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Fosfomolibdato di ammonio: sintesi, usi

Benefici e utilizzi del fosfomolibdato di ammonio

Il fosfomolibdato di ammonio è un sale inorganico di formula (NH4)3PMo12O40, dove il ha un numero di ossidazione +6 e il fosforo +5. Questo composto si presenta sotto forma di cristalli di colore giallo, poco solubili in .

La sintesi del fosfomolibdato di ammonio avviene attraverso la reazione tra acido fosforico e ortomolibdato di ammonio in presenza di un eccesso di acido nitrico. La reazione produce anche nitrato di ammonio, solubile in acqua, con la formazione evidente del precipitato giallo del fosfomolibdato di ammonio.

Determinazione dei fosfati

Il fosfomolibdato di ammonio viene impiegato per la determinazione dei fosfati inorganici, reagendo con il fosfato per formare il composto desiderato. In particolare, il fosfomolibdato di ammonio può essere ridotto da agenti riducenti come l’-metil-p-amminofenolo solfato o l’acido 1-ammino-2-naftolo-4-solfonico, generando un complesso blu che indica la presenza di fosfato.

Usi

Questo composto trova applicazione nella preparazione di catalizzatori supportati da alluminosilicati, utilizzati ad esempio per la disidratazione del glicerolo in fase gassosa, con la produzione di . Particelle microdimensionate di fosfomolibdato di ammonio sono in grado di rimuovere coloranti cationici dalle acque grazie allo scambio ionico con gli ioni ammonio.

Inoltre, viene impiegato come scambiatore di ioni inorganici per eliminare specifici ioni dai rifiuti liquidi, contribuendo così alla depurazione delle acque.

Molibdato: reazioni, usi

Il ruolo importante del molibdato nella chimica e nelle applicazioni industriali

Il molibdato è un anione poliatomico con formula MoO4^2- e struttura tetraedrica, in cui il molibdeno presenta il suo numero di ossidazione più alto, +6. Il tetraossomolibdato (VI) è la base coniugata dell’idrogenomolibdato HMoO4-.

Il molibdeno forma una varietà di ioni poliatomici e specie polimeriche che possono contenere fino a 154 atomi di molibdeno. Questo elemento è un importante materiale di partenza e la principale forma biodisponibile di molibdeno. La sua capacità di formare legami idrogeno è cruciale per il trasporto da parte delle proteine.

Elementi del gruppo 6

La chimica del molibdeno ha alcune peculiarità rispetto a quella dei suoi congeneri, cromo e tungsteno. Mentre il cromo forma solo cromati e bicromati senza polimerizzare, il tungsteno è più simile al molibdeno formando tungstati con atomi coordinati. I potenziali standard di riduzione differiscono tra i molibdati e i tungstati, favorendo questi ultimi.

Usi del molibdato

I composti di molibdato e delle hanno formula A2B2O9, con struttura cubica che li rende ottimi conduttori. Possono essere impiegati come materiali elettrolitici per ad ossido solido (SOFC). I molibdati di sono catalizzatori per l’ossidazione selettiva del metanolo alla formaldeide. Inoltre, i molibdati metallici, come quelli di bismuto supportati da silice, sono catalizzatori attivi per l’ossidazione delle olefine in processi industriali.

In sintesi, il molibdato riveste un ruolo significativo nella chimica e nelle applicazioni industriali, grazie alle sue proprietà uniche e alla sua versatilità come catalizzatore e materiale di partenza per diverse chimiche.

Acido cloroacetico: proprietà, sintesi, reazioni, usi

Acido Cloroacetico: caratteristiche e

L’acido cloroacetico (MCA) è un acido carbossilico contenente un atomo di cloro con la formula ClCH2COOH.

Proprietà

Questo composto si presenta sotto forma di cristalli incolori igroscopici e ha un odore pungente simile a quello dell’aceto. È solubile in , metanolo, acetone, etere etilico, benzene, cloroformio ed etanolo, ed è scarsamente solubile in tetracloruro di carbonio. A causa dell’effetto induttivo, possiede un valore di costante di equilibrio maggiore rispetto agli altri acidi carbossilici, con un valore di Ka pari a 1.35 × 10^-3. Di conseguenza, una soluzione di acido cloroacetico ha un inferiore rispetto ad altri acidi carbossilici alla stessa concentrazione.

