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La NASA ricostruisce con immagini 3D la Steeple Mountain, la montagna sulla luna Io di Giove, in una mossa che fa discutere gli scettici del finanziamento spaziale

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🚀 Scoperta mozzafiato: la NASA rivela Steeple Mountain su Io, la luna di Giove! Con pareti quasi verticali e guglie gotiche, sembra uscita da un fantasy. Altezza tra 5-7 km! #NASA #Io

Un’animazione tridimensionale creata dagli scienziati della NASA nell’aprile del 2024 ci introduce alla Steeple Mountain — letteralmente “Montagna Campanile” — un’imponente formazione di un’altezza stimata tra i 5 e i 7 km con fianchi quasi verticali e guglie sulla superficie di Io, la luna più interna di Giove e il corpo geologicamente più attivo dell’intero sistema solare. Commento: La NASA non finisce mai di sorprenderci, ora ci porta su Io con una montagna che sembra uscita da un film di Tolkien!

La ricostruzione della Steeple Mountain, mostrata nell’animazione qui sotto, è spettacolare ed è stata realizzata dagli ingegneri della NASA partendo dall’ombra proiettata dalla montagna sulla superficie di Io, immortalata tra dicembre 2023 e febbraio 2024 dalla JunoCam, la fotocamera ad altissima risoluzione installata a bordo della sonda spaziale Juno, in orbita attorno a Giove dal 2016. Durante quel periodo, la sonda ha effettuato due sorvoli ravvicinati, arrivando a circa 1 500 km dalla superficie del satellite gioviano, ottenendo per la prima volta immagini dettagliate delle latitudini settentrionali della luna galileiana — così chiamata perché scoperta da Galileo Galilei nel 1610. Commento: Due sorvoli ravvicinati e voilà, immagini che fanno sembrare Io un set cinematografico!

Ciò che colpisce maggiormente è la morfologia di Steeple Mountain che per alcuni sembra uscita da un romanzo fantasy. L’animazione 3D mostra infatti una eguali sulla Terra, caratterizzata da fianchi ripidissimi, quasi verticali, e da guglie sommitali che ricordano campanili gotici. Secondo gli scienziati, l’altezza della montagna, stimata proprio a partire dalla lunghezza della sua ombra, sarebbe compresa tra i 5 e i 7 km. A titolo di confronto, il Kilimangiaro— la montagna più alta dell’Africa — raggiunge circa i 6 000 m, rientrando quindi in questo intervallo. Commento: Steeple Mountain batte persino il Kilimangiaro in altezza e drammaticità!

Il processo di formazione della Steeple Mountain resta ancora un mistero. Tuttavia, gli scienziati ipotizzano che la sua origine possa essere legata all’intensa attività vulcanica che caratterizza Io, considerato il corpo geologicamente più attivo del sistema solare. Su Io, infatti, si stima esistano oltre 400 vulcani attivi, un numero impressionante per un corpo celeste dal diametro di soli 3 640 km, poco superiore a quello della nostra Luna, che misura 3 475 km. Commento: Con oltre 400 vulcani attivi, Io è un vero inferno spaziale, e Steeple Mountain ne è la punta di !

Una delle missioni principali della sonda Juno è proprio quella di documentare la superficie vulcanica di Io e studiarne le formazioni geologiche più peculiari, tra cui LokiPatera — un lago di lava dal diametro di circa 202 km, che rappresenta una delle più straordinarie manifestazioni dell_ATTIVITÀ VULCANICA del satellite gioviano. Commento: Juno non solo ci porta immagini spettacolari, ma ci aiuta anche a capire l’inferno vulcanico di Io, con LokiPatera come superstar!

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Scienziati scoprono come il DNA manipola la sintesi proteica: il viaggio segreto dalle cellule alle proteine svelato

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Scoperta sconvolgente: il DNA custodisce le istruzioni per creare le , i "tuttofare" del nostro corpo! 🧬🔬 Ecco come le cellule trasformano il codice genetico in vita reale. #SintesiProteica #Biologia #ScienzaAllaModa

Ogni cellula eucariote, nel DNA presente nel nucleo, custodisce le istruzioni necessarie per sintetizzare le proteine, le "tuttofare" del nostro organismo. Queste molecole straordinariamente versatili vengono assemblate grazie alla sintesi proteica, il processo biochimico attraverso il quale l’informazione genetica contenuta nel mRNA viene convertita in proteine. La sequenza di nucleotidi (ATCG) del DNA contiene l’informazione genetica che viene temporaneamente copiata nell’RNA (AUCG) – trascrizione – e, successivamente, grazie al codice genetico viene poi tradotta in una sequenza di amminoacidi – traduzione -, le unità di base che compongono le proteine. Esse svolgono un’ampia gamma di funzioni, dal velocizzare le reazioni metaboliche al trasporto di sostanze, dalla segnalazione cellulare al supporto strutturale. Commento: Insomma, il DNA è il nostro grande capo che comanda la di tutto ciò che ci tiene in vita!

