Le batterie al chitosano, biodegradabili e sostenibili, trasformano i gusci di granchio in una risorsa preziosa: una rivoluzione che supporta energie rinnovabili e riduce l’impatto ambientale.
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I gusci di granchio, tradizionalmente considerati scarti, sono al centro di una nuova iniziativa nel campo della sostenibilità ambientale. Attraverso l’uso del chitosano, una sostanza biodegradabile estratta dai loro gusci, è stata sviluppata una nuova generazione di batterie ecologiche. Queste batterie rappresentano una soluzione innovativa per ridurre i rifiuti elettronici, convertendo materiali altrimenti destinati al materiali di scarto in una risorsa preziosa per il settore energetico.
Le batterie convenzionali presentano problematiche significativamente legate al loro smaltimento. Le batterie al chitosano offrono un’alternativa sostenibile, con una biodegradabilità che permette loro di decomporsi nel suolo in pochi mesi, contribuendo a un minore impatto ambientale.
Performance e sostenibilità
Queste nuove batterie, composte da zinco e chitosano, mostrano elevate prestazioni energetiche, mantenendo il 99,7% della capacità anche dopo 1.000 cicli di ricarica. Tali caratteristiche le rendono adatte per l’accumulo di energia da fonti rinnovabili, inclusi i sistemi solari ed eolici, oltre a fornire energia per dispositivi elettronici di piccole dimensioni.
Un cambio di prospettiva sugli scarti
Ogni anno l’industria della trasformazione alimentare genera enormi quantità di gusci di crostacei. Gli scienziati hanno raffinato il chitosano, ricavato dalla chitina presente nei gusci dei granchi, per utilizzarlo come elettrolita in gel. Questa sostanza migliora la conduttività degli ioni senza incorporare sostanze tossiche o metalli pesanti.
Il risultato finale è una batteria rispettosa dell’ambiente, che realizza il concetto di economia circolare, impiegando materiali naturali per produrre energia pulita e sostenibile. I gusci di granchio, normalmente ignorati, si trasformano così in emblema di innovazione nel campo delle nuove tecnologie energetiche.
Fonte: Cell