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I manoscritti di Marie Curie saranno radioattivi per altri 1600 anni a causa dell’esposizione a numerose radiazioni.

Le scoperte di e del marito furono straordinarie, ma non senza conseguenze: esponendosi così tanto alle radiazioni, i suoi manoscritti sono diventati radioattivi e lei è morta per un’anemia aplastica.

@Henri Manuel/Wikipedia

Marie Curie, pioniera della radioattività e prima donna a vincere un Premio Nobel, ha lasciato un’eredità scientifica significativa. Curie e suo marito Pierre scoprirono il polonio e il radio alla fine del XIX secolo, ignorando però i pericoli dell’esposizione prolungata a queste sostanze. La scienziata trascorreva le giornate nel suo laboratorio maneggiando elementi radioattivi senza alcuna protezione, spesso conservandoli persino nei cassetti della scrivania o portandoli nelle tasche del camice. L’entusiasmo per le scoperte portava a osservare, affascinata, i bagliori emessi dalle provette contenenti radio e polonio, senza conoscere gli effetti devastanti che queste radiazioni avrebbero avuto sulla sua salute.

La sua dedizione alla ricerca ebbe un costo altissimo: Curie morì infatti nel 1934 a causa di un’anemia aplastica, una malattia del sangue associata all’esposizione prolungata alle radiazioni. Anche gli oggetti da lei utilizzati quotidianamente subirono conseguenze. I suoi appunti, mobili e persino i suoi libri di cucina assorbirono la radioattività e risultano contaminati.

I manoscritti radioattivi

I manoscritti di Marie Curie, conservati presso la Biblioteca Nazionale di Francia, devono essere custoditi in contenitori speciali rivestiti di piombo in quanto sono ancora altamente radioattivi. Per consultare questi documenti, è obbligatorio indossare dispositivi di protezione e firmare una liberatoria. La radioattività di questi materiali, dovuta principalmente alla presenza di radio-226, avrà un’emivita di circa 1600 anni, il che implica che rimarranno pericolosi per molte generazioni future.

Un contributo rivoluzionario

Le ricerche di Curie hanno aperto la strada alla radioterapia, fondamentale per il trattamento di molte forme di cancro. Tuttavia, il caso della scienziata polacca rappresenta un monito sull’importanza di adottare misure di sicurezza nella ricerca scientifica. Il laboratorio in Curie operava e la sua abitazione a Parigi furono esposti a contaminazioni tali che, anni dopo la sua morte, l’area dovette essere bonificata a causa di un aumento sospetto di malattie oncologiche tra gli abitanti del quartiere. Pur essendo rivoluzionario il suo contributo, il prezzo pagato per queste scoperte evidenzia la necessità di un approccio responsabile nei confronti della ricerca.

Domani, 11 febbraio, si celebra la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella , un’occasione per onorare l’eredità di Marie Curie e di tutte le donne che hanno influenzato la storia scientifica, contribuendo a migliorare il mondo attraverso la ricerca.

Fonte: Focus.it

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Nuove prove scoperte da ossa umane di 18.000 anni fa

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Recentemente, alcune risalenti a 15.000-18.000 anni fa, ritrovate nella caverna Maszycka, in Polonia, hanno rivelato prove del consumo di carne umana, suggerendo la pratica del cannibalismo nell’Europa preistorica. Questo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature da un gruppo di ricerca dell’IPHES, l’Istituto Catalano di Paleoecologia Umana ed Evoluzione Sociale di Tarragona, che ha analizzato le ossa e ha trovato tracce di macellazione e consumo alimentare.

I resti esaminati includono diverse ossa appartenenti a dieci individui, di sei adulti e quattro subadulti. Le ossa presentano tracce di manipolazione intenzionale, tra cui tagli e abrasioni, nonché segni di macellazione finalizzata al consumo delle carni, con evidenti tracce di esposizione al fuoco. In particolare, le ossa lunghe risultano essere state spezzate intenzionalmente per accedere al midollo. A differenza degli contesti coevi, dove le ossa venivano trattate con rispetto, quelle della caverna di Maszycka sono state trovate insieme a resti di animali macellati e consumati.

ossa cannibalismo polonia
In blu sono indicati i punti in cui sono state riscontrate manipolazioni alle ossa preistoriche ritrovate nella caverna Maszycka in Polonia. Credit: Marginedas et al. (2025)

In considerazione dell’età dei resti, gli studiosi hanno ipotizzato che potrebbero appartenere a un singolo gruppo familiare, composto da adulti e bambini, che avrebbe potuto essere sterminato e cannibalizzato nel contesto di tensioni tra diversi gruppi di cacciatori-raccoglitori dell’Europa Centrale durante il Paleolitico Superiore. Questo studio invita a riconsiderare le ossa manipolate post-mortem in altri contesti paleolitici europei, che sono stati fino ad ora considerati esclusivamente come pratiche funerarie.

Presso le società di cacciatori-raccoglitori del periodo magdaleniano, noto per le culture umane dell’ultima fase del Paleolitico Superiore in Europa Occidentale, la manipolazione post-mortem dei cadaveri era una prassi comune, probabilmente legata a determinati culti religiosi e a pratiche funerarie. Le frequentissime evidenze di manipolazione sulle ossa craniali suggeriscono un legame con il culto degli antenati. Inoltre, spesso le ossa dei defunti venivano trasformate in utensili, e lo studio di tali resti ha consentito di individuare anche segni di consumo di carne umana in alcune circostanze.

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Funzionamento degli smart tag per il ritrovamento degli oggetti smarriti

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Gli sono dispositivi di localizzazione progettati per assistere gli utenti nel ritrovare , come chiavi, zaini o valigie, contribuendo a ridurre la probabilità di perdere accessori e oggetti importanti nella vita quotidiana. Questi dispositivi operano utilizzando tecnologie di comunicazione wireless, quali Bluetooth, NFC (Near Field Communication) o connessioni cellulari, e si interfacciano con un’app dedicata sullo smartphone che consente il tracciamento. La loro funzionalità varia a seconda del modello, consentendo di ritrovare oggetti nelle immediate vicinanze o di localizzarli a distanza grazie alle reti di dispositivi connessi.