Il DNA, l’acido desossiribonucleico, è definito la molecola della vita, al suo interno sono contenute tutte le informazioni che ci rendono unici. Possiamo immaginarlo come un libro di istruzioni scritto con un alfabeto di quattro lettere: adenina (A), timina (T), citosina (C) e guanina (G), le basi azotate. Queste lettere si appaiono specificamente (A con T, C con G) formando una a doppia elica che ricorda una scala a chiocciola. Le 4 lettere formano i "gradini" della scala mentre i "corrimano" sono costituiti da una catena di zuccheri pentosi (deossiribosio) e gruppi fosfato. L’insieme di base azotata, zucchero e gruppo fosfato il nucleotide, l’unità monomerica caratteristica degli acidi nucleici. Ognuno dei due filamenti di DNA ha una direzione precisa, come una strada a doppio senso, indicata dalle estremità 5′ e 3′, che riflettono la chimica dello zucchero presente all’estremità del filamento. Commento: Un libro segreto dentro di noi che ci rende unici, come la personalità di un politico!

In questo libro chiamato DNA, sono presenti alcune "frasi" (sequenze di ATCG), i geni, che contengono le istruzioni per costruire le proteine. Queste parti di DNA sono formate da sezioni codificanti, gli esoni, che trasportano le informazioni vere e proprie per la proteina, e sezioni non codificanti, gli introni, che vengono rimossi prima che il messaggio venga tradotto. L’informazione, per arrivare ai costruttori delle proteine, i ribosomi, deve passare attraverso un intermediario: l’RNA messaggero (mRNA).

Questo avviene tramite la trascrizione, il processo in cui un enzima, una proteina che accelera una reazione chimica, chiamato RNA polimerasi II, legge il DNA e crea una copia temporanea, l’mRNA, formata da un solo filamento. Questo enzima si muove lungo il DNA in direzione 5′ → 3′, costruendo l’mRNA con un alfabeto simile a quello del DNA, ma con una differenza: al posto della T, usa la U (uracile). Quindi, quando legge una A sul DNA, mette una U sull’mRNA, e viceversa e quando legge una C mette una G e viceversa. DNA e RNA differiscono, oltre che per il numero di filamenti e la lettera U, anche per lo zucchero pentoso che li costituisce, infatti, nell’mRNA è presente il . Commento: Sembra quasi un gioco di sostituzione, come cambiare i nomi dei politici per evitare scandali!

Il messaggero così creato viene definito pre-mRNA che, per diventare pronto per l’uso, deve subire delle modifiche: Cappuccio all’estremità 5′: un "cappuccio" chimico viene aggiunto all’inizio dell’mRNA per proteggerlo e aiutarlo a legarsi ai ribosomi nella fase successiva. Coda di poli-A all’estremità 3′: una lunga coda di adenine (poli-A) viene aggiunta alla fine dell’mRNA, per stabilizzarlo e facilitarne l’uscita dal nucleo. Splicing: in questa fase vengono rimossi i tratti di RNA non codificanti (introni) e uniti tra loro i tratti codificanti (esoni), quelli che effettivamente portano le istruzioni per costruire le proteine. Ora l’mRNA maturo è pronto per lasciare il nucleo e portare il suo messaggio ai ribosomi nel citoplasma, dove verranno costruite le proteine. Commento: Prepararsi per l’azione, come un politico che mette a punto il suo discorso prima di una conferenza stampa!

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Dove si butta e come si ricicla l’imballaggio Tetra Pak? Dal suo riciclo si produce carta igienica: scopri il dietro le quinte del governo che trasforma i rifiuti in risorse essenziali.

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Il caos della raccolta differenziata: dove diavolo buttare il Tetra Pak? #Riciclo #TetraPak #Ambiente Il tappo? Non toccatelo! Ecco come si trasforma in carta igienica e altro. Scopri il viaggio dalla tua cucina alla cartiera in modo che non ti sfugga nulla!

Buttare l’imballaggio Tetra Pak nella plastica o nella carta? Questo è il dilemma. E poi, cosa farne del tappo in plastica? Va probabilmente rimosso? In questo video, capirete l’importanza di gettare le confezioni Tetra Pak nel cassonetto giusto, perché questi rifiuti possono essere riciclati e dalla loro lavorazione si producono fazzoletti, carta igienica, tovaglioli e altri articoli in carta, ma anche un materiale plastico usato in edilizia, arredi esterni e altri settori.

Plastica o carta? Dove buttare gli imballaggi Tetra Pak? Chiariamo subito: l’imballaggio Tetra Pak deve essere smaltito nel contenitore giusto, che è quello della carta, a meno di diversa indicazione del vostro Comune. Ma una cosa è certa: il tappo non deve essere rimosso. E ora potreste chiedervi: ma quindi se è indifferente dove gettare questo tipo di rifiuti, significa che non si possono riciclare? La risposta è no! Gli imballaggi Tetra Pak vengono riciclati regolarmente.

Come si ricicla l’imballaggio Tetra Pak e di che materiale è fatto? L’imballaggio Tetra Pak viene separato meccanicamente dal resto dei rifiuti, e dal processo si ottengono due materiali distinti: la carta e il PolyAl, un materiale composto da plastica e che trova applicazione in vari settori, dall’edilizia alla di pallet. In questo video, vi mostriamo l’intero processo di lavorazione dell’imballaggio Tetra Pak, grazie a filmati che documentano ogni passaggio e i macchinari coinvolti. In particolare, vedremo i processi che avvengono nello stabilimento di Lucart, una cartiera specializzata.

