back to top
Home Blog Pagina 85

L’URSS viene distanziata e l’eurocomunismo promosso dal politico del PCI, Enrico Berlinguer, in un capitolo controverso della storia italiana

0

Berlinguer, il comunista "ribelle" che sfidò Mosca e flirtò con la DC – un eroe o un traditore della causa? Scopri la di questo icona italiana che voleva il socialismo ma senza sporcarsi le mani! #Berlinguer #ComunismoItaliano #ScandaloStorico #Eurocomunismo

Enrico Berlinguer, il big shot del Partito Comunista Italiano nato nel 1922 a Sassari e morto tragicamente nel 1984 a Padova, non era il solito marxista con la falce e il martello. Critico feroce del sistema sovietico, questo politico astuto prediligeva la via democratica al socialismo, evitando magari le brutte figure di quei regimi autoritari. Come segretario del PCI, ha spinto il cosiddetto "compromesso storico", un patto bizzarro con la Democrazia Cristiana che fece infuriare i puristi – e lanciando l’eurocomunismo insieme ai francesi e spagnoli, una mossa che ha lasciato un’eredità enorme per i movimenti progressisti, ma anche un sacco di polemiche.

Berlinguer iniziò la sua avventura politica da giovane leone. Nato in una famiglia influente – papà Mario era un avvocato antifascista e deputato – si diplomò a Sassari nel 1940 e poi si laureò in giurisprudenza a Torino. Fin da subito, era un oppositore del fascismo: nel 1943 si iscrisse al PCI, e l’anno dopo finì in gattabuia per aver partecipato a una rivolta per il a Sassari. Rilasciato, fu presentato a Palmiro Togliatti dal padre, che lo portò dritto nel giro romano del partito. Un’ascesa rapida, ma che puzzava un po’ di nepotismo, no?

Nella sua carriera al PCI, Berlinguer si fece notare in fretta. Diventò segretario del Fronte della Gioventù nel 1949 e poi della Federazione giovanile comunista, arrivando persino a guidare l’organizzazione giovanile mondiale fino al 1956. Sposò Letizia Laurenti e mise su famiglia con quattro figli, ma non perse : negli anni ’60, era già un critico sfacciato del Partito Comunista Sovietico, accusandolo di finanziare i comunisti occidentali come se fosse una mancia mafiosa. Eletto deputato nel 1968 (anche se cercava di rifiutare, che ipocrita!), divenne vice di Luigi Longo e di fatto il vero capo in attesa che il vecchio mollasse.

E poi, il colpo grosso: Berlinguer è ricordato per aver rottamato l’URSS e inventato l’eurocomunismo, un comunismo "light" e democratico. Nel 1972 divenne segretario nazionale, e dopo il golpe in Cile, capì che per arrivare al potere bisognava stringere un’alleanza con la DC – una mossa che fece gridare al tradimento! Incontrò Aldo Moro, e il loro sodalizio finì in un casino epico. Nel 1973, durante un viaggio in Bulgaria, il suo incidente d’auto fece sospettare un attentato – chissà se era una vendetta dal blocco sovietico? Nel 1975, "La nostra principale «anomalia» rispetto a diversi altri partiti comunisti e operai è che noi siamo convinti che nel processo verso questa mèta bisogna rimanere – e noi rimarremo – fedeli al metodo della democrazia", e poi ribadì: "Noi siamo comunisti. Lo siamo con originalità e peculiarità, distinguendoci da tutti gli altri partiti comunisti: ma comunisti siamo, comunisti restiamo". Sul fronte elettorale, il PCI toccò il picco nel 1976 con oltre il 34% dei voti, ma poi scese, come un palloncino sgonfio.

Negli anni ’80, con il "compromesso storico" fallito – anche per via del rapimento e assassinio di Moro dalle Brigate Rosse – Berlinguer passò all’"alternativa democratica", cercando di unire le forze progressiste contro la DC. Si schierò con gli operai in sciopero alla Fiat e, in un’intervista bomba con Eugenio Scalfari, denunciò la corruzione dilagante: "la questione morale" era un grido di guerra contro i politici corrotti. Intanto, il distacco dall’URSS era totale: criticò l’invasione in Afghanistan e sostenne i movimenti anticolonialisti, incluso quello palestinese, fotografato con Arafat in pose che fecero scalpore.

