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Tensioattivi molecole anfipatiche

Tensioattivi: Molecole Anfipatiche e Classificazione in Base alla Carica

I tensioattivi sono molecole anfipatiche con coda idrofoba e una testa idrofila che costituiscono un componente primario dei detersivi. Queste molecole sono in grado di modificare alcune proprietà chimico-fisiche delle soluzioni acquose, agendo sulle interfacce liquido-gas, liquido-liquido e liquido-solido. Inoltre, hanno la caratteristica di abbassare la tensione superficiale di un liquido agevolando la bagnabilità delle superfici o la miscibilità tra liquidi diversi.

I tensioattivi possono essere classificati in due categorie in base alla carica, ovvero ionici e non ionici.

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I tensioattivi cationici sono caratterizzati dal fatto che la parte idrofoba della molecola porta una carica positiva quando il composto è disciolto in . Sono impiegati come , agenti antistatici, brillantanti, inibitori della corrosione, disperdenti di particelle ed emulsionanti. Questi materiali sono stati introdotti per l’applicazione in prodotti farmaceutici, cosmetici, e in campo ambientale oltre che biologico.

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I tensioattivi anionici sono attualmente i tipi più utilizzati nella maggior parte delle formule detergenti e detergenti di uso quotidiano. La loro parte idrofila solubilizzante è costituita da un gruppo polare che risulta carico negativamente in soluzione acquosa. Questi tensioattivi sono ampiamente usati come detergenti, emulsionanti e solubilizzanti nell’industria cosmetica, come emulsionanti di pesticidi, nello smaltimento dei fanghi e nel trattamento delle acque reflue.

# Tensioattivi Non Ionici

I tensioattivi non ionici non hanno cariche quando sono solubilizzati in acqua. Sono disponibili in un’ampia varietà di differenti strutture chimiche e utilizzati nell’industria per le loro caratteristiche interessanti, come il basso costo, la non tossicità e la biodegradabilità.

# Tensioattivi Anfoteri

I tensioattivi anfoteri contengono sia anioni che cationi e hanno un pH caratteristico a cui la carica negativa è esattamente bilanciata dalla carica positiva. Possono essere permanenti o dipendenti dal valore del pH. Questi tensioattivi comprendono due gruppi principali, le e quelli a base di alchil imidazoline. Presentano caratteristiche uniche a causa della loro struttura molecolare come elevata solubilità in acqua, ampio intervallo isoelettrico, bassa concentrazione micellare critica, elevata stabilità della schiuma, bassa tossicità, eccellente biodegradabilità e bioattività.

Enantiomeri e diastereoisomeri a confronto

e : cosa sono e come si differenziano

Negli studi di , si distinguono due principali tipologie di : gli enantiomeri e i diastereoisomeri. Mentre gli isomeri strutturali si differenziano per le connessioni di ordine e legame, gli stereoisomeri differiscono nella disposizione spaziale delle strutture.

Gli enantiomeri, come le mani destra e sinistra, sono immagini speculari l’uno dell’altro e non sono sovrapponibili. Queste differenze diventano evidenti in presenza di altre molecole chirali o per l’interazione con enzimi che catalizzano reazioni biochimiche. I racemi, che sono miscele equivalenti di una coppia di enantiomeri, si formano spesso durante le reazioni che coinvolgono composti chirali.

Diversamente, i diastereoisomeri presentano due o più centri chirali e possono avere una configurazione R, S diversa in almeno uno degli stereocentri. Mentre gli enantiomeri hanno attività ottica e angoli di rotazione uguali ma opposti, i diastereoisomeri possono avere proprietà fisiche e chimiche diverse. Ad esempio, l’acido lattico rappresenta un esempio di enantiomero, mentre l’acido tartarico è un esempio di diastereoisomero.

Inoltre, gli enantiomeri non sono separabili per cristallizzazione, mentre i diastereoisomeri possono essere separati per .

