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Il teletrasporto quantistico diventa realtà grazie all’incredibile scoperta dei ricercatori dell’Università di Oxford

I ricercatori hanno connesso per la prima volta due computer quantistici fisicamente separati tramite il quantistico. perché è una decisiva…

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Recenti ricerche condotte dall’Università di hanno portato a un avanzamento significativo nel campo della computazione quantistica, connettendo per la prima volta due computer quantistici separati fisicamente tramite teletrasporto quantistico. Questa tecnologia ha permesso di trasferire informazioni senza alcuno spostamento fisico.

Il teletrasporto quantistico era già stato dimostrato in precedenti studi, ma riguardava principalmente singoli qubit isolati o sistemi controllati in ambiente di laboratorio. Questa è pertanto la prima applicazione di questa tecnologia per collegare due interi computer quantistici.

Il team di scienziati, guidato da Dougal Main, ha evidenziato una sorprendente elevata fedeltà nei dati trasmessi, raggiungendo un’accuratezza dell’86%. Main ha dichiarato che “questa scoperta ci permette di collegare efficacemente diversi processori quantistici in un unico computer quantistico totalmente connesso.”

Questo progresso potrebbe pave strada a una rete quantistica, consentendo alle informazioni di viaggiare istantaneamente senza la necessità di o segnali elettromagnetici. Di conseguenza, le informazioni potrebbero essere materializzate immediatamente da un punto all’altro, riducendo i rischi di intercettazioni.

Inoltre, questa innovazione ha il potenziale di rendere Internet più sicuro e veloce, oltre a provocare trasformazioni significative nei settori dell’archiviazione dei dati, del rilevamento di precisione e dell’informatica, aprendo la strada a una nuova era nella comunicazione.

FONTE: Nature

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Origini ed evoluzione del genere musicale sviluppato tra i neri d’America

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Il jazz è un genere musicale nato negli Stati Uniti all’inizio del Novecento come risultato dell’incontro tra tradizioni musicali afroamericane e musica europea. Caratterizzato da elementi quali l’improvvisazione, l’uso di ritmi diversi e sincopi, il jazz ha preso piede a New Orleans per poi diffondersi negli Stati Uniti e nel resto del mondo, dando vita a numerosi sottogeneri, tra cui swing, bebop, free jazz e fusion. Sebbene oggi sia considerato un genere di nicchia con una popolarità inferiore rispetto al passato, continua a essere apprezzato da milioni di appassionati a livello globale.

Cosa è il jazz: le caratteristiche

Il jazz è nato nelle comunità afroamericane nei primi anni del XX secolo e si distingue per la sua eterogeneità e il continuo cambiamento. Esso si suddivide in vari sottogeneri, con circa quaranta categorie, tra cui swing, latin jazz e fusion. Il jazz si basa generalmente su tre elementi chiave, anche se non sempre presenti in ogni brano:

  • l’improvvisazione, dove i musicisti eseguono suoni e melodie non previsti dagli spartiti;
  • la poliritmia, caratterizzata dall’uso di ritmi diversi all’interno degli stessi brani;
  • l’uso della sincope, che comporta uno spostamento dell’accento ritmico, alterando il ritmo dell’esecuzione.

La musica jazz può essere eseguita sia da solisti che da bande. Gli strumenti più frequentemente utilizzati sono gli strumenti a fiato, come il sassofono, il clarinetto, la tromba e il trombone, insieme a percussioni, tastiere o pianoforte, contrabbasso e batteria. Inoltre, frequentemente vengono impiegati strumenti come vibrafono, organo Hammond e chitarra acustica o , talvolta accompagnati dalla voce di un cantante.

Cosa significa la parola “jazz”

La parola jazz, che in origine era scritta “jass”, ha origini etimologiche incerte. Una delle interpretazioni più comuni suggerisce che derivi dal verbo francese jaser, usato nello slang del primo Novecento in Louisiana per indicare il di «fare rumore». Un’altra teoria sostiene che jazz provenga dalla parola “jar“, che significa “vaso”, poiché inizialmente si usavano vasi rovesciati come strumenti per le percussioni.

Le origini del jazz negli Stati Uniti di inizio Novecento

Le radici del jazz affondano nei canti delle comunità afroamericane, come i work songs e gli spiritual, sviluppati dagli schiavi neri deportati in America. Da questi canti sono derivate diverse forme musicali, tra cui blues, gospel e jazz. Dopo l’abolizione della schiavitù nel 1865, i neri americani continuarono a conservare le loro tradizioni musicali, mescolandole con i ritmi europei apportati dagli immigrati. New Orleans è frequentemente riconosciuta come il luogo di nascita del jazz, con figure come Charles “Buddy” Bolden, considerato il padre del genere, attivo nel primo decennio del Novecento.