Tipologie di smart tag

Gli smart tag si categorizzano in tre principali tipologie, distinte in base al sistema di localizzazione utilizzato:

  • I dispositivi più semplici, che operano tramite Bluetooth o NFC, consentono di rintracciare oggetti nelle vicinanze ma con un raggio d’azione limitato, generalmente tra 50 e 120 metri. Un esempio è il Chipolo One, con un raggio d’azione di circa 100 metri.
  • Dispositivi più avanzati come gli AirTag di Apple o i Galaxy SmartTag2 di Samsung, che oltre al Bluetooth sfruttano reti di dispositivi connessi per migliorare la copertura. Gli AirTag utilizzano la rete dell’ecosistema Apple per localizzare gli oggetti in modo sicuro e anonimo, integrando anche il Precision Tracking tramite tecnologia Ultra-Wideband.
  • Smart tag con SIM integrata, come il Salind 20 4G, utilizzano reti cellulari per un tracciamento globale di oggetti, rendendoli ideali per bagagli e oggetti di valore. Questi dispositivi richiedono typicamente un abbonamento al servizio di localizzazione.

Funzioni degli smart tag

Un aspetto distintivo degli smart tag è la loro interazione con smartphone che facilita il processo di localizzazione. Alcuni modelli sono progettati per emettere un suono, rendendoli più facilmente rintracciabili, mentre possono assistere nell’individuare lo smartphone collegato tramite un’apposito pulsante. Inoltre, i tracker con funzionalità NFC possono fornire informazioni di contatto a telefoni compatibili in caso di ritrovamento da parte di terzi.

Uso e sicurezza degli smart tag

Per utilizzare un smart tag, è necessario scaricare l’app specifica, attivarlo e associarlo allo smartphone. A questo punto, il dispositivo può essere fissato all’oggetto da monitorare. Gli utenti possono rintracciare l’oggetto smarrito in vari modi, incluso l’emissione di suoni per facilitare il recupero e sfruttando reti di dispositivi compatibili se l’oggetto è fuori dal raggio d’azione diretto. La sicurezza è una priorità: i produttori hanno implementato misure per evitare usi impropri, come il tracciamento non autorizzato, con avvisi forniti da dispositivi come AirTag e smart tag di Samsung e Google.

Gli smart tag configurano un’efficace soluzione per la gestione degli oggetti di valore, con tecnologie diversificate adatte a diversi requisiti e budget, contribuendo a ridurre le perdite quotidiane di oggetti importanti.

Fonte Verificata

Ostacoli e conquiste femminili nella storia

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Dal 2015, l’11 febbraio è stato designato come Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza. Questa giornata ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere una maggiore equità di genere nei settori STEM. Nonostante i progressi realizzati nel corso degli anni, permangono retaggi storici che influenzano le attuali opportunità per le donne nella scienza.

Le donne hanno storicamente affrontato barriere significative per l’accesso all’istruzione. In epoche passate, la loro formazione si limitava al contesto conventuale, dove si studiavano principalmente discipline come la pittura, la scrittura e la poesia, con scarso accesso alle scienze. Le eccezioni a questa situazione spesso erano rappresentate da donne che appartenevano a famiglie di scienziati. La possibilità per le donne di iscriversi alle università in Italia è stata formalmente riconosciuta solo alla fine dell’Ottocento, sebbene le università siano esistenti fin dal 1088. Eccezioni illustri come Elena Lucrezia Corner Piscopia, che conseguì il diploma all’Università di Padova nel 1678, e Laura Bassi, prima donna a ottenere una cattedra universitaria nel Settecento, rappresentano le difficoltà superate nel corso della .

Il percorso delle donne nella scienza

È solo nel Novecento che molte nazioni hanno cominciato a garantire l’accesso universitario alle donne come un diritto. Prima, il panorama scientifico era dominato dagli uomini, che spesso sostenevano l’idea di una presunta inferiorità femminile. Tuttavia, delle donne eccezionali, come Laura Bassi, Emmy Noether e Curie, hanno tracciato un percorso significativo nella storia della scienza, affrontando e superando barriere incredibili.

Le sfide contemporanee

Nel corso del XX secolo, è aumentato il numero di donne attive in campi come l’astronomia, la matematica e la chimica. Figure come Margherita Hack hanno contribuito a trasformare l’immagine della donna nella scienza, ma il retaggio culturale perdura e a condizionare le scelte professionali delle donne. Oggi nelle facoltà scientifiche, il 40% degli studenti è femminile, e questo dato è in crescita. Tuttavia, nelle posizioni di vertice, la percentuale di donne scende decisamente sotto il 30%, a del fenomeno conosciuto come glass ceiling, una barriera invisibile che ostacola la carriera di molte ricercatrici.

Il divario di genere, frutto di un passato complesso, influisce tuttora sulle carriere delle donne. Tuttavia, il numero crescente di donne che emergono nelle scienze, nella politica e in ambiti sta creando modelli di riferimento significativi, aprendo la strada a nuove generazioni di ragazze e giovani donne.

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Ferriti : esplorazione delle proprietà e applicazioni dei composti ferromagnetici.

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Le ferriti sono composti chimici caratterizzati da proprietà ferrimagnetiche, ottenuti mediante la combinazione di due ossidi. In genere, la componente principale è rappresentata dall’ossido di ferro(III) (Fe₂O₃), a cui si associa un ossido di un elemento bivalente, ad esempio nichel, manganese, magnesio, zinco, rame o ferro. Questi materiali sono noti per la loro capacità di essere facilmente magnetizzati e per le loro eccellenti proprietà magnetiche, elettriche e ottiche.

La storia delle ferriti affonda le radici in epoche antichissime, risalenti a secoli prima di Cristo, con la scoperta di pietre capaci di attrarre il ferro. I depositi più abbondanti di tali materiali furono rinvenuti nel distretto di Magnesia, in Asia Minore, da cui deriva il nome della mineralogia magnetite.