In conclusione, mentre gli enantiomeri sono immagini speculari non sovrapponibili tra loro e hanno proprietà fisiche identiche tranne che per la capacità di ruotare la luce polarizzata, i diastereoisomeri hanno proprietà fisiche e chimiche diverse e possono essere separati per cristallizzazione frazionata.

Metabolismo dell’ammoniaca

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Il Metabolismo dell’Ammoniaca: Sua Formazione e Trasformazione in Sostanze Atossiche

Il metabolismo dell’ammoniaca è essenziale a causa della sua elevata tossicità anche a basse concentrazioni. Questa sostanza è un sottoprodotto importante del metabolismo degli , dei gruppi amminici di come e pirimidine, nonché di altri composti azotati.

Si ritiene che l’ammoniaca sia generata nel tratto gastrointestinale dall’azione dei batteri sui substrati azotati e dalla deamidazione della glutammina nell’intestino tenue e crasso.

Poiché l’ammoniaca è una sostanza tossica, deve essere rimossa. Ciò avviene nel , anche noto come ciclo di Krebs-Henseleit, durante il quale l’ammoniaca è trasformata in urea ed eliminata con le urine. La reazione complessiva per la formazione di urea dall’ammoniaca è la seguente: NH3 + CO2 + 3 ATP → NH2CONH2 + 3 ADP + H2O.

Formazione dell’Ammoniaca

Nei mammiferi, l’ammoniaca si forma a seguito della transaminazione seguita dalla deaminazione ossidativa del glutammato. In questo processo, l’alanina transaminasi e il glutammato transaminasi catalizzano il trasferimento di un gruppo amminico dagli amminoacidi per formare L-alanina dal piruvato e L-glutammato dall’α-chetoglutarato. Poiché l’alanina è anche un substrato per la glutammato transaminasi, tutto l’azoto proveniente dagli amminoacidi che danno luogo a transaminazione formano L-glutammato. Quest’ultimo è l’unico amminoacido che va incontro alla deaminazione ossidativa per dare ammoniaca.

L’ ammoniaca si forma anche a livello renale in cui vi sono concentrazioni particolarmente elevate di glutaminasi, un enzima mitocondriale appartenente alla classe delle idrolasi, catalizza la reazione di idrolisi: glutammina + H2O → glutammato + NH3.

Metabolismo dell’Ammoniaca

Il metabolismo dell’ammoniaca avviene tramite diverse vie:
– Reazione con α-chetogluatarato per riformare glutammato.
– Reazione con glutammato per formare glutammina.
– Ciclo dell’urea, che a livello epatico porta alla trasformazione dell’ammoniaca nella molecola atossica dell’urea, successivamente eliminata con le urine.

Nel primo stadio del ciclo dell’urea che avviene nei mitocondri, l’ammoniaca reagisce con il biossido di carbonio e si trasforma in carbamilfosfato: NH3 + CO2 + 2 ATP → carbamilfosfato + 2 ADP + Pi. La reazione avviene grazie all’enzima carbamilfosfato sintetasi appartenente alla classe delle liasi.

Idrossido di cromo (III)- Chimica

L’idrossido di cromo (III) – Caratteristiche, proprietà e utilizzo

L’idrossido di cromo (III) è un composto inorganico con formula Cr(OH)3 in cui il cromo ha un numero di ossidazione +3, conferendogli il caratteristico colore verde.

Solubilità


Questo composto è poco solubile in e ha un prodotto di solubilità pari a .6 × 10-30. Si dissocia secondo l’equilibrio eterogeneo: Cr(OH)3(s) ⇄ Cr3+(aq) + 3 OH(aq).

Proprietà


L’idrossido di cromo (III) è gelatinoso e solubile in acidi minerali diluiti, producendo una soluzione blu o verde. È un composto anfotero, in grado di solubilizzarsi sia in acidi forti che in basi forti. In ambiente acido si forma il complesso esaacquocromo (III), mentre in ambiente basico si forma il metacromito. La solubilità è influenzata dal pH, con la minore solubilità registrata ad un pH compreso tra 7 e 10.

