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Composto meso: acido tatarico

La definizione di composto meso

Un composto meso è un tipo di molecola che, nonostante contenga più stereocentri, risulta otticamente inattivo a causa della presenza di un interno. Questo significa che un composto meso è uno stereoisomero non sovrapponibile alla sua immagine speculare, a differenza dei che sono otticamente attivi. La presenza di un piano di simmetria interno comporta che la struttura non sia sovrapponibile alla sua immagine speculare.

La e i centri chirali

Per comprendere la chiralità, è importante considerare che due molecole sono sovrapponibili solo se le loro immagini speculari coincidono perfettamente. La chiralità si verifica quando le immagini speculari di una molecola non sono sovrapponibili. Un centro chirale è tipicamente un atomo di carbonio ibridato sp3 con quattro diversi sostituenti attaccati, il quale non presenta simmetria.

L’acido tartarico come esempio di composto meso

Un esempio classico di composto meso è l’acido tartarico. Nonostante presenti due stereocentri e teoricamente dovrebbe avere 4 stereoisomeri, l’acido tartarico si presenta otticamente inattivo a causa della presenza di un piano di simmetria. Questo composto ha due e la struttura meso, che rende le due strutture equivalenti perché le loro immagini speculari sono sovrapponibili.

La peculiarità del composto meso

La forma meso di un composto è caratterizzata dall’essere otticamente inattiva a causa della compensazione interna tra le rotazioni ottiche della parte superiore e inferiore, che sono uguali e di direzione opposta. Questo bilanciamento delle rotazioni ottiche fa sì che il composto diventi otticamente inattivo. Questa particolare proprietà è nota come compensazione interna.

In conclusione, un composto meso rappresenta un interessante esempio di molecola otticamente inattiva nonostante la presenza di più stereocentri, grazie al suo piano di simmetria interno che rende le due parti della molecola sovrapponibili.

Lipasi: classificazione, usi

Ruolo delle Lipasi nel Metabolismo dei Lipidi

Le lipasi costituiscono una famiglia di enzimi appartenenti alla classe delle che sono in grado di convertire i lipidi e i trigliceridi in acidi grassi liberi e glicerolo. Questi enzimi lipolitici possiedono la capacità speciale di rilasciare acidi grassi a catena lunga da esteri carbossilici insolubili in .

Il metabolismo dei lipidi inizia con una fase di digestione nello stomaco, che successivamente prosegue nell’intestino dove i lipidi alimentari si combinano con la secrezione biliare per formare un’efficace emulsione lipidico-acquosa. Questo ambiente fornisce una vasta superficie di contatto dove le lipasi possono agire efficacemente.

Classificazione delle Lipasi

Esistono diversi tipi di lipasi, ciascuna con funzioni specifiche:

: sintetizzate e secrete dal fegato, catalizzano l’idrolisi dei trigliceridi contribuendo alla regolazione dei livelli di lipidi nel sangue.

Lipasi ormone-sensibili

: presenti negli adipociti e responsabili della mobilitazione dei trigliceridi dal tessuto adiposo.

: situate sulla superficie endoteliale vascolare, sono in grado di idrolizzare i trigliceridi presenti nelle lipoproteine a bassa densità e nei chilomicroni.

: localizzata nell’intestino tenue, è responsabile della degradazione dei trigliceridi alimentari.

Applicazioni delle Lipasi nei Detergenti

Recentemente, le lipasi sono state impiegate con successo nei detergenti, purché soddisfino determinati requisiti per essere efficaci in questi prodotti:

– Devono essere attive a basse temperature.
– Devono essere stabili alle alte temperature.
– Devono mantenere la propria attività in condizioni alcaline.
– Devono essere compatibili con altri additivi presenti nei detergenti.
– Dovrebbero essere delicati sulla pelle.
– Devono essere efficaci su diversi tipi di tessuti.

Le lipasi nei detergenti biologici svolgono un’azione determinante nel decomposition delle macchie oleose, collaborando efficacemente con i tensioattivi presenti nei prodotti detergenti.L’ampia gamma di enzimi presenti nei detersivi biologici svolge un ruolo fondamentale nella rimozione efficace delle macchie dai tessuti, garantendo nel contempo danni minimi agli stessi e all’ambiente. Questi biocatalizzatori presentano varie funzioni e vantaggi che li rendono particolarmente utili in diversi settori.