Sintesi

Storicamente, l’acido cloroacetico veniva sintetizzato attraverso l’idrolisi dell’1,1,2-tricloroetene in presenza di acido solforico come catalizzatore, o tramite la clorurazione dell’acido acetico.

Idrolisi dell’1,1,2-tricloroetene

: La reazione avviene a 140°C in presenza di acido solforico al 75%:
ClCH=CCl2 +2 H2O → ClCH2COOH + 2 HCl

Clorurazione dell’acido acetico

: L’ funge da catalizzatore, reagendo con il cloro secondo la reazione
CH3COOCOCH3 + Cl2 → ClCH2COOCOCH3 + HCl
L’anidride cloroacetica ottenuta reagisce con l’acido acetico:
ClCH2COOCOCH3 + CH3COOH → ClCH2COOH + CH3COOCOCH3

L’acido cloroacetico presenta reazioni analoghe a quelle degli acidi carbossilici, reagendo, ad esempio, con un acido come catalizzatore.

Applicazioni e utilizzi dell’Acido Cloroacetico

L’acido cloroacetico è una sostanza utilizzata in diverse applicazioni industriali e chimiche per la sua capacità di reagire con diversi composti organici.

Produzione di composti chimici

L’acido cloroacetico è impiegato nella produzione di una vasta gamma di prodotti, tra cui farmaci, coloranti, detergenti e pesticidi. In particolare, funge da precursore per la sintesi del glifosato e dell’adrenalina, due composti di rilevanza sia nel settore agricolo che in quello farmaceutico.

Stabilizzante del PVC

Un altro impiego dell’acido cloroacetico è come stabilizzante nel processo di produzione del PVC (policloruro di vinile), un materiale plastico ampiamente utilizzato in diversi settori industriali.

Reazioni di carbossimetilazione

L’acido cloroacetico è anche impiegato come reagente per la carbossimetilazione, un processo chimico che porta alla produzione di carbossimetilcellulosa. Quest’ultimo è un additivo alimentare utilizzato come addensante in diversi alimenti.

In conclusione, l’acido cloroacetico svolge un ruolo fondamentale in numerose applicazioni industriali e chimiche, mostrando la sua versatilità e importanza nel panorama chimico moderno.

Pile a combustibile ad ossido solido (SOFC)

Le celle a combustibile ad ossido solido (SOFC) sono dispositivi che convertono il combustibile in energia elettrica. Sono conosciute per la loro elevata efficienza, che può arrivare fino all’80%, la loro versatilità nel utilizzo di diversi tipi di carburante come idrogeno, gas naturale, metanolo e prodotti petroliferi, e il loro impatto relativamente ecologico.

Tecnologia delle celle a combustibile ad ossido solido

Nonostante il loro potenziale, le SOFC non sono ancora prodotte su larga scala a causa di sfide tecnologiche ed economiche.

Elettrolita

Il cuore delle celle a combustibile ad ossido solido è l’elettrolita, che di solito è composto da un ossido ceramico come la drogata con ossido di ittrio (YSZ). Questo materiale deve avere determinate caratteristiche come bassa conduttività elettronica, elevata conduttività ionica, reattività chimica controllata e stabilità in varie condizioni atmosferiche.

Anodo

L’anodo è la parte in cui avviene l’ossidazione del combustibile, di solito idrogeno, producendo ed elettricità attraverso una semireazione. Questo strato poroso deve essere elettricamente conduttivo, stabile in atmosfera riducente, conduttivo ionico e chimicamente reattivo con l’elettrolita.

Materiali come il nichel sono spesso utilizzati per l’anodo poiché sono in grado di gestire le condizioni di senza ossidarsi, garantendo un’efficienza continua.

Le celle a combustibile ad ossido solido rappresentano una promettente tecnologia energetica del futuro, con una capacità di generare energia in modo pulito ed efficiente.

Componenti Principali di una SOFC: Anodo, Catodo e Substrato di Connessione

Le celle a combustibile a ossidi solidi (SOFC) sono dispositivi avanzati utilizzati per convertire il combustibile in elettricità in modo efficiente e pulito. Queste celle sono costituite da diversi componenti, tra cui l’anodo, il catodo e il substrato di connessione.