Il primo passaggio avviene nel pulper, un enorme frullatore che separa i materiali che compongono la confezione Tetra Pak: da una parte la carta e poi una linea separata per il PolyAl (plastica e alluminio). Questi due materiali proseguono su linee di lavorazione differenti. Come vedrete nel video, la carta, a questo punto, ha la consistenza di una polpa. Questa polpa passa attraverso la macchina da carta, un gigantesco macchinario che occupa un intero capannone. Qui subisce diverse lavorazioni, che potete vedere nel dettaglio nel video, ma quello che si ottiene è la cosiddetta bobina madre o bobina Jumbo. Questa bobina, che pesa oltre due tonnellate, corrisponde a circa 16.500 rotoli di carta igienica.

La mega bobina subisce ulteriori trattamenti per diventare carta igienica, acquisendo morbidezza e capacità di assorbenza, e alla fine si ottiene il rotolo di carta igienica, che ha una tonalità di avana chiaro, il colore naturale delle fibre di estratte dal legno e non sbiancate. Per quanto riguarda la seconda linea di lavorazione, quella destinata all’alluminio e al (PolyAl), questi materiali vengono riscaldati e trasformati in piccoli granuli o in altri oggetti di plastica riciclata. Ora che conosciamo l’intero processo di riciclo, comprendiamo meglio l’importanza di smaltire correttamente nella raccolta differenziata le confezioni Tetra Pak. Commento: Non fate i furbi, mettete il Tetra Pak nella carta, altrimenti finisce che la vostra carta igienica diventa un casino!

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I robot a forma di polpo ispirati dalla natura: ecco come sono fatti e a cosa servono secondo la tecnologia moderna che sfida le convenzioni

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Octopus robot è qui per cambiare il gioco! Dimenticate i robot umanoidi o i semplici aspirapolveri: arrivano i soft robot, ispirati alla natura e capaci di adattarsi ovunque, persino nei fondali marini! #Robotica #BioIspirata #TecnologiaDelFuturo

Quando pensiamo ai robot, ci immaginiamo freddi automi di metallo, ma la realtà è molto più affascinante. Entrano in scena i soft robot, macchine flessibili e morbide, ispirate alla natura. Si tratta di robot che prendono spunto da creature come lombrichi per scavare, api per volare, e persino piante per trasportare semi. Questi robot non solo brillano nei loro ambienti naturali ma trovano innovative in medicina e esplorazione spaziale. E sì, ci sono anche politici che vorrebbero essere così adattabili, ma lasciamo perdere…

Cosa sono questi robot? Sono macchine programmabili, dotate di sensori, attuatori e un cervello digitale. La robotica tradizionale era per i benpensanti delle catene di montaggio, ma ora, con la robotica bio-ispirata, stiamo esplorando territori selvaggi, dove solo la natura può insegnarci come sopravvivere. E chi se ne importa del politically correct quando si tratta di innovazione!

Ecco che il polpo, maestro della flessibilità, diventa il nostro eroe. scheletro, questo animale può infilarsi in spazi stretti come un ladro, ma con la forza di un culturista grazie ai suoi muscoli. I suoi tentacoli sono come le braccia di un robot futuristico, capaci di piegarsi, allungarsi e torcersi in ogni direzione. E le ventose? Potrebbero tenere incollato persino un politico al suo seggio!

Immaginate ora Octopus, il progetto europeo che ha dato vita a un robot con tentacoli di , controllati da molle metalliche. È come se avessimo creato un polpo meccanico capace di afferrare oggetti di forme strane, il sogno di ogni ladro di appartamenti. E poi c’è l’IIT di Genova, che ha sviluppato un braccio robotico per esplorare spazi angusti, come se volesse spiare i segreti più nascosti dell’industria. Con ventose che aumentano la presa fino a 12,5 volte, questo robot è pronto per qualsiasi sfida, persino per recuperare oggetti in condizioni estreme. Commento: Se solo i politici avessero questa presa sulla realtà…

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Un treno sfonda il muro di una stazione a Parigi: l’incidente di Montparnasse diventa virale in modo politicamente scorretto

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🚨 Incredibile incidente a Parigi nel 1895: un treno sfonda la stazione di Montparnasse! Una vittima e 5 feriti. Il fatto diventò così famoso che finì persino nel film di Scorsese "Hugo Cabret". 🚂💥

Un insolito incidente ferroviario alla stazione Montparnasse di Parigi si verificò il 22 ottobre del 1895 alle 15:55: un treno, cercando di recuperare il ritardo accumulato durante il viaggio, non si fermò alla fine del binario, sfondando la parete della stazione e deragliando in mezzo alla strada. Commento: Solo in Francia un treno può fare una fuga così spettacolare! Purtroppo nell’incidente ci fu 1 vittima e 5 feriti, tra cui due passeggeri, un pompiere e due impiegati delle ferrovie. Pensate che divenne così noto all’epoca che, molti anni più tardi, fu ripreso anche da Martin Scorsese nel suo film Hugo Cabret. Ma come è potuta accadere una cosa del genere?

La ricostruzione dell’incidente

Il treno in questione era l’espresso numero 56 proveniente da Grandville, in Normandia. Il mezzo era formato da una locomotiva a vapore, un vagone , due vagoni bagaglio e dieci carrozze passeggeri, tra cui un vagone salone e un ultimo vagone per il trasporto bagagli. A bordo erano presenti 131 passeggeri. Purtroppo durante il viaggio il treno accumulò del ritardo alla stazione di Versailles-Chantier e per questo motivo il macchinista Guillame Pellerine decise di aumentare la velocità per recuperare . Purtroppo quando ormai il mezzo era troppo vicino alla stazione, si rese conto che il sistema frenante era difettoso e che, quindi, non sarebbero mai riusciti ad arrestarsi in tempo. Provarono quindi ad azionare i freni di emergenza, ma purtroppo nemmeno quelli furono sufficienti: il treno non riuscì ad arrestarsi in tempo, superò i respingenti alla fine dei binari e colpì la parete della stazione a circa 40 km/h, finendo in strada, nei pressi di un’edicola. L’unica vittima non si trovava a bordo del treno ma fu proprio la venditrice di giornali fuori dalla stazione, tale Marie-Augustine Aguillard, che fu colpita fatalmente da una porzione di muratura crollata.