La fine arrivò in modo drammatico: il 7 giugno 1984, durante un comizio a Padova, Berlinguer fu colpito da un ictus e morì pochi giorni dopo, il 11 giugno. I suoi funerali a Roma furono un evento monster, con un milione di persone – dai leader comunisti stranieri ai politici italiani – a rendere omaggio. Un’uscita di scena da vero divo, lasciando dietro un’eredità che ancora fa discutere: eroe o opportunista? décidete voi!

Per approfondire l’argomento sulla fonte originale

Le emozioni vengono manipolate dall’armonia musicale nel nostro incontro con Ernesto Marciante

0

Scopri il segreto oscuro della musica: ‘Fra’ Martino’ può passare da innocente canzoncina a incubo terrificante solo cambiando gli accordi! Con Ernesto Marciante, quel genio siciliano dei tasti che spopola online, abbiamo testato come gli accordi "sotto" una melodia ti manipolano le emozioni come un burattinaio pazzo. Preparati a emozioni da brivido – e sì, è quasi scorretto quanto un politico bugiardo!

La musica non è solo note che saltellano, è una bomba emotiva che ti fa ridere o piangere all’istante, e ora Ernesto Marciante ci svela il trucco sporco dietro le quinte. Prendi quella filastrocca innocua come ‘Fra’ Martino’: da sola, è carina, ma aggiungi gli accordi sbagliati e bam! Diventa una versione “dark” e cupa che ti lascia con i brividi, come se il tuo caffè preferito fosse stato sostituito con fiele.

Non è uno scherzo: Marciante, il cantautore e pianista nato nel ’91 che domina i social con lezioni musicali che ti fanno dire "ma come ho vissuto senza?", ha condotto esperimenti che dimostrano come gli accordi giochino con la tua testa. Un accordo è semplicemente tre o più note suonate insieme, derivate dalle scale – pensalo come un cocktail che può essere rinfrescante o tossico.

Eccoti l’esempio shock: nella scala di do maggiore, l’accordo di do maggiore (note do-mi-) suona allegro e positivo, perfetto per una festa. Ma se passi all’accordo di la minore (la-do-mi), ecco che arriva la tristezza, quella malinconia che ti fa rimuginare come un ex al tuo matrimonio. Mettendo accordi minori sotto ‘Fra’ Martino’, Marciante trasforma il tutto in una melodia “dark” e cupa, dimostrando quanto possa essere manipolatrice questa roba.

Ma andiamo oltre: una volta che hai questi accordi, li combini in progressioni come il famoso “giro di do” – do maggiore, la minore, fa maggiore, sol maggiore – che è la colonna portante di mille hit. Marciante ce lo spiega in modo semplice, ma attenzione, perché il mondo degli accordi è un labirinto: con estensioni come il 7° o il 9°, le cose si complicano, e la ” delle emozioni dietro l’armonia musicale è roba da far impazzire. Per il resto, guardate il nostro e preparatevi a essere sconvolti!

Per approfondire l’argomento sulla fonte originale

La luna catturata: Trucchi segreti e tecniche audaci per immortalare il satellite naturale senza permesso

0

Preparatevi, appassionati di cieli notturni e cacciatori di like: la "Luna Piena delle fragole" del 11 giugno 2025 è qui per rubare la scena, illuminando il cielo con un bagliore che neppure gli ecoterroristi urbani con le loro luci artificiali possono rovinare del tutto. Se state pensando di immortalare questo astro traditore e seducente, preparatevi a scatti epici che faranno impallidire le vostre foto di gattini – dal balcone di casa, perché chi ha per avventure nel buio pesto?

Pronto per il tuo momento da star cosmica? Cattura la "Luna Piena delle fragole" il 10-12 giugno, perfetta per scatti serali post-tramonto! Evita la noia di una Luna piena piatta e vai per il quarto: lì il gioco di luci e ombre lungo il "terminatore" rende i crateri un vero spettacolo 3D. Usa app per sapere dove sorge, e includi alberi o edifici per un tocco drammatico. #LunaPienaDelleFragole #FotografiaLunare #CieliRibelli