Proprietà e Applicazioni

Le ferriti presentano una serie di proprietà che le rendono materiali indispensabili per :

  • Proprietà Magnetiche:
    Il fenomeno del ferrimagnetismo si manifesta attraverso l’allineamento parziale dei momenti magnetici degli atomi. In questi materiali, i momenti magnetici possono disporre sia in maniera parallela (come nel ferromagnetismo) sia in maniera antiparallela (come nell’antiferromagnetismo), ma a della disuguaglianza dei momenti, si ottiene una magnetizzazione spontanea. Questo comportamento è determinato dal momento di dipolo magnetico associato allo spin degli elettroni.
  • Proprietà Elettriche ed Ottiche:
    Le ferriti possiedono elevata resistività elettrica e bassa perdita dovuta a correnti parassite. Esse mostrano inoltre elevata permeabilità magnetica, stabilità tempo-temperatura e una risposta operativa in un’ampia gamma di frequenze, il tutto con una versatilità di forma e a costi contenuti.
  • Applicazioni Tecnologiche:
    Grazie a tali proprietà, le ferriti trovano impiego in numerosi settori, tra cui:
    • Biomedicina
    • Display magneto-ottici
    • Batterie a ioni litio ricaricabili
    • Dispositivi a microonde e antenne
    • Nuclei di trasformatori e dispositivi elettronici miniaturizzati
    • Sensori (inclusi sensori di umidità e biosensori)
    • Registrazioni magnetiche e supporti ad alta densità
    • Dispositivi per l’energia solare e fluidi magnetici

In particolare, la possibilità di controllare la morfologia e le dimensioni delle ferriti a scala nanometrica attraverso specifiche vie sintetiche ne amplia il potenziale di utilizzo in campi quali il trattamento delle acque reflue, la catalisi, l’elettronica e la biomedicina.


Classificazione delle Ferriti

La classificazione delle ferriti può essere effettuata in base alle proprietà magnetiche e alle strutture cristalline.

1. In Base alle Proprietà Magnetiche

Le ferriti vengono suddivise in due categorie principali:

  • Ferriti Soft:
    Questi materiali, generalmente costituiti da ossido di ferro combinato con altri ossidi metallici (ad es. nichel, zinco, manganese), presentano elevata permeabilità magnetica e bassa coercitività. Tale caratteristica le rende facilmente magnetizzabili e smagnetizzabili, rendendole ideali per applicazioni in dispositivi ad alta frequenza come trasformatori, induttori, schermature magnetiche e antenne radio.
  • Ferriti Hard:
    Composte tipicamente da ferriti di bario o stronzio, esse mostrano elevata coercitività e bassa permeabilità magnetica, risultando più difficili da magnetizzare e smagnetizzare. Queste proprietà le rendono particolarmente indicate per applicazioni in dispositivi che richiedono campi magnetici forti e stabili, quali motori elettrici, altoparlanti e separatori magnetici.

2. In Base alle Strutture Cristalline

Le ferriti si classificano, inoltre, in quattro gruppi principali in funzione della loro cristallina:

  • Ferriti del Gruppo dello Spinello:
    Con formula generale MB2O4\mathrm{MB_2O_4}, dove MM è un catione metallico bivalente (es. Mg, Fe, Zn, Mn, Ni) e BB è generalmente costituito da elementi come Al, Cr o Fe, queste ferriti si suddividono in diverse serie a seconda della natura di BB.
    • Serie alluminica: Ad esempio, la gahnite (ZnAl2O4\mathrm{ZnAl_2O_4}) e l’hercynite (FeAl2O4\mathrm{FeAl_2O_4}), quest’ultima nota per i suoi cristalli microscopici con struttura ottaedrica e lucentezza simile al vetro.
    • Serie contenente alluminio e manganese: Ad esempio, la galaxite (MnAl2O4\mathrm{MnAl_2O_4}).
    • Serie contenente cromo: Comprendono la cromite (CrAl2O4\mathrm{CrAl_2O_4}) e la magnesiocromite (MgAl2O4\mathrm{MgAl_2O_4}).
      Inoltre, vi sono ferriti contenenti ferro, come il cuprospinello (CuFe2O4\mathrm{CuFe_2O_4}), la franklinite (ZnFe2O4\mathrm{ZnFe_2O_4}), la magnesioferrite (MgFe2O4\mathrm{MgFe_2O_4}), la magnetite (Fe3O4\mathrm{Fe_3O_4}) e la trevorite (NiFe2O4\mathrm{NiFe_2O_4}), che trovano applicazione in catalisi, produzione di idrogeno e pigmentazione.
  • Ferriti del Gruppo del Granato:
    Con formula generale M3Fe5O12\mathrm{M_3Fe_5O_{12}} (dove MM rappresenta ittrio o un catione delle terre rare), queste ferriti sono caratterizzate da proprietà elettromagnetiche, magneto-ottiche, meccaniche e termiche uniche. Il granato di ferro e ittrio (Y3Fe5O12\mathrm{Y_3Fe_5O_{12}}) è particolarmente utilizzato in celle a combustibile, materiali per l’energia solare e in applicazioni optoelettroniche. La sostituzione di Y3+\mathrm{Y^{3+}} o di Fe3+\mathrm{Fe^{3+}} con altri ioni (come Bi³⁺, Ce³⁺, Er³⁺, Tb³⁺, Ga³⁺, Al³⁺) consente di modulare le proprietà del materiale.
  • Ortoferriti:
    Con formula generale RFeO3\mathrm{RFeO_3} (dove RR indica uno o più elementi delle terre rare), le ortoferriti presentano una struttura cristallina ortorombica e mostrano proprietà ferromagnetiche. Un esempio notevole è il LaFeO₃, che, grazie alla sua struttura perovskitica, viene impiegato in sensori di gas, elettrodi per celle a combustibile solido e come fotocatalizzatore. Le prestazioni di questi materiali sono strettamente correlate alla loro morfologia e alle dimensioni delle particelle, fattori determinati dal metodo di sintesi.
  • Ferriti Esagonali:
    Questi materiali ferrimagnetici, con formula generale MFe12O19\mathrm{MFe_{12}O_{19}} (dove MM può essere Sr, Ba, o Pb e, in alcuni casi, l’ossigeno può essere parzialmente sostituito da ioni metallici di raggio simile), presentano un reticolo cristallino caratterizzato dalla presenza di siti ottaedrici, bipiramidi trigonali e siti tetraedrici. Le ferriti esagonali sono ulteriormente classificate in sei tipi (M, W, Y, X, Z, U) e trovano impiego in applicazioni che spaziano dai magneti permanenti ai dispositivi di registrazione magnetica e archiviazione dati, nonché in componenti per dispositivi elettrici operanti in banda microonde.