Sintesi


La sintesi di questo composto può avvenire per precipitazione dalla reazione del cloruro di cromo (III) con idrossido di sodio, anche se un eccesso di NaOH porta alla solubilizzazione del precipitato. Un’altra via sintetica prevede l’utilizzo di una soluzione di bicromato di potassio in cui è fatta gorgogliare anidride solforosa, formando cromo (III) e solfato.

Reazioni


A temperature comprese tra 430 e 1000 °C, l’idrossido di cromo (III) subisce una decomposizione termica per dare ossido di cromo (III) e vapore acqueo. Inoltre, reagisce con l’acqua ossigenata in presenza di idrossido di sodio, formando cromato di sodio. Con l’acido nitrico, forma il nitrato di cromo.


L’idrossido di cromo (III) è impiegato nella formulazione di cosmetici, agenti coloranti per capelli, smalto per unghie, prodotti per la cura della pelle, prodotti per la pulizia, nella finitura dei metalli, conservazione del legno e come catalizzatore.

Queste sono le caratteristiche, proprietà e utilizzi principali dell’idrossido di cromo (III), un composto dal colore distintivo che trova impiego in svariate applicazioni industriali e cosmetiche.

Deidroalogenazione degli alogenuri alchilici- Chimica organica

La deidroalogenazione negli : reattivi e meccanismi

La deidroalogenazione è una reazione che avviene a caldo in presenza di una base forte, come il KOH in un solvente alcolico, in cui un alogenuro alchilico si trasforma in un alchene.

Meccanismo della deidroalogenazione
Il meccanismo della deidroalogenazione coinvolge la rimozione di un idrogeno sul carbonio in β, la formazione del e l’espulsione dell’alogenuro. Questa reazione è una reazione di eliminazione e può avvenire attraverso i meccanismi E2 o E1.

Fattori che determinano il meccanismo
I fattori che determinano quale meccanismo avviene nella deidroalogenazione includono il tipo di base, il solvente e il tipo di alogenuro alchilico. Le basi forti favoriscono il meccanismo E2, mentre le basi deboli favoriscono quello E1. I solventi polari protici stabilizzano il carbocatione e favoriscono il meccanismo E1. Gli alogenuri alchilici primari danno luogo al meccanismo E2 a causa della scarsa stabilità del carbocatione.

Competizione con le
Le reazioni di sostituzione competono con quelle di eliminazione. Nel caso in cui il meccanismo avvenga in modo concertato, è possibile ottenere sia l’alchene che il prodotto di sostituzione.

Reazioni specifiche
Nel caso di alogenuri alchilici primari, se la base è di piccole dimensioni, il meccanismo SN2 compete fortemente con quello E1. Per esempio, facendo reagire il bromoetano con l’etossido di sodio in presenza di alcol a 55°C, si forma predominantemente il prodotto di sostituzione.

Nel caso di alogenuri alchilici secondari e terziari, il meccanismo prevalente è l’E2, soprattutto ad alte temperature. Inoltre, se è possibile formare due alcheni a seguito della deidroalogenazione di un alogenuro alchilico, si forma quello più sostituito.

La deidroalogenazione è un’importante reazione in chimica organica che permette la sintesi di alcheni a partire dagli alogenuri alchilici.

Esercizi di chimica analitica titolazioni (II)

di titolazioni

Nel campo della chimica analitica, è tipico affrontare esercizi volti a determinare quantitativamente il titolo di una specifica specie chimica. Tali esercizi, utili sia per valutare il proprio livello di preparazione che per la pratica quotidiana, sono di grande rilevanza. Di seguito, sono riportati due esercizi rappresentativi.