Enzimi nei detergenti biologici

Gli enzimi presenti nei detergenti biologici agiscono legandosi ai residui delle macchie, facilitandone la rimozione dai tessuti. Le proteasi sono efficaci nel rimuovere macchie come sudore, sangue e uova, mentre le amilasi sono particolarmente adatte per eliminare residui di amido. Le cellulasi, invece, contribuiscono al ravvivare del colore dei tessuti di cotone e ne migliorano la morbidezza.

Le lipasi rappresentano uno dei gruppi più importanti di enzimi presenti nei detergenti biologici, grazie al loro potenziale biodegradabile, non tossico e versatile. Possono essere prodotti in grandi quantità e funzionalizzati per una vasta gamma di applicazioni.

Applicazioni e utilizzi delle lipasi

Le lipasi sono ampiamente impiegate in diversi settori, come nel campo dei biocarburanti, dei detersivi, dei mangimi, nonché nelle industrie della lavorazione della pelle, tessuti e carta. Nell’ambito alimentare e delle bevande, le lipasi trovano importanti applicazioni, ad esempio nell’industria lattiero-casearia, della panificazione, dei succhi di frutta, della birra e del vino.

Ruolo delle lipasi nell’industria alimentare

Nel settore alimentare, le lipasi sono utilizzate per sviluppare il sapore nei prodotti lattiero-caseari e in altri alimenti contenenti grassi. Possono agire sui grassi del latte per produrre acidi grassi liberi che conferiscono caratteristiche distintive al formaggio. Inoltre, le lipasi sono impiegate come agenti di sviluppo del sapore nel burro e nella margarina, contribuendo a prolungarne la durata di conservazione. Adattabili a varie esigenze, le lipasi giocano un ruolo cruciale nell’industria alimentare, migliorando la qualità dei prodotti e soddisfacendo le esigenze dei consumatori.

Chiralità: nomenclatura di composti chirali

Comprendere la Chiralità in Chimica

La chiralità è un concetto fondamentale in chimica che si verifica quando le immagini speculari di una molecola non possono sovrapporsi perfettamente. Questo fenomeno è cruciale per comprendere la struttura e le proprietà di molte sostanze chimiche.

La Formazione di un Centro di Chiralità

Affinché una molecola sia chirale, è necessario che il suo centro ibridato sp3, di solito un atomo di carbonio con quattro sostituenti diversi, non possieda simmetria. In altre parole, il centro deve essere asimmetrico. Questa disposizione fornisce un centro di chiralità, dando origine a due enantiomeri della molecola.

Nomenclatura e Configurazione Assoluta

Per specificare la configurazione assoluta delle molecole chirali, è stato sviluppato il sistema R,S dai chimici Robert Sidney Cahn, Christopher Kelk Ingold e Vladimir Prelog. Questo metodo è incorporato nelle regole della nomenclatura IUPAC.

Si assegna priorità agli atomi legati al centro chirale in base al loro numero atomico più basso. Successivamente, si assegnano numeri di priorità ai tre gruppi che si affacciano verso di noi, determinando se la configurazione è R o S in base alla disposizione degli atomi intorno al centro chirale.

![Nomenclatura R,S](https://chimica.today/wp-content/uploads/2022/02/nomenclatura-RS.jpg)

Importanza della Chiralità

La chiralità svolge un ruolo cruciale nella forma e nella funzione dei composti biologici come i peptidi. Le proprietà e l’attività biologica di queste molecole dipendono spesso dalla loro conformazione, controllata dalla sequenza e dalla configurazione dei componenti.

Questo concetto è diffuso in natura, dall’amminoacido singolo alla struttura a doppia elica del DNA. I materiali chirali hanno molteplici applicazioni potenziali in settori come l’ottica, l’elettronica, la catalisi, la nanotecnologia e la somministrazione di farmaci, attirando l’interesse della comunità scientifica per le loro proprietà uniche.

Witherite: diffusione, proprietà, usi

La Witherite: caratteristiche e utilizzi

La witherite è un minerale composto da carbonato di bario, appartenente al gruppo dell’. Scoperta e descritta per la prima volta da William Withering, geologo e chimico inglese, questo minerale ha suscitato l’interesse del geologo tedesco Abraham Gottlob Werner, che lo battezzò con il nome attuale in onore di Withering.

