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Perché le persone venivano disegnate di profilo dagli Egizi?

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Credit: AXP Photography, via Pexels

L’arte egizia ha origini antichissime, risalenti al IV millennio a.C., e si intreccia con le culture vicine, come quella siro-palestinese e fenicia. La sua influenza si estende fino al XIX secolo e oltre, con la possibilità di suddividerla in due grandi periodi: l’arte predinastica preistorica e l’arte dinastica. Le raffigurazioni delle figure umane e divine nell’arte egizia presentano un caratteristico stile. Le immagini sono realizzate di , ma il corpo è raffigurato di lato mentre il busto, le spalle e l’occhio si mostrano frontalmente. Questa scelta stilistica è volta a rendere ben visibili tutte le parti del corpo e rappresentare le cose nel loro “profilo migliore”, ovvero come sono nella realtà.

Funzione dell’arte egizia

L’arte nell’antico Egitto aveva uno scopo fondamentale che andava oltre la semplice decorazione. Essa serviva come forma di documentazione storica, religiosa e sociale. Le pareti dei templi e delle tombe adornate di immagini che raccontavano la vita quotidiana, i rituali sacri e le conquiste dei faraoni. Ogni scena era realizzata con attenzione per comunicare sia alle generazioni future che al divino.

Approccio stilistico e simbolismo

La mancanza di prospettiva nell’arte egizia non era da intendersi come una limitazione, ma come un approccio intenzionale che permetteva una rappresentazione chiara e simbolica dell’ordine sociale e religioso. Le figure erano disposte senza profondità, con dimensioni e posizionamento che riflettevano l’importanza e lo status degli individui raffigurati. Gli uomini, ad esempio, erano spesso rappresentati con la pelle rossa, un colore simbolo di vitalità, e durante le celebrazioni si dipingevano il corpo con ocra rossa. L’arte egizia era altamente codificata, con ogni elemento visivo che aveva uno scopo specifico nel trasmettere le qualità essenziali del soggetto.

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Accuse e condanna al rogo di Giordano Bruno: storia in breve del filosofo

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, filosofo nato a Nola nel 1548, fu messo al il 17 febbraio del 1600, all’età di 52 anni. La Chiesa, impegnata nella Controriforma per contrastare il protestantesimo, non poteva accettare teorie che mettevano in discussione le Sacre Scritture. Bruno sosteneva l’esistenza di “infiniti mondi”, ossia universi paralleli, e concepiva Dio come presente in ogni elemento del Creato, piuttosto che come un essere trascendente. Sebbene non fosse uno scienziato, nelle sue opere anticipò scoperte astronomiche future. Accusato di eresia, Bruno si rifiutò di ritrattare le proprie posizioni e fu condannato dal tribunale dell’Inquisizione, venendo bruciato vivo in piazza Campo de’ Fiori, diventando così un simbolo della libertà di pensiero.

Chi era Giordano Bruno

Giordano Bruno nacque nel 1548 a Nola, in Campania. Sin da giovane effettuò studi sulla mnemotecnica e, a diciassette anni, divenne monaco nel convento di San Domenico a Napoli. Presto si allontanò dalla fede cristiana, mettendo in discussione il principio della Trinità. Abbandonando la vita monastica nel 1576, si trasferì a Roma e successivamente soggiornò in diverse città europee, lavorando come insegnante e producendo varie opere di natura filosofica, tra cui Della causa, principio et uno e De l’infinito, universo e mondi.

Il contesto: l’Europa della Controriforma

La vicenda di Bruno deve essere compresa nel contesto dell’Europa del Cinquecento, caratterizzato da contrasti religiosi causati dalla riforma luterana. La Chiesa cattolica, con la Controriforma, assunse una posizione rigida, perseguendo era sospettato di eresia. Altri pensatori, come Galileo Galilei, affrontarono rischi simili, ma si salvarono accettando di abiurare.

Sintesi del pensiero di Giordano Bruno

Giordano Bruno, sebbene non fosse scienziato, accettò la rivoluzionaria teoria eliocentrica di Copernico e andò oltre, suggerendo l’esistenza di “infiniti mondi”. Questa idea contraddiceva la concezione tradizionale dell’uomo come centro dell’Universo, secondo la Bibbia. Inoltre, la sua concezione di divinità differiva notevolmente da quella cristiana, considerandola immanente nel Creato. Sul piano morale, Bruno sostenne l’importanza del lavoro umano, traendo parallelismi tra l’azione umana e quella divina.