Esercizio : Determinazione della concentrazione di biossido di carbonio nell’aria

La concentrazione di biossido di carbonio presente nell’aria viene determinata utilizzando il metodo della retrotitolazione. Inizialmente, un campione di aria viene fatto gorgogliare in una soluzione che contiene idrossido di bario in eccesso, causando la precipitazione del carbonato di bario. Successivamente, l’eccesso di idrossido di bario viene retrotitolato con acido cloridrico. In un’ specifica, 3.50 L di un campione di aria vengono fatti reagire con 50.0 mL di una soluzione 0.0200 M di Ba(OH). L’eccesso di idrossido di bario viene quindi retrotitolato con 38.58 mL di una soluzione 0.0316 M di HCl. Lo scopo dell’esercizio è determinare la concentrazione molare di CO2.

Calcoli e risultati:
Le moli di idrossido di bario risultano essere 0.00100, mentre le moli di HCl che reagiscono con l’idrossido di bario sono pari a 0.00122, considerando il rapporto stechiometrico 1:2. Inoltre, le moli di idrossido di bario che hanno reagito con il biossido di carbonio risultano pari a 0.000390. Quindi, la molarità di CO2 risulta essere 0.000111 M.

Esercizio 2: Determinazione del grado di idratazione del solfato di ferro (II)

Un campione di solfato di ferro (II) idrato con massa pari a 12.18 g viene solubilizzato in una soluzione acquosa acidificata per acido solforico, e il volume finale risulta essere di 500.0 mL. Successivamente, un’ulteriore aliquota di 25.0 mL viene titolata con 43.83 mL di permanganato di potassio 0.0100 M. L’obiettivo dell’esercizio è determinare il grado di idratazione del sale.

Calcoli e risultati:
Dopo i calcoli necessari, si stabilisce che il solfato di ferro (II) è un eptaidrato, poiché il rapporto tra il peso molecolare del composto e quello del solfato di ferro (II) anidro corrisponde a sette.

In questo modo, attraverso esercizi come quelli appena proposti, è possibile approfondire la comprensione della chimica analitica e acquisire maggiore confidenza nella risoluzione di problemi pratici legati al campo chimico.

Reazione di eliminazione E1cb- Chimica organica

Reazione di eliminazione E1cb nelle reazioni organiche

La reazione di eliminazione E1cb, nota anche come reazione di eliminazione unimolecolare con base coniugata, è un tipo di reazione in cui l’intermedio di reazione ha carica negativa.

Durante la reazione di eliminazione, due sostituenti vengono rimossi da una molecola, e se un alogenuro alchilico reagisce con un nucleofilo, si verifica una reazione di sostituzione nucleofila che può avvenire via SN1 o via SN2. Tuttavia, a seconda delle condizioni, la reazione che principalmente compete con la sostituzione nucleofila è una reazione di eliminazione, nella quale il nucleofilo attacca un idrogeno β piuttosto che il carbonio con formazione di un alchene. Questo porta alla formazione di un legame doppio o triplo o di un anello.

Le E1 seguono una cinetica del primo ordine e procedono attraverso un intermedio carbocationico; quindi, la specie di partenza deve contenere un gruppo uscente. Questo tipo di reazione avviene principalmente con specie che possono dare stabili come carbocationi terziari, benzilici o allilici.

Secondo la regola di Zaitsev, in una reazione di eliminazione che porta ad un alchene, l’alchene più sostituito viene formato in quantità maggiore ed è più stabile, quindi la reazione è controllata da un punto di vista termodinamico.

Se si opera in condizioni basiche e nella molecola sono presenti un debole gruppo uscente come –OH, -OR o NR3+ sul carbonio α e un idrogeno acido sul carbonio in β, allora avviene una reazione E1cb, ovvero una eliminazione unimolecolare con base coniugata.

Meccanismo della reazione E1cb

Nel primo stadio, che costituisce lo stadio lento, avviene la deprotonazione del carbonio β con formazione di un carbanione. Poiché l’ordine di stabilità relativa dei è primario > secondario > primario, viene rimosso il protone dal carbonio meno sostituito, dando luogo alla formazione dell’alchene meno sostituito che viene detto prodotto di Hoffmann.

Fattori che favoriscono la reazione E1cb

Tra i fattori che favoriscono una reazione di eliminazione E1cb vi sono la presenza di cattivi , dimensioni della base e la presenza di un substrato ramificato.