La witherite è un minerale raro che si trova spesso in associazione con altri minerali come barite, fluorite, calcite, galena e sfalerite. I principali giacimenti conosciuti si trovano ad Alston Moor in Inghilterra e alla Minerva Mine in Illinois, ma è possibile trovarlo anche in altri luoghi come negli Stati Uniti in Arkansas e California, e in Canada.

Proprietà

La Witherite presenta varie proprietà interessanti. Ad esempio, è soggetta al fenomeno del gemellaggio, in cui due cristalli separati condividono alcuni punti del reticolo cristallino in modo simmetrico. Inoltre, reagisce con gli acidi, come l’acido cloridrico, secondo la reazione: BaCO3(s) + 2 HCl(aq) → BaCl2(aq) + CO2(g) + H2O(l).

Questo minerale si presenta in diversi colori come bianco, incolore, grigio, marrone, giallastro o verdastro. Mostra fluorescenza azzurra sotto la luce UV, sia a onde lunghe che corte, ed è fosforescente alla luce UV a onde corte. Ha una durezza nella scala di Mohs di 3-3.5 e un peso specifico di 4.3.

Usi

Il carbonato di bario ottenuto dalla witherite trova diversi utilizzi. Viene impiegato come fondente, agente opacizzante e materia prima per la produzione di ossido e perossido di bario. Trova applicazione nella produzione di vetri ottici, ceramiche, smalti e vernici. Data la capacità del bario di conferire una colorazione verde alla fiamma, viene impiegato nei fuochi d’artificio e può anche essere utilizzato come veleno per topi. Inoltre, è sfruttato per ottenere solfato di bario precipitato, utilizzato nell’industria della carta per la produzione di carte patinate.

Goethite: diffusione, proprietà, usi

Scopriamo insieme la goethite, un minerale appartenente al composto da ossido-idrossido di ferro (III) FeO(OH) in cui il manganese può sostituire fino al 5% del ferro. Il nome di questo minerale è stato coniato nel 1806 dal mineralogista tedesco Johann Georg Lenz in onore di Johann Wolfgang von Goethe.

Formazione e Caratteristiche della Goethite

La goethite è un comune minerale secondario che si forma per alterazione di altri minerali ricchi di ferro come magnetite, pirite, siderite ed ematite in condizioni ossidanti. La sua formazione è caratterizzata dal passaggio dello stato di ossidazione da Fe^2+ a Fe^3+ quando i minerali ferrosi subiscono un processo di ossidazione nell’ambiente del suolo.

Diffusione della Goethite

La goethite è spesso associata a quarzo, calcite, pirite, ematite e manganite. È diffusa in varie regioni del mondo, tra cui Alsazia-Lorena in Francia, gli Appalachi meridionali, Brasile, Sud Africa, Russia, Australia e negli Stati Uniti, in particolare nel Michigan. Cristalli di notevole pregio si possono trovare in Colorado, e addirittura è presente su Marte.

Proprietà della Goethite

Questo minerale si presenta con varie tonalità di colore, dal nero brunastro al giallo-marrone, a volte mostrando riflessi iridescenti che spaziano nei colori dell’arcobaleno. La goethite può contenere impurità come ossido di alluminio, ossido di manganese (II), ossido di e biossido di silicio. Ha un peso specifico tra 3.3 e 4.3 e una durezza nella scala di Mohs da 5 a 5.5. È stata utilizzata fin dall’antichità come fonte del pigmento ocra gialla.

Utilizzi della Goethite

Dopo l’ematite, la goethite è il minerale più importante per l’estrazione del ferro. Trova impiego anche come pigmento e come pietra da collezione. Le varietà iridescenti vengono tagliate e lucidate per essere utilizzate nella creazione di gioielli.

Trombina: sintesi, funzioni

La Trombina e il Suo Ruolo nella Coagulazione del Sangue

La trombina è un enzima appartenente alla classe delle idrolasi che gioca un ruolo cruciale nella coagulazione del sangue. Questo enzima catalizza la trasformazione del fibrinogeno solubile in filamenti insolubili di , facilitando così la formazione dei coaguli che prevengono il sanguinamento incontrollato.

di Azione della Trombina

La trombina è una che sfrutta la reattività della serina per il suo meccanismo di catalisi. Pur condividendo alcune caratteristiche strutturali con la pancreatica, presenta specificità nei confronti dei substrati e dei cofattori che la rendono unica rispetto ad altre proteasi della serina meno specifiche come la tripsina.