Le idee di Bruno furono considerate pericolose dalla Chiesa. Dopo un arresto a Venezia, fu estradato a Roma, , pur subendo torture, rifiutò di abiurare completamente. Il 8 febbraio del 1600, il tribunale lo condannò a morte, annunciando che la Chiesa intendeva dare un esempio per dissuadere altre idee contrarie alle Scritture. Prima di essere arso sul rogo, Bruno dichiarò: «Forse tremate più voi nel pronunciare contro di me questa sentenza che io nell’ascoltarla».

Giordano Bruno è considerato un martire della libertà di pensiero, condannato da una Chiesa incapace di accettare nuove teorie. Dopo l’Unità d’Italia, il governo italiano eresse in Campo de’ Fiori una statua in sua memoria. Sebbene la Chiesa abbia espresso rammarico per la condanna, non ha mai ufficialmente riabilitato il filosofo.

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Ritrovata a Londra un’antichissima Basilica di epoca romana sotto un edificio commerciale

Sotto un commerciale situato nel centro di Londra è stata recentemente rinvenuta una struttura storica di grande importanza: una romana risalente tra la fine degli anni ‘70 e l’‘80 d.C. Questo ritrovamento, effettuato da archeologi del Museum of London Archaeology (Mola), risulta fondamentale per la comprensione della romana della capitale britannica.

I lavori di scavo si sono svolti nel seminterrato dell’edificio situato al numero 85 di Gracechurch Street, accanto al noto Leadenhall Market, nella City di Londra. Sebbene il sito fosse già conosciuto per la sua prossimità a una Basilica romana, gli archeologi non si aspettavano un ritrovamento di tale portata. La richiesta dei proprietari del sito, Hertshten Properties, di condurre nuove indagini in previsione di una riqualificazione ha permesso questo importante sviluppo.

Dopo una serie di scavi strategici, gli archeologi hanno scoperto fondamenta e mura di notevole dimensione, costruite in selce e tegole romane, con sezioni che superano i dieci metri di lunghezza, un metro di larghezza e quattro metri di profondità. La presenza di resti significativi indica che una parte considerevole della Basilica è rimasta conservata l’edificio attuale.

La Basilica e il Foro Romano

La Basilica faceva parte del Foro Romano, fungendo da centro politico, giudiziario e commerciale per gli abitanti e i visitatori della Londra antica. Si ritiene che la costruzione abbia avuto luogo sotto il dominio di Agricola, nelle ultime fasi del primo secolo d.C. Situata su un punto elevato della città, si estendeva su un’area paragonabile a un campo da calcio e rappresentava un simbolo di potere romano, probabilmente articolata su due piani e affacciata su un cortile aperto per attività pubbliche.

Una scoperta notevole è la probabile identificazione della zona della Basilica conosciuta come Tribunale, dove magistrati e leader politici esercitavano il loro ruolo nella governance della città. Questa area potrebbe essere stata al centro della vita pubblica e politica di Londra duemila anni fa.

Prospettive future

L’importanza di questo ritrovamento è sottolineata dalla possibilità di ulteriori sviluppi. Una nuova richiesta di pianificazione per il sito di Gracechurch Street, che includerà questa scoperta, è entro la primavera del 2025. Se approvata, saranno intrapresi scavi aggiuntivi che potrebbero rivelare ulteriori dettagli sull’architettura e la funzione della Basilica. La nuova esperienza archeologica è prevista aprire al pubblico entro il 2029 o 2030.

In sintesi, il ritrovamento della Basilica romana rappresenta una delle scoperte più significative nella City di Londra negli ultimi anni, e gli archeologi sono entusiasti del potenziale che questo sito conserva per la storia e la cultura della città.

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Scossa di magnitudo 3.9 registrata al largo di Pozzuoli nei Campi Flegrei

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Oggi, alle 15:30, una di terremoto di 3.9 ha colpito i Flegrei, con epicentro al di . Come confermato dall’INGV, la profondità del sisma è di circa 2 km: si tratta di un terremoto molto superficiale e associato al fenomeno del bradisismo.

Nonostante la scossa sia stata avvertita distintamente a Napoli, Pozzuoli e in altre zone limitrofe, al momento non si segnalano feriti o danni gravi – fatta eccezione per la rete idrica di Bacoli. Inoltre, è da segnalare il fatto che la scossa è stata preceduta e anticipata da terremoti di magnitudo inferiore e di poco superiore a 2.0, anch’essi avvertiti dalla popolazione locale.