Anodo

L’anodo è uno degli elementi chiave di una SOFC ed è responsabile per l’ossidazione del combustibile. Deve essere elettricamente conduttivo e poroso per consentire il flusso del combustibile all’elettrolita a temperature di esercizio elevate. Il materiale dell’anodo deve essere compatibile con l’elettrolita e stabile nelle condizioni di funzionamento.

Catodo

Il catodo è l’altra estremità della cella dove avviene la riduzione dell’ossigeno per produrre ioni di ossigeno che si diffondono attraverso l’elettrolita. Il catodo deve essere elettronicamente conduttivo, promuovere la riduzione dell’ossigeno e essere chimicamente inerte con l’elettrolita. Materiali come ossidi elettronicamente conduttivi sono comunemente utilizzati nei catodi delle SOFC.

Substrato di Connessione

Lo strato di connessione garantisce il contatto elettrico tra l’anodo e il catodo. Deve essere altamente conduttivo elettricamente e stabile sia in atmosfere ossidanti che riducenti a elevate temperature. Di solito è realizzato con materiali chimicamente inerti rispetto agli altri componenti della cella, come il catodo, l’anodo e l’elettrolita.

Il mantenimento di questi requisiti a temperature di esercizio elevate limita le opzioni materiali per gli anodi, i catodi e i substrati di connessione. Materiali come la drogata con stronzio sono spesso impiegati nei catodi, mentre le SOFC a base di zirconia utilizzano come substrato di connessione data la sua elevata conducibilità elettrica.

In aggiunta, con lo sviluppo di SOFC a temperature più basse, vengono considerati materiali alternativi come il SrTiO2. La continua ricerca e sviluppo nel campo delle celle a combustibile a ossidi solidi mira a migliorare le prestazioni complessive e a ridurre i costi di produzione, favorendo l’adozione su larga scala di questa tecnologia energetica avanzata.

Vanadato: struttura, usi

Vanadato: Definizione e Nomenclatura

Il vanadato è una specie chimica in cui il vanadio si presenta con un numero di ossidazione di +5. Il vanadato più semplice è l’anione poliatomico VO43-. Nella nomenclatura tradizionale, agli acidi e ai loro sali vengono attribuite denominazioni con l’uso dei prefissi “orto”, “meta” e “piro”.

Ad esempio, l’acido ortofosforico è H3PO4, l’acido pirofosforico è H4P2O7, e l’acido metafosforico è HPO3. I sali corrispondenti sono rispettivamente l’ortofosfato, il pirofosfato e il metafosfato. Anche l’acido fosforico è comunemente noto senza il prefisso orto.

Acidi e Anidridi: Nomenclatura e Proprietà

Le denominazioni degli acidi derivano dalla reazione delle anidridi con l’acqua. Se un’anidride reagisce con una molecola di acqua, si parla di acido meta; con due molecole, è un acido piro; con tre molecole, è un acido orto. In base a questa logica, il vanadato VO43- può essere chiamato anche ortovanadato. Altri esempi sono il V2O74- e il VO3.

Struttura e Poliossovanadati

Lo ione vanadato ha una tetraedrica, con il vanadio legato a un atomo di ossigeno attraverso un doppio legame e tra atomi di ossigeno tramite legami semplici, garantendo una stabilità per risonanza. Dai poliossovanadati si ottengono diversi composti a seconda del , come il V2O74- a pH tra 12 e 10 e il H2V10O284- a pH 2.2.

Applicazioni e Usi

Il vanadato è noto come un efficace inibitore della corrosione ed è ampiamente utilizzato come pigmento. In particolare, il BiVO4 è un materiale funzionale di grande rilevanza nell’industria dei rivestimenti, essendo un’alternativa ai pigmenti di cromo e cadmio. Il suo colore giallo lo rende particolarmente apprezzato per diverse applicazioni.

Acido peracetico: proprietà, sintesi, reazioni, usi

Acido Peracetico: Proprietà e Utilizzi nell’

L’acido peracetico (PAA), noto anche come acido perossietanoico, è un perossiacido organico con formula CH3COOOH.

Proprietà

Si presenta liquido con un odore simile a quello dell’acido acetico, ed è miscibile con l’, solubile in etere etilico, acido solforico ed etanolo. Questo composto è un potente , con un potenziale di ossidazione superiore al cloro e al diossido di cloro.

La decomposizione dell’acido peracetico avviene attraverso tre reazioni competitive: decomposizione spontanea, idrolisi e decomposizione catalizzata da ioni di metalli di transizione. A 110°C la decomposizione diventa esplosiva.