Conclusioni

Le ferriti, grazie alle loro proprietà intrinseche e alla versatilità nella sintesi e nella modulazione della struttura, rappresentano uno dei gruppi di materiali magnetici più studiati e applicati. Dal loro utilizzo in dispositivi elettronici e di comunicazione, fino alle applicazioni in campo biomedico e nell’energia, questi materiali continuano a essere oggetto di approfonditi studi scientifici e tecnologici, contribuendo in maniera significativa all’innovazione nei settori della scienza dei materiali e dell’ingegneria applicata.

Esercizi prima legge di Faraday

Di seguito proposto un resoconto dettagliato di sei esercizi basati sulla prima legge di Faraday, corredata da spiegazioni passo-passo. Tale legge, formulata da Michael Faraday nel 1833, afferma che la massa di un elemento depositata agli elettrodi durante l’ è direttamente proporzionale alla quantità di elettricità (carica) che attraversa la .

Per risolvere gli esercizi si utilizzano le seguenti grandezze e relazioni fondamentali:

  • Corrente elettrica (ii): espressa in ampere (A) nel Sistema Internazionale.
  • Carica elettrica (QQ): data dalla relazione Q=i tQ = i \, t, dove il coulomb (C) rappresenta la carica trasportata in secondo da una corrente di 1 A.
  • Costante di Faraday (FF): corrisponde alla carica di una mole di elettroni, pari a circa 96.500 C/mol; pertanto, il numero di moli di elettroni trasferite è dato da n(e−)=QF=i tFn(e^-) = \frac{Q}{F} = \frac{i \, t}{F}.

Gli esercizi sono presentati in ordine di complessità crescente.


1. Calcolo della Massa Depositata

Per determinare la quantità di sostanza prodotta o consumata durante l’elettrolisi, dato il tempo e la corrente, è necessario:

  • Bilanciare la semireazione coinvolta;
  • Calcolare il numero di moli di elettroni trasferiti;
  • Determinare il numero di moli di sostanza prodotte (o consumate);
  • Convertire le moli in massa (grammi).

Esempio 1: Deposizione di Zinco

Si calcola la massa di zinco che si deposita al catodo di una cella elettrolitica quando viene fatta passare una corrente di 750 mA per 3,25 ore. La semireazione di riduzione è:

Zn2++2e−→Zn.\mathrm{Zn^{2+}} + 2 e^- \rightarrow \mathrm{Zn}.Dati:

  • i=750 mA=0.750 Ai = 750\,\text{mA} = 0.750\,\text{A}
  • t=3.25 h=1.17×104 st = 3.25\,\text{h} = 1.17 \times 10^4\,\text{s}
  • Pressione di Faraday: F=96500 C/molF = 96500\,\text{C/mol}
  • Massa molare dello zinco: MZn=65.39 g/molM_{\mathrm{Zn}} = 65.39\,\text{g/mol}

Calcoli:

  1. Moli di elettroni trasferiti:

    n(e−)=i tF=0.750 A×1.17×104 s96500 C/mol≈0.0909 moln(e^-) = \frac{i \, t}{F} = \frac{0.750\,\text{A} \times 1.17 \times 10^4\,\text{s}}{96500\,\text{C/mol}} \approx 0.0909\,\text{mol}

  2. Moli di zinco depositate:
    Dal momento che per la riduzione di 1 mole di Zn2+\mathrm{Zn^{2+}} sono necessari 2 moli di elettroni:

    n(Zn)=0.09092≈0.0455 moln(\mathrm{Zn}) = \frac{0.0909}{2} \approx 0.0455\,\text{mol}

  3. Massa di zinco depositata:

    m(Zn)=n(Zn)×MZn≈0.0455 mol×65.39 g/mol≈2.98 gm(\mathrm{Zn}) = n(\mathrm{Zn}) \times M_{\mathrm{Zn}} \approx 0.0455\,\text{mol} \times 65.39\,\text{g/mol} \approx 2.98\,\text{g}


Esempio 2: Deposizione di Ferro e Produzione di Cloro

Si determina la massa di ferro depositata e il volume di cloro gassoso prodotto (a 25 °C e 1 atm) quando una corrente di 40.0 A passa per 10.0 ore in cloruro di ferro(III) fuso. Le semireazioni coinvolte sono:

  • Al catodo (riduzione):

    Fe3++3e−→Fe\mathrm{Fe^{3+}} + 3 e^- \rightarrow \mathrm{Fe}

  • All’anodo (ossidazione):

    2 Cl−→Cl2(g)+2e−2\, \mathrm{Cl^-} \rightarrow \mathrm{Cl_2(g)} + 2 e^-

Dati:

  • i=40.0 Ai = 40.0\,\text{A}
  • t=10.0 h=36000 st = 10.0\,\text{h} = 36000\,\text{s}

Calcoli:

  1. Moli totali di elettroni trasferiti:

    n(e−)=i tF=40.0 A×36000 s96500 C/mol≈14.9 moln(e^-) = \frac{i \, t}{F} = \frac{40.0\,\text{A} \times 36000\,\text{s}}{96500\,\text{C/mol}} \approx 14.9\,\text{mol}

  2. Deposizione del ferro:
    Per produrre 1 mole di Fe sono necessarie 3 moli di elettroni:

    n(Fe)=14.93≈4.97 moln(\mathrm{Fe}) = \frac{14.9}{3} \approx 4.97\,\text{mol}Con MFe=55.845 g/molM_{\mathrm{Fe}} = 55.845\,\text{g/mol}:

    m(Fe)=4.97 mol×55.845 g/mol≈278 gm(\mathrm{Fe}) = 4.97\,\text{mol} \times 55.845\,\text{g/mol} \approx 278\,\text{g}