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La matematica è ovunque anche se non viene usata

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La è un elemento fondamentale della nostra vita quotidiana, sebbene la sua presenza non sia sempre immediatamente percepibile. Essa influenza vari aspetti della nostra esistenza, dalla progettazione degli spazi abitativi all’arte, contribuendo a definire proporzioni, simmetrie e prospettive. Nonostante la sua natura astratta, la matematica permette una comprensione universale e efficace del reale.

La matematica nel mondo naturale

La matematica è ispirata dal mondo naturale e si manifesta in molti aspetti della vita quotidiana, anche se spesso non ne siamo consapevoli. Concetti matematici come il cerchio sono stati influenzati da fenomeni naturali, come la forma della . Oggetti di uso comune, come smartphone, ponti e automobili, sono progettati grazie a principi matematici. Anche il mondo digitale si basa su rappresentazioni numeriche elaborate attraverso la matematica. Inoltre, tutte le scienze attingono alla matematica per misurare e risolvere problemi, fungendo da linguaggio universale che consente di interpretare fenomeni naturali.

Limitata applicazione nella vita quotidiana

Nonostante la pervasività della matematica, le utilizzano raramente le sue conoscenze in contesti quotidiani. Attività come la spesa non richiedono competenze matematiche avanzate; il totale è calcolato automaticamente alla cassa. Sebbene una certa familiarità con le operazioni matematiche possa essere utile, strumenti come le calcolatrici rendono superflua la necessità di calcoli mentali. Anche in cucina o nel dosaggio di medicinali, sebbene si possano applicare concetti matematici, molte persone possono gestire queste attività senza una conoscenza approfondita della matematica.

Teoria matematica e realtà

La geometria ci aiuta a descrivere le forme del mondo, ma esiste una distinzione fondamentale tra i concetti matematici e le loro applicazioni pratiche. Un punto geometrico è adimensionale e non può essere ingrandito, mentre nella realtà i punti possono avere dimensioni diverse a seconda del contesto. Analogamente, una retta in matematica è un concetto astratto che non trova corrispondenza nelle rette fisiche che incontriamo. Queste astrazioni matematiche ci consentono di progettare e realizzare oggetti concreti, collegando il mondo teorico a quello concreto attraverso strumenti matematici.

Gestire la complessità del mondo reale tramite simboli e funzioni matematiche rende le relazioni e i fenomeni attorno a noi interpretabili e comprensibili.

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Gli esseri umani si cibavano di defunti 18 mila anni fa, i nostri antenati erano cannibali, lo studio

Gli umani di 18 anni fa mangiavano cadaveri di : un gruppo di ricerca guidato dall’Università di Göttingen (Germania) ha trovato prove di cannibalismo tra i resti umani ritrovati nella grotta di Maszycka in Polonia.

©Scientific Reports

Il cannibalismo era una pratica comune 18 mila anni fa: secondo una ricerca guidata dall’Università di Göttingen (Germania), gli esseri umani del Magdaleniano, ultima società del Paleolitico superiore europeo, consumavano i loro simili defunti. Le prove sono state raccolte tra i resti umani ritrovati nella grotta di Maszycka in Polonia.

Lo studio è stato condotto in particolare sui rituali di sepoltura delle società della tarda era glaciale nell’Europa centrale e ha trovato segni di resti umani manipolati nella grotta polacca, importante sito di scavi per il tardo Paleolitico superiore, che indicano una dissezione sistematica del defunto e cannibalismo.

cannibalismo umani nella preistoriacannibalismo umani nella preistoria

©Scientific Reports

Nella medesima grotta, più di 100 anni fa, i ricercatori avevano scoperto ossa umane tra utensili in pietra e osso insieme ai resti di animali cacciati durante l’era glaciale. Queste scoperte erano state associate a una società della tarda era glaciale in Francia, nota come Magdaleniana, che esisteva tra 20.000 e 14.500 anni fa.

Successivamente, gli scavi degli anni ‘60 hanno portato al ritrovamento di un numero maggiore di resti umani, portando a un totale di 63 ossa di dieci individui risalenti a 18.000 anni disponibili per le analisi, una delle più importanti collezioni di resti umani del tardo Paleolitico superiore.