Ma andiamo al sodo: la Luna, quel pallido rubacuori celeste, è il corpo più vicino e luminoso che abbiamo, riflettendo il 14% della luce solare – roba che non richiede notti buie da eremiti, anche se quell’inquinamento luminoso urbano, colpa di chi pensa che le città debbano brillare come casinò, può rovinare i colori. Per foto epiche, scatta al primo o ultimo quarto: lì, la luce radente crea ombre che fanno sembrare la Luna un campo di battaglia craterizzato, non un disco piatto e noioso. E se la becchi bassa all’orizzonte, quel filtro atmosferico gratuito la tinge di arancione – un trucco della natura che gonfia le sue dimensioni, ideale per composizioni con paesaggi che urlano "epico!". Pianifica con le app, o rischi di perderti lo show. (Commento: Ma dai, chi non ama una Luna che sfida l’inquinamento? È come se dicesse: ‘Io brillo comunque, stupidi umani’).

Per le armi del mestiere, serve un cavalletto per stabilizzare tutto, perché zoomare su quella palla luminosa significa che anche un tremito fa cascare la foto. Con una reflex, scordatevi l’obbiettivo da 18-55 mm – fa sembrare la Luna un puntino patetico; optate per almeno 200 mm per catturare i dettagli e mescolare con elementi ambientali. Impostate ISO tra 100-200, diaframma f/8-f/11 e tempi di /200 di secondo per evitare mosso – e usate messa a fuoco manuale in live view, perché l’auto non capisce un accidente di astronomia. Scattate in RAW per pasticciare poi con esposizione e colori: è come avere un negativo digitale per le vostre buffonate post-produzione.

Se volete alzare la posta, provate le tecniche da pro: la Luce cinerea, quella debole solare sulla parte in ombra, richiede HDR con scatti multipli – uno breve per la falce luminosa, altri lenti per far emergere i dettagli senza sovraesporre tutto in un pasticcio confuso. Poi c’è la Luna minerale: scattate centinaia di foto in RAW quando è alta, allineatele e boostate saturazione per estrarre colori nascosti, tipo aree rosse povere di e blu ricche di . Non è realistico, ma un’interpretazione scientifica che fa sembrare la Luna un pianeta alieno – roba da NASA, ma voi potete farlo senza lasciare il giardino. Non male, eh?

Per approfondire l’argomento sulla fonte originale

Bossetti condannato dal vasto screening genetico d’Italia nel caso Yara Gambirasio che ha violato ogni barriera della privacy individuale

0

Esplosivo Drama: Come la scienza ha inchiodato il mostro di Yara in un mare di test genetici!
È il caso che ha sconvolto l’Italia: Yara Gambirasio, 13 anni, sparita nel 2010 e trovata morta, con un assassino smascherato solo grazie a un’armata di test DNA che ha setacciato Bergamo come un reality show di CSI impazzito. Immaginate 20.000 prelievi genetici, più estesi che in un episodio di Black Mirror – e "Ignoto 1", il DNA misterioso trovato sugli slip della vittima, che ha mandato gli sbirri in una caccia disperata. #CasoYara #DNAScandalo #GiustiziaSenzaFiltri

Ma andiamo al sodo: gli investigatori, con un’ossessione da fare invidia ai detective spacconi, hanno creato liste di sospetti basate su cellulari agganciati alle celle vicine alla palestra dove Yara fu vista l’ultima volta, frequentatori della palestra e persino i 31.000 soci di una discoteca locale – perché, hey, chi lo sa, magari l’assassino ballava il sabato sera? Dopo .000 test negativi, boom: un match parziale con Damiano Guerinoni, un tizio in Perù al momento del delitto, che ha aperto la porta a un albero genealogico da soap opera.

Hanno scavato nel DNA del cromosoma Y, quel marcatore ereditario che passa da padre in figlio come una brutta eredità familiare, e sono arrivati a Pierpaolo Guerinoni, le cui radici genetiche puntavano dritto al defunto Giuseppe Benedetto. Risultato? Hanno riesumato il caro estinto per un confronto epico, scoprendo che era il padre di "Ignoto 1" con una probabilità del 99,99999987% – roba che fa sembrare i test di paternità TV una barzelletta.

Poi, caccia alla madre: tra 532 candidate, ecco Ester Arzuffi, ex segreta di Giuseppe negli anni ’60, che si è rivelata l’anello mancante. I suoi figli, Massimo Giuseppe e Fabio, erano i sospettati, ma Massimo – nato proprio quando mamma si è trasferita – è finito nel mirino. Lo hanno agganciato con l’inganno durante un alcol test nel 2014, e bam, il suo DNA matchava perfettamente con "Ignoto 1".