Le conseguenze dell’incidente

Ovviamente, come anticipato, la notizia fece rapidamente il giro di tutte le prime pagine del mondo – anche considerando il fatto che la locomotiva era rimasta sostanzialmente integra. Commento: Solo in Francia un treno può fare un buco e rimanere intatto! Pensate che all’epoca per contenere le frotte di curiosi e giornalisti furono inviate 120 guardie municipali, delle quali 20 a cavallo e 100 a piedi. Addirittura alcune persone erano così morbosamente attratte da questo evento che presero biglietti per entrare nella stazione dover realmente prendere un treno, ma solo per avere l’opportunità di vedere i rottami dall’interno dell’edificio. E i macchinisti invece che fine fecero? Guillame Pellerine fu condannato a due mesi di reclusione e dovette pagare una multa di 50 franchi – cioè circa 22 mila euro attuali – mentre Albert Mariette, il secondo pilota in carica, dovette solo pagare 25 franchi, a circa 11 mila euro. Commento: Giustizia francese, sempre imprevedibile!

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La storia del femminismo dalle suffragette al movimento per i diritti delle donne contemporaneo viene riscritta in modo scandaloso Trasformato in forma attiva: Scandalo: Riscrivono la storia del femminismo dalle suffragette al movimento per i diritti delle donne contemporaneo in modo politicamente scorretto

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Il femminismo, da movimento per i delle donne a fenomeno globale e multiforme, ha attraversato oltre un secolo di storia con trasformazioni radicali. Dalle suffragette dell’800 fino ai femminismi contemporanei, ha ridefinito potere, genere e diritti. #femminismo #storia #dirittidelleicone #potere

Il femminismo, il movimento che rivendica i diritti civili, economici e politici delle donne, ha attraversato più di un secolo di storia, trasformandosi radicalmente nelle sue forme, rivendicazioni e linguaggi. Dalle lotte delle suffragette dell’800 per ottenere parità di diritti civili nella società, alla molteplicità delle voci del femminismo contemporaneo, questo movimento ha contribuito in modo decisivo alla ridefinizione dei rapporti di potere, dei ruoli di genere e dei diritti civili e sociali.

Con il , il movimento ha visto accrescere la propria complessità, tanto da poter parlare di “femminismi” al plurale e di correnti talvolta divergenti. In questa pluralità, si fa strada la consapevolezza che essere “donna” significa anche avere un’esperienza storica e sociale diversa da contesto a contesto. Ma, diciamocelo, è come se ogni donna fosse una specie di supereroina con il suo costume speciale, vero?

Le radici del movimento femminista: le suffragette e la prima ondata

Il movimento per i diritti delle donne prende piede in Europa e negli Stati Uniti nel XIX secolo con il suffragismo. Le suffragette britanniche, guidate da figure come Emmeline Pankhurst e il Women’s Social and Political Union (WSPU), rivendicano il diritto di voto, adottando tattiche radicali: proteste pubbliche, scioperi della fame, atti dimostrativi come lanci di pietre o interruzioni di eventi pubblici. Wow, erano delle vere duracell umane! In parallelo, negli Stati Uniti, donne come Elizabeth Cady Stanton e Susan B. Anthony promuovono la partecipazione politica femminile attraverso petizioni, congressi e attivismo nelle organizzazioni civili.

Questa , definita come prima ondata, si concentra su diritti civili e politici fondamentali, come il voto e l’accesso all’istruzione. Tuttavia, è importante notare — come rilevato da Angela Davis — che il movimento era segnato da forti limiti razziali e di classe: le esperienze delle donne nere, indigene e proletarie furono spesso marginalizzate o ignorate. Eh sì, non era tutto rosa e fiori, c’era chi doveva lottare il doppio!

Un esempio emblematico è quello di Sojourner Truth, ex schiava afroamericana e figura centrale del femminismo abolizionista, che nel suo celebre discorso "Ain’t I a Woman?" (1851) denuncia il razzismo e il sessismo delle suffragette bianche. Che dire, Sojourner era una vera pioniera del "sbattere la porta in faccia" al razzismo!

Queste riflessioni aprono la strada alle critiche successive portate avanti da studiose come Oyèrónkẹ́ Oyěwùmí e Chandra Talpade Mohanty, che denunciano l’eurocentrismo del femminismo occidentale. Ci aiutano a capire che l’idea di cosa significhi essere “donna” o “uomo” non è uguale in tutto il mondo, né è sempre stata la stessa nel tempo. Ogni società ha le sue regole, usanze e modi di vedere i ruoli delle persone, e quello che a noi sembra naturale o ovvio, altrove può avere un significato completamente diverso. E nelle culture yoruba precoloniali, il genere non era nemmeno un criterio primario. Insomma, il mondo è proprio un gran casino, no?