Tramite sofisticate tecniche moderne, il team ha identificato 36 frammenti ossei con segni di sezionamento subito dopo la morte, in particolare segni di taglio sui frammenti del cranio, che indicano come gli attacchi muscolari e il cuoio capelluto fossero stati rimossi prima di frantumare le ossa lunghe per raggiungere il midollo osseo.

cannibalismo umani nella preistoriacannibalismo umani nella preistoria

©Scientific Reports

La posizione e la frequenza dei segni di taglio, così come la frantumazione mirata delle ossa, non lasciano dubbi sul fatto che la loro intenzione fosse quella di estrarre componenti nutritive dai morti.

Sulle modalità e sui motivi dietro la pratica del cannibalismo in questa era preistorica vi sono diverse ipotesi. L’ampia gamma di prove artistiche indica condizioni di vita favorevoli durante questo periodo. Sembra quindi improbabile che il cannibalismo fosse praticato per necessità, suggerendo che potrebbe esserci stata una componente di violenza. Dalla fine dell’ultima era glaciale si registrò una crescita della popolazione, il che potrebbe aver portato a conflitti per risorse e territori. Prove di episodi isolati di cannibalismo in relazione a conflitti violenti sono state documentate.

Inoltre, sono stati trovati resti umani mescolati a detriti di insediamenti nella grotta di Maszycka, il che indica che i morti non trattati con .

Questi risultati rappresentano un passo avanti importante nella comprensione dello sviluppo culturale e delle dinamiche di gruppo nella società della tarda era glaciale. Il lavoro è stato pubblicato su Scientific Reports.

Fonti: Università di Göttingen / Scientific Reports

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L’eclisse di Luna del Verme, primo grande spettacolo celeste dell’anno, è attesa da tutti

Con l’arrivo di marzo, si avvicina il grande spettacolo dell’anno: l’eclisse totale di Luna del . Questo fenomeno, che potrà essere osservato parzialmente in Italia, è previsto per l’alba del 14 marzo. Per coloro che desiderano seguire l’intero evento, sarà disponibile uno streaming.

L’eclisse di Luna: un fenomeno affascinante

L’eclisse di Luna si verifica quando l’ombra della Terra oscura in tutto o in parte il nostro satellite, mentre quest’ultimo è in fase di “piena”. Questo allineamento coinvolge Sole, Terra e Luna, con il Sole che illumina la Terra, la quale proietta la sua ombra sulla Luna. In caso di eclisse totale, la Luna apparirà di un colore rossastro, a causa del fenomeno chiamato scattering di Rayleigh.

Tempistiche dell’eclisse

L’eclisse totale avrà inizio con la fase penombrale, durante la quale la Luna transita nella penombra della Terra. Durante questa fase, il disco lunare sarà visibile ma offuscato. La fase parziale dell’eclisse avrà inizio alle 6:09 ora italiana, ma il massimo sarà raggiunto alle 7:58, momento in cui la Luna sarà sotto l’orizzonte per la maggior parte del Paese. Il termine dell’eclisse è previsto per le 11:00.

La Luna del Verme

Il 14 marzo si allinea con la Luna del Verme, un nome attribuito indigeni americani in riferimento ai lombrichi che emergono dal terreno con l’arrivo della primavera. Questo evento segnala anche l’inizio del riscaldamento della terra, invitando a un rinnovato ciclo vitale.

Per desidera seguire l’evento, è possibile collegarsi allo streaming fornito da Timeanddate.

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7 segnali da considerare

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Navigare su Internet è diventata un’azione quotidiana per un gran numero di utenti, ma distinguere un sito affidabile da uno potenzialmente pericoloso non è sempre semplice. Hacker e cybercriminali impiegano varie tecniche per ingannare gli utenti, rubare dati personali e diffondere malware. È fondamentale imparare a riconoscere che possano indicare la sicurezza di un sito web. Tra i dettagli da vi sono la struttura dell’URL, la presenza di protocolli di sicurezza come l’HTTPS, l’icona del lucchetto nella barra degli indirizzi e le informazioni di contatto. Errori grammaticali, pop-up invasivi e un design trascurato possono anch’essi segnali di un sito potenzialmente fraudolento. Esaminiamo più da vicino questi indicatori di allerta.

Mancanza del protocollo HTTPS e del certificato SSL

Un controllo da effettuare consiste nel verificare se il sito utilizza il protocollo HTTPS (HyperText Transfer Protocol Secure). Questo sistema garantisce la protezione dei dati scambiati tra il dispositivo dell’utente e il sito web, grazie a un certificato di sicurezza noto come SSL (Secure Sockets Layer). Sebbene un sito senza HTTPS non sia necessariamente pericoloso, è consigliabile evitarlo se viene richiesta l’inserzione di dati sensibili. L’URL dovrebbe iniziare con “https://” e la barra degli indirizzi dovrebbe mostrare un’icona a forma di lucchetto, cliccando sulla quale è possibile ottenere informazioni sul certificato di sicurezza del sito.