E le tecniche? Roba da film di spionaggio: di Short Tandem Repeats (STR) con 52 marcatori genetici – un’esagerazione forense che rende l’identificazione più sicura di un selfie con prova. Questi STR, sequenze ripetute che rendono ognuno unico come un’impronta digitale, hanno coperto cromosomi autosomici, X e Y, riducendo l’errore a su 20 miliardi. Con campioni minuscoli amplificati alla grande, è stato un colpo da maestri – o da scienziati un po’ pazzi, dipende dai punti di vista. #ScienzaSporca #CasoYaraRisolto

Per approfondire l’argomento sulla fonte originale

L’Italia subisce l’invasione delle polveri canadesi, con i livelli di PM10 in impennata in Valle d’Aosta secondo i dati ARPA

0

Allarme globale: Polveri letali dagli incendi canadesi invadono l’Italia, trasformando i nostri cieli in un incubo lattiginoso! Mentre l’anticiclone africano ci distrae, queste schifezze da 7000 km stanno avvelenando l’aria in Valle d’Aosta e oltre. Chi paga per questa follia climatica? #IncendiCanada #InquinamentoKiller #AriaTossica

Le polveri sottili generate dai vasti incendi boschivi in Canada hanno invaso l’Italia, rendendo i cieli un disastro lattiginoso soprattutto nell’arco alpino occidentale, in Sardegna e nel Centro-Nord. Non è la solita sabbia del Sahara – no, stavolta è roba che ha viaggiato per ben 7000 chilometri attraverso l’Atlantico, sorvolando la Francia per atterrare da noi, e tutto grazie alle correnti in quota che non rispettano confini.

L’ARPA Valle d’Aosta ha lanciato l’allarme con i loro dati: livelli di schizzati a valori folli tra i 70 e i 90 microgrammi per metro cubo, ben oltre il limite legale di 50 che non dovremmo superare più di 35 giorni all’anno. Roba che fa pensare: è temporaneo, ok, ma chi se la cava con un’aria così schifosa?

Quattro prove schiaccianti confermano che queste polveri arrivano dritte dritte dal Canada: immagini satellitari che tracciano il fumo attraverso l’Atlantico settentrionale; modelli atmosferici che ricostruiscono le traiettorie del , con polveri che volano alte tra i 3000 e 5000 metri; e chimiche che rivelano come questo schifo si sia "invecchiato" durante il viaggio, potenzialmente rendendolo ancora più pericoloso per la salute. Non è aria pulita, gente – è un avvertimento globale!

Per approfondire l’argomento sulla fonte originale

I RIS impiegano il laser scanner 3D nelle nuove indagini sul delitto di Garlasco, scatenando polemiche sulla tecnologia usata per riaprire il caso.

0

È scoppiato il caos a Garlasco: dopo quasi due decenni, i carabinieri del RIS tornano sulla scena del crimine con gadget high-tech da film di spionaggio, mettendo in dubbio una condanna che puzza di vecchio e magari di ingiustizia. Chi l’avrebbe mai detto che un e un drone potessero rovinare la giornata a un condannato o a un possibile nuovo sospettato?

Svolta choc nel delitto di Garlasco! I RIS di Cagliari irrompono nella villetta di via Pascoli con scanner laser e droni per mappare in 3D la scena dove Chiara Poggi fu uccisa nel 2007. Alberto Stasi è già condannato, ma ora indagano su Andrea Sempio: nuovi dati potrebbero ribaltare tutto. #DelittoGarlasco #VeritaSvelata #CrimineHighTech

In particolare, i RIS di Cagliari sono piombati nella casa Poggi armati fino ai denti di scanner, raggi laser e droni, con l’obiettivo di creare una mappa 3D ultrafedele per smontare la dinamica dell’omicidio – focalizzandosi sulla «triangolazione» delle tracce di sangue – che finora è sembrata più un pasticcio che un caso risolto. Ma come diavolo funzionano questi aggeggi? Il laser scanner non è roba da nerd: misura con precisione millimetrica la distanza da un oggetto, usando raggi che rimbalzano indietro per ricostruire ambienti in 3D, con errori sotto il millimetro a 10 metri di distanza. Roba che 18 anni fa non esisteva, e oggi fa tremare le indagini passate.