L’acido peracetico viene sintetizzato tramite la reazione tra acido acetico e perossido di idrogeno, catalizzata da un acido forte come l’acido solforico.

Reazioni

Epossidazione degli Alcheni

: durante questo processo avviene il trasferimento di un atomo di ossigeno dal peracido al doppio legame, formando un epossido.

Ossidazione di Baeyer-Villiger

: in questa reazione si ottiene un estere o un lattone dalla reazione tra un chetone o un chetone ciclico con l’acido peracetico.

Con Acido Iodidrico

: reagendo con acido iodidrico, si ottiene iodio e acido acetico.

Usi

L’acido peracetico è utilizzato per il controllo della contaminazione microbica nell’industria alimentare. È efficace contro i batteri e si decompone in acido acetico e perossido di idrogeno, che a sua volta si decompone in acqua e ossigeno.

Questo composto viene impiegato in impianti di imbottigliamento, nell’industria della birra e come nell’industria agricola. Protegge alimenti come carne, pollame, frutta e verdura da contaminazioni batteriche, migliorandone la qualità e prolungandone la durata. Trova anche impiego nel settore medico per la sterilizzazione di strumenti e apparecchiature.

Manganato: proprietà, sintesi, usi

Il ruolo dell’ione manganato nella chimica

L’ione manganato è un anione poliatomico con formula MnO4^2-, in cui il manganese ha un numero di ossidazione di +6. Si tratta della base coniugata dell’ipotetico acido manganico H2MnO4, che è troppo instabile per poter essere isolato.

Acido idrogenomanganico e sue proprietà

L’acido idrogenomanganico HMnO4^-, invece, può esistere in soluzione ed ha un valore di pKa di 7.1, risultando circa 100 volte più basico dell’ione acetato. Nell’ione manganato, il manganese è legato a due atomi di ossigeno tramite legame doppio e a due atomi di ossigeno tramite legame semplice, presentando strutture stabilizzate per .

Proprietà e dello ione manganato

I sali contenenti l’ione manganato sono caratterizzati da un colore verde scuro e da un picco di assorbimento a 606 nm. Essi presentano una geometria tetraedrica simile al permanganato, con struttura e solubilità analoghe a solfati e cromati. Tuttavia, a differenza di questi ultimi, il manganato è paramagnetico.

Lo ione manganato è stabile in soluzioni fortemente alcaline a causa della sua solubilità limitata a elevati. È presente in soluzioni alcaline contenenti ioni come Na+ e K+ che non formano idrossidi poco solubili.

La sintesi dell’ione manganato può avvenire per riduzione del permanganato in soluzioni con pH superiori a 14, oppure tramite la reazione del con ossigeno in soluzione alcalina. Inoltre, il manganato di potassio può essere ottenuto dalla reazione tra biossido di manganese, carbonato di potassio e ossigeno.

Disproporzione e usi dell’ione manganato

In presenza di acido cloridrico, l’ione manganato subisce una disproporzione trasformandosi in permanganato e biossido di manganese, con il manganese che assume numeri di ossidazione differenti.

In ambito chimico, i manganati sono impiegati come agenti ossidanti in grado di trasformare alcoli primari in aldeidi e successivamente in acidi carbossilici, nonché alcoli secondari in chetoni.

Tioacetammide: proprietà, sintesi, reazioni, usi

La Tioacetammide: Caratteristiche, e Utilizzi

La tioacetammide è un composto organico dello zolfo di origine sintetica con formula CH3CSNH2 che presenta un doppio legame carbonio-zolfo. Questo composto tiocarbonilico sostituisce il gruppo carbonilico con il gruppo >C=S ed è noto per le sue proprietà epatotossiche e il potenziale cancerogeno per il fegato nei soggetti umani.

Proprietà

Si tratta di un solido cristallino bianco con un profumo intenso, solubile in ed etanolo, mentre è poco solubile nell’etere etilico. È miscibile con benzene ed etere di petrolio e viene idrolizzato da acidi e basi, reagendo anche con sali di . La sua fragranza è simile a quella dei tioli.

La tioacetammide agisce come agente riducente e viene impiegata come fonte di ioni solfuro nella sintesi di composti organici e inorganici.