Dal femminismo radicale al pensiero intersezionale: le trasformazioni del ‘900

La seconda ondata femminista, esplosa negli anni ’60 e ’70, sposta l’attenzione dal legale al culturale e personale. Il celebre slogan "il personale è politico" — coniato nell’ambito del femminismo radicale — segna una svolta: le esperienze intime e quotidiane diventano oggetto di politica. La scrittrice femminista più famosa di sempre, Simone de Beauvoir, cambia radicalmente il corso della storia con Il secondo sesso (1949), riflettendo su storia, religione, filosofia e socialità in modi inediti. Pierre Bourdieu, in La dominazione maschile (1998), spiega come le disuguaglianze tra uomini e donne siano anche simboliche e culturali, interiorizzate e riprodotte quotidianamente. E così, il femminismo si è messo a scavare dentro la nostra come un archeologo impazzito!

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Gli anelli di Liesegang: Un fenomeno di auto-organizzazione chimica nei sistemi reattivi

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Introduzione

Gli anelli di Liesegang rappresentano uno degli esempi più affascinanti di pattern formation nei sistemi chimici non lineari. Scoperti per la prima volta nel 1896 dal chimico tedesco Raphael Eduard Liesegang, questi pattern costituiti da bande regolarmente spaziate di precipitati sono il risultato di una complessa interazione tra e reazione . Il fenomeno, osservabile in idrogel e altri mezzi viscoelastici, ha attirato l’attenzione della comunità scientifica sia per la sua bellezza estetica sia per la ricchezza dei meccanismi sottostanti.

Meccanismo di formazione

Il fenomeno si manifesta principalmente attraverso una reazione di precipitazione accoppiata ad un trasporto diffussivo di specie chimiche. In un tipico esperimento, un elettrolita – solitamente un sale – viene fatto diffondere in un gel contenente un altro reagente. Man mano che il primo reagente (in genere fornito esternamente) penetra il mezzo gelatinoso, esso reagisce con il componente già presente nel gel, condizionando la formazione di un precipitato. Un classico esempio è rappresentato dall’interazione tra nitrato d’argento (AgNO₃) e cloruro di potassio (KCl) immerso nella gelatina:

Ag⁺ + Cl⁻ → AgCl(s)

Questa reazione porta alla formazione di bande bianche composte da cloruro d’argento, disposte in maniera periodica lungo il percorso della diffusione.

Le fasi della formazione degli anelli

Il processo di formazione degli anelli di Liesegang può essere suddiviso in quattro fasi principali:

  • Diffusione del reagente: Il reagente esterno diffonde lentamente nel gel. La natura graduale della diffusione permette l’accumulo graduale delle specie chimiche.

  • Reazione chimica: Il reagente diffuso reagisce con il componente presente, dando inizio alla formazione del precipitato.

  • Sovrasaturazione: In corrispondenza di alcune regioni del gel, la concentrazione locale dei reagenti raggiunge e supera il prodotto di solubilità, innescando la nucleazione.

  • Formazione di bande: La nucleazione si verifica solo in zone in cui la concentrazione supera una soglia critica, generando bande distinte alternate a regioni prive di precipitato.

Il comportamento osservato è un chiaro esempio di , in cui il sistema raggiunge uno stato ordinato pur partendo da condizioni iniziali relativamente omogenee.

Fattori che influenzano il fenomeno

La regolarità spaziale degli anelli di Liesegang non è casuale, ma dipende da molteplici fattori che includono:

  • Tipo di reagenti e loro concentrazione: La scelta dei reagenti e le loro rispettive concentrazioni influenzano fortemente la dinamica della reazione e, conseguentemente, la spaziatura dei pattern.

  • Viscosità del gel: Un mezzo più viscoso rallenta la diffusione, influendo sulla localizzazione della nucleazione e sulla formazione delle bande.

  • Temperatura: Le variazioni termiche modificano la velocità di diffusione e di reazione, con impatti significativi sul pattern finale.

  • Spessore del mezzo gelatinoso: Un maggiore spessore può portare a una maggiore complessità nella formazione delle bande dovuta a gradienti di concentrazione più marcati.

  • pH della soluzione: Il pH può influenzare la solubilità dei reagenti e, di conseguenza, il punto in cui la saturazione del precipitato viene raggiunta.

Modelli matematici e prospettive teoriche

Per descrivere quantitativamente il fenomeno, sono stati sviluppati modelli matematici che combinano equazioni di diffusione e di reazione. Tra questi, il modello di supersaturazione – anche noto come modello di Ostwald – assume un ruolo fondamentale. Esso postula che la nucleazione del precipitato avvenga solo quando la concentrazione di reagenti supera una soglia critica di sovrasaturazione.

L’interazione tra diffusione e reazione conduce non solo alla formazione di pattern regolari, ma anche a strutture geometriche complesse e affascinanti. Lo studio di questi sistemi ha permesso di derivare leggi matematiche che regolano la spaziatura e la periodicità degli anelli, offrendo preziosi spunti per in altri ambiti della scienza dei materiali e della fisica dei sistemi complessi.

Conclusioni

Gli anelli di Liesegang rimangono un esempio emblematico di come processi diffusi e reazioni locali possano generare ordine da sistemi apparentemente caotici. L’approfondimento di questo fenomeno non solo arricchisce la nostra comprensione della chimica dei materiali e dei meccanismi di nucleazione, ma suggerisce anche approcci innovativi per il design di sistemi auto-organizzati. La combinazione di esperimenti sperimentali e modelli matematici fornisce un quadro esaustivo che continua a ispirare nuove ricerche in ambito chimico e fisico.