Sintesi e Attivazione

La trombina viene sintetizzata nel fegato e secreta sotto forma di protrombina, un enzima inattivo noto come . L’attivazione della protrombina avviene mediante proteolisi limitata durante la cascata della coagulazione, producendo trombina nei siti di danno vascolare.

Ruolo nella Trombosi e nella Coagulazione

La trombina svolge un ruolo cruciale nell’equilibrio tra sanguinamento e trombosi. Sebbene la coagulazione del sangue sia essenziale per prevenire il sanguinamento eccessivo, coaguli eccessivi possono comportare gravi conseguenze, come infarti e ictus.

La formazione e l’attività inadeguata della trombina possono essere alla base della trombosi, causando coaguli che ostruiscono arterie e vene. Questo enzima è fondamentale per attivare le piastrine, convertire il fibrinogeno in fibrina e promuovere la formazione di coaguli stabili.

In conclusione, la trombina svolge un ruolo cruciale nella coagulazione del sangue, mantenendo l’equilibrio tra sanguinamento e trombosi. La sua attività regolata con precisione è essenziale per garantire una corretta funzionalità del sistema emostatico.

Esosammine e insulino resistenza

Il ruolo delle esosammine nella biochimica

Le esosammine sono molecole organiche costituite da un monosaccaride esoso in cui un gruppo ossidrilico è sostituito da un gruppo amminico carbonio 2. Esistono diversi tipi di esosammine, tra cui la fruttosammina derivante dal fruttosio e la glucosammina derivante dal glucosio. Le N-acetil-esosammine, invece, presentano un gruppo N-acetilamminico al posto del gruppo ossidrilico e sono comunemente trovate nelle glicoproteine e nei glicolipidi.

Via metabolica delle esosammine

Sebbene il glucosio venga principalmente metabolizzato dalla via glicolitica, una parte del fruttosio-6-fosfato viene utilizzata nella , portando all’aumento delle concentrazioni di N-acetilglucosammina. Questo processo avviene in quattro stadi distinti:

. Il fruttosio-6-fosfato viene convertito in glucosamina-6-fosfato mediante l’enzima glutammina: fruttosio-6-fosfato amidotransferasi.
2. La glucosammina-6-fosfato viene trasformata in N-acetilglucosammina-6-fosfato dall’enzima glucosammina-fosfato N-acetiltransferasi.
3. L’N-acetilglucosammina-6-fosfato subisce la mutazione in N-acetilglucosammina-1-fosfato tramite l’enzima N-acetilglucosammina mutasi.
4. Infine, l’N-acetilglucosammina-1-fosfato insieme all’uridina difosfato si converte in UDP N-acetilglucosammina come prodotto finale.

Il percorso di biosintesi delle esosammine gioca un ruolo nella regolazione dell’assorbimento del glucosio, nella sintesi del glicogeno, nella glicolisi e nella produzione di fattori di crescita. L’eccesso di flusso di esosammine può portare all’insulino resistenza nelle cellule, nei tessuti e negli animali.

Alcune prove suggeriscono che la via delle esosammine possa influenzare l’omeostasi glucidica, poiché l’attività dell’enzima limitante la velocità nella sintesi dell’esosammina è correlata ai tassi di smaltimento del glucosio nel corpo. Le concentrazioni anomale di glucosio possono quindi influenzare la regolazione fisiologica, portando a avversi legati all’iperglicemia.

Cromite: diffusione, proprietà, usi

Caratteristiche e Origine della Cromite

La Cromite è un minerale composto da ferro con numero di ossidazione +2, cromo con numero di ossidazione +3 e ossigeno, con formula ideale FeCr2O4. Il nome Cromite fu dato nel 1845 dal mineralogista e geologo austriaco Wilhelm Karl Ritter von Haidinger in riferimento alla sua composizione. Appartiene al e presenta una struttura cubica simile ad altri membri del gruppo.

Diffusione della Cromite

La Cromite si trova comunemente nelle peridotiti, serpentine e altre rocce ignee e metamorfiche. I depositi più significativi si trovano nei depositi stratiformi, depositi podiformi e nelle sabbie presenti sulle spiagge derivanti dalle rocce cromitiche. Paesi come Russia, India, Kazakistan, Filippine, Nuova Caledonia, Kosovo, Zimbabwe, Turchia, Brasile e Cuba ospitano importanti giacimenti di Cromite.