URL del sito diversa da quella originale

Un aspetto importante è l’analisi dell’URL del sito. I truffatori creano spesso siti fasulli con nomi simili a quelli originali, sfruttando errori di battitura comuni (noto come typosquatting). È opportuno verificare che l’indirizzo sia scritto correttamente e che il dominio corrisponda a quello ufficiale prima di inserire dati personali.

Informazioni di contatto assenti o inesatte

Un campanello d’allarme è la mancanza di informazioni di contatto verificabili. Un sito affidabile dovrebbe sempre presentare una sezione con indirizzi e-mail, numeri di telefono e, per le aziende, una sede fisica. Se le informazioni risultano assenti o vaghe, è bene procedere con cautela.

Recensioni online critiche, assenti o fasulle

Le recensioni online possono fornire indicazioni utili sull’affidabilità di un sito. È consigliabile cercare il nome del sito seguito dalla parola “recensioni” su un motore di ricerca e valutare i feedback degli utenti. Una presenza eccessiva di recensioni identiche o eccessivamente positive potrebbe indicare che si tratta di recensioni false. Al contrario, segnalazioni di frodi o problemi di pagamento potrebbero suggerire che il sito non è affidabile.

Contenuti del sito dalla dubbia qualità

I siti sospetti spesso contengono errori grammaticali, traducenti imprecisi o un design scadente. Questi elementi possono essere indicativi di un sito creato in fretta, senza attenzione ai dettagli. Un aspetto disordinato, con immagini sgranate e testi confusi, è un ulteriore segnale di allerta.

Presenza di banner invasivi

Infine, un altro segnale d’allerta è l’eccesso di pop-up e annunci pubblicitari invasivi. I siti poco sicuri spesso mostrano avvisi che possono allarmare l’utente, come messaggi di infezioni o vincite improbabili. Questi avvisi, noti come scareware, mirano a spingere gli utenti a scaricare software dannoso o a fornire informazioni personali. In presenza di tali pop-up, è consigliabile chiudere immediatamente il sito.

Inoltre, anche quando un sito sembra sicuro, è possibile verificarne l’affidabilità utilizzando strumenti specifici. Ad esempio, la Navigazione sicura di Google consente di analizzare i siti in tempo reale e segnalare eventuali minacce. Inserendo l’URL nella barra di ricerca, si può ottenere un report sulla reputazione del sito e verificare se è stato segnalato per attività dannose. Se così fosse, è meglio evitare di interagire con il sito in questione.

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Catene di aminoacidi: Un approfondimento sui polipeptidi e le loro caratteristiche uniche.

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I polipeptidi sono biomateriali formati da unità ripetute di amminoacidi collegate tramite legami peptidici. Secondo la I.U.P.A.C., per essere considerati polipeptidi, è necessaria la presenza di dieci o più residui di amminoacidi. Di conseguenza, le proteine rientrano nella categoria dei polipeptidi, ma non viceversa.

Distinzione tra polipeptidi e proteine

Nonostante tutte le proteine siano polipeptidi, non i polipeptidi possono essere considerati proteine. In alcuni casi, le piccole catene di polipeptidi, che sono codificate da più geni, devono unirsi per formare una proteina con una funzionalità specifica.

I polipeptidi presentano la capacità di interagire con diversi derivati di polimeri biologici, generando così film compositi con proprietà eccellenti. Questi derivati proteici vengono principalmente estratti da risorse naturali e sono frequentemente impiegati per la produzione di film per imballaggi alimentari commestibili. È importante notare che la capacità di formare film da parte dei polipeptidi è influenzata dalla loro struttura, peso molecolare, carica e solubilità.

Processo di sintesi proteica

I polipeptidi vengono creati attraverso la sintesi proteica, o traduzione, un processo che avviene all’interno delle cellule. Qui, gli amminoacidi si assemblano in una catena polipeptidica, seguendo le istruzioni codificate nel DNA.

La sintesi proteica è articolata in diverse fasi:

Durante la trascrizione, la sequenza di DNA viene trasferita in una molecola di RNA messaggero (mRNA) all’interno del nucleo cellulare. L’enzima RNA polimerasi svolge il DNA e sintetizza l’mRNA, che è complementare alla sequenza di DNA ma utilizza uracile (U) al posto della timina (T).