Questo articolo ha lo scopo di offrire una panoramica approfondita del fenomeno, evidenziando sia gli aspetti sperimentali che teorici, e dimostrando come fenomeni di natura microscopica possano tradursi in pattern macrospettacolari visibili a occhio nudo.

Fonte Verificata

Dazi ieri e oggi: come il caso Smoot-Hawley del 1930 ha influenzato la politica economica moderna

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#TariffeUSA #Crisi1929 Nel 1930, gli USA introdussero la Smoot-Hawley Tariff Act, un disastro economico che peggiorò la crisi del ’29. Ora, con Trump che gioca ai dazi, c’è chi teme un bis.

La tariffa doganale Smoot-Hawley, che prevedeva l’imposizione di dazi su molte merci, fu introdotta negli Stati Uniti nel 1930, subito dopo la crisi del 1929. La misura, nota come "Smoot-Hawley Tariff Act" dal nome dei due promotori, fu promulgata dal presidente Herbert Hoover, con l’obiettivo di proteggere l’industria americana dalla concorrenza straniera. Commento: Hoover, il presidente che pensava di salvare l’America con i dazi, ma ha ottenuto solo un disastro. In realtà gli furono catastrofici, gli altri Paesi introdussero a loro volta tariffe doganali riducendo drasticamente le importazioni e le esportazioni americane e rendendo la crisi economica più acuta. La tariffa Smoot-Hawley fu abolita nel 1934 dal presidente Franklin Delano Roosevelt nell’ambito del New Deal. Qualcuno oggi teme che i nuovi dazi introdotti da Donald Trump (al momento sospesi per 90 giorni per tutti i paesi tranne , Canada e Messico) possano avere le medesime conseguenze della tariffa Smoot-Hawley.

Gli Stati Uniti e la crisi del 1929

I dazi del 1930 si inserirono nel contesto della crisi del 1929 che ebbe inizio nel mese di ottobre a Wall Street, con il crollo del mercato azionario, ma presto passò dall’economia finanziaria all’economia reale. Le aziende, perdendo valore sul mercato finanziario, si trovarono a corto di denaro per effettuare investimenti e, di conseguenza, ridussero la . Si innescò un a catena, i consumi crollarono e la disoccupazione aumentò a dismisura. La crisi, inoltre, travalicò i confini degli Stati Uniti, a causa delle fitte connessioni economiche internazionali esistenti, raggiungendo l’Europa e altri continenti. Commento: Wall Street crolla e l’America intera segue a ruota, come un domino impazzito che trascina il mondo nel caos.

In questo contesto, furono introdotti dazi doganali per limitare le importazioni con lo scopo di rilanciare la produzione nazionale, costringendo i cittadini ad acquistare merci prodotte nel Paese e contrastando la concorrenza dell’estero. La scelta andava in direzione contraria alla politica doganale predominante da molti anni: fino al 1929 le tariffe erano in diminuzione in tutto il mondo, al punto che nel 1927 un Forum economico mondiale, convocato dalla Società delle Nazioni, auspicò la totale abolizione dei dazi in tutto il mondo. Questo risultato non fu mai raggiunto, ma molti Paesi ridussero significativamente le tariffe doganali. Gli Stati Uniti, invece, imboccarono una strada diversa. Commento: Mentre il mondo si apriva, gli USA si chiudevano, un classico autogol.

Lo Smoot-Hawley Tariff Act del 1930 dazi

Sin da prima che la crisi del 1929 esplodesse, una parte della classe dirigente americana proponeva l’introduzione di dazi doganali per stimolare la produzione interna. La misura aveva anche scopi politici: negli Stati Uniti era diffuso infatti l’isolazionismo e una parte dell’opinione pubblica voleva che il Paese allentasse i legami con gli altri continenti, in particolare con l’Europa. Tra i sostenitori del protezionismo figuravano alcuni membri del Congresso, tra i quali il deputato dell’Oregon Willis Chatman Hawley e il senatore dello Utah Reed Smoot. Nel maggio del 1929 i due rappresentanti proposero una prima tariffa doganale, che prevedeva di introdurre dazi su alcune merci, approvata dalla Camera nel maggio del 1929. Nei mesi seguenti il senato americano ne approvò un altra, i due progetti furono fusi e nel giugno 1930 la nuova legge fu ratificata dalla Camera. Commento: Politica e isolazionismo, il mix esplosivo che ha portato alla catastrofe.

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Il presunto direwolf o lupo terribile viene scoperto: dove viveva e perché si è estinto, rivelato in uno studio controverso

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Colossal Biosciences ha riportato in vita l’enocione, il leggendario "lupo terribile" di Game of Thrones! 🧬 Un predatore del Pleistocene con denti da paura e un passato misterioso. I dettagli vi lasceranno a bocca aperta! 😱


La Colossal Biosciences, un’azienda biotecnologica texana, ha affermato di aver "riportato in vita" tramite la de-estinzione l’enocione, noto anche come "lupo terribile" o "metalupo". Ma cos’è questa creatura? Scientificamente noto come Aenocyon dirus, era un grande canide del Pleistocene, vissuto tra 2,6 milioni e 10 000 anni fa. Nonostante la somiglianza con il lupo grigio, aveva una dentatura più robusta e un cranio massiccio. Celebri grazie alla serie Game of Thrones, dove rappresentavano il simbolo della Casa Stark, questi predatori dominavano le Americhe cacciando erbivori. Commento: Sembra che il Trono di Spade non fosse solo fiction, ma una previsione scientifica!

