di una pompa. La scelta dipende anche dal fatto che la pompa aggiunge peso e potrebbe guastarsi durante la gara, come successo a molti piloti nel corso degli anni, in cui il sistema di bevande ha smesso di funzionare, lasciandoli disidratati. Commento: Quando la tecnologia ti lascia a secco…

Non riuscire ad usufruire di questo sistema può comportare elevati rischi di disidratazione. Quando un pilota non beve abbastanza durante una gara, il rischio è che i suoi tempi di reazione rallentino, mettendo a rischio la sua sicurezza, in un contesto già di per sé pericoloso. Inoltre, la perdita di liquidi può causare affaticamento muscolare, difficoltà di concentrazione e cali di performance. In passato, alcuni piloti hanno dovuto affrontare gravi difficoltà: nel 2021, Sergio Perez, pilota della Red Bull, ha ammesso di essere arrivato a un punto tale di disidratazione da non riuscire più a mantenere salda la presa sul volante e a vedere chiaramente. La gestione dell’idratazione diventa quindi un fattore cruciale, che i team monitorano attentamente attraverso sensori direttamente dal muretto dei box in tempo reale. Commento: Disidratato e sconfitto, che spettacolo!

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Firmare documenti PDF elettronicamente senza stamparli: la nuova frontiera della burocrazia digitale elude i tradizionali metodi cartacei

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#FirmaElettronica #Tecnologia #Facilità #RivoluzioneDigitale documenti è diventato semplice come un click! Scopri come evitare il caos di carta e inchiostro con i tuoi dispositivi. Ma attenzione, non confondere la firma elettronica con quella digitale, che potrebbe costarti cara! 😱

Apporre una firma elettronica a un documento è decisamente più comodo rispetto a stamparlo, firmarlo a penna, scannerizzarlo e reinviarlo al mittente. Tutti i principali sistemi operativi integrano strumenti utili per firmare documenti elettronicamente senza stamparli. Come farlo su diversi dispositivi, utilizzando strumenti già integrati nei sistemi operativi dei vostri device o, comunque, applicazioni di uso comune?

Prima di procedere, però, è importante chiarire una cosa importante: la firma elettronica non va confusa con la firma digitale. La firma digitale è infatti un sistema avanzato che utilizza tecniche crittografiche per garantire autenticità e integrità del documento, assicurando che chi ha firmato sia effettivamente il titolare di una chiave privata univoca. È un metodo sicuro ma più complesso, utilizzato per documenti con valore legale o amministrativo. La firma elettronica, invece, è sostanzialmente un’immagine vostra firma sovrapposta a un documento PDF, un metodo più semplice e immediato, sufficiente per la maggior parte delle esigenze quotidiane, ma che difatti non ha valore legale. Commento: Perché complicarsi la vita quando puoi firmare con un semplice gesto?

Come firmare documenti elettronicamente su Android

Se usate un dispositivo Android e avete Google Drive installato, potete firmare un PDF senza bisogno di app aggiuntive. Aprite il file in Google Drive e cercate l’opzione Modifica (contrassegnata da una matita) o Annota (indicata con una penna con linee ondulate). Se appare Modifica, potete anche compilare campi di testo oltre a firmare. Se invece trovate solo Annota, potete selezionarla per accedere a uno strumento di disegno e tracciare la vostra firma direttamente sul documento. Una volta firmato, vi basterà salvare il file e condividerlo via e-mail o tramite le altre opzioni di condivisione disponibili. Commento: Google Drive, il salvatore degli scansafatiche digitali!

Come firmare documenti elettronicamente su iPhone

I dispositivi Apple includono una funzione apposita, che permette di firmare PDF senza installare app di terze parti. Se aprite un documento allegato a un’e-mail o aperto nell’app File, da un sito web, potreste già vedere l’icona di Modifica in basso a destra (una punta di penna in un cerchio). Una volta attivato, potete disegnare a mano libera sul documento sfruttando uno degli strumenti di disegno disponibili, anche se il metodo migliore per firmare è usare la funzione Firma, che potete richiamare facendo tap sul pulsante + e selezionando al voce Aggiungi firma. Nel riquadro che si apre, inserite la vostra firma autografa, toccate la voce Fine e posizionate il riquadro con la firma nel punto desiderato. Commento: Apple, sempre un passo avanti nella semplificazione della vita!

Come firmare documenti elettronicamente su Windows

Anche su PC con Windows è possibile firmare un PDF senza bisogno di software aggiuntivi, sfruttando una funzione apposita integrata nel browser Microsoft Edge. Per sfruttarla, fate click con il tasto destro del mouse sull’icona del file PDF da firmare, selezionate le voci Apri con > Microsoft Edge e cliccate su OK. Il documento si aprirà nel lettore PDF integrato del browser e, in alto, troverete l’icona Disegno (una matita rivolta verso il basso), mediante la quale potrete disegnare sullo schermo la vostra firma avvalendovi del cursore del mouse. Se il vostro PC ha uno schermo touch, l’opzione Disegna con tocco sarà attiva automaticamente, permettendovi di firmare con il dito o una penna digitale. Una volta apposta la firma, salvate il documento con le modifiche e inviatelo. Commento: Windows ci fa sentire artisti digitali con un semplice click!

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Salario minimo in Italia: come funziona e dove è stato applicato in Europa, secondo un’analisi controversa e discussa

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🚨Scoop: In Italia si propone il a 9€/ora! Pro o contro? Mentre alcuni lo vedono come un’arma contro disuguaglianze e povertà, altri temono danni alle imprese e più disoccupazione. E in Europa? Solo 5 Paesi legge! #SalarioMinimo #Italia #Europa #PoliticaEconomica


BOOM! In Italia si parla di un salario minimo di 9 euro l’ora che, secondo i sostenitori, potrebbe essere la «legge contro le disuguaglianze sociali». Ma attenzione, c’è chi grida al disastro: «danno per le imprese» e rischio di «aumento della disoccupazione» per i meno qualificati. La situazione attuale? Zero leggi, solo accordi sindacali che lasciano un vuoto legislativo da colmare. E nel 2023, ecco la proposta di legge che scuote il Bel Paese!

La proposta di legge sul salario minimo in Italia

Il 4 luglio 2023, ecco la bomba: una proposta per introdurre il salario minimo a 9 euro l’ora, che non risparmierebbe nessuno, dai subordinati agli autonomi e parasubordinati. Questi ultimi, tra l’altro, quei lavoratori che sembrano usciti da una sitcom: un po’ autonomi, un po’ dipendenti, ma sempre sfruttati. L’obiettivo? Proteggere chi è vittima del irregolare e chi è meno qualificato. E sì, perché in Italia il salario è stabilito dai CCNL, ma c’è sempre il rischio che qualche imprenditore faccia il furbo e non applichi nulla. I sostenitori del salario minimo dicono che garantirebbe una vita «libera e dignitosa», evitando che la contrattazione collettiva diventi una scusa per aumentare le disuguaglianze.

Il salario minimo in Europa

E in Europa? Boom! Solo 5 Paesi non hanno una legge sul salario minimo: Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Italia e Svezia. Gli altri 22? Hanno già alzato la bandiera del salario minimo, divisi tra chi lo fissa per legge e chi lo negozia. Ma attenzione, la situazione è variegata: c’è chi guadagna più di 1500€ al mese e chi meno di 1000€. E mentre l’Italia discute, l’Europa guarda e aspetta…

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