  3. Produzione di cloro gassoso:
    Per formare 1 mole di Cl2\mathrm{Cl_2} sono necessari 2 moli di elettroni:

    n(Cl2)=14.92≈7.45 moln(\mathrm{Cl_2}) = \frac{14.9}{2} \approx 7.45\,\text{mol}Utilizzando l’equazione di stato dei gas ideali, V=nRTpV = \frac{nRT}{p}, con R=0.08206 L atm/mol KR = 0.08206\,\text{L atm/mol K}, T=298 KT = 298\,\text{K} e p=1 atmp = 1\,\text{atm}:

    V=7.45 mol×0.08206 L atm/mol K×298 K1 atm≈182 LV = \frac{7.45\,\text{mol} \times 0.08206\,\text{L atm/mol K} \times 298\,\text{K}}{1\,\text{atm}} \approx 182\,\text{L}


2. Calcolo del Tempo Necessario

Esempio 3: Tempo per Ottenere 25.00 g di Zinco

Si calcola il tempo necessario per ottenere 25.00 g di zinco in una soluzione di solfato di zinco, applicando una corrente di 20.0 A. La semireazione è:

Zn2++2e−→Zn.\mathrm{Zn^{2+}} + 2 e^- \rightarrow \mathrm{Zn}.Calcoli:

  1. Moli di zinco:

    n(Zn)=25.00 g65.39 g/mol≈0.3823 moln(\mathrm{Zn}) = \frac{25.00\,\text{g}}{65.39\,\text{g/mol}} \approx 0.3823\,\text{mol}

  2. Moli di elettroni necessarie:

    n(e−)=0.3823×2≈0.7646 moln(e^-) = 0.3823 \times 2 \approx 0.7646\,\text{mol}

  3. Tempo necessario:
    Utilizzando n(e−)=i tFn(e^-) = \frac{i \, t}{F}:

    0.7646=20.0 t965000.7646 = \frac{20.0\,t}{96500} t=0.7646×9650020.0≈3689 s≈1.02 ht = \frac{0.7646 \times 96500}{20.0} \approx 3689\,\text{s} \approx 1.02\,\text{h}

Esempio 4: Tempo per Deposito di 129 g di Oro

Si calcola il tempo necessario per depositare 129 g di in una soluzione di dicianoaurato con una corrente di 3.50 A. La semireazione di riduzione è:

Au(CN)2−+e−→Au+2 CN−.\mathrm{Au(CN)_2^-} + e^- \rightarrow \mathrm{Au} + 2\, \mathrm{CN^-}.Calcoli:

  1. Moli di oro:

    n(Au)=129 g196.97 g/mol≈0.655 moln(\mathrm{Au}) = \frac{129\,\text{g}}{196.97\,\text{g/mol}} \approx 0.655\,\text{mol}

  2. Essendo necessaria 1 mole di elettroni per 1 mole di Au,

    n(e−)=0.655 moln(e^-) = 0.655\,\text{mol}

  3. Tempo necessario:
    Con n(e−)=i tFn(e^-) = \frac{i \, t}{F}:

    0.655=3.50 t965000.655 = \frac{3.50\,t}{96500} t=0.655×965003.50≈1.81×104 s≈5.02 ht = \frac{0.655 \times 96500}{3.50} \approx 1.81 \times 10^4\,\text{s} \approx 5.02\,\text{h}


3. Calcolo della Corrente Necessaria

Esempio 5: Corrente per Produrre 400.0 L di Idrogeno a STP

Si richiede di determinare la corrente necessaria per produrre 400.0 L di idrogeno gassoso a condizioni standard (STP: 1 atm, 273 K) dall’elettrolisi dell’acqua in 1 ora.
Alle condizioni standard, 1 mole di gas occupa 22.4 L.

Calcoli:

  1. Moli di H2\mathrm{H_2}:

    n(H2)=400.0 L22.4 L/mol≈17.9 moln(\mathrm{H_2}) = \frac{400.0\,\text{L}}{22.4\,\text{L/mol}} \approx 17.9\,\text{mol}

  2. Semireazione di riduzione dell’acqua:

    2 H2O+2e−→H2+2 OH−2\, \mathrm{H_2O} + 2 e^- \rightarrow \mathrm{H_2} + 2\, \mathrm{OH^-}Per produrre 1 mole di H2\mathrm{H_2} servono 2 moli di elettroni, dunque:

    n(e−)=2×17.9≈35.8 moln(e^-) = 2 \times 17.9 \approx 35.8\,\text{mol}

  3. Calcolo della corrente:
    Con t=3600 st = 3600\,\text{s}:

    35.8=i×36009650035.8 = \frac{i \times 3600}{96500} i=35.8×965003600≈960 Ai = \frac{35.8 \times 96500}{3600} \approx 960\,\text{A}

Esempio 6: Corrente per il Deposito di Rame

Si determina la corrente impiegata in una cella elettrolitica contenente solfato di rame, dove una corrente costante per 5.0 ore porta al deposito di 404 mg di rame al catodo. La semireazione è:

Cu2++2e−→Cu.\mathrm{Cu^{2+}} + 2 e^- \rightarrow \mathrm{Cu}.Calcoli:

  1. Conversione e moli di rame:

    404 mg=0.404 g404\,\text{mg} = 0.404\,\text{g} n(Cu)=0.404 g63.5 g/mol≈0.00636 moln(\mathrm{Cu}) = \frac{0.404\,\text{g}}{63.5\,\text{g/mol}} \approx 0.00636\,\text{mol}

  2. Moli di elettroni necessarie:

    n(e−)=0.00636×2≈0.0127 moln(e^-) = 0.00636 \times 2 \approx 0.0127\,\text{mol}

  3. Tempo di elettrolisi:

    t=5.0 h=18000 st = 5.0\,\text{h} = 18000\,\text{s}

  4. Calcolo della corrente:

    0.0127=i×18000965000.0127 = \frac{i \times 18000}{96500} i=0.0127×9650018000≈0.068 Ai = \frac{0.0127 \times 96500}{18000} \approx 0.068\,\text{A}


Conclusioni

Attraverso questi esercizi è possibile osservare come la prima legge di Faraday permetta di correlare quantitativamente la massa di un elemento depositato (o il volume di un gas prodotto) con la quantità di elettricità trasferita in un processo elettrolitico. La corretta applicazione delle relazioni Q=i tQ = i\,t e n(e−)=i tFn(e^-) = \frac{i\,t}{F}, insieme alla conoscenza delle semireazioni bilanciate e delle masse molari, consente di risolvere problemi che spaziano dal calcolo della massa depositata al determinare il tempo o la corrente necessari per una data trasformazione elettrochimica.