Queste meraviglie tecnologiche hanno permesso agli esperti di ripassare al setaccio il piano terra, il bagno e la scala verso la cantina, cercando di chiarire una volta per tutte la traiettoria di quegli schizzi di sangue che all’epoca furono ignorati. E se vi state chiedendo se è solo fumo, beh, la «triangolazione» è parte della Bloodstain Pattern Analysis, una tecnica forense che analizza e posizione delle macchie con precisione da brividi – peccato che nel 2007 l’avessero snobbata. Ops, errore madornale!

Ora, passiamo al sodo: il laser scanner 3D è una bestia da ingegneria, emette raggi laser a raffica per mappare ogni angolo, misurando tempi di ritorno con la velocità della luce (letteralmente) per creare modelli 3D fedeli al millimetro. Questi cosi moderni sparano fino a 500.000 punti al secondo, lasciando a bocca aperta: immaginate di scannerizzare una stanza senza metterci piede, evitando contaminazioni che potrebbero far gridare al complotto. E fidatevi, è un bel vantaggio per i RIS e la Polizia Scientifica, che ora possono riesaminare la scena quante volte vogliono.

I vantaggi di questa roba? Beh, non solo misura angoli di impatto del sangue con precisione chirurgica – roba che potrebbe incastrare o scagionare qualcuno – ma evita pure che gli investigatori calpestino prove, riducendo rischi di pasticci. E nel caso Garlasco, dove ogni traccia conta, la ricostruzione 3D è come un replay al rallentatore di un thriller. Secondo l’ANSA, i RIS di Cagliari stanno usando tutto questo per una «triangolazione» delle macchie di sangue, riesaminando le vecchie prove per ricostruire la dinamica intera. Ma attenzione: non è detto che porti a novità esplosive, i carabinieri hanno chiesto 60 giorni per le , e chi sa se non scopriranno un bel casino. Chissà, magari è ora di scuotere un po’ la polvere su questo caso dimenticato…

Per approfondire l’argomento sulla fonte originale

Un down imprevisto ha neutralizzato ChatGPT, scatenando problemi diffusi in tutto il mondo e in Italia

0

Attenzione, mondo digitale in tilt! Oggi, 10 giugno 2025, ChatGPT è andato completamente a ramengo, lasciando milioni di utenti a fissare schermi vuoti e risposte più lente di un politico in campagna elettorale. Picchi di segnalazioni su Downdetector, specialmente in Italia dalle 8:30, con oltre .000 lamentele in poche ore da città come Milano, Roma, Napoli, Venezia, Bologna, Torino e Perugia. #ChatGPTDown #AIDown #TechFail – E chissenefrega delle scuse, vogliamo risposte subito!

Se pensavate che l’AI suprema di OpenAI fosse infallibile, beh, vi sbagliate di grosso! Dalle prime ore della mattinata, utenti in tutto il mondo – e soprattutto qui in Italia – stanno impazzendo per pagine che non si caricano o risposte che arrivano con la velocità di un bradipo. In alcuni casi, spunta quel bel messaggio d’errore tanto «Qualcosa è andato storto mentre stavamo generando la risposta. Se il problema persiste per favore contatta il nostro help center», mentre in altri la schermata resta desolatamente vuota, come un dibattito politico senza promesse. OpenAI, guidata dal solito Sam Altman, ha ammesso il casino sulla loro pagina ufficiale: "Alcuni utenti stanno riscontrando tassi di errore e latenza elevati nei servizi elencati. Stiamo continuando a indagare su questo problema." Che genio, come se non fosse ovvio!

Downdetector conferma il pandemonio, con picchi globali e un focus particolare sul Bel Paese, dove le lamentele sono schizzate alle stelle proprio prima delle 11:00. Non c’è ancora una ufficiale da OpenAI su cosa abbia causato questo disastro – forse server impazziti o errori DNS che traducono i siti come un navigatore ubriaco – ma sono solo ipotesi, eh, senza conferme. Ripristinare il PC o disconnettersi dal Wi-Fi? Inutile come gridare a un muro, perché il problema è nei loro sistemi centrali, non nelle vostre tasche.