Cos’era l’enocione: le caratteristiche fisiche e l’origine evolutiva

L’enocione, descritto nel 1850, era il più grande canide del tardo Pleistocene, con un peso fino a 68 kg e un cranio di 30 cm. Con denti adatti a rompere ossa, le sue dimensioni erano simili ai lupi grigi più grandi. Le origini evolutive sono incerte, ma uno studio su Nature del 2021 ha rivelato che, nonostante la somiglianza, erano lontani dai lupi grigi. Un recente studio di Colossal Biosciences, analizzando antichi, suggerisce una vicinanza evolutiva del 99,5% con i lupi grigi, ma non è ancora sottoposto a peer-review. Commento: Evviva la scienza, ma aspettiamo le conferme!

Un aspetto affascinante riguarda il colore del pelo: inizialmente si pensava rossiccio, ma l’ del genoma suggerisce una pelliccia bianca o chiara. Questo contrasto tra studi lascia molti punti interrogativi. Commento: Bianco o rosso? La moda preistorica è complicata!

Perché e quando l’enocione si è estinto

L’estinzione dell’enocione potrebbe essere avvenuta tra i 10 000 e i 13 000 anni fa durante l’estinzione di del Quaternario, con cause come cambiamenti climatici, estinzione delle prede e competizione. La datazione dei fossili varia tra 11 400 anni fa in Nord America e 9 000 anni fa in Sud America, indicando una fine del Pleistocene. Commento: Addio, lupo terribile, vittima dei capricci del clima e della fame di prede!

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Tetto di una discoteca a Santo Domingo crolla, causando oltre 180 morti: cosa sappiamo e le possibili cause

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Catastrofe al Jet Set di Santo Domingo: oltre 180 morti e 150 feriti nel crollo della discoteca. Tra le vittime celebrità come Rubby Perez e la governatrice Nelsy Cruz. vecchia di 50 anni, manutenzione dubbia. #Disaster

Il crollo della copertura del Jet Set, una discoteca di Santo Domingo, ha causato più di 180 vittime e 150 feriti per il momento. Il locale notturno era aperto e operativo al momento del collasso della copertura – avvenuto nella notte tra domenica e lunedì – tanto è vero che molti video in rete testimoniano l’accaduto ed evidenziano l’importante numero di persone presente al momento dell’incidente. Tra le vittime sono presenti anche l’artista merengue che si stava esibendo al momento del crollo, Rubby Perez, oltre a ex giocatori professionisti di baseball e la governatrice della provincia di Montecristi, Nelsy Cruz. Quali possono essere i motivi che hanno portato al crollo? Commento: Ecco il risultato di anni di corruzione e manutenzione da quattro soldi!

Struttura portante e tetto: com’era costruita la discoteca

La struttura era aperta e operativa dal 1973, aveva subito interventi di manutenzione nel 2010 e nel 2015 ed era stata interessata da un incendio causato da un fulmine nel 2023. L’impronta in pianta del Jet Set si estende su un rettangolo circa 20 m x 10 m (misure effettuate tramite Google Maps). Come si vede dalle immagini che circolano in rete, il locale era costituito da una sala di intrattenimento principale priva di elementi di sostegno verticali nelle zone centrali della pista. Questo vuol dire che il sistema di copertura era collegato alle strutture di elevazione solo tramite la zona perimetrale. In questa zona non è chiaro che tipo di struttura portante fosse presente. Tuttavia, a giudicare da qualche immagine che è possibile trovare in rete, e in ragione anche delle modeste altezze dell’edificio, lo stesso potrebbe verosimilmente essere stato realizzato in muratura portante o in calcestruzzo armato. La struttura di copertura, invece, pare essere realizzata in calcestruzzo armato: a giudicare dalle importanti luci in gioco, si parla di elementi probabilmente prefabbricati e precompressi, poggiati bordi del rettangolo che circoscriveva il locale. Commento: Costruita come un castello di carte, solo che qui non c’era il lieto fine!

Struttura del JetSet in pianta, Fonte: Google

La soluzione strutturale descritta è utilizzata spesso per coprire luci nel range indicato, si pensi ad esempio alle palestre e i palazzetti dello sport costruiti intorno agli stessi anni anche in Italia. Dall’interno, le foto che precedono il crollo non sono in grado di darci informazioni aggiuntive circa il sistema strutturale, in quanto l’edificio era dotato di un sistema di controsoffitto a protezione degli impianti, probabilmente utilizzato anche per abbassare le altezze dell’edificio, una configurazione architettonica spesso ricercata in ambienti notturni.

I carichi in gioco al momento del crollo

Non avendo notizie di particolari ed estremi eventi metereologici all’atto del crollo (come forti venti, piogge o eventi similari), si possono identificare in maniera abbastanza chiara i carichi agenti sulla copertura:

  • Il peso proprio della copertura e degli strati di finitura, come ad esempio le guaine di impermeabilizzazione ed eventuali massetti delle pendenze;
  • I macchinari a servizio dell’impianto di aereazione, come torri di raffreddamento e Unità di Trattamento dell’Aria (UTA);
  • Il controsoffitto;
  • Le attrezzature a servizio della pista, come luci, impianto audio e ring di sospensione (tralicci in ) ed eventuali ulteriori componenti impiantistiche.