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La storia di uno dei simboli del Festival di Sanremo e il motivo per cui si chiama teatro Ariston

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Il Teatro Ariston, inaugurato nel 1963 in via Matteotti 212 a , è il palcoscenico che dal 1977 accoglie il Festival di Sanremo. Nel 2025 si celebrerà la 75ᵃ edizione dell’evento, in programma da martedì 11 a sabato 15 febbraio. Il nome della struttura deriva dal suo fondatore, il commendatore Aristide Vacchino, il nome greco, Ἀριστείδης (Aristèides), significa “del tipo migliore”.

La del Teatro Ariston ha inizio nel 1953, quando Aristide Vacchino decide di costruire un nuovo teatro sui terreni di famiglia, con l’intenzione di creare uno spazio innovativo e sorprendente per la città di Sanremo. L’obiettivo era realizzare un teatro che fosse un esempio di eccellenza.

La storia del teatro Ariston dalla costruzione a oggi

Attualmente, il Teatro Ariston è gestito dagli eredi di Aristide Vacchino e appartiene alla famiglia da generazioni. La storia della famiglia Vacchino inizia nei primi del ‘900, quando Carlo Vacchino rileva il The American Cinematograph in via Matteotti, trasformandolo l’anno successivo nel Sanremese, un locale da 200 posti che distribuisce programmi del Consorzio Pathé, una società francese attiva dal 1896. Successivamente, Carlo acquisisce anche il Principe Amedeo, un teatro comunale attivo dal 1877, collaborando con Stefano Pittaluga, un imprenditore nel campo della distribuzione di film.

Dopo la morte di Carlo Vacchino nel 1918, il figlio Aristide prosegue l’attività. Nel 1933 acquisisce il Cinema Centrale e, al termine della Seconda Guerra Mondiale, inaugura il Giardino, un cinema all’aperto in via Matteotti. È qui che Aristide inizia a concretizzare la sua visione imprenditoriale, dando vita al progetto del Teatro Ariston.

I lavori di costruzione iniziano nel 1953, con l’apertura dell’Ariston all’aperto nel 1957. Nel 1962 viene inaugurato l’Ariston “mignon” con una capienza di 450 posti, mentre il Teatro Ariston apre ufficialmente nel 1963. Dopo la morte di Aristide Vacchino nel 1980, la direzione passa ai figli Carla e Walter, che nel giugno 2024 ricevono l’Onorificenza al merito della Repubblica Italiana per il loro contributo nel campo delle arti e dei servizi pubblici.

Come è fatto l’Ariston, quanto è grande e quali altri spettacoli ospita

Il Teatro Ariston, che ospita il Festival di Sanremo dal 1977, ha una capienza totale di 1960 posti, suddivisi come segue:

  • sala Ariston (1909 posti), sede principale del Festival
  • Ritz (390 posti)
  • Cinema Roof Sala (250 posti), Roof Sala 2 (135 posti), Roof Sala 3 (135 posti), Roof Sala 4 (35 posti), tutti situati in Corso Matteotti 107
  • Cinema Centrale (464 posti)
  • Sala Tabarin (96 posti), a 200 metri dal Teatro Ariston in Corso Matteotti 22

Qui sono disponibili informazioni dettagliate riguardo le sale, i posti a sedere e le caratteristiche tecniche degli impianti audiovisivi.

Il Teatro Ariston è attivo tutto l’anno, ospitando oltre al Festival numerose altre iniziative, tra cui la rassegna della Canzone d’Autore Premio Tenco. Il cartellone offre concerti, spettacoli di poesia, balletto, lirica e convegni su diverse tematiche, manifestazioni sportive, mostre e produzioni di cabaret, oltre ad essere un luogo di celebrazione per la Settimana Liturgica.

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OmniHuman-1, la nuova AI di ByteDance che genera video deepfake ultra-realistici, viene spiegata

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L’intelligenza artificiale sta effettuando notevoli progressi nel settore della generazione video, e OmniHuman-1, l’ultima innovazione di (l’azienda che sviluppa TikTok), ne rappresenta un esempio significativo. Questo modello AI ha la capacità di produrre altamente realistici, superando molte limitazioni tecniche che in passato rendevano questi contenuti facilmente identificabili. A differenza di sistemi, che spesso tradiscono la loro natura artificiale con dettagli imperfetti, OmniHuman-1 riesce a generare video in il volto e i movimenti sembrano incredibilmente naturali, complicando la distinzione tra contenuti reali e sintetici.

Il modello necessita solamente di una singola immagine di riferimento e di una traccia audio per generare un filmato della lunghezza desiderata, permettendo anche l’adattamento del formato e della porzione del corpo visibile. È stato addestrato su circa 19.000 ore di contenuti video, sebbene ByteDance non abbia specificato le fonti del materiale utilizzato. Oltre a creare nuovi filmati, OmniHuman-1 è capace di modificare riprese esistenti, cambiando persino i movimenti delle persone presenti nel video. La qualità finale del contenuto dipende dalla risoluzione dell’immagine iniziale e il sistema può affrontare difficoltà con pose particolarmente complesse. Attualmente, resta non disponibile al pubblico.

Come funziona OmniHuman-1

OmniHuman-1 si basa su una combinazione di tecniche avanzate di intelligenza artificiale per generare video in cui il soggetto risulta estremamente naturale. A differenza dei deepfake tradizionali, che richiedono diverse immagini di riferimento, questo sistema è capace di produrre un video completo partendo da un’unica immagine e un file audio. Utilizza una rete neurale avanzata, addestrata su un vasto dataset di circa 18.700 ore di contenuti.