Successivamente, l’mRNA viene elaborato per rimuovere regioni non codificanti, chiamate introni, e unire le regioni codificanti, noti come esoni, creando così una molecola di mRNA pronta per la traduzione.

Infine, l’mRNA si sposta nel citoplasma e si lega a un ribosoma, il sito della traduzione, le molecole di RNA transfer (tRNA) riconoscono i codoni dell’mRNA e portano gli amminoacidi appropriati. Attraverso l’unione di amminoacidi adiacenti, si forma un legame peptidico, allungando la catena polipeptidica fino alla terminazione del processo di traduzione.

Sommario sulla sintesi di polipeptidi

Recentemente, c’è stato un aumento dell’interesse per lo sviluppo di metodi sintetici per produrre copolimeri polipeptidici, che acquisiscono particolari proprietà da composizioni controllate di amminoacidi. Questo è particolarmente rilevante nel campo della biotecnologia, come l’ingegneria tissutale e la somministrazione di farmaci.

I metodi per sintetizzare polipeptidi artificiali includono la sintesi , biologica e biochimica, con la polimerizzazione ad apertura di anello di α-amminoacidi che risale al 1906. Negli ultimi decenni, anche altre tecniche sono state sviluppate per migliorare la controllabilità della sintesi.

Tra questi metodi, la sintesi peptidica in fase solida è quella più utilizzata, in grado di controllare con precisione le sequenze degli amminoacidi. Altri metodi, come l’accoppiamento in fase di soluzione, consentono di ottenere polimeri attraverso processi di crescita a stadi.

L’introduzione delle tecnologie di DNA ricombinante ha ulteriormente potenziato la possibilità di produrre polipeptidi con sequenze specifiche, realizzando combinazioni ottimali di monomeri e proteasi. Innovazioni in questo ambito hanno reso possibile la sintesi enzimatica di polipeptidi, utilizzando un approccio eco-friendly e selettivo, in grado di sostituire metodi chimici tradizionali.

Applicazioni dei polipeptidi

I polipeptidi naturali trovano ampio impiego settori della medicina, dell’alimentazione e dei cosmetici per le loro proprietà bioattive, sicurezza e disponibilità. Hanno dimostrato effetti farmacologici significativi, svolgendo un ruolo cruciale nel miglioramento della salute umana.

In medicina, i polipeptidi possono costituire la base per farmaci diretti a specifici recettori o enzimi, risultando fondamentali nel trattamento di malattie come il cancro e il diabete. Anche nel settore cosmetico, queste sostanze sono utilizzate per le loro proprietà anti-invecchiamento, contribuendo a migliorare l’elasticità della pelle e ridurre i segni del tempo.

Nel campo della ricerca biotecnologica, i polipeptidi giocano un ruolo chiave nello sviluppo di strumenti diagnostici e . In ambito alimentare, i polipeptidi derivati da fonti naturali vengono usati come emulsionanti e stabilizzanti, oltre a migliorare il sapore dei prodotti. Le loro proprietà uniche li rendono idonei anche per applicazioni industriali, come adesivi e rivestimenti.

Infine, i polipeptidi possono essere utilizzati per lo sviluppo di sistemi di somministrazione mirata di farmaci e scaffold per l’ingegneria tissutale.

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Chi sono, dove vivono e perché è offensivo chiamarli così

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Il termine “eschimese” si riferisce a due grandi gruppi etnici che abitano un vasto territorio dalla Groenlandia fino allo stretto di Bering, coprendo una distanza di circa 15.000 chilometri: gli Inuit, presenti nelle regioni settentrionali dell’Alaska, del Canada e della Groenlandia, e gli Yupik, principalmente in Alaska e nella Siberia orientale. Questo appellativo è stato utilizzato in modo generico per riferirsi agli abitanti dell’Artico, ma oggi è considerato e dispregiativo, in quanto può essere tradotto come “mangiatori di carne cruda”. Il termine è stato coniato dai primi colonizzatori dell’Artico, e la questione su come questi popoli dovrebbero essere chiamati è importante per riconoscere la loro e cultura.

Origine del termine “eschimese”

L’origine del termine “eschimese” è oggetto di dibattito. Si pensa che sia stato coniato Algonchini, un popolo indigeno del Nord America, per riferirsi agli Inuit. Alcuni studiosi sostengono che provenga dall’espressione anishinaabeg ashkipok (“mangiatori di carne cruda”), e che sia stato adottato dai colonizzatori francesi nel XVII secolo, diffuso in seguito dagli inglesi. Questo termine generale non tiene conto delle culturali e storiche tra le varie popolazioni indigeni dell’Artico, come dimostrano le identità distinte degli Inuit e degli Yupik.

