Poliidrossibutirrato: proprietà, sintesi, usi

Il poliidrossibutirrato (PHB) è un poliidrossialcanoato a catena corta prodotto in natura da diversi microrganismi come materiale di riserva. I  batteri immagazzinino il PHB come fonte di energia analogamente a come i mammiferi immagazzinano il grasso

Con il termine di poliidrossibutirrato si intende, in particolare, il  poli(3-idrossibutirrato) che è quello che si forma più frequentemente quando si formano i poliidrossialcanoati

È un biopolimero che, grazie alle sue proprietà paragonabili a quelle di polipropilene e polietilene, costituisce una valida alternativa ai polimeri derivanti da fonti non rinnovabili.

Il microbiologo francese Maurice Lemoigne lo isolò dal Bacillus megaterium ma, grazie alla sua biodegradabilità e alla sua origine, è attualmente oggetto di studio.
Infatti, insieme all’acido polilattico, è un polimero che sia di origine naturale, biodegradabile e biocompatibile.

Il prodotto della sua degradazione è l’acido 3-idrossibutirrico, un metabolita comune negli esseri viventi che è sintetizzato nel fegato attraverso il metabolismo di acidi grassi e dagli amminoacidi chetogenici.

Il poliidrossibutirrato è un poliestere alifatico con catena polimerica lineare e ha struttura:

struttura poliidrossibutirrato
poliidrossibutirrato
 

Proprietà del poliidrossibutirrato

Il poliidrossibutirrato è un polimero termoplastico e quindi rammollisce se è riscaldato.

È insolubile in acqua, ha scarsa resistenza agli acidi e alle basi e si dissolve in solventi clorurati. È idrofobo, atossico, stabile alle radiazioni U.V. e otticamente attivo. Presenta una barriera alla permeabilità di acqua e gas e si può lavorare per estrusione, iniezione, soffiaggio e termoformatura.

Ha una struttura  regolare e prevalentemente isotattico. Ciò implica che i gruppi laterali della catena polimerica puntano nella stessa direzione e pertanto si formano strutture elicoidali, con i gruppi laterali tutti rivolti lontano dal centro dell’elica per ridurre al minimo l’ingombro sterico.

Le catene quindi si impacchettano facilmente per formare cristalli e ciò lo rende fragile e rigido

Ha un stretta finestra di temperatura di  lavorazione a causa dalla vicinanza tra la sua temperatura di fusione e di degradazione.

Vi sono diversi metodi volti a migliorarne il comportamento meccanico e ridurne l’elevato costo che si basano sull’utilizzo di blend, sull’ottenimento di copolimeri e sull’uso di additivi.

La copolimerizzazione può avvenire con poliidrossivalerato per ottenere una struttura più irregolare e quindi meno cristallina e meno fragile, ma comunque biodegradabile. La copolimerizzazione abbassa anche la temperatura di fusione e ciò rende il copolimero molto più facile da lavorare.

Sintesi del poliidrossibutirrato

Può essere ottenuto attraverso diverse vie sintetiche come dall’apertura dell’anello del β-butirrolattone utilizzando zinco e l’alluminio quali catalizzatori.

Si può ottenere da piante naturali o transgeniche. Tuttavia il metodo più diffuso è tramite fermentazione batterica

Il polimero si forma all’interno delle cellule dei batteri in granuli che generalmente hanno un diametro compreso tra 100 e 800 nm. Il numero e la dimensione dei granuli e il peso molecolare del poliidrossibutirrato, varia a seconda del tipo di batteri, delle condizioni di crescita e del metodo di estrazione.

Usi

Ha grandi potenzialità per l’impiego packaging per ottenere bottiglie, sacchetti, piatti, bicchieri e posate monouso

In campo biomedico può essere usato come materiale per scaffold di ingegneria tissutale e per vettori a rilascio controllato di farmaci

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