La presenza di cattivi gruppi uscenti favorisce l’attacco della base sull’idrogeno acido sul carbonio in β, formando il carbanione invece che la fuoriuscita con formazione del carbocatione. Le dimensioni della base influenzano l’attacco selettivo dei protoni, mentre la presenza di ramificazioni nel substrato può favorire la formazione del prodotto di Hoffmann a causa dell’impedimento sterico.

In conclusione, la reazione di eliminazione E1cb gioca un ruolo significativo nella chimica organica e può essere influenzata da vari fattori, come gruppi uscenti e dimensioni della base.

Nomenclatura degli alcheni. Esercizi svolti- Chimica organica

Nomenclatura degli alcheni: svolti

La nomenclatura degli alcheni si differenzia da quella degli a causa della presenza di un . Seguendo le regole di nomenclatura degli alcheni, è possibile assegnare un nome specifico a ciascun composto.

La procedura per nominare gli alcheni prevede diversi passaggi. In primo luogo, bisogna individuare la catena più lunga di atomi di carbonio che contiene il doppio legame e denominare la molecola con il nome dell’alcano che contiene lo stesso numero di atomi di carbonio, sostituendo il suffisso –ano con il suffisso –ene. Successivamente, è necessario numerare gli atomi di carbonio in modo che il carbonio legato con il doppio legame abbia il numero più basso possibile. Infine, occorre indicare per nome e per numero il tipo di gruppi e la loro posizione di attacco alla catena principale. Per gli alcheni asimmetrici tri o tetrasostituiti, si utilizzano i prefissi cis o trans a seconda della posizione dei gruppi rispetto al doppio legame.

Esercizi sulla nomenclatura degli alcheni

Utilizzando le regole di nomenclatura degli alcheni, è possibile assegnare un nome ai seguenti composti:

– Cis--pentene: la catena più lunga contiene 5 atomi di carbonio, pertanto si tratta di un pentene. Il doppio legame si trova tra il secondo e il terzo carbonio, quindi è un 2-pentene. Poiché i gruppi ingombranti si trovano dallo stesso lato rispetto al doppio legame, il nome del composto è cis-2-pentene.

– 4,4-Dimetil--pentene: la catena più lunga contiene 5 atomi di carbonio, quindi si tratta di un pentene. Il doppio legame si trova tra il primo e il secondo carbonio, quindi è un 1-pentene. Sull’atomo di carbonio 4 sono presenti 2 gruppi metilici, pertanto si tratta di un 4,4-dimetil-1-pentene.

– Cis-4-etil-3-ottene: la catena più lunga contiene 8 atomi di carbonio quindi si tratta di un ottene. Il doppio legame si trova tra il terzo e il quarto carbonio, quindi si ha un 3-ottene. Sul carbonio numero 4 vi è un gruppo etilico composto da due atomi di carbonio, quindi il nome è 4-etil-3-ottene. Poiché i gruppi ingombranti si trovano dallo stesso lato, si tratta di un isomero cis e pertanto il nome del composto è cis-4-etil-3-ottene.

– Trans-2,3-dicloro-2-butene: il composto è costituito da 4 atomi di carbonio e si presenta simmetrico, in quanto il doppio legame è situato tra il secondo e il terzo atomo di carbonio. Il composto presenta un atomo di cloro sul secondo e un atomo di cloro sul terzo carbonio, quindi è un 2,3-dicloro-2-butene. Poiché i gruppi più pesanti costituiti dal cloro si trovano da lati opposti, il nome del composto è trans-2,3-dicloro-2-butene.

– Cis-1,1,1,4,4,4-esafluoro-2-butene: il composto è costituito da 4 atomi di carbonio. Esso si presenta simmetrico, in quanto il doppio legame è situato tra il secondo e il terzo atomo di carbonio. Sull’atomo di carbonio 1 e sull’atomo di carbonio 4 sono presenti rispettivamente 3 atomi di fluoro, quindi si tratta di un 1,1,1,4,4,4-esafluoro-2-butene. Poiché i gruppi più pesanti si trovano dallo stesso lato rispetto al doppio legame, il nome del composto è cis-1,1,1,4,4,4-esafluoro-2-butene.