Sintesi

La tioacetammide può essere prodotta dalla reazione tra acetammide e pentasolfuro di fosforo, come segue: 4 CH3CONH2 + P4S10 → 4 CH3CSNH2 + P4S6O4. Può anche essere ottenuta dalla reazione del solfuro di idrogeno e acetonitrile.

In presenza d’acqua idrolizza per formare acido solfidrico, ammoniaca e acido acetico, secondo la reazione: CH3CSNH2 + 2 H2O → H2S + NH3 + CH3COOH. In ambiente basico, reagisce con ioni OH- per generare ammoniaca, ione acetato e idrogenosolfuro.

Utilizzi

La tioacetammide trova impiego come solvente organico nelle industrie della pelle, dei tessuti e della carta. È inoltre utilizzata per la produzione di diversi materiali come catalizzatori, stabilizzanti, inibitori della polimerizzazione, prodotti chimici fotografici, pesticidi, agenti polimerizzanti e additivi per la produzione di gomma e materie prime farmaceutiche. Trova applicazione come acceleratore nella vulcanizzazione della gomma buna.

Nel campo dell’analisi qualitativa, la tioacetammide sostituisce il solfuro di idrogeno per la precipitazione dei cationi del .

Arseniato: proprietà, stato naturale

e Formula del Ione Arseniato

Il ione arseniato ha una geometria molecolare tetraedrica e la formula AsO4^3-. In questo composto, l’arsenico ha un numero di ossidazione di +5 e presenta lunghezze di legame As-O comprese tra 1.66 e 1.71 Å.

Acido Arsenico e Ionizzazione trifprotica

Il ione arseniato è derivato dall’acido arsenico H3AsO4, un acido triprotico che si dissocia in tre fasi successive formando gli ioni H2AsO4-, HAsO4^2- e infine AsO4^3-. Le costanti di equilibrio per le di ionizzazione sono rispettivamente: Ka1= 6.0 · 10^-3, Ka2 = 1.0 · 10^-7, Ka3 = 3.2 · 10^-12.

del Ione Arseniato

Trattando l’acido arsenico con una base forte in eccesso si ottiene il ione arseniato che rappresenta la base coniugata dell’idrogenoarseniato.

Stato Naturale e Proprietà dell’Arseniato

Gli arseniati si trovano in natura in minerali come l’Adamite, l’Alarsite, la Legrandite e l’Eritrite. L’arseniato è un analogo chimico del fosfato e sia l’arsenico che il fosforo sono appartenenti al Gruppo 15 della Tavola Periodica.

A differenza dei fosfati, gli arseniati sono meno soggetti alla perdita da parte di agenti atmosferici. Inoltre, l’arseniato è meno tossico dell’, in quanto quest’ultimo è più mobile nelle acque sotterranee e nel suolo.

L’arseniato ha un’azione moderata da e può essere ridotto ad arsenito o ad arsina. Questo composto è la forma predominante di arsenico inorganico in ambienti aerobici acquosi.

Infine, le interazioni di tipo metallico che l’arsenito può formare con gruppi tiolici proteici e con tioli di piccole molecole lo rendono un composto di rilevanza ambientale da tenere sotto controllo.L’arseniato è una sostanza chimica che si trova comunemente negli ambienti anaerobici ed è più tossico dell’arseniato. È spesso utilizzato come indicatore di depositi minerari di arseniuri di rame, nichel e cobalto, poiché reagisce con i metalli di transizione formando composti colorati.

Utilizzo come indicatore minerario

La presenza di arseniato nei depositi minerari di rame, nichel e cobalto viene sfruttata come indicatore della presenza di tali minerali. La reazione con i metalli di transizione porta alla formazione di composti colorati che consentono di individuare la presenza di tali minerali.

Metodi di determinazione

Per determinare la presenza di arseniato, è possibile utilizzare la titolazione iodometrica. In questo processo, l’arseniato viene ridotto in soluzione acida producendo iodio e arsenito secondo la seguente reazione:
AsO₄³⁻ + 2 H⁺ + 2 I⁻ → AsO₃³⁻ + I₂ + H₂O

Successivamente, lo iodio liberato viene titolato con una soluzione standardizzata di tiosolfato di sodio.

Conclusioni

In conclusione, l’arseniato è una sostanza importante per l’individuazione di depositi minerari di rame, nichel e cobalto. La sua determinazione attraverso la titolazione iodometrica offre un metodo affidabile per analizzare la presenza di arseniato in campioni ambientali e minerari.