Uno degli aspetti più innovativi di OmniHuman-1 è la possibilità di regolare parametri come la “proporzione corporea”, che determina quanto di un corpo umano debba essere visibile nel video generato, e la lunghezza finale della clip. Questa flessibilità consente al modello di adattarsi a vari scenari, ampliando le sue applicazioni nella produzione video.

La potenza di OmniHuman-1 deriva anche dalla sua capacità di integrare input diversi, come testo, audio e pose. Tuttavia, il sistema non si limita solo a generare video, ma sincronizza anche il movimento del corpo, la sincronizzazione labiale e l’espressività facciale. Questo livello di integrazione è frutto di un addestramento complesso, basato su un ampio volume di dati, che comprende diverse modalità di espressione corporea e interazioni vocali.

Il sistema è strutturato in due componenti principali:

  • Il modello OmniHuman, basato su deep learning DiT, consente il condizionamento simultaneo di modalità quali testo, immagine, audio e pose corporee.
  • La strategia di addestramento “omnicomprensivo”, che adotta un processo di apprendimento a più fasi, molto dipendente dalla complessità del movimento.

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Il processo di addestramento di OmniHuman-1 è progettato per ottimizzare la generazione video. Inizialmente, il sistema apprende a produrre video basati su input di bassa complessità, come testo e immagini, per poi integrare segnali audio e pose. Questo approccio “multi-condizionale” migliora le capacità del sistema e la qualità degli output generati.

Le preoccupazioni sui deepfake ultra-realistici

Pur presentando nuove opportunità per l’intrattenimento e la creazione di contenuti digitali, tale tecnologia solleva anche sfide significative riguardanti sicurezza ed etica. Negli ultimi anni, i deepfake sono stati utilizzati in campagne di disinformazione politica in vari Paesi. Ad esempio, in Taiwan è stato diffuso un audio generato dall’intelligenza artificiale in cui un politico sembrava sostenere un candidato filo-cinese, mentre in Moldavia è circolato un video falso sulle presunte dimissioni di un presidente. Anche nel settore finanziario, i deepfake sono usati per truffe sofisticate, causando perdite milionarie a svariate aziende, con imitazioni AI di dirigenti e celebrità.

Il fenomeno ha un impatto economico significativo. Secondo un rapporto di Deloitte, nel 2023 le perdite legate a frodi con deepfake hanno superato i 12 miliardi di dollari, con possibilità di raggiungere i 40 miliardi entro il 2027 negli Stati Uniti. Nonostante alcuni social network e piattaforme di ricerca stiano implementando strumenti per identificare e limitare la diffusione di contenuti falsificati, il volume di tali materiali a crescere rapidamente. Con l’emergere di strumenti come OmniHuman-1, tale situazione sembra destinata a intensificarsi.

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La soluzione all’indovinello sul quale dei tre interruttori accende la lampadina

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In una stanza si trova una spenta, mentre all’esterno si trovano interruttori. La porta della stanza è chiusa, impedendo così la visibilità riguardo allo stato della lampadina dopo l’attivazione di uno dei tre interruttori. È noto che uno solo dei tre interruttori può accendere la lampadina.

La sfida dell’indovinello

Per scoprire quale interruttore sia quello corretto, si deve procedere con attenzione, poiché è consentito aprire la porta solamente una volta e, una volta aperta, non sarà possibile modificare lo stato degli interruttori. Da fuori non è possibile determinare quale interruttore attivi la lampadina, quindi è necessario compiere alcune operazioni per giungere alla .

Se gli interruttori fossero soltanto due, il compito sarebbe relativamente semplice: attivando il primo e accedendo alla stanza, si potrebbe osservare immediatamente se la lampadina è accesa. In tal caso, il primo interruttore sarebbe quello corretto; altrimenti, il secondo interruttore, quello non premuto, sarebbe l’unico in grado di accendere la lampadina.

La soluzione all’indovinello

Nel caso presente, con tre interruttori, è necessario adottare un approccio più ingegnoso. Un aspetto da considerare è che una lampadina, oltre a emettere luce, produce quando è accesa. Anche le lampadine a LED, sebbene generino meno calore rispetto alle lampadine alogene, non sono prive di riscaldamento. Pertanto, un modo efficace per distinguere tra gli interruttori è utilizzare il calore come indicatore.

soluzione indovinello lampadina tre interruttori

Per implementare questa strategia, si deve attivare il primo interruttore e lasciarlo acceso per un periodo di tempo sufficiente, circa mezz’ora, per garantire che la lampadina si scaldi. Dopo questo intervallo, si deve spegnere il primo interruttore e accendere il secondo. A questo punto, si apre la porta e si procede a verificare lo stato della lampadina:

  • Se la lampadina è accesa, il secondo interruttore è quello corretto.
  • Se la lampadina è spenta, si deve toccare la lampadina: se risulta calda, il primo interruttore è quello giusto; se è fredda, il terzo interruttore sarà quello corretto, in quanto non è stato attivato.

Questo metodo consente di determinare in modo certo quale interruttore effettivamente la lampadina, utilizzando sia la luce che il calore come indicatori chiave nelle operazioni.

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La colata lavica dal cratere Bocca Nuova dell’Etna continua con una modesta attività esplosiva

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Credit: Davide Gentile, INGV.

Una nuova attività eruttiva dell’Etna è in corso da due giorni, iniziata nel pomeriggio di sabato 8 febbraio. Le telecamere di sorveglianza dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) di Catania hanno catturato immagini della lava che scorre tra la neve in alta quota. L’eruzione è classificata come “subterminale“, avvenuta a circa 3000 metri livello del mare. La di lava proviene da una bocca situata tra la base del Bocca Nuova e quella del cratere di Sud-Est, dirigendosi verso Monte Frumento Supino. Nei giorni precedenti alla nuova eruzione, si era registrata una debole attività nel cratere di Sud-Est. L’INGV continua a monitorare l’andamento di questa attività effusiva.

L’Etna è un vulcano attivo, e manifestazioni di questo tipo non sono rare. Il 6 febbraio si sono verificate emissioni di cenere, mentre il giorno successivo si sono registrate piccole esplosioni stromboliane dal cratere di Sud-Est. La ripresa dell’attività eruttiva è stata accompagnata da un modesto incremento dell’ampiezza del tremore vulcanico.