Immagine Credits: Alaska, Western Canada and United States Collection

Identità e vita quotidiana degli Inuit e Yupik

Gli Inuit si trovano principalmente nelle aree artiche del Canada, Groenlandia e Alaska, e la loro lingua, l’inuktitut, appartiene alla famiglia eschimo-aleutina. Tradizionalmente, sono cacciatori e pescatori e hanno sviluppato competenze uniche per adattarsi a condizioni climatiche estreme, come la costruzione di igloo. La caccia a foche, balene e caribù è fondamentale per la loro cultura. Gli Yupik, situati nell’Alaska sud-occidentale e nella Siberia orientale, parlano una variante della lingua eschimo-aleutina e condividono la tradizione di caccia e pesca. Entrambi i gruppi praticano rituali spirituali legati alla natura, incluso un bagno di vapore tradizionale chiamato maqi.

Immagine Credits: John . Cobb Photographs

Entrambi i gruppi affrontano sfide legate ai cambiamenti climatici, come lo scioglimento dei ghiacci e l’erosione costiera, oltre a minacce legate all’industrializzazione. Nonostante ciò, continuano a impegnarsi nella conservazione dei loro territori, cultura e diritti.

Riconoscimento politico e culturale

Negli ultimi anni, Inuit e Yupik hanno ottenuto un crescente riconoscimento politico e culturale. In Canada, gli Inuit hanno stabilito un accordo significativo con il governo federale, creando nel 1999 il Nunavut, un territorio autonomo. Comuni inuit e yupik in Alaska e Groenlandia lavorano per riaffermare la propria autodeterminazione e proteggere i diritti territoriali. L’approccio contemporaneo alla loro identità non può più essere visto attraverso il termine “eschimese”, ma piuttosto attraverso i nomi che questi popoli stessi scelgono, come Inuit e Yupik, che riflettono la loro storia e la lotta per il riconoscimento.

Fonti

Minaldi S. (2011) “Culture dell’Artico”

Maggiari M. (2009) “Al canto delle balene: Storie di esploratori e sciamani inuit”

Maisuradze N. (2018) “Le lingue eschimesi”

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Kowloon, la città murata più popolata al mondo si encuentra all’interno di Hong Kong

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La città di , negli anni ’90, è stata probabilmente il luogo più densamente popolato del pianeta, con una popolazione che raggiungeva fino a 50.000 abitanti in un’area di appena 0,02 km². Questo quartiere di Hong , situato a nord dell’isola, ha acquisito una cattiva reputazione a causa delle difficili condizioni di vita e dell’oscurità quasi costante, causata dall’eccessiva urbanizzazione che impediva ai raggi del Sole di raggiungere le aree inferiori. Kowloon è stato demolito nel 1994, ma concetti simili persistono ancora oggi in alcune zone del Paese, come le famigerate case-bara. Per comprendere meglio la storia di questo luogo, faremo riferimento a uno studio pubblicato nel 2024 dall’Università di Hong Kong.

La costruzione della città murata

La formazione della città fortificata di Kowloon ha origini che risalgono alle due guerre dell’Oppio tra Regno Unito e Cina. A seguito della prima guerra, il Trattato di Nanchino cedette l’isola di Hong Kong alla Corona Inglese. Con la vittoria nella seconda guerra, la Cina cedette parte della penisola di Kowloon, mantenendo però il controllo su una città fortificata presente al suo interno. Questa città, costruita tra le due guerre, è riuscita a resistere per 99 anni come enclave cinese in un territorio il dominio britannico.

Immagine Modello della città di Kowloon.

Una svolta significativa avvenne nel 1941, quando le forze giapponesi invasero Hong Kong e distrussero le fortificazioni della città per ricavarne materiali da costruzione. La mancanza di un muro di contenimento portò a una situazione di “limbo”, in cui il territorio non era più totalmente cinese, mentre i residenti, supportati da Pechino, si opponevano ai piani del governo britannico di demolire l’intera area. Questo, unito al disinteresse del governo britannico, favorì lo sviluppo di una baraccopoli verticale su una superficie di appena 0,026 km².