Sintesi di alchini da reazioni di eliminazione- Chimica organica

Sintesi di alchini tramite in chimica organica

La sintesi di alchini avviene attraverso reazioni di eliminazione per trattare gli alogenuri vinilici o i dialogenuri vicinali o geminali con basi forti, producendo la formazione di acetileni.

Gli acetileni non terminali isomerizzano in acetileni terminali sotto l’azione di basi forti. La sintesi diretta per eliminazione è generalmente limitata ai tipi di molecole che presentano il triplo legame terminale, o a strutture dove un riordinamento molecolare è impedito da un gruppo fenilico o vinilico.

Per esempio, da alogenuri vinilici, da alogenuro geminale e da alogenuro vicinale si possono ottenere acetileni tramite reazioni di eliminazione con l’ausilio di basi forti.

La trasposizione molecolare base-catalizzata comporta la formazione di alleni come intermedi di reazione, mentre la spinta termodinamica per il riordinamento molecolare verso gli acetileni terminali deriva dalla relativa acidità del gruppo C≡CH.

Utilizzando gli acetiluri come in è possibile preparare anche gli acetileni non terminali. I materiali di partenza per l’eliminazione sono ottenuti per alogenazione di un o facendo reagire il pentacloruro di fosforo con aldeidi e chetoni.

La formazione di acetileni è una reazione E2 e mostra la stessa preferenza per la trans eliminazione delle corrispondenti eliminazioni che portano alla formazione delle olefine.

Sono anche note reazioni di eliminazione con decarbossilazione che portano alla formazione di acetileni. Ad esempio, il trans-,3-dibromo-2-butene in presenza di zinco metallico porta alla formazione del 2-butino e bromuro di zinco.

Nomenclatura E-Z- Chimica organica

Nomenclatura E-Z in Chimica Organica

La nomenclatura E-Z assegna un ordine di priorità ai sostituenti di un alchene in base alle di Cahn-Ingold-Prelog, chiamate regole CIP. Gli alcheni presentano a causa dell’impossibilità di rotazione intorno al carbonio-carbonio.

Esistono isomeri che non possono essere classificati con il metodo cis-trans, come quelli con quattro sostituenti diversi legati ai due atomi di carbonio. Per risolvere questa difficoltà, l’I.U.P.A.C. ha introdotto il metodo di nomenclatura E-Z per gli isomeri geometrici.

Regole di Priorità secondo le Regole CIP

Le regole CIP stabiliscono che bisogna assegnare la priorità in base al numero atomico. Se due sostituenti hanno lo stesso numero atomico, avrà priorità quello con numero di massa maggiore. Ad esempio, il deuterio avrà priorità sul protio poiché ha un numero di massa maggiore. Inoltre, vi è un elenco dei sostituenti comuni in ordine decrescente di priorità.

Secondo il metodo E/Z, si considerano separatamente le due estremità del doppio legame e si individua il gruppo a maggior priorità tra i due gruppi di destra e il gruppo a maggior priorità tra i due gruppi di sinistra.

Si attribuisce il prefisso E all’isomero in cui i due gruppi a maggior priorità si trovano ai lati opposti rispetto al doppio legame. Si attribuisce il prefisso Z all’isomero in cui i due gruppi a maggior priorità si trovano dallo stesso lato del doppio legame.

Esempi di Applicazione

Per comprendere meglio l’applicazione di questi concetti, consideriamo due esempi di isomeri. Nel primo caso, seguendo le regole CIP, si attribuisce il prefisso E a un isomero e Z all’altro. Nel secondo esempio, si assegna il prefisso E o Z in base alla disposizione dei gruppi a maggior priorità.

In conclusione, la nomenclatura E-Z è uno strumento utile per la designazione degli isomeri geometrici negli alcheni, consentendo di distinguere la disposizione spaziale dei sostituenti intorno al doppio legame.