Mentre aspettiamo che questi geni della Silicon Valley sistemino il macello, l’unico consiglio sensato è monitorare la pagina di stato di OpenAI e il loro profilo su X (ex Twitter) per aggiornamenti. E non dimenticate Downdetector per una panoramica reale e spietata. OpenAI ha sempre risolto questi guai in fretta in passato, ma stavolta, se non si sbrigano, potrebbero più utenti di quanti ne abbiano guadagnati con le loro fanfare!

Per approfondire l’argomento sulla fonte originale

Le eruzioni dell’Etna anticipate in anticipo dal sistema Etna’s, mettendo alla prova le certezze della scienza moderna

0

Etna in Fiamme: L’AI Prevede l’Eruzione e Salva la Pelle a Tutti, Ma i Burocrati Dove Sono? #EtnaRabbioso #AIRivoluziona #VulcaniImpazziti

L’Etna ha minacciato di far saltare in aria tutto, ma l’AI super-smart di ETNAS ha suonato l’allarme con sei ore di anticipo durante l’episodio parossistico del giugno, evitando un disastro epico! Questo sistema geniale, sviluppato dall’Osservatorio Etneo dell’INGV, è "addestrato" con tonnellate di dati in reale e storici per fiutare i segnali precursori dell’eruzione – roba da far invidia ai profeti antichi, ma con meno fumo e più algoritmi.

I sistemi di allerta precoce come ETNAS non sono solo gadget high-tech; sono la nostra ultima difesa contro i capricci della natura, avvisandoci prima che il vulcano decida di fare un barbecue globale. Secondo una definizione chiave dell’ONU, si basano su conoscenza del rischio, monitoraggio per prevedere il peggio, di info veloci e risposte coordinate – insomma, tutto tranne che aspettare che la lava arrivi in giardino.

Passando al funzionamento di ETNAS, questo marchingegno dell’INGV è una bestia digitale che ingoia dati da 160 stazioni di monitoraggio sull’Etna, usando machine learning e reti neurali artificiali per prevedere fontane di lava o fratture eruttive. È "addestrato" con dati storici e live, trasformando il vulcano in un reality show prevedibile – e con due livelli di warning: F1 per un "oh-oh, potrebbe essere un falso allarme" e F2 per un "scappa, è quasi certo!". C’è persino un alert speciale per intrusioni magmatiche, perché l’Etna non si limita a un solo trucco.

Per la comunicazione, ETNAS non perde tempo: spara email e SMS al Dipartimento di Protezione Civile e ai big del settore, attivando emergenze prima che sia troppo tardi. Negli ultimi anni, ha funzionato alla grande, con poche gaffe e un successo lampante nell’eruzione del 2 giugno 2025 – ma dico io, se l’AI è così avanti, quando smetteremo di affidarci a politici che sembrano addormentati? Con l’AI che migliora, ETNAS promette previsioni sempre più precise, e speriamo che non finisca per gestire anche le nostre stupide decisioni umane.

Per approfondire l’argomento sulla fonte originale

I conti dei collezionisti prosciugati da truffe legate alle bambole Labubu: come identificarle e proteggersi sul web

0

Scandalo Labubu: Truffatori Digitali Sfruttano la Follia per Bambole da Miliardari!

TruffaLabubu #ScamsOnline #POPMARTBeware. State attenti, appassionati di giocattolini: mentre celebrità come Fedez e Chiara Ferragni trasformano le Labubu in status symbol per i ricchi e famosi, dei furbi criminali online stanno rubando dati e soldi con siti falsi che imitano perfettamente il rivenditore ufficiale. Secondo Kaspersky, è una truffa globale che sta esplodendo – offerte imperdibili che finiscono in disastri finanziari e furti d’identità. Non cascateci, gente!

In un mondo dove le , quei peluche strambi disegnati dall’artista hongkonghese Kasing Lung, sono diventate l’ossessione del momento grazie alle blind boxes e al loro packaging "sorpresa", i truffatori hanno fiutato l’affare. Con prezzi che schizzano oltre i 3.000 dollari per le versioni rare, e star come Fedez e Ferragni che le sbandierano sui social come se fossero lingotti d’, l’urgenza di accaparrarsele ha spento il buonsenso di tanti collezionisti. Ma attenzione: questi siti fasulli, copie sputate di POP MART con loghi, colori e promo identici, sono trappole diaboliche pronte a svuotarvi il portafoglio e rubarvi i dati personali.