Il minerale è spesso associato a serpentino, calcite, clorite, talco, olivina, magnetite e uvarovite.

Proprietà della Cromite

La Cromite varia dal nero brunastro al nero scuro e può contenere altri metalli preziosi come nichel, rame, oro e eccezionalmente platino. Ha un peso specifico che varia da 4.0 a 5. e una durezza nella scala di Mohs da 5.5 a 6. Spesso il magnesio sostituisce il ferro nella Cromite, creando l’isocromite MgCr2O4.

Utilizzi della Cromite

La principale applicazione della Cromite è nell’, utilizzato per conferire durezza, tenacità e chimica all’. Il cromo è impiegato anche per inibire la corrosione e nella placcatura di metalli ossidabili nel settore metallurgico.

In conclusione, la Cromite riveste un ruolo significativo nell’industria mineraria e nella produzione di materiali metallici, fornendo cromo come elemento essenziale per diverse applicazioni.

Potere ottico rotatorio: polarimetro, legge di Biot

Le Applicazioni del nella Chimica

Il polarimetro è uno strumento fondamentale nella chimica per la misurazione del potere ottico rotatorio di una soluzione, utilizzato principalmente per distinguere gli nei composti chirali. Gli enantiomeri, essendo non sovrapponibili come la mano destra e sinistra, condividono e chimiche identiche.

Principio di Funzionamento del Polarimetro

Misure precise dell’angolo di rotazione vengono effettuate tramite polarimetri. La luce ordinaria, solitamente radiazione monocromatica del sodio, entra nel polarizzatore e viene convertita in luce polarizzata che attraversa il campione fino ad un prisma di Nicol, anche noto come analizzatore. All’interno del polarimetro, le sostanze otticamente attive, che contengono un atomo di carbonio asimmetrico, ruotano il piano di polarizzazione della luce in senso orario o antiorario a seconda della soluzione.

Misurazioni e Calcoli in Polarimetria

Nel polarimetro, la soluzione è posta tra un polarizzatore e un analizzatore con piani perpendicolari. Conoscendo l’angolo di rotazione dell’analizzatore necessario per annullare parte della luce trasmessa, è possibile ricavare la concentrazione delle specie nella soluzione. Il è definito come la rotazione causata da un grammo di sostanza sciolto in mL di soluzione in un tubo polarimetrico lungo un decimetro. Il valore della rotazione, espresso in gradi, rappresenta una caratteristica unica del composto e segue la legge di Biot.

Applicazioni Pratiche della Polarimetria

La relazione tra la concentrazione del soluto e l’angolo di rotazione della luce polarizzata è essenziale per l’analisi polarimetrica quantitativa. La polarimetria trova ampio impiego nell’industria saccarifera, dove il controllo della produzione degli zuccheri viene eseguito esclusivamente attraverso questa tecnica.

In definitiva, il polarimetro si rivela uno strumento cruciale per l’analisi e la distinzione di molecole chirali all’interno della chimica organica, offrendo un valido supporto per la caratterizzazione e lo studio dei composti presenti in una soluzione.

Stereoisomeri: enantiomeri, diastereoisomeri

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Isomeri: e Diastereoisomeri

Gli stereoisomeri sono molecole che hanno la stessa formula chimica e connettività degli atomi, ma si distinguono per la disposizione spaziale degli stessi. Possono essere classificati in enantiomeri e diastereoisomeri.

Enantiomeri

Gli enantiomeri, noti anche come isomeri ottici, sono che costituiscono immagini speculari non sovrapponibili. Pur non sovrapponibili, presentano molte e chimiche simili, come possono essere paragonati alla mano destra e sinistra.

Le distanze di legame tra gli atomi corrispondenti sono identiche, e per questo motivo vengono definite isometriche. Hanno punti di fusione e di ebollizione, densità, comuni. Inoltre, condividono proprietà spettrali come gli spettri U.V., I.R., N.M.R. e spettro di massa.

Le proprietà termodinamiche, il comportamento cromatografico, la reattività con reagenti achirali e la velocità di reazione sono anch’essi comuni tra gli enantiomeri. La principale differenza tra due enantiomeri risiede nel potere ottico rotatorio.