Geometria molecolare e polarità delle molecole

e Polarità delle Molecole: Definizione e

La polarità delle molecole è determinata dalla geometria molecolare e dalla differenza di tra gli atomi presenti. Si verifica quando il baricentro delle cariche positive non coincide con quello delle cariche negative. Se la molecola non presenta legami polari e la differenza di elettronegatività tra gli atomi è nulla, allora la molecola è apolare. Tuttavia, una molecola può avere legami polari e comunque essere considerata apolare, se i dipoli si annullano reciprocamente a causa di una distribuzione simmetrica delle cariche.

Un esempio di molecola apolare è il Cl2, in cui sono presenti legami apolari. D’altro canto, il trifluoruro di boro (BF3) presenta legami polari, ma a causa della sua geometria molecolare planare con angoli di 120°, la molecola risulta apolare. Al contrario, la molecola di (H2O) ha legami polari a causa della geometria molecolare tetraedrica, rendendola polare a causa della distribuzione asimmetrica della densità di carica.

Per prevedere se una molecola è polare, è necessario seguire alcune . Prima di tutto, la struttura di Lewis deve essere scritta e devono essere identificati i legami polari. Inoltre, la geometria molecolare e la simmetria della molecola devono essere valutate seguendo alcuni passaggi, come l’indicazione dei legami polari con frecce e la valutazione della simmetria delle stesse.

Alcuni esempi di previsione della polarità molecolare includono il biossido di carbonio (CO2) e il tetracloruro di carbonio (CCl4), entrambi considerati apolari, e l’ossigenofluoruro (OF2), che è polare a causa della sua distribuzione asimmetrica dei legami polari. La differenza di elettronegatività tra gli atomi è un altro fattore determinante per la polarità molecolare. Una differenza di elettronegatività maggiore di 0,4 indica un legame polare, mentre una differenza minore di 0,4 indica un legame non polare.

In conclusione, la polarità delle molecole dipende dalla geometria molecolare, dalla distribuzione delle cariche e dalla differenza di elettronegatività tra gli atomi presenti. Seguendo le regole e gli esempi discussi, è possibile prevedere con precisione se una molecola è polare o apolare.

Isomeria cis-trans- Chimica organica

L’ cis-trans è un fenomeno che si verifica quando tra due atomi, anche se non direttamente legati, c’è un impendimento alla libera rotazione. Questo fenomeno può presentarsi in diverse situazioni e configurazioni, tra cui i sistemi con doppi legami e i sistemi ciclici.

Nei doppi legami carbonio-carbonio, come nel caso degli alcheni non ramificati, la barriera di interconversione tra i due isomeri cis e trans corrisponde all’ torsionale necessaria per annullare l’interazione π tra i due atomi legati con . La presenza di più doppi legami aumenta il numero di possibili. La stabilità relativa e l’interconversione tra gli isomeri cis e trans dipendono dal contenuto energetico, con vantaggio dell’isomero trans.

Anche i doppi legami carbonio-azoto e azoto-azoto possono essere sede di . Gli esempi includono le ossime e gli azocomposti. Nei sistemi ciclici, l’impedimento alla rotazione è determinato dallo stesso scheletro σ dell’anello, e almeno due atomi devono essere diversamente sostituiti perché si abbia un caso di isomeria cis-trans.

Lo studio della stereoisomeria di questi sistemi è spesso complicato dal fatto che nella maggioranza dei casi sono anche dei sistemi chirali. Tuttavia, fanno eccezione i sistemi carbociclici a numero pari di atomi di carbonio, che presentano solo isomeria cis-trans. Anche negli anelli condensati esiste stereoisomeria tutte le volte che gli atomi che si trovano nella giunzione dell’anello sono tetraedrici.

In conclusione, l’isomeria cis-trans è un aspetto importante da considerare nello studio dei composti organici, in quanto influisce sulle proprietà e sul comportamento chimico di tali molecole.

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