Questi loschi imbroglioni non si limitano a un phishing da quattro soldi; no, hanno creato piattaforme multilinguaggio così convincenti da ingannare chiunque. Una volta che cliccate e pagate per quella "offerta esclusiva", addio bambola e addio soldi – vi aspettano furti d’identità e frodi che vi lasciano al verde. Come ha osservato l’esperta di Kaspersky Olga Altukhova, "Quando si trova una bambola rara a un prezzo molto basso, spesso la istintiva è quella di cogliere al volo l’occasione, senza fare le dovute verifiche." Esatto, l’impulsività è il loro asso nella manica, e voi ci state cascando come polli.

Per non finire nei guai, occhio ai segnali rossi: offerte da urlo sotto il prezzo di mercato, siti senza contatti chiari o con URL sbagliati, e zero recensioni vere. Stickate ai canali ufficiali di POP MART, usate carte di credito con protezioni antifrode o PayPal, e activate l’autenticazione a due fattori. Non fatevi raggirare da pubblicità invadenti sui social – la vera difesa è il cervello, non l’entusiasmo da fanatico!

Per approfondire l’argomento sulla fonte originale

L’eruzione del Monte Pelée del 1902 lascia oltre 30.000 morti a Martinica a causa del disastro naturaisse.

0

Immaginate un inferno caraibico che ingoia una città intera in meno di due minuti: nel 1902, il Monte Pelée ha scatenato l’eruzione più letale della moderna, macellando oltre 30.000 persone a Saint-Pierre come se la natura stesse giocando a fare Dio! Questa catastrofe epica, seconda solo al Krakatoa e al Tambora, ci ricorda che Madre Terra non chiede scusa. #EruzionePelée #DisastroVulcanico #MartiniqueInferno

In quella che è stata definita una delle eruzioni più devastanti di sempre, il Monte Pelée sull’isola francese di Martinique ha trasformato una tranquilla città portuale in un paesaggio apocalittico, lasciando gli esperti a grattarsi la testa per anni. Tutto è iniziato con segnali sinistri già nel 1889 – fumarole e vibrazioni inquietanti – ma è stato solo tra aprile e maggio 1902 che il vulcano ha perso la pazienza, scatenando freatiche che vomitavano cenere e gas come un drago inferocito.

Immaginate flussi di fango incandescente, detti lahar, che si sono abbattuti come una valanga di morte sul fianco sud-occidentale del vulcano, travolgendo il fiume Rivière Blanche e scatenando tsunami che hanno fatto a pezzi barche e edifici lungo la costa – un primo assaggio di caos che ha già fatto fuori più di 140 sventurati. Poi, il 6 e 7 maggio, il gioco si è fatto serio: pennacchi neri, fulmini e un duomo di lava che si gonfiava come una bolla pronta a scoppiare.

L’8 maggio, alle 8:00 del mattino, è arrivato il colpo di grazia: il duomo è esploso in un surge piroclastico, un fiume di blocchi, ceneri e gas roventi che ha viaggiato a tutta velocità verso Saint-Pierre, arrivando in soli due minuti e trasformando 28.000 abitanti in vittime istantanee – bruciati vivi, schiacciati o intrappolati in incendi folli. Pochissimi sono scampati, magari perché erano già in mare a godersi lo spettacolo da lontano.

Ma il vulcano non era ancora stanco: altri flussi piroclastici hanno colpito la città il 20 maggio e il 30 agosto, falciando ulteriori .000 persone, inclusi i poveracci che erano accorsi per aiutare – perché, diciamocelo, la natura ha un senso dell’umorismo macabro. L’eruzione ha continuato a infuriare variamente fino al 1905, cementando il Monte Pelée come il re del terrore vulcanico, con un Indice di Esplosività Vulcanica di 4 che lo rende il più violento negli ultimi 250 anni.

Non è finita qui: mentre oggi il vulcano sonnecchia senza pretese, la sua storia è un promemoria di come Martinique, schiacciata tra placche tettoniche in lotta, sia un hotspot di catastrofi. Eruzioni passate, come quelle pliniane, hanno dimostrato che questo mostro può risvegliarsi in grande stile – e chissà, magari la prossima volta toccherà a qualcun altro imparare la lezione.