Gruppo alchilico: composti, reazioni

Gruppo Alchilico in Chimica Organica

In chimica organica, un gruppo alchilico è composto da atomi di carbonio e idrogeno derivanti formalmente da un alcano mediante la rimozione di un atomo di idrogeno. Gli alcani, che hanno formula generale CnH2n+2, danno origine a gruppi alchilici con formula CnH2n+1. Nei gruppi alchilici non sono presenti doppi legami e tutti gli atomi di carbonio sono ibridati sp3. Di solito, un gruppo alchilico è una parte di una molecola, comunemente indicato con la lettera R.

Classificazione dei Gruppi Alchilici

I gruppi alchilici prendono il loro nome dagli alcani sostituendo il suffisso -ano con -il. Un gruppo alchilico può essere primario se il carbonio privo di idrogeno è legato solo a un altro carbonio, come nel caso dell’etile (CH3CH2-), che è di tipo primario. Un gruppo alchilico è secondario se il carbonio privo di idrogeno è legato a due atomi di carbonio, come nel caso dell’isopropile ((CH3)2CH-). Infine, un gruppo alchilico è definito terziario se il carbonio privo di idrogeno è legato a tre atomi di carbonio, come nel caso del neopentile ((CH3)3C-).

e Ruolo dei Gruppi Alchilici

I gruppi alchilici legati agli atomi di carbonio ibridati sp2 degli alcheni influenzano la loro stabilità. Gli alcheni sono classificati in base al numero di gruppi alchilici legati all’unità strutturale > C=C <. la stabilit di un alchene influenzata dall sterico e dal grado sostituzione. alcuni alcheni tetrasostituiti sono pi stabili quelli meno sostituiti a causa della diversa ibridazione dei gruppi alchilici rispetto agli atomi carbonio del doppio legame. ruolo nei composti organici i presenti nella maggior parte essenziali in molte classi composti. esempi includono alcoli alogenuri eteri aldeidi chetoni. questi conferiscono propriet reattivit specifiche alle molecole organiche cui svolgendo cruciale chimica organica. organiche: r-co-r rcooh r-co-nh2 r-coo-r organica vi diverse che presentano una struttura comune chiamata indica presenza gruppo carbonilico tra due r. queste gli acidi carbossilici le ammidi esteri l processo fondamentale alchilico si lega molecola substrato organico tramite addizione o delle reazioni alchilazione comuni friedel-crafts coinvolge acido lewis come alcl3 catalizzatore. questa reazione alogenuro composto arilico combinano per formare alchilbenzene. trova numerose applicazioni nell petrolchimica dove viene impiegata convertire olefine bassa massa molecolare ramificati producendo benzine ad alto numero ottani. se desideri approfondire sulle puoi visitare il seguente articolo: processi>

Ione carbossilato: formazione, risonanza, reattività

L’Anione Carbossilato: Struttura, Formazione e Reattività

Il ione carbossilato è la base coniugata di un acido carbossilico, indicato come RCOO-, con un carbonio ibridato sp2 che forma un doppio legame con l’ossigeno e due legami semplici con il gruppo R e con l’ossigeno carico negativamente. Mentre gli acidi carbossilici con più di sei atomi di carbonio sono poco solubili in , i carbossilati alcalini sono abbastanza solubili in acqua.

Specie cariche contenenti lo ione carbossilato:
– acetato CH3COO-
– formiato HCOO-
– benzoato C6H5COO-

Formazione dell’Anione Carbossilato:
Si forma a seguito della reazione di un acido carbossilico con una base secondo la seguente equazione: RCOOH + OH- → RCOO- + H2O. Gli acidi carbossilici, con un valore di pKa minore di 5, possono essere deprotonati da numerose basi.

dell’Anione Carbossilato:
L’ione carbossilato presenta due strutture limite di risonanza equivalenti, con la carica negativa delocalizzata su entrambi gli atomi di ossigeno. La stabilità di quest’anione spiega la tendenza dell’acido carbossilico a rilasciare un protone in un ambiente basico.

Reattività dell’Anione Carbossilato:
Come nucleofilo, l’ione carbossilato può dare di sostituzione tramite meccanismo SN2. È un nucleofilo più forte rispetto all’acqua o agli alcoli ma più debole degli alcossidi non stabilizzati per risonanza. Tipicamente reagisce con gli , producendo, ad esempio, esteri dalla reazione tra iodometano e l’anione carbossilato.