Lo sviluppo della città oscura

Kowloon iniziò a svilupparsi in modo incontrollato, senza norme costruttive, fatta eccezione per un limite di altezza di 14 piani a causa della vicinanza all’aeroporto di Kai Tak. La mancanza di luce naturale in molti appartamenti contribuì a dare il soprannome di città oscura, mentre la gestione dei rifiuti era quasi inesistente e l’elettricità era fornita principalmente tramite allacciamenti illegali. Sebbene i residenti vivessero relativamente in tranquillità, la zona era caratterizzata da un alto traffico di eroina.

Immagine Credito: M+ Research Center

La rapida crescita dell’insediamento fu in gran parte determinata dall’afflusso di rifugiati cinesi, soprattutto negli anni ’60. Prima della demolizione, la popolazione era stimata tra i 35.000 e i 50.000 abitanti, con una densità abitativa che oscillava tra 1,3 milioni e 2,5 milioni di per km², valori che superano di gran lunga quelli di altre aree fortemente popolate, come ad esempio il principato di Monaco, che conta circa 25.000 abitanti per km².

Immagine Credito: M+ Research Center

La demolizione del quartiere avvenne nel 1994 e da allora, Kowloon è diventato soggetto di ispirazione per film, serie televisive e videogiochi. Oggi, al posto dell’antica città, sorge un parco pubblico.

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Quando arriverà il 6G e quali saranno le differenze rispetto al 5G?

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Le reti 6G, ossia la sesta generazione di tecnologie di telefonia mobile, sono in fase di sviluppo e rappresentano una promessa di connettività avanzata. Questo nuovo standard mira a offrire prestazioni superiori alla tecnologia attuale, con frequenze di trasmissione più elevate e una latenza prevista di 1 microsecondo. Tuttavia, il lancio del 6G è previsto per il 2030.

Quando ci sarà il 6G

Attualmente, il 6G non dispone di standard definitivi, é è inserito programmi del 3GPP (3rd Generation Partnership Project) o di altre organizzazioni di standardizzazione. Tuttavia, importanti aziende come Samsung, Nokia, LG e Apple stanno già conducendo sperimentazioni. Negli Stati Uniti, la “Next G Alliance”, avviata nel 2020 dalla ATIS (Alliance for Telecommunications Industry Solutions), include aziende come AT&T, Verizon, T-Mobile, Qualcomm, Google, Microsoft e Apple, per definire strategie riguardanti il 6G. In Europa, il progetto Hexa-X, parte del programma Horizon 2020, coinvolge Nokia, Ericsson, Telefónica e Orange nello sviluppo di questo nuovo standard.

Come sarà il 6G e qual è la differenza con il 5G

Il 6G prevede l’uso di frequenze superiori al 5G, aumentando la capacità di trasmissione dati e riducendo la latenza. L’obiettivo è ottenere una latenza inferiore a 1 millisecondo e velocità teoriche che potrebbero raggiungere i 1000 Gbit/s, facilitando comunicazioni quasi istantanee e nuove applicazioni avanzate, tra cui il controllo remoto in tempo reale e una connettività migliorata per i dispositivi IoT (Internet of Things).

Inoltre, il 6G integrerà l’intelligenza artificiale per ottimizzare l’infrastruttura di rete e includerà il mobile edge computing direttamente nella rete stessa. Studi in corso presso l’Università della California di Santa Barbara sono focalizzati su tecnologie come amplificatori di potenza basati su transistor in nitruro di gallio (GaN), operanti a frequenze fino a 230 GHz. Le reti 6G utilizzeranno onde a lunghezza d’onda inferiore a un millimetro, promettendo velocità di trasferimento dati senza precedenti, con potenziali picchi di 1 terabyte al secondo nelle trasmissioni a breve raggio.

I settori più toccati dal 6G

L’implementazione del 6G avrà conseguenze significative in vari ambiti, tra cui:

  • Sicurezza pubblica: sistemi avanzati di riconoscimento facciale e monitoraggio ambientale.
  • Sanità: innovazioni nella telemedicina e nei dispositivi medici interconnessi.
  • Industria e smart cities: avanzamenti nell’automazione e nel monitoraggio intelligente del traffico.
  • Mobilità e veicoli autonomi: comunicazioni affidabili per auto a guida autonoma.
  • Intrattenimento e realtà virtuale/aumentata: esperienze immersive grazie a un miglioramento della latenza e della larghezza di banda.

Questi sviluppi potrebbero trasformare radicalmente la connettività e le applicazioni tecnologiche nella vita quotidiana.

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