Per approfondire l’argomento sulla fonte originale

Le 40.000 miglia sono state dominate dalla nave Amerigo Vespucci nel suo ultimo tour: le tappe dell’impresa controversa

0

L’incredibile Amerigo Vespucci, la superba nave scuola della Marina Militare Italiana, è tornata in Italia dopo un tour mondiale da far impallidire i sogni di Colombo, navigando come un bullo degli oceani attraverso 5 continenti e lasciando a bocca aperta migliaia di visitatori con il suo fascino da "ambasciata galleggiante del Made in Italy". Ma chi l’avrebbe detto che una vecchia gloria come questa potrebbe ancora fare il giro del mondo due volte, mentre certi burocrati non riescono a navigare una riunione?

L’Amerigo Vespucci ha completato il suo epico giro del mondo! Dopo quasi due anni in mare, da Genova a Capo Horn e oltre, torna per la Giornata della Marina il 10 giugno.

Dopo aver salpato da Genova il ° luglio 2023, questa "ambasciata galleggiante del Made in Italy" ha solcato acque da brividi, da Capo Horn al Canale di Suez, coprendo l’Atlantico, il Pacifico e l’Oceano Indiano, con soste in più di 30 Paesi – tutto tranne l’Antartide, perché evidentemente anche le navi hanno i loro limiti.

Le tappe di questo tour da capogiro includono: 4-7 luglio 2023 a Marsiglia (Francia); 29 luglio-1 agosto 2023 a Dakar (Senegal); 22-26 ottobre 2023 a Rio de Janeiro (Brasile); e via dicendo fino a Ushuaia, Los Angeles, Tokyo e Mumbai, prima di rientrare nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez. Poi, l’ultima ha toccato Trieste, Venezia e altre perle italiane, con una cerimonia a Genova che promette scintille, scorta militare e le Frecce Tricolori – un vero spettacolo per far invidia a chi resta a terra.

Ma non è solo vele e vento: oltre a formare i futuri ufficiali, la Vespucci ha promosso il nostro Paese come una star, accogliendo migliaia di curiosi con il "Villaggio Italia" e, una volta tornata, il "Villaggio IN Italia", un mix di arte, cibo e che ha fatto vedere all’estero quanto siamo bravi a esportare stile e sbruffonaggine.

Insomma, questo tour di 23 mesi e 74.000 chilometri ha dimostrato che l’Italia sa ancora regnare sui mari, quasi due giri del globo in grande stile – prendete appunti, mondo!

Per approfondire l’argomento sulla fonte originale

Carne di squalo consumata all’insaputa dei consumatori, con l’Italia indicata tra i principali importatori globali

0

SQUALI IN PERICOLO: L’Italia si ingozza di 98.000 tonnellate di carne di squalo tra il 2009 e il 2021, diventando il terzo paese al mondo (e primo in UE) con un business da 377 milioni di dollari! Mentre nei supermercati spuntano tranci di verdesca, palombo, smeriglio, spinarolo e gattuccio come snack quotidiani, la pesca globale sta massacrando 100 milioni di squali l’anno, spingendo un terzo delle specie verso l’estinzione. #SharkPreyed #SqualiInPericolo #EcologiaSelvaggia

Ma ecco la verità cruda: queste creature sono i boss degli oceani, e se li finiamo, addio marino! Non solo rischiamo di prosciugare le scorte dei pesci che finiscono sulle nostre tavole, ma anche di mandare in tilt il ruolo del mare nel combattere il cambiamento climatico. Il documentario Shark Preyed, creato dai fratelli Marco e Andrea Spinelli, punta i riflettori su questo macello, cercando di riabilitare l’immagine di questi predatori demonizzati per decenni.

Mentre la vendita di carne di squalo resta legale e radicata nella tradizione italiana, la vera domanda è: chi paga il conto? Con oltre 500 specie di squali a rischio – ognuna con la sua vulnerabilità unica – è ora di smettere di girare la testa. Servono etichette chiare che rivelino da dove viene quella bistecca marina e di pesca da , altrimenti continuiamo a giocare con il nostro futuro, mandando in fumo l’ecosistema oceano per un piatto in più. Non è solo una questione di ambiente, è sopravvivenza!

Per approfondire l’argomento sulla fonte originale

è in caricamento