In conclusione, la presenza dell’ione carbossilato contribuisce alla reattività degli acidi carbossilici e alla formazione di derivati importanti in chimica organica.

Cloruro acilico: proprietà, sintesi, reazioni

Cloruro Acilico: Struttura e Proprietà

Il cloruro acilico è un composto organico che contiene un gruppo acilico legato a un atomo di cloro e a una catena laterale alifatica o aromatica. Questi composti, come gli alogenuri acilici, sono derivati degli acidi carbossilici. Un esempio noto di cloruro acilico è il cloruro di etanoile CH3COCl, comunemente noto come , che si presenta come un liquido fumante incolore.

Proprietà del Cloruro Acilico

Il cloruro di etanoile emana un odore caratteristico, una combinazione tra l’odore dell’acido etanoico e l’odore acre dell’acido cloridrico. Questo fenomeno è dovuto alla reazione del cloruro di etanoile con il vapore acqueo presente nell’aria, formando acido acetico e acido cloridrico secondo l’equazione: CH3COCl + H2O → CH3COOH + HCl. Questi composti reagiscono vigorosamente con l’ anziché semplicemente sciogliersi in essa.

Essendo una molecola polare, il cloruro di etanoile manifesta attrazioni dipolo-dipolo e forze di dispersione di van der Waals, senza formare legami a idrogeno. Di conseguenza, il suo punto di ebollizione è più alto rispetto a un alcano di dimensioni simili ma inferiore rispetto a un alcol con legami a idrogeno.

Sintesi del Cloruro Acilico

Il cloruro acilico può essere ottenuto tramite la reazione di un acido carbossilico con diversi composti reattivi, come il tricloruro di fosforo, il pentacloruro di fosforo o il . La sintesi del cloruro acilico avviene tramite distillazione per ottenere un prodotto puro. A livello industriale, è possibile ottenere cloruri acilici reagendo l’ con cloruro di idrogeno.

Reazioni del Cloruro Acilico

Il cloruro acilico reagisce con l’ammoniaca concentrata per formare ammidi e con alcol e fenoli per ottenere esteri. Inoltre, può essere ridotto a aldeidi o alcoli primari utilizzando reagenti specifici. Le reazioni del cloruro acilico sono ampiamente utilizzate in sintesi organica per la produzione di vari composti chimici.Nuove possibilità di sintesi con i cloruri acilici

I cloruri acilici, composti organici che presentano il gruppo funzionale -COCl, sono reagenti versatili ampiamente utilizzati in sintesi organica. Possono reagire con diversi composti per formare una vasta gamma di prodotti. Vediamo alcune interessanti reazioni che coinvolgono i cloruri acilici.

Sintesi di ammidi

I cloruri acilici possono reagire con ammoniaca per formare ammidi. Ad esempio, la reazione generica tra un cloruro acilico RCOCl e ammoniaca NH3 produce l’ammina primaria RCONH2 e cloruro di ammonio NH4Cl.

Reazione con le ammine primarie e secondarie

Analogamente alle ammoniache, i cloruri acilici possono reagire con le ammine primarie e secondarie per formare rispettivamente amidine primarie e amidine secondarie.

Formazione di esteri

Uno dei possibili utilizzi dei cloruri acilici è la formazione di esteri. La reazione con un alcol R’OH produce un estere RCOOR’ e cloruro di idrogeno HCl, in un processo noto per essere esotermico.

Riduzione ad aldeidi e alcoli

I cloruri acilici possono essere ridotti utilizzando reagenti come il litio alluminio idruro o il sodio boroidruro per produrre aldeidi, che possono essere successivamente ridotte ad alcoli.

Alcoli terziari con reagenti di Grignard e

I reattivi di Grignard e i reagenti di Gilman sono utilizzati per la sintesi di alcoli terziari a partire dai cloruri acilici. Con i reattivi di Grignard sono necessari due equivalenti per la formazione del chetone, che reagisce poi con il secondo equivalente per dare l’alcol desiderato. I reagenti di Gilman, meno reattivi, permettono di fermare la reazione alla formazione del chetone.

In sintesi, i cloruri acilici offrono numerose possibilità di reazioni intriganti in campo chimico, consentendo la sintesi di una vasta gamma di composti organici con diverse funzionalità.

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