È importante distinguere l’eruzione subterminale dai parossismi, i quali presentano una maggiore intensità e tendono a esaurirsi rapidamente, mentre l’attività subterminale può perdurare da diversi giorni a diverse settimane.

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Come difendersi dai messaggi col prefisso +234 della Nigeria

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Un allerta è stato lanciato riguardo ai messaggi ricevuti su WhatsApp da numeri con internazionale +234, che provengono dalla . Questi contatti potrebbero essere parte di un tentativo di truffa. La strategia di inganno inizia con saluti generici come «Ciao, come stai ultimamente?» oppure «Ciao, posso rubarti un minuto?». L’intento è quello di avviare una conversazione, per poi esporre la vittima a diverse forme di raggiro, tra truffe romantiche, richieste di denaro e false opportunità di . Questi inganni sono orchestrati da organizzazioni criminali, che raccolgono i numeri attraverso violazioni informatiche o acquisti di liste contatti nel Dark Web. È fondamentale non rispondere, bloccare il numero e segnalarlo a WhatsApp per proteggersi.

Come funziona la truffa del prefisso +234 della Nigeria

Le truffe legate ai numeri con prefissi stranieri, in particolare quelli con +234, sono in aumento. Il modus operandi degli adescamenti si basa su messaggi amichevoli, con il truffatore che finge di aver contattato la vittima per errore o utilizzando una scusa generica. Aspetti come un uso approssimativo della lingua italiana, l’assenza di una foto del profilo e l’insistenza nel voler proseguire la conversazione rappresentano segnali d’allerta. Al momento della risposta, il malintenzionato valuta il grado di interesse e vulnerabilità della vittima, adattando il proprio approccio.

Le truffe possono avere diverse finalità: ci sono situazioni di romance scam, dove il truffatore si presenta come interessato a una relazione romantica per poi convincere la vittima a inviare denaro. In altre circostanze si verifica il sextortion, in cui le vittime vengono indotte a condividere contenuti intimi, successivamente utilizzati per estorcere denaro. Vi sono anche annunci di false opportunità lavorative, promettendo guadagni elevati in cambio di pagamenti anticipati per corsi o materiali non esistenti. Infine, si registrano tentativi di frode legati a investimenti, perlopiù in criptovalute o strumenti finanziari fasulli.

Immagine Esempio di truffa WhatsApp con il prefisso +234 della Nigeria.

Come difendersi dalla truffa del prefisso +234 della Nigeria

Proteggersi contro le truffe del prefisso +234 è piuttosto semplice. La regola fondamentale è non rispondere a messaggi sospetti. Anche una risposta di curiosità come «Chi sei?» potrebbe confermare ai truffatori che il numero è attivo. È quindi consigliato bloccare il contatto e segnalarlo. WhatsApp offre la possibilità di segnalare e bloccare il numero direttamente dalla chat, indicare il del blocco può aiutare a prevenire ulteriori tentativi di frode.

In aggiunta, è opportuno non condividere informazioni personali online, poiché la reperibilità di dettagli può facilitare l’approccio dei truffatori. Mantenere adeguate impostazioni di privacy su WhatsApp, limitando la visibilità di profili e foto ai soli contatti fidati, è un’altra misura di tutela. In caso ci si trovi già coinvolti in una truffa, è consigliato denunciare l’accaduto alla Polizia Postale.

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Cos’è, perché si chiama così e quali effetti ha

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Il miele dell’Himalaya, noto per le sue caratteristiche uniche e il metodo di raccolta estremamente pericoloso, è oggetto di crescente interesse in tutto il mondo. Questo miele, di colore rossiccio, viene estratto da una specie di ape gigante, l’Apis laboriosa, e ha la peculiarità di provocare allucinogeni se consumato anche in piccole quantità. Malgrado la sua tossicità e i rischi associati alla raccolta, è ricercato da molti, sebbene sia vietato in alcune nazioni.

Cos’è il miele “pazzo” dell’Himalaya

Il miele “pazzo” dell’Himalaya è uno dei mieli più costosi al mondo, a sia della sua laboriosa raccolta sia dei suoi effetti particolari. Viene principalmente prodotto nella regione del Mar Nero in Turchia, dove è conosciuto come deli bal, e proviene anche dalle montagne del Nepal, dove viene raccolto dalle tribù Gurung. Questo miele è noto per il suo alto contenuto di Grayanotossina, una neurotossina presente nei fiori di rododendro, di le api giganti si nutrono. Le ripercussioni sull’uomo possono essere gravi, con sintomi che variano dall’avvelenamento a effetti allucinogeni.

Gli effetti del miele pazzo dell’Himalaya

Le Grayanotossine, presenti in questo miele, agiscono sui canali ionici del sodio, alterando i normali processi neuronali e muscolari. I sintomi possono comparire da mezz’ora a quattro ore dopo l’assunzione e includono brachicardia, ipotensione, nausea e vertigini, tra gli . Anche se raramente può essere fatale, l’avvelenamento da Grayanotossina è una condizione che richiede trattamento. La sua utilizzazione è common nella medicina tradizionale tra le comunità che lo raccolgono.

Come si raccoglie il miele dell’Himalaya

La raccolta del miele dell’Himalaya è un’ estremamente pericolosa, svolta da raccoglitori esperti, spesso scelti attraverso significati simbolici. Questi professionisti si arrampicano su dirupi, utilizzando scale di corda per raggiungere i nidi delle api situati a oltre 2500 metri di altitudine. L’operazione richiede grande attenzione e preparazione: i raccoglitori utilizzano anche un bouquet di erbe bruciate per disorientare le api, ma le punture sono comuni. La raccolta è un compito gravoso e rischioso, e in alcuni paesi, come la Corea del Sud, è stata vietata per tutelare la salute pubblica. In Nepal e Turchia, tuttavia, la produzione e il commercio sono ancora attivi, rendendo questo miele un prodotto esclusivo e costoso, con un prezzo che può superare i 60 euro per 50 grammi.

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