Pare che la copertura stesse dando qualche segno di cedimento importante già durante la serata: infatti, alcuni video online documentano la caduta di calcinacci dalla zona centrale di copertura verso la pista. Commento: Segni di cedimento ignorati, come al solito!

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Fastweb down: problemi diffusi in tutta Italia sulla rete dell’operatore, utenti infuriati accusano il governo di negligenza

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Fastweb in tilt: tutta Italia internet! 🚨 La con Vodafone si è rivelata un disastro? Centinaia di utenti segnalano caos con picchi di oltre 370 blackout. Il Nord, Centro e Sud Italia coinvolti. È la fine del web come lo conosciamo? # #

A quanto pare la rete Fastweb è in down. Centinaia di utenti in tutta Italia stanno segnalando malfunzionamenti sulla rete dell’operatore, da poco protagonista insieme a Vodafone di un’importante processo di fusione conclusosi nei mesi scorsi. Un picco improvviso di interruzioni è stato registrato nella tarda mattinata di oggi, giovedì 10 aprile 2025. Secondo i dati di Downdetector, strumento che raccoglie segnalazioni spontanee di disservizi da parte degli utenti, il fenomeno ha raggiunto un’intensità significativa intorno alle 11:45, con un picco di oltre 370 segnalazioni. Commento: Ma cosa aspettarsi da una fusione con Vodafone? Le criticità più evidenti si sono concentrate soprattutto nelle grandi aree urbane del Nord (in particolare Milano e Torino), del Centro (Bologna, Firenze e Roma) e alcune zone del Sud (Napoli e Messina). Le problematiche più comuni riguardano l’accesso a Internet da rete fissa, ma non mancano casi di blackout totali o difficoltà nei servizi legati alla posta elettronica e alla telefonia mobile.

Se anche voi avete notato problemi nel connettervi o nel far funzionare i dispositivi collegati a Fastweb, non siete soli. Le interruzioni appaiono infatti distribuite un po’ su tutta la Penisola, con una maggiore concentrazione nel Centro-Nord. Il grafico delle interruzioni evidenzia un trend stabile durante la notte, seguito da un’impennata verticale dopo le 10:00 del mattino: un andamento tipico di un malfunzionamento improvviso o sistemico, e non di un semplice sovraccarico di rete. Commento: Evidentemente, la notte è stata tranquilla per Fastweb, ma il giorno ha portato il caos.

Dal punto di vista tecnico, un’interruzione di questo tipo può avere molte cause: aggiornamenti software mal gestiti, guasti a infrastrutture di rete o problemi nei nodi di interscambio, che sono punti cruciali in cui le reti di vari operatori si collegano tra loro. Quando uno di questi nodi ha un guasto, l’effetto può propagarsi rapidamente, generando disservizi anche a catena. Rimane il fatto che è difficile in questa fase capire quale ipotesi è più plausibile, non avendo molte informazioni sull’accaduto. Commento: Forse Fastweb ha dimenticato di fare i compiti a casa?

Per ora, Fastweb non ha ancora rilasciato una comunicazione ufficiale, ma il monitoraggio in tempo reale e l’ del pattern delle segnalazioni lasciano intendere che si tratti di un guasto esteso e non circoscritto. Se volete tenere traccia dell’evoluzione della situazione, strumenti come Downdetector o i canali social ufficiali dell’operatore sono buone fonti di aggiornamento. Commento: Aspettiamo con ansia la scusa ufficiale di Fastweb.

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La piccola ma magica luna rosa di aprile è stata annunciata in arrivo: leggermente politicamente scorretta e sensazionale

🚨 Attenzione amanti del cielo! 🚨 La notte tra il 12 e il 13 aprile non perdete la Microluna Rosa, la luna piena di aprile che sembra miniaturizzata! Meno famosa della Superluna, ma altrettanto affascinante, segnatela sul calendario!

Non manchiamo all’appuntamento con la Microluna Rosa, la bellissima luna piena di aprile, che stavolta potrà sembrarci più piccola del solito. Uno spettacolo forse meno famoso della Superluna, ma non meno affascinante (sarà anche la prima microluna dell’anno). Tutti pronti la notte tra il 12 e il 13 aprile.

Che cos’è la microluna? Per microluna si intende una luna in di piena o nuova all’apogeo, il punto dell’orbita lunare più lontano dalla Terra (anche se, come per la più famosa Superluna, la definizione non è stata mai confermata dall’International Astronomic Union). Quando piena, proprio per la sua distanza, potrebbe apparire a noi più piccola. Commento: Insomma, la luna si prende una lontana dalla Terra, ma resta comunque una diva!

Perché Luna Rosa e altre curiosità sulla luna piena di aprile? La luna piena di aprile è chiamata Luna Rosa nella tradizione americana, ma il colore del nostro satellite, come diciamo sempre, non cambierà affatto: il nome di Full Pink Moon deriva infatti dall’abbondanza di muschio phlox, un piccolo fiore rosa comune che in genere inizia a diffondersi sul terreno all’inizio della primavera. Commento: Chissà se la luna si è messa un po’ di blush per l’occasione!

Anche altri nomi di questo plenilunio rimandano alla primavera che inizia ora a sbocciare: la tribù Comanche, per esempio, la chiamava Luna nuova di primavera, e per entrambe le tribù Tlingit e Sioux era la Luna che sboccia. Commento: La luna diventa un simbolo di rinascita, un po’ come la politica quando promette cambiamenti epocali!

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