Diastereoisomeri

I diastereoisomeri, a differenza degli enantiomeri, non sono immagini speculari tra loro. Pur condividendo la stessa formula molecolare e connettività degli atomi, si distinguono per un diverso orientamento nello spazio. Un esempio comune di diastereoisomeri sono gli isomeri cis-trans.

L’ si manifesta quando tra due atomi sussiste un impedimento alla libera rotazione, anche se non sono direttamente legati. Ne derivano due configurazioni possibili, specialmente con sistemi che presentano doppi legami e strutture cicliche.

I diastereoisomeri possono includere un numero maggiore di due configurazioni a seconda del numero di stereocentri presenti. A differenza degli enantiomeri, i diastereoisomeri possono manifestare proprietà del tutto diverse come solubilità, densità, punto di ebollizione e punto di fusione.

Enantiomeri: proprietà, reattività

Il concetto di , o isomeri ottici, si riferisce a che sono immagini speculari non sovrapponibili l’una con l’altra. Queste molecole enantiomeriche, simili alla mano destra e alla mano sinistra, presentano molte e chimiche identiche. Le distanze di legame tra gli atomi corrispondenti all’interno delle molecole sono le stesse, rendendo le specie enantiomeriche isometriche. Inoltre, condividono punti di fusione e di ebollizione simili, densità e indici di rifrazione.

Proprietà degli Enantiomeri

Le molecole enantiomeriche presentano proprietà spettrali comuni, come spettri U.V., I.R., N.M.R. e spettro di massa. Hanno inoltre proprietà termodinamiche simili, comportamento cromatografico e velocità di reazione. La principale differenza tra due enantiomeri è il potere ottico rotatorio che possiedono.

Un esempio macroscopico per comprendere il concetto di enantiomeri è quello del piede destro e sinistro, entrambi chirali, che si adattano in maniera simile in una scarpa destra, che è achirale.

Reattività degli Enantiomeri

Le differenze tra gli enantiomeri diventano evidenti in presenza di altre molecole chirali, poiché enantiomeri diversi si comportano in modo diverso di fronte a molecole come gli enzimi che catalizzano reazioni biochimiche. La maggior parte delle reazioni riguarda composti chirali.

Durante queste reazioni, se si forma un elemento di nella molecola, il prodotto risultante può essere una miscela equivalente di una coppia di enantiomeri, chiamata racemato otticamente inattivo. I racemi si formano anche attraverso la racemizzazione di composti chirali. La separazione degli enantiomeri è una sfida comune nella preparazione di composti biologicamente attivi, come i .

Alditoli: proprietà, esempi

Alditoli: dolcificanti naturali e polioli utilizzati nell’industria alimentare

Gli alditoli, noti anche come alcoli dello zucchero, costituiscono una classe di polioli con la formula generale HOCH2[CH(OH)]nCH2OH. Questi composti sono ampiamente impiegati nell’industria alimentare per le loro proprietà addensanti e dolcificanti.

Sintesi degli alditoli


Gli alditoli vengono tipicamente prodotti attraverso la riduzione di un gruppo aldeidico o chetonico presenti nei monosaccaridi, utilizzando un agente riducente come il sodio boroidruro.

Proprietà degli alditoli


Gli alditoli presentano un’elevata stabilità termica e non partecipano alla reazione di Maillard. A causa della loro al sistema enzimatico dell’organismo, risultano difficili da digerire e non vengono metabolizzati dai batteri orali, contribuendo così a prevenire la formazione di carie. Questi composti hanno inoltre un alto di soluzione, offrendo una sensazione di freschezza in bocca e rappresentano un’alternativa allo zucchero per i pazienti diabetici.

Gli alditoli, solitamente solidi bianchi, sono solubili in e possono essere presenti in natura o prodotti sinteticamente da monosaccaridi o carboidrati.

Esempi di alditoli


Tra gli alditoli più comunemente utilizzati si trovano:

: utilizzato per la produzione di resine e fibre poliestere, nonché come antigelo.

Glicerolo

: dolcificante impiegato in prodotti dolciari, bevande e preparazioni farmaceutiche.

Eritritolo

: dolcificante a basso contenuto calorico.

: utilizzato in dentifrici e gomme da masticare per la sua azione non cariogenica.

Mannitolo

: utilizzato come dolcificante e agente anti-agglomerante.

Gli alditoli rappresentano una valida opzione come dolcificanti naturali e trovano diverse applicazioni in vari settori, incluso quello alimentare e farmaceutico.

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