Il jazz si diffuse anche nelle città del Nord degli Stati Uniti grazie alle migrazioni degli afroamericani, i quali si spostavano per scappare dalle discriminazioni degli Stati meridionali. Chicago divenne un importante centro per il jazz, grazie a musicisti come Louis Armstrong. Il genere si affermò anche a New York e, negli anni venti, sorsero orchestre jazz come quella diretta da Duke Ellington, contribuendo al successo.

Gli anni della Grande depressione e della Seconda guerra mondiale

La crisi economica conosciuta come “Grande depressione”, iniziata nel 1929, provocò una trasformazione nel jazz, spingendo i musicisti a reinventare il loro stile per coinvolgere il pubblico. Emerse così lo swing, caratterizzato da un’alternanza di parti lente e più movimentate. Durante questo periodo, il jazz si diffuse ulteriormente negli Stati Uniti e in Europa grazie alle tournée di musicisti americani. Dopo la Seconda guerra mondiale, il jazz subì un ulteriore cambiamento con l’emergere del bebop, noto per i suoi ritmi veloci e promosso da artisti come Dizzy Gillespie e Charlie Parker.

L’evoluzione del jazz dagli anni ’50 a oggi

Negli anni ’50 alcuni musicisti, come Miles Davis, introdussero ritmi più lenti, mentre crearono l’hard bop, recuperando elementi della musica tradizionale afroamericana. Negli anni ’60 nacque il free jazz, caratterizzato da una maggiore improvvisazione e nuove sperimentazioni, come il jazz samba, frutto della collaborazione tra jazzisti statunitensi e musicisti brasiliani. In questo periodo, il jazz dovette affrontare la crescente affermazione del rock, il sottrasse al jazz molti ascoltatori, principalmente tra i giovani. A questa sfida siguero reazioni come la nascita del genere fusion, che univa elementi rock e jazz, con artisti innovatori come Frank Zappa.

Nonostante le difficoltà, il jazz ha continuato a evolvere, mantenendo la sua identità e sopravvivendo alle sfide del tempo, venendo oggi percepito anche come un genere musicale “colto” che richiede un’adeguata preparazione per essere apprezzato appieno.

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Il “muro” del Sahara Occidentale che divide in due il Marocco

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Il muro che separa il dal , noto anche come Berm, si estende per oltre 2.720 chilometri. Questa barriera, costruita dalle autorità marocchine tra il 1981 e il 1997, è costituita da sabbia e fortificazioni militari, concepita per escludere il popolo Sahrawi e confinare la sua popolazione nei territori limitrofi di Algeria e Mauritania, creando così una divisione tra l’area sotto controllo marocchino e le zone rivendicate dai Sahrawi.

Cos’è il Sahara Occidentale

Il Sahara Occidentale è un ampio territorio scarsamente popolato situato nell’Africa Occidentale, confinante con Marocco, Algeria, Mauritania e l’Oceano Atlantico. Questa regione desertica presenta un significativo valore strategico ed economico, grazie alle sue ricchezze naturali come fosfati e risorse ittiche. Da territorio spagnolo al 1975, il Sahara Occidentale è diventato oggetto di contesa tra il Regno del Marocco e la Repubblica Democratica Araba Sahrawi, amministrata dal Fronte Polisario, che mira a istituire uno indipendente. Nonostante le resistenze, il Marocco ha consolidato la propria presenza attraverso la costruzione del “berma” e l’attuazione di una politica di “colonizzazione demografica” nelle aree di interesse economico.

Una terra contesa

La colonizzazione spagnola del Sahara occidentale iniziò nel 1884 e raggiunse la sua conclusione nel 1934. Questo controllo è stato sempre contestato dal Marocco, che rivendicava storicamente diritti sulla regione. Nel 1973, il Fronte Polisario avviò una guerriglia contro le autorità spagnole, ma è stato solo nel 1975 che la situazione si è trasformata in un conflitto internazionale. Con gli Accordi di Madrid, la Spagna cedette il controllo dell’area al Marocco e alla Mauritania, scatenando una massiccia rivolta dei Sahrawi. La Mauritania si ritirò nel 1979, ma il Marocco, sostenuto da gran parte dell’Occidente, mantenne il controllo sulla maggior parte del territorio.

Soldati Sahrawi

Le opposte manovre diplomatiche

Nel 1991, dopo quasi 16 anni di conflitto, si raggiunse un accordo di cessate il fuoco grazie alla mediazione delle Nazioni Unite. Tale accordo ha lasciato il Marocco con il 70% del territorio, incluse le zone più ricche di risorse, mentre al Fronte Polisario resta il controllo del restante 30%, generalmente deserto e scarsamente popolato. Entrambi i contendenti hanno cercato di internazionalizzare il conflitto, nonostante l’interesse globale per il Sahara Occidentale sembri diminuire, relegando il conflitto a quello che è definito un “guerra congelata”. Nonostante il sostegno popolare alla causa sahrawi, l’Occidente ha progressivamente accettato la situazione di fatto, riconoscendo il territorio come parte del Regno del Marocco.

Cartina delle dispute nel Sahara Occidentale

La stagnazione della situazione ha fatto emergere voci che avvertono sulla non sostenibilità dello “status quo”, con il rischio di un nuovo conflitto che potrebbe destabilizzare ulteriormente la regione. La logica della “sconfitta” per una delle parti ha reso le trattative per una pace duratura estremamente difficili. Tuttavia, il popolo Sahrawi continua a lottare per il riconoscimento della propria identità e dei propri diritti.

Carri armati sahrawi

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Guida alla rimozione dell’account Google da smartphone e computer

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La di un account Google da un dispositivo può essere necessaria per diverse ragioni, come la cessione del dispositivo a un familiare, la vendita o semplicemente la gestione degli account presenti su o . La seguente guida fornisce istruzioni dettagliate per la rimozione dell’account su vari sistemi operativi, con procedure specifiche per dispositivi mobili e computer.

Come rimuovere l’account Google dal cellulare

La procedura per rimuovere un account Google varia tra i principali sistemi operativi per dispositivi mobili, ossia Android e iOS.

Se avete Android

Per rimuovere un account Google da uno smartphone Android, seguire i seguenti passaggi:

  • Aprite l’app Impostazioni.
  • Cercate e selezionate la voce Account.
  • Toccate l’opzione Google.
  • Selezionate l’account che desiderate rimuovere.
  • Premete sulla dicitura Gestisci gli account su questo dispositivo e toccate la voce Google.
  • Premete il pulsante ⋯ situato in basso.
  • Selezionate Rimuovi account per due volte consecutive.
  • Se avete iPhone o iPad

    Per rimuovere un account Google da un iPhone o un iPad, procedere come segue:

  • Aprite l’app Impostazioni.
  • Scorrete il menu in fondo e toccate la dicitura App.
  • Seguite il percorso Contatti > Account Contatti > [account da rimuovere] oppure Mail > Account Mail > [account da rimuovere].
  • Toccate la voce Elimina account (in fondo).
  • Confermate l’operazione selezionando la voce Elimina da iPhone (o, eventualmente, Elimina da iPad).
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    Come rimuovere l’account Google da computer

    Per rimuovere un account Google sui principali sistemi operativi per computer, come Windows e MacOS, seguire le istruzioni di seguito.

    Se avete PC Windows

    Per rimuovere un account Google su un PC Windows, eseguire i seguenti passaggi:

  • Fate clic sul pulsante Start e selezionate l’icona dell’ingranaggio per aprire il menu delle impostazioni.
  • Seguite il percorso Account > Posta elettronica e account.
  • Selezionate l’account Google da rimuovere.
  • Fate click su Gestisci e poi su Elimina account da questo dispositivo.
  • Cliccate su Elimina per completare l’operazione.
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    Se avete Mac

    Per rimuovere un account Google su un computer Mac, seguire questi passaggi:

  • Aprite il menu Apple (cliccando sul logo della mela in alto a sinistra) e fate clic sulla voce Impostazioni di Sistema….
  • Scorrete il menu presente nella barra laterale a sinistra e poi fate click su Account .
  • Selezionate l’account che volete eliminare e fate clic sul bottone Elimina account….
  • Confermate l’operazione facendo click su OK.
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    Arriva il televisore senza fili che si “attacca” al muro con le ventose, dimenticando i cavi

    Il nuovo Displace TV, presentato al CES 2025, introduce un sistema di montaggio a ventosa senza supporti e un design completamente senza , con batterie integrate e funzioni smart avanzate per il controllo vocale e gestuale.

    ©Displace

    Al CES 2025 di Las Vegas è svelato un televisore che punta a cambiare il modo in cui interagiamo con i nostri schermi: il Displace TV. A vista, sembra una comune TV a schermo piatto, ma nasconde una caratteristica insolita: si fissa al muro senza supporti grazie a un sistema di ventose motorizzate. Secondo il produttore, bastano 10 secondi per installarlo su qualsiasi superficie senza bisogno di attrezzi.

    Oltre al montaggio innovativo, il Displace TV è completamente senza cavi. Funziona grazie a una batteria al litio ricaricabile, che garantisce decine di ore di autonomia. Il dispositivo è disponibile in due versioni, Basic e Pro, entrambe nei formati 27 e 55 pollici. Il modello Pro monta una batteria da 10.000 mAh, che offre tra 40 e 60 ore di utilizzo per ogni ricarica.

    La totale assenza di cavi e supporti semplifica l’installazione e consente di spostare facilmente la TV da una stanza all’altra, un aspetto che potrebbe interessare chi cerca una soluzione più flessibile rispetto ai modelli tradizionali.

    Funzioni smart e prestazioni

    Il Displace TV Pro è dotato anche di una barra sonora integrata, che migliora la qualità audio e include una batteria supplementare capace di prolungare l’autonomia di 150 ore.

    Dal punto di vista software, la TV è gestita dal Displace OS, un sistema operativo proprietario che include intelligenza artificiale per il controllo tramite comandi vocali e gesti. Inoltre, il dispositivo offre una superficie multitouch, che può essere utilizzata come schermo secondario.

    Le specifiche tecniche variano a seconda del modello:

    • Displace Basic: processore Intel N-100, 16 GB di RAM, 128 GB di memoria interna
    • Displace Pro: processore Intel N-300, 32 GB di RAM, 256 GB di memoria interna

    Prezzi e disponibilità

    I preordini sono già attivi sul ufficiale dell’azienda, con le prime consegne previste per il 28 marzo 2025. I prezzi sono i seguenti:

    • Displace TV Basic 27″: .499 dollari (2.400 €)
    • Displace TV Basic 55″: 3.499 dollari (3.370 €)
    • Displace TV Pro 27″: 4.999 dollari (4.800 €)
    • Displace TV Pro 55″: 5.999 dollari (5.780 €)

    Un dispositivo interessante, che cerca di unire design e funzionalità smart, ma il cui prezzo lo colloca in una fascia premium.

    Fonte: displace.tv

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    La “Cultura Woke”: origine del suo nome e significato

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    La è attualmente oggetto di un ampio dibattito pubblico, politico e accademico, rappresentando un movimento sociale che si concentra sulla consapevolezza e sull’azione contro le ingiustizie razziali, di e sociali. Essa tende a enfatizzare l’uso di un linguaggio inclusivo e la protezione delle minoranze. I sostenitori considerano questa evoluzione come fondamentale per garantire maggiore equità e rappresentanza nelle istituzioni, mentre i critici vedono nel fenomeno una minaccia alla libertà di espressione e al pensiero critico, con il rischio di indurre autocensura e forme di Cancel Culture.

    Nascita e origini del wokismo

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    Murale di protesta a Portland dedicato a George Floyd.

    Radici teoriche e ideologiche

    Il wokismo si fonda su concetti come la Critical Race Theory, l’Intersezionalità e il Postmodernismo:

    • La Critical Race Theory postula che il razzismo sia radicato nelle strutture delle istituzioni sociali ed economiche.
    • L’Intersezionalità, introdotta da Kimberlé Crenshaw (1989), mette in come le forme di oppressione interagiscano, e come la discriminazione possa colpire congiuntamente diverse identità, ad esempio attraverso la sovrapposizione di razza e genere.
    • Il Postmodernismo, ispirato da pensatori come Michel Foucault e Jacques Derrida, critica le narrazioni dominanti, interrogando il concetto di verità e le strutture sociali consolidate.

    Secondo osservatori come Helen Pluckrose e James Lindsay, questi concetti hanno alimentato una di attivismo che si concentra sul linguaggio, sulla rappresentazione e sulla decostruzione delle strutture sociali oppressive, portando a una crescente attenzione alla simbologia e al linguaggio nel discorso pubblico.

    Critiche al wokismo

    Le critiche all’ideologia wokista possono essere sintetizzate come segue:

    • Essenzialismo identitario: La visione wokista tende a considerare le identità come categorie rigide, trascurando la complessità delle dinamiche individuali e sociali.
    • Moralismo e conformismo sociale: Si paventa il rischio che il wokismo possa indurre un moralismo coercitivo, in cui il dissenso venga etichettato negativamente, limitando così la libertà di espressione.
    • Mancanza di analisi strutturale ed economica: Alcuni critici sostengono che il wokismo ignori le cause economiche delle disuguaglianze, concentrandosi eccessivamente su aspetti culturali e simbolici.
    • Universalismo vs. relativismo culturale: Il wokismo viene talvolta criticato come una forma di etnocentrismo che impone una visione occidentale della giustizia sociale su contesti culturali diversi.
    • Cancel Culture: Questa fenomenologia è vista come una conseguenza estrema del wokismo, in cui individui possono essere boicottati per opinioni non conformi, generando un clima autoritario sul dibattito pubblico.

    Fonti

    Bell, D. (1992). Faces at the Bottom of the Well: The Permanence of Racism. Basic Books.

    Crenshaw, K. (1989). Demarginalizing the Intersection of Race and Sex. University of Chicago Legal Forum.

    Derrida, J. (1967). Of Grammatology. Johns Hopkins University Press.

    DiAngelo, R. (2018). White Fragility: Why It’s So Hard for White People to Talk About Racism. Beacon Press.

    Foucault, M. (1975). Discipline and Punish: The Birth of the Prison. Pantheon Books.

    Friedersdorf, C. (2021). “The Woke Wars.” The Atlantic.

    Mounk, Y. (2022). The Great Experiment: Why Diverse Democracies Fall Apart and How They Can Endure. Penguin Press.

    Norris, P. (2021). Cancel Culture: Myth or Reality? Cambridge University Press.

    Taylor, K.-Y. (2016). From #BlackLivesMatter to Black Liberation. Haymarket Books.

    Abu-Lughod, L. (2013). Do Muslim Women Need Saving? Harvard University Press.

    Bourdieu, P. (1989). La Distinction: Critique sociale du jugement. Les Éditions de Minuit.

    Žižek, S. (2021). Pandemic! 2: Chronicles of a Time Lost. Polity Press.

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    Ecco quale dimensione massima ha.

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    Credit: Terrible Maps.

    Il formato PDF è noto per la sua versatilità nella creazione di documenti digitali, ma la sua massima è un aspetto meno conosciuto. Secondo le specifiche ufficiali del formato, un singolo PDF può arrivare fino a 381 km per lato. Questa grandezza equivale a circa metà della superficie della Germania o, a titolo di paragone, sei volte le dimensioni della Lombardia.

    Limiti di dimensione e specifiche tecniche

    La limitazione della dimensione deriva da un parametro definito UserUnit, che stabilisce la scala di misurazione delle pagine nei documenti PDF. Nelle versioni più recenti del formato, come il PDF .7, il valore massimo consentito per UserUnit è di 75.000. Questo porta alla possibilità di creare pagine che misurano fino a 15 milioni di pollici, che corrispondono ai 381 km menzionati. Mentre i software Adobe gestiscono questo limite, programmi, come Anteprima su macOS, sembrano non avere restrizioni simili, permettendo la creazione di PDF con dimensioni teoricamente infinite.

    Ricerca e sperimentazione

    Un’indagine da parte di Alex Chan, sviluppatrice di software, ha confermato questa dimensione massima ufficiale e, attraverso test, ha mostrato come sia possibile aggirare tali limitazioni. Chan è riuscita a generare un PDF con una larghezza che superava la distanza tra la Terra e la , dimostrando le potenzialità del formato. La struttura interna del PDF, che comprende oggetti come MediaBox e UserUnit, è ciò che consente tale versatilità, pur avendo che limitavano le dimensioni a 45 × 45 pollici nelle versioni iniziali.

    Il documento PDF Reference sixth edition Adobe Portable Document Format Version 1.7 November 2006 specifica formule che consentono di calcolare la massima dimensione da raggiungere, collegando il numero massimo di unità PDF per lato e il valore di UserUnit.

    CSS: un’impresa oltre i limiti

    Proseguendo nella sua esplorazione, Chan ha scoperto che utilizzando Anteprima, un software di visualizzazione di immagini e PDF preinstallato su macOS, era possibile creare documenti con dimensioni illimitate. La sua incursione nella programmazione ha portato alla creazione di un PDF che, secondo il software, misurava più dell’intero universo osservabile, citando dimensioni pari a circa 37 trilioni di anni luce quadrati. Sebbene tale grandezza sia teoricamente possibile, è difficile immaginare un uso pratico di documenti così enormi, poiché anche i software più avanzati avrebbero difficoltà nel gestire file di tali dimensioni.

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    La prima rete 4G testata da Nokia con la missione IM-2 per Internet sulla Luna

    Con la missione IM-, testerà la prima rete cellulare 4G sulla . Questo sistema innovativo potrebbe rivoluzionare le modalità di comunicazione tra astronauti, rover e basi lunari, aprendo possibilità per future missioni su Marte e oltre.

    Quando la missione IM-2 di Intuitive Machines decollerà il 26 febbraio, non sarà solo un viaggio robotico verso il nostro satellite naturale. All’interno del lander ci sarà una rete cellulare 4G, mai oltre l’orbita terrestre. Progettata da Nokia Bell Labs, questa tecnologia potrebbe segnare l’inizio di un nuovo approccio nell’esplorazione spaziale, permettendo ad astronauti e rover di connettersi tramite la stessa infrastruttura cellulare che attualmente collega miliardi di dispositivi sulla Terra.

    Dall’Apollo all’Artemis: il futuro delle comunicazioni lunari

    Per decenni, le missioni spaziali hanno fatto affidamento su sistemi di comunicazione a punto a punto, caratterizzati da trasmissioni limitate e bassa capacità di dati. Durante il programma Apollo, i lander e i rover comunicavano solo quantità esigue di informazioni, utilizzando tecnologie a frequenze ultra alte (UHF) e molto alte (VHF). Con l’avvento del programma Artemis, che prevede il ritorno degli astronauti sulla Luna entro il 2028 e la creazione di una base permanente negli anni ’30, la necessità di sistemi di comunicazione più avanzati diventa cruciale.

    In risposta a queste esigenze, Nokia ha sviluppato il Lunar Surface Communication System (LSCS), un sistema robusto progettato per resistere alle condizioni estreme dell’ambiente spaziale. Installato sul lander della missione IM-2, il sistema è composto da una stazione base e un’antenna, capaci di resistere a radiazioni, vibrazioni e temperature estreme. Alimentato dai pannelli solari integrati, questo network permetterà comunicazioni ad alta velocità tra il lander, il rover e il hopper durante la missione.

    Una rete progettata per la Luna… e per il futuro dell’esplorazione spaziale

    La missione IM-2 rappresenta un avanzamento rispetto alla precedente IM-1. Il nuovo lander, denominato Athena, presenta un design ottimizzato e un serbatoio di elio più leggero. La zona di atterraggio è prevista nella regione di Mons Mouton, a circa 160 km dal Polo Sud lunare, un traguardo mai raggiunto prima.

    Dopo l’atterraggio, il lander si dedicherà allo studio di aree altimetriche della Luna, affrontando la mobilità lunare e la ricerca di risorse, oltre all’analisi delle sostanze volatili sottostanti. Questa missione rappresenta solo l’inizio: Nokia prevede un futuro in cui non soltanto lander e rover, ma anche tute spaziali e basi lunari potrebbero essere connesse attraverso reti 4G o 5G.

    Inoltre, il LSCS è stato progettato per affrontare le sfide climatiche della Luna, con montaggi termicamente isolati per proteggere l’hardware dalle condizioni estreme. Questo sistema è parte integrante del Thermal Protection System del lander, che gestisce il calore durante il funzionamento e ne conserva parte durante i periodi inattivi.

    La rete lunare è capace di supportare trasmissioni video in alta definizione e comunicazioni di comando, permettendo anche, in teoria, la connessione di dispositivi portatili, come smartphone, se dotati di una SIM compatibile.

    La missione IM-2 fungerà da test cruciale per l’espansione della connettività cellulare nello spazio, con potenzialità di estensione oltre la Luna, verso Marte e altre destinazioni. La sperimentazione di questa rete rappresenta un significante passo in avanti per il futuro delle comunicazioni nell’esplorazione spaziale e potrebbe semplificare la connettività sulla Luna, paragonabile al Wi-Fi disponibile sulla Terra.

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    I denti arancioni dei castori e di altri roditori.

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    La caratteristica distintiva dei riguarda i loro incisivi, notoriamente progettati per rosicchiare materiali come legno, corteccia e frutta secca. Oltre alla loro forma e funzione, i di alcuni roditori presentano un colore arancione, dovuto alla presenza di ferro nello smalto dentale. Questa peculiarità si osserva in specie come , nutrie e scoiattoli, e rende i loro incisivi più resistenti agli acidi e all’usura, permettendo un utilizzo intensivo un rapido consumo.

    Le origini del termine “roditore”

    Il termine “roditore” deriva dal latino rodere, che significa “rosicchiare”, e si riferisce ai incisivi superiori e inferiori che crescono continuamente nel corso della vita. La composizione dei denti dei roditori presenta una microstruttura complessa, con uno smalto progettato per resistere a vari stress chimici e fisici, rendendolo superiore rispetto a quello umano. Grazie alla concentrazione di ferro, lo smalto dei roditori è più robusto e durevole, assicurando una costante affilatura degli incisivi tramite un processo evolutivo che supporta la loro modalità di alimentazione e interazione con l’ambiente.

    teschiocastoro
    Teschio di castoro nordamericano con i caratteristici denti arancioni.

    Confronto tra smalto dentale di roditori e umani

    Lo smalto dentale umano, composto principalmente da idrossiapatite, è il tessuto più duro del corpo umano ma non è in grado di rigenerarsi una volta danneggiato, essendo privo di cellule viventi. La protezione dei denti avviene attraverso pratiche di igiene orale e trattamenti specifici. Al contrario, il smalto dei roditori è arricchito con minerali come ferro e magnesio, conferendo non solo il caratteristico colore, ma anche una maggiore resistenza agli agenti esterni. La continua attività degli ameloblasti, le cellule responsabili della formazione dello smalto, consente ai roditori di mantenere incisivi sempre affilati e protetti, un fattore essenziale per la loro sopravvivenza.

    dentiarancioni
    I denti di un roditore con smalto ricco di ferro (Fe). A sinistra, una mandibola con incisivi arancioni; a destra, un’immagine al microscopio che mostra la struttura dello smalto rinforzato con ferro.

    Specie di roditori con incisivi arancioni

    Specie note per i loro incisivi arancioni includono:

    • Castori (Castor fiber in Europa e Castor canadensis in Nord America): noti per la loro capacità di abbattere alberi e costruire dighe, grazie a denti robusti che supportano una dieta a base di corteccia e piante acquatiche.
    • Nutrie (Myocastor coypus): roditori semi-acquatici che utilizzano incisivi potenti per rosicchiare vegetazione e radici.
    • Scoiattoli (Sciurus vulgaris o Sciurus carolinensis): possiedono incisivi specializzati per rompere gusci duri di noci e semi, essenziali per la loro alimentazione.

    Queste caratteristiche dentali dei roditori non costituiscono solo un aspetto estetico, ma rappresentano un’importante innovazione evolutiva per la loro sopravvivenza in ambienti diversi e impegnativi.

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    Nascondiglio di monete risalenti a 1000 anni fa trovato nel sito di una futura centrale elettrica da archeologi

    Gli hanno scoperto un prezioso tesoro di medievali in un cantiere di Suffolk: un ritrovamento che svela dettagli inediti sulla storia dell’Inghilterra dell’XI secolo.

    YouTube – University of New South Wales (UNSW)

    Un importante ritrovamento archeologico offre nuove informazioni sulla storia medievale dell’Inghilterra. Durante gli scavi per la centrale nucleare Sizewell C, nella contea di Suffolk, un team di archeologi ha rinvenuto un tesoro di 321 monete d’argento datate all’XI secolo. Questo ritrovamento, effettuato dagli archeologi di Cotswold Archaeology, ha suscitato notevole interesse tra gli studiosi. Le monete, rinvenute all’interno di un pacchetto di piombo, potrebbero essere state custodite in una borsa antica e risalgono al periodo tra il 1036 e il 1044, per un valore che all’epoca corrispondeva a 320 pence.

    Dettagli del ritrovamento

    Il tesoro scoperto è attribuibile ai regni di tre sovrani inglesi: Harold I, Harthacnut e Edoardo il Confessore. La maggior parte delle monete è stata coniata durante il regno di Harold I, mentre esemplari più recenti, agli inizi del periodo edoardiano, appartengono al “PACX type”. Le monete presentano quattro design differenti, tra cui “Jewel Cross” e “Fleur-de-Lys” di Harold I, e il “Arm-and-Sceptre” di Harthacnut.

    Implicazioni storiche

    Secondo OCA, le monete venivano frequentemente redesignate per prevenire le falsificazioni e garantire un flusso costante di valuta. Questi aspetti conferiscono alla scoperta un’importanza storica significativa, poiché testimoniano l’economia e il sistema monetario dell’Inghilterra dell’XI secolo. Andrew Pegg, archeologo del progetto, ha descritto il ritrovamento come una “capsula del ” che contribuisce a arricchire la conoscenza storica della zona.

    Damian Leydon, direttore del progetto di costruzione di Sizewell C, ha definito il ritrovamento un’opportunità per approfondire la comprensione della storia ricca di Suffolk. Il team di Sizewell C sta collaborando con OCA per rendere i reperti accessibili al pubblico, consentendo a tutti di studiarli.

    Le monete d’argento non sono solo strumenti di scambio, ma narrano la storia di civiltà e culture. Ogni moneta porta con sé informazioni su religione, valori e politica di un’epoca. La scoperta di Sizewell C, quindi, non solo arricchisce la storia britannica, ma pone in evidenza il ruolo delle monete come collegamenti tra passato e presente, mantenendo in sé i segreti di epoche passate.

    Fonte: United States Mint

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    In Islanda è stato vietato il consumo di birra per 74 anni, la storia del proibizionismo fino al 1989

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    In , la rimase vietata per un periodo di quasi 75 anni, dal 1915 al 1989. Durante questo lungo divieto, gli islandesi cercarono modi creativi per aggirare la restrizione e gustare birre artigianali. La fine del bando portò alla legalizzazione della bevanda e alla creazione della “Björdagur”, una giornata dedicata alla celebrazione della birra.

    della birra in Islanda

    Il divieto della birra in Islanda rappresentò una fase significativa della storia sociale del paese, costringendo i cittadini a trovare alternative e soluzioni per continuare a godere di questa bevanda. L’interesse per la birra non scomparve mai del tutto durante gli anni di restrizione e, al momento della sua reintroduzione, gli islandesi si trovarono pronti a festeggiarne il ritorno.

    Celebrazioni della Bjórdagur

    La “Bjórdagur” è diventata un’occasione annuale per gli appassionati di birra, con eventi e manifestazioni che celebrano la della birra in Islanda. Questa giornata è caratterizzata da degustazioni, workshop e attività che coinvolgono diverse birrerie locali, contribuendo così a promuovere la produzione artigianale.

    Riflessione culturale

    La riscoperta della birra in Islanda ha rappresentato molto più di un semplice cambiamento normativo; è diventata simbolo di una ritrovata libertà e una celebrazione della tradizione e dell’innovazione nel settore delle bevande alcoliche. La “Bjórdagur” è ora un momento di unione per la comunità, che celebra le proprie radici e le nuove tendenze nel panorama birraio.

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    Attivazione del filtro luce blu dello smartphone per proteggere gli occhi

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    L’uso di prima di coricarsi può compromettere la qualità del sonno a causa dell’emissione di luce dai dispositivi. Questo tipo di luce, con lunghezze d’onda tra 380 e 500 nanometri, è emessa da schermi di smartphone, , tablet e dispositivi LED. Molti utenti trovano difficile sostituire il trascorso sui social media con attività più rilassanti come la lettura. Per mitigare questo problema, si consiglia di attivare filtri che riducono l’emissione di luce blu presenti nelle impostazioni dei dispositivi.

    Come ridurre la luce blu del display dello smartphone Android

    Nei dispositivi Android, la riduzione della luce blu può essere attivata attraverso le impostazioni di sistema. A seconda del produttore, possono essere utilizzati nomi diversi per questa modalità, come Comfort visivo, Protezione o Modalità notte. I seguenti passaggi possono essere seguiti per attivarla:

    1. Aprire l’app Impostazioni e selezionare Schermo, Display o una dicitura simile.
    2. Toccate la voce relativa alla modalità notturna o protezione degli occhi.
    3. Attivare l’impostazione muovendo l’interruttore su ON.
    4. Se disponibile, programmare l’attivazione automatica della modalità per specifici orari.

    Come ridurre la luce blu del display dell’iPhone

    Su iPhone, la funzione che consente di ridurre la luce blu si chiama Night Shift. Per attivarla, seguire i seguenti passaggi:

    1. Accedere al Centro di controllo con uno swipe verso il basso dall’angolo superiore destro dello schermo (iPhone X e modelli successivi) o uno swipe dal basso verso l’alto (iPhone SE e modelli precedenti).
    2. Effettuare un tocco prolungato sull’icona della luminosità.
    3. Attivare o disattivare manualmente l’impostazione Night Shift.

    Per una programmazione automatica:

    1. Aprire l’app Impostazioni e selezionare Schermo e luminosità.
    2. Toccate Night Shift e regolate la temperatura del colore tramite lo slider.
    3. Attivare l’interruttore per la programmazione.
    4. Scegliere tra le opzioni Dal tramonto all’alba o Programmazione personalizzata, impostando gli